Di cinema italiano, di poncharelos e del piccolo Lucio (14 dicembre 2012)

Ci stiamo avvicinando alla fine del mondo. Almeno così dicono i Maya e molti altri ciarlatani che popolano questo nostro povero pazzo globo terracqueo. Noi zibaldoniani però non ci pieghiamo, né ci spezziamo: continuiamo imperturbabili sulle barricate di Barcellona, informando, contro-informando, scherzando, ridendo e proponendo della gran bella musica. La prossima settimana, in barba ai Maya e ai ciarlatani di cui sopra, abbiamo deciso di intervistare qui nei nostri piccoli studi Paolo Rigotto, musicista, cantante e performer torinese che alla fine del mondo aveva dedicato proprio una canzone qualche tempo fa. E alla fine del mondo dedicherà uno spettacolo qui a Barcellona…

Questo venerdì abbiamo voluto fare un tuffo nella settima arte, ossia nel cinema. E più in concreto nel cinema italiano che si proietta a Barcellona. Sì, perché tra il 14 e il 18 dicembre si tiene nella ciudad condal la prima edizione della Mostra de Cinema Italià de Barcelona (MCIB), organizzata dall’Istituto Luce e dal Ministero Italiano della Cultura. Un incontro davvero interessante che permetterà a catalani e spagnoli di conoscere le ultime novità del cinema italiano, come Magnifica presenza di Ferzan Özpetek, È stato il figlio di Daniele Ciprì, Pinocchio di Enzo d’Alò o Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana. Non ci saranno solo lungometraggi di registi affermati, ma anche lavori di artisti emergenti, cortometraggi di grande qualità e la copia restaurata di Stromboli di Roberto Rossellini. E molto di più. Come la presenza di quasi tutti i registi e dell’attore Elio Germano. Di tutto questo abbiamo parlato con Daniela Aronica,  responsabile del progetto a Barcellona e presidente del Centro di Studi sul Cinema Italiano (CSCI). Per maggiori informazioni sul MCIB, cliccate qui.

Dopo una settimana di malanni, torna l’incoercibile Banzo con la sua Repressione Today, la rubrica di controinformazione più amata dagli zibaldoniani. Il Banzo riprende le fila del caso di Ester Quintana, la più recente vittima dei famigerati proiettili di gomma dei Mossos d’esquadra, sviscerando la spy story di rapporti confidenziali occultati, smentite, controsmentite e mezze verità che hanno caratterizzato le ultime apparizioni dell’ineffabile conseller d’interior Felip Puig, chiamato a pronunciarsi in più d’un occasione sull’operato della polizia in occasione dello sciopero generale del 14 novembre e sulle controverse circostanze del ferimento di Ester. Ma si è parlato anche delle proteste degli ospedali catalani contro i tagli alla sanità, guidate dal personale dell’Hospital Sant Pau, che da oltre due settimane porta avanti una serrata di protesta con la partecipazione massiccia degli abitanti del quartiere. Non è mancato anche uno sguardo all’Italia, con il caso della nuova sede di Casa Pound a Bologna, fatta oggetto del lancio di una bottiglia molotov solo alcuni giorni dopo una grande manifestazione di protesta pacifica per le vie della città, azioni tra le quali sembra non sussistere nessun vincolo. Il gesto ha suscitato polemiche tra le forze politiche del quartiere, divise tra una ragionevole condanna della violenza e i rischi di legittimazione di una organizzazione dichiaratamente neofascista quale è appunto Casa Pound.

La Trash Zone della carissima Eva Vignini è dedicata oggi al piccolo Lucio una sorta di Pierino napoletano ciccione ed arrapato. In realtà, la sua linea stilistica, oltre all’estetica assolutamente trash dei suoi video ed allo stile neomelodico, non è altro che una rassegna gastronomica di cibi escludendo tutti quelli più salutari e dichiarando il proprio amore per quelli più grassi e ipercalorici. Il suoi pezzi più famosi: A me me piace a nutella e Coca cola e patatine sono un vero inno alla sregolatezza alimentare ed all’obesità, mentre in Donna bambina e Mi chiami o non mi chiami la celebrazione del cibo viene messa in correlazione con la conquista sentimentale di bambine dodicenni ammiccanti che imparano ad essere donne dalla televisione. Un spaccato sociale trash grottesco ed agghiacciante sui figli malati del berlusconismo.

Sapete che Zibaldone è un porto di mare e in studio da noi passano davvero tutti i matti. La settimana scorsa abbiamo avuto la visita di Don Cosimo, che questa settimana non è apparso. Chissà cosa sarà successo al prelato calabrese in fuga dalla sua terra dopo aver fatto pubblicamente outing… immancabile, invece, Bruno, il comico serio, che è apparso poco prima della fine della trasmissione. Speravamo di essercelo tolto dalle scatole, ma invece, puntuale come un orologio svizzero, è arrivato, riuscendo ancora una volta a farsi aprire la porta di Radio Contrabanda… ma i matti se non arrivano direttamente in studio, ci chiamano per telefono… E così è stato anche questa volta con la signora Gina che si sta preparando per le feste in attesa del suo dolce pargolo, quel Dani che abbiamo scoperto essere un riconosciuto attore porno residente ormai da parecchi anni qui a Barcellona…

Ma tra uno scherzo e l’altro, c’è stato il tempo anche di una bella intervista con due membri di un gruppo davvero promettente. E soprattutto divertente. Ritmi latini, ma non solo. Loro lo definiscono latin-ska-funk. Fa ballare, questo non c’è dubbio. Il loro nome? The Poncharelos, in onore a quel poliziotto dei Chips che gironzolava per le strade di Los Angeles in sella a una motocicletta con degli occhiali da sole a goccia e lo stile di un vero latin lover. In studio sono venuti a trovarci due membri di questa composita e numerosa band: l’italiano Nico Di Tullio (pianista) e il venezuelano Ángel Rodríguez (bassista). Ma i Poncherelos sono addirittura sette e quasi tutti di paesi diversi: oltre a Nico e Ángel, ci sono un altro venezuelano, un greco, un francese, un argentino e un catalano. Una vera amanida musical, come si dice alle volte qui in Catalogna. Con Nico e Ángel abbiamo parlato della storia di questo gruppo, nato qualche anno fa, e del loro nuovo album, uscito a fine novembre, di cui vi abbiamo proposto tre pezzi. Per saperne di più sui Poncharelos, schiacciate qui.

Ci sono i gruppi e ci sono i Supergruppi, quelli con il mantello e la calzamaglia che accorrono a sgominare i malandrini, quelli che sono formati dei personaggi di altri gruppi e che si uniscono solo per dare il meglio di loro stessi, solo per giocare, solo per una volta. L’último trago di oggi si dedica a uno di questi, di cui già si dovrebbe parlare al passato, come dichiarano nel loro comunicato stampa perché già non esistono più: si presentano con il nome (audace, a dire il vero) di Craxi, con un disco dalla copertina monocolore (rosso), con sonorità da rock sperimentale che sa di new wave. C’è chi viene dai Mariposa, chi dai Calibro 35, qualcuno è passato anche dagli Afterhours e dagli Zeus! Il curriculum c’è tutto, per un disco che suona bene, che ammicca e provoca, dai testi giocosi e contorti. E c’ascoltiamo allora Dentro i battimenti delle rondini, canzone che da il titolo a quest’album appena fatto che vale la pena di ascoltare con attenzione.

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