Solo non si vedono i due liocorni (23 marzo 2012)

Ovvero: di serve, di cani e di altri animali da collezione.

È giunta immancabile come ogni anno la primavera. C’è il sole, tira una brezza meravigliosa e si cambia pure l’ora. Insomma, non ci lamentiamo affatto. E, per rimanere in tema, vi facciamo sentire un pezzo che ha qualcosa da dire al riguardo, Il primo giorno di primavera dei Dik Dik. Un tuffo nel passato, senza dubbio. Non ce ne vogliate. Piuttosto, vogliateci bene perché questa puntata di Zibaldone – ve lo diciamo sottovoce, ma ve lo diciamo subito, senza rimorsi e senza indugi – è venuta proprio una piccola meraviglia. Sarà l’aver iniziato con la voce inconfondibile di Lallo Sbriziolo o sarà la coincidenza con la settimana italiana del Festival BarnaSants o saranno tutte e due le cose insieme, ma il tuffo nel passato dell’inizio si è convertito in una nuotata di due ore di trasmissione radiofonica.

Così, dopo Meri Luis di Lucio Dalla, ci siamo fatti accompagnare dalla musica di cinque mostri sacri del jazz e della canzone d’autore italiana, come Gino Paoli, Flavio Boltro, Danilo Rea, Rosario Bonaccorso e Roberto Gatto con il loro Un incontro in jazz, mentre abbiamo chiacchierato con Stefania Troise, Laura Iachetta e Carlotta Ros, le tre ragazze di Tremenda Trampa. Un nome che è tutto un programma, ben rappresentato dal logo che hanno scelto per la loro associazione culturale e compagnia teatrale: un uomo ingabbiato da una mano. Ed un gioco di ingabbiamenti, di corse e rincorse psicologiche (e non solo), di drammi psichici e fisici è il teatro di Tremenda Trampa. Lo avete potuto scoprire recentemente al Teatre Riereta del Raval barcellonese con Le Serve, opera magistrale di Jean Genet, che proprio nel Raval aveva vissuto parecchi decenni fa. Quando il Raval, a dirla tutta, era ancora il Barrio Chino, prima che la ricostruzione di Barcellona in vista delle Olimpiadi del ’92 cambiasse il nome ai quartieri più “canaglia”. Ma nella messa in scena di Tremenda Trampa avete ancora la possibilità di veder dal vivo Le Serve il prossimo 21 aprile alla Casa degli Italiani di Barcellona. Vi consigliamo di farci un salto. E, poi, non veniteci a dire che non ve lo abbiamo detto per tempo… per maggiori informazioni, date un’occhiata qui.

Tra tanta musica d’autore ci voleva un cambio, no? Noi si è pensato che ci voleva. E che il miglior modo per farlo fosse con Vittorio Cane. Chi è Vittorio Cane? L’esponente più rappresentativo della scena musicale torinese dell’ultimo decennio. Una scena musicale che si è rinnovata notevolmente attorno al 2005-2006, quando la città del Lingotto si è trasformata in un batter d’occhio in un centro culturalmente vivace, finalmente proiettata verso il futuro e non ingobbita solo sul proprio passato. Questa nouvelle vague nata sulle rive del Po e radicata nei piccoli locali del quartiere di San Salvario e soprattutto nell’Hiroshima, spazio di creazione e punto di ritrovo dei musicisti e degli artisti torinesi, è ben rappresentata da Vittorio Cane. Nome d’arte, non vi diciamo come e perché. Ascoltatevi la chiacchierata che ci siamo fatti con questo ironico cantastorie, amico di Remo Remotti e di Mao (non il Presidente della Repubblica Popolare cinese, ma il cantante). Lo hanno definito il “poeta delle cose semplici” e dalle sue canzoni, che ci ha suonato anche in diretta, si risente qualcosa di Rino Gaetano e del miglior periodo del duo Battisti-Mogol. E tanto altro. Non vi diciamo nulla più. Anzi, una cosa ve la diciamo: in esclusiva per Zibaldone e in prima mondiale, Vittorio ci ha fatto sentire Domingo, la versione spagnola del suo successo del 2008, Domenica. Sarà il tormentone dell’estate 2012 in Spagna? Para estar al tanto di quello che fa Vittorio, cliccate qui.

Ma cosa racconta in questa primavera che arriva il nostro Carlo Taglia in viaggio da mesi tra le frontiere dell’Oriente? L’abbiamo lasciato due settimane fa in Thailandia, il suo peregrinare senza aerei e senza mete prosegue ed ora pare abbia raggiunto il Laos. Ascoltiamoci quel che ha da dirci in questa telefonata intercontinentale, e continuiamo a seguirlo nel suo blog di instancabile girovagante.

Da un’intervista all’altra… ve l’abbiamo detto tra le righe all’inizio, parlandovi di Un incontro in jazz, uno dei progetti portati avanti negli ultimi tempi da Gino Paoli. Sì, perché proprio con Gino Paoli ci siamo incontrati questa settimana, nei giorni precedenti al suo concerto all’Auditori di Barcelona nell’ambito del Festival BarnaSants.

Abbiamo approfittato di un lungo tragitto fatto insieme in un taxi tra la sede di TV3 a Sant Joan Despí e quella di Radio Nacional de España nel Poble Nou per parlare con Gino di musica, politica e società, del futuro e del passato dell’Italia. E abbiamo iniziato ricordando l’esperienza del primo album registrato dal vivo nella storia della musica: Gino Paoli allo Studio A. Eravamo nel 1965. E c’era anche Lucio Dalla, con una voce potente e una gran paura di cantare…

Come al solito, non c’è puntata di Zibaldone che non sia condita da un pizzico di buon Trash italiano, per rifocillarci con il peggio che la cultura e la tivù italiana hanno saputo produrre. E così, dopo la solita sigla di Pierino, è arrivato in studio un ricordo d’infanzia di quelli più torbidi: Eva Vignini ha riesumato oggi per noi Umberto Smaila, personaggio dal capello unto, espressione sorniona e inconfondibile baffetto, che nelle serate degli anni ottanta, a ora tarda, proponeva il suo programma a quiz dai risvolti piccanti. Non si può negare, gli spogliarelli alla frutta di Colpo Grosso sono diventati un mito nel firmamento della storia del piccolo schermo: dopo vent’anni di televisione dominata dalla presenza costante di ballerine seminude, ci lasciamo intenerire ora al ricordo di quei primi streaps di mezzanotte (proibitissimi ai bambini!) e di una generazione di puberi che cercava di sintonizzarsi di nascosto dai genitori nel miraggio di vedere un po’ di grazie femminili in più…

E per concludere, il consiglio musicale della settimana: lui è un cantautore dai lunghi boccoli e dall’andatura dinoccolata, strimpella la chitarra e l’armonica a bocca, ha qualcosa forse del primo Dylan e sfoggia con maestria una mirabile sapienza poetica. Non vi diciamo nulla di più, ma ve lo proponiamo perché siamo convinti che farà strada…

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