Di ballate anarchiche, di cantautori con la doppia personalità e di strani numeri di telefono (14 settembre 2012)

In questa settimana caliente a Barcellona, non tanto per un autunno che si preannuncia come quello del ’69 con le manifestazioni dei sindacati e dei movimenti sociali contro la distruzione del Welfare State, ma per la massiccia manifestazione indipendentista di martedì 11 settembre con oltre un milione di persone in piazza per chiedere la secessione da Madrid e l’indipendenza della Catalogna, noi, qui a Zibaldone, si comincia con un aire di Andalusia. Insomma, evitiamo di parlare della vexata quaestio e lasciamo parlare José Mercé. E poi musica, molta musica. Musica e canzone d’autore, per essere più precisi.

È venuto finalmente a trovarci un bravo cantautore e poeta sardo che, dopo aver gironzolato per l’Europa, vive da qualche tempo a Tarragona. Con Samuele Arba abbiamo chiacchierato della vita, delle città e della natura, degli anarchici e della voglia di giustizia sociale, della necessità di isolarsi da un mondo che pare impazzito e di un’altra necessità: quella di scrivere e di cantare. Samuele ci ha presentato il suo ultimo album, Es lo que hay. E ci ha parlato del suo nuovo progetto, ancora più politico e più profondo, che vedrà la luce tra pochi mesi. Sulle note di Balada para la libertad arrebatada, di La Ravachole (su un testo del francese Sebastian Faure) e di un’altra ballata, quella delle stragi irrisolte, Samuele ci ha lasciato sbirciare nel suo mondo musicale e poetico. E proprio con una poesia, Il vacanziere – tratta dalla sua penultima raccolta poetica, Viaggio in me stesso – ci ha voluto salutare. A suo modo. Con molta ironia. Per saperne di più sulla musica e i progetti di Samuele Arba, date un’occhiata qui.

Seconda puntata in versione «monografica» per la Repressione Today dell’incombustibile Banzo. Oggi, lasciate momentaneamente da parte le sventure spagnole & catalane, si torna in Italia per un excursus su una discussa (perché discutibile) iniziativa di Forza Nuova, che ha lanciato nei giorni scorsi vari osservatori regionali

contro il razzismo antitaliano. Ma non aspettatevi numeri verdi: all’atto pratico si tratta dei telefoni personali di alcuni volenterosi (questo va riconosciuto) attivisti del movimento, disposti a fornire un non meglio precisato «supporto legale e militante» a tutti i cittadini italiani vittime di «abusi, discriminazioni, violenze, ingiustizie, sopraffazioni» da parte di immigrati regolari e non. Il Banzo analizza dettagliatamente il caso di Ravenna, sua provincia nativa, addentrandosi con coraggio nei terreni scivolosi della cronaca locale. In coda, una menzione anche per i sette attivisti antifasciti di Isernia condannati a una multa di 1350 euro a testa per avere protestato cantando Bella ciao fuori da una sala della provincia dove si stava svolgendo la presentazione di un libro patrocinata da Casapound: si sarebbe infatti trattaro di manifestazione non autorizzata. O tempora, o mores

L’assenza della nostra carissima Eva Vignini e della sua Trash Zone ci porta a scoprire altri lidi della satira nostrana. Ancora una volta vi proponiamo Alberto Patrucco, comico irriverente e capace, che ci fa rifare un tuffo nel non sense italiano, tra fenomeni da baraccone televisivi, politici sui generis e una società che, spesso, fa venire il latte alle ginocchia.

Dopo politica e satira, siamo ritornati al filo rosso di questa puntata di Zibaldone: la canzone d’autore. E dopo un italiano come Samuele Arba abbiamo avuto il piacere di avere con noi un esponente del nuovo cantautorato catalano: Jordi Pèlach. A dire il vero, Jordi era già venuto a trovarci a inizio anno, ma sotto lo pseudonimo di Alex Cabin, il suo alter ego musicale negli ultimi anni. Questa volta abbiamo voluto andare fino in fondo e scoprire chi è e cosa fa Jordi Pèlach. E soprattutto chi era e cosa ha fatto. Cantautore con forti tinte di un pop introspettivo di qualità, Jordi ci ha raccontato – quasi si trovasse nello studio di uno psicologo – la sua carriera, dai suoi inizi all’attualità. Dai bagni di folla (sì, cari aficionados di Zibaldone, erano proprio dei bagni di folla!) come voce e leader del gruppo rock Asuntos al periodo spagnolo di Alex Cabin fino a questi ultimi mesi, dove Jordi ha voluto riprendersi la sua vera identità e il suo vero nome. Quella di Jordi Pèlach. E ci ha presentato, suonandoci un paio di pezzi live, il suo ultimo EP: Geometria celestial. Un vero rebus, direte voi. Ma forse non tanto. Sentitevi l’intervista e soprattutto la sua musica e capirete molte cose.

Ed è giunto il momento del último trago, l’ultima canzonetta da gustare prima di andare via. Cosa avrá rovistato oggi Laura nel fondo della bottiglia?  Sulle note di una puntata tutta di parole e corde, chiudiamo con un gruppo che è quasi un cantautore: si chiamano Dimartino (come il cantante e l’autore, appunto), sono il frutto di ricomposizioni e aggiustamenti dei passati Famelika, sono palermitani e sanno proporre una metabolizzazione accurata e per nulla scontata della cultura musicale italiana. Collaborano con Vasco Brondi (Le Luci della Centrale Elettrica) e con Giovanni Gulino (Marta sui Tubi), ripescano De Gregori e sparano a Capossela, pedalano distratti verso la provincia di un’eterna ed obbligata gioventù. Ci ascoltiamo un pezzo dal secondo (e ultimo) album, prodotto dalla Picicca Dischi qualche mese fa: Non siamo gli alberi.

Buon ascolto e a venerdì prossimo!

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