Merda! (13 gennaio 2012)

Sotto Natale e Capodanno abbiamo tutti mangiato molto. È praticamente impossibile scampare a questa regola di vita. Tra le lenticchie e lo zampone, la polenta e il cotechino, i torroni, il panettone e il pandoro, il vin brulè, lo spumante e le grappe è praticamente impossibile mantenere la linea. E il compito di molte e molti in queste settimane di gennaio è proprio riacquistare la linea che si è perso in un battibaleno, dopo duri sforzi durante l’estate e l’autunno passati. I procedimenti per farlo sono molti: l’attività fisica, le diete, i consigli medici. E chi più ne ha più ne metta. Ma tutti questi procedimenti, che lo si voglia o meno, passano per uno stadio previo. Il water closet, dove finiscono la maggior parte delle prelibatezze degustate e delle leccornie assaporate.

E così, noi impavidi zibaldoniani, abbiamo pensato bene di iniziare questo 2012 con una puntata dedicata interamente a quella che il Dizionario della Lingua Italiana definisce «la parte non digerita degli alimenti che viene espulsa con la defecazione». Sarebbe a dire, la merda. Avremmo potuto scegliere un argomento più adatto all’anno in cui secondo i Maya finirà il mondo? Ma la merda, care amiche e cari amici, lo sapete bene anche voi, vuol dire questo e molto altro ancora. Il Dizionario della Lingua Italiana ci illumina al riguardo. Il secondo significato è: «Persona o cosa spregevole, di nessun conto o valore: quell’uomo, quel film è una m.; situazione complicata e pericolosa, da cui è difficile uscire: essere nella m. fino al collo || rimanere di m., attonito, stupito, meravigliato | fare una figura di m., una figuraccia». Un termine con molte valenze che utilizziamo con una frequenza incredibile nell’arco della nostra vita. Il Dizionario della Lingua Italiana ci offre un’ulteriore precisazione: «In funzione di esclamazione» vi si legge «esprime rabbia, impazienza, disappunto, rifiuto, stupore ecc.; può anche esprimere disprezzo per qualcosa che può accadere o che viene minacciato». Ed appunto di tutto questo abbiamo parlato in compagnia della nostra cara Eva Vignini e del nostro caro Fabrizio Vernice. Della cacca delle fotomodelle, della merda d’artista, delle cagate dei cani in Via Peano a Roma, della coprofilia di Adolf Hitler ed Albert Speer, oltre che di quella leggenda metropolitana che vede il buon Gianni Morandi pappare quantità non irrisorie di feci. Che sia vero nessuno lo sa, ma girano voci nei corridoi e nelle sale d’aspetto dell’ospedale Rizzoli di Bologna che il sex symbol della piccolo-borghesia democristiana sia stato trovato con residui di escrementi nello stomaco in più d’una occasione… Ma con la cacca si concimano anche i campi, come ricordava Fabrizio De André, che ci ha lasciato proprio tredici anni fa. E dai campi concimati nascono i fiori. E visto che noi siamo in radio e i fiori non ve li possiamo mostrare, in compenso vi facciamo ascoltare delle canzoni. Ecco, le canzoni sono i nostri fiori. E il nostro percorso musicale di questa prima puntata del 2012 è iniziato con un gran bel fiore, una rosa pungente direi: il grande John Doe, voce ed anima degli X, con un pezzo che ha fatto la storia del punk rock californiano dei primi anni Ottanta, Sugarlight.

E poi tanti altri fiori, alcuni rossi ed altri gialli. Ed altri, non si poteva fare altrimenti, dello stesso colore della cacca. Sì, perché, grazie ai suggerimenti del nostro caro professor Lele Felice, vi abbiamo riservato una colonna sonora che ha a che fare con la tematica di quest’oggi. Dal Lucio Dalla di Merdman e di Stronzo siamo passati al Giorgio Gaber de La marcia dei colitici per finire con quel meraviglioso grido di Leo Ferré: Merde. E nel mezzo c’è stato il tempo per un Paolo Conte d’annata – Per ogni cinquantennio -, un pezzo recente di Lluis Llach – Pilar – e un indimenticabile Benigni – L’inno del corpo sciolto -. Ma non è finita qui perché io ci ho messo del mio: Old Shit/New Shit degli Eels, I want your shit on my leg di quel meraviglioso pazzo australiano conosciuto con il nome di Bob Log III e la cover di Richard Cheese di People Equals Shit degli Slipknot. Ed anche il buon Fabrizio non è stato da meno con una perla poetica di rara bellezza e gli Elio e le Storie Tese accompagnate dall’inascoltabile Max Pezzali in Shpalman. Ed Eva, che quest’oggi ha pensato bene di non portarci nulla di trash giacché tutta la puntata è trash, ci ha suggerito un bel pezzo rock made in Italy: Piede sulla merda di Bugo.

E nel mezzo di tutto questo c’è stato anche il tempo per un ospite di tutto rispetto. A lui dobbiamo che per almeno una ventina di minuti non si è parlato di cacca. Lui si chiama Jordi Pèlach, ma si è fatto chiamare anche Alex Cabin. È catalano, è psicologo ed è cantautore. E ci ha fatto sentire, in anteprima per Zibladone, un paio delle sue ultime creazioni. Ci ha anche mandato una bella presentazione. Tanto bella che ve la faccio leggere anche a voi: Ya había entendido a Elvis cuando decidí empezar a tocar la guitarra. Inconstante por edad y naturaleza, totalmente autodidacta, descubrí mi libertad antes que mi técnica. Me refugié en la filosofía punk y rápidamente monté una banda de rock, Asuntos. Nos faltó madurez y lo dejamos a los seis años, tras muchos conciertos, aprendizajes, mediocridad y algún triunfo inesperado. Estaba listo para abandonar, aprendí a tocar sólo como necesidad vital. Busqué por todas partes, el surrealismo, la bohemia, la espiritualidad, el psicoanálisis, la interpretación, el budismo… Unos años después, al leer a Kandinsky, un personaje empezó a ocupar mi cuerpo, Alex Cabin, un tipo narcisista que me enseñó a buscar el espíritu en la materia y a escuchar todas la voces. Le dejé el timón y consiguió lo que yo no podía, creer en sí mismo y realizar una veintena de conciertos en Barcelona como cantautor introspectivo y abstraccionista. Actualmente algún círculo se está cerrando, nuestro viejo mundo se acaba. Y yo estoy aquí, listo para recibirlo y para entregarlo. Llegó la hora de que por fin, pueda ser Jordi Pèlach. Ya no hay que hacer nada, sino hacerlo todo. Escribiré en catalán, lengua de mis padres; tocaré pop, nostalgia y decadencia de mi tiempo; cantaré como si me escuchara todo el mundo, oscura profecía. Pronto saldrá una maqueta con mis nuevas cuatro primeras canciones, otra vez. Se questo e quello che ci ha fatto sentire in radio non fosse sufficiente, date un’occhiata qui.

Che altro dirvi? Ah, sí: che le radio libere, in quanto libere e senza pubblicità e senza finanziamenti, sono anche sensibili ai problemi tecnici. È quello che è successo nella prima mezz’ora di questa puntata, dove un rumorino di fondo ha disturbato l’emissione. Qualcuno l’avrà pensato sicuramente e noi lo anticipiamo: che puntata di merda!

Buon ascolto! E buon 2012 dall’Armata Brancaleone di Zibaldone!

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