Tra Silvano, Armando e… Alberto Patrucco (5 aprile 2013)

Il 29 marzo ci ha lasciato un grande della musica e della cultura italiana: Enzo Jannacci. Cantautore, cabarettista, attore, persona impegnata politicamente, amico e collaboratore di Giorgio Gaber con quasi trenta album all’attivo tra la fine degli anni JannacciCinquanta e l’inizio di questo XXI secolo. A lui abbiamo voluto dedicare questa puntata di Zibaldone ricordandolo con alcune sue canzoni che ci hanno accompagnato nel passato e che, siamo sicuri, ci accompagneranno anche negli anni a venire. Le abbiamo scelte anche grazie a voi ed ai vostri suggerimenti, da Ci vuole orecchio a Silvano, da La luna è una lampadina a El purtava i scarp de tennis, da Vivere alla versione interpretata da Cochi e Renato di La vita l’è bela. Jannacci è stato il filo conduttore della nostra trasmissione, tanto che anche la Signora Gina e quel fanfarone di Bruno, il comico serio, ce ne hanno parlato…

E con la canzone d’autore, la comicità e il cabaret abbiamo voluto continuare questa puntata di Zibaldone. E lo abbiamo fatto in compagnia di un altro milanese, Alberto Patrucco, a Barcellona in questi giorni per un concerto-omaggio a Georges Brassens patrucco_hernàez -juan miguel moralesnell’ambito del Festival Cose di Amilcare, dove è stato accompagnato al piano da Daniele Caldarini e dove ha duettato con i cantautori catalani Enric Hernàez e Miquel Pujadó, e per un incontro alla Libreria Italiana Le Nuvole di Gracia dove ha presentato il suo ultimo libro-cd Necrologica, un libro lapidario illustrato da Sergio Staino. In studio abbiamo avuto il piacere di avere anche Sergio Secondiano Sacchi, organizzatore del Festival Cose di Amilcare e traduttore delle canzoni di Brassens all’italiano. Alberto Patrucco fa satira politica feroce giocando su un linguaggio frenetico e turbinoso. Nato nel 1957, si è formato nei cabaret milanesi nella seconda parte degli anni ’70 per entrare poi nella scuderia di Zelig. Da qui si trasferisce a Colorado Cafè. Suona pianoforte e chitarra e le sue passione per la musica e per la ricerca lessicale trovano nelle canzoni di Georges Brassens lo sbocco quasi naturale. Inizia a proporre patrucco_pujadó-juan miguel moralesversioni italiane delle canzoni del cantautore francese andando ad attingere nel repertorio meno visitato, quello relativo all’ultima parte della carriera. Incide un disco dal titolo Chi non la pensa come noi dove la scrupolosa cura per la metrica, versificazione e i giochi di rima, si accompagnano felicemente all’imprevedibilità degli arrangiamenti mostrandoci così un Brassens inedito. E proprio da quest’album ci siamo sentiti un paio di canzoni, come Don Giovanni e Ventinove volte su trenta, oltre a La primera noia, versione catalana di Miquel Pujadó di un altro pezzo del cantautore francese.

Tocca poi all’incombustibile Banzo con una nuova edizione della Repressione Today ancora una volta a metà strada tra Spagna e Italia. Cominciamo con un ricordo di Iñigo Cabacas, il ventottenne di Bilbao morto il nove aprile dello scorso anno in seguito Iñigo Cabacasall’impatto con un proiettile di gomma sparato dall’Ertzaintza, la polizia basca, durante i disordini seguiti a una partita di Europa League dell’Athletic alcuni giorni prima: a un anno di distanza le indagini per accertare la reale dinamica dei fatti e eventuali responsabilità penali sono ancora alle battute iniziali. Torniamo in Catalogna per la notizia della possibile imputazione di ventidue persone per l’assedio del parlamento catalano del 15 giugno 2011, quando i manifestanti cercarono di impedire l’ingresso dei deputati che dovevano discutere l’approvazione di importanti tagli alla Giuseppe Uvaspesa pubblica. Passiamo alle notizie italiane con un rapido aggiornamento sulla lotta del movimento No Muos, dopo la grande manifestazione di Niscemi dello scorso 30 marzo. Chiudiamo con un lungo excursus sulla drammatica vicenda di Giuseppe Uva, un caso di «malapolizia» risalente al giugno del 2008 e  per certi versi avvicinabile a quello di Federico Aldrovandi, che vede ora Lucia Uva, coraggiosa sorella della vittima, indagata per diffamazione delle forze dell’ordine, in una situazione assolutamente kafkiana.

Ritorna dopo due settimane di assenza la Trash Zone della carissima Eva Vignini dedicata ad un duo di cantautori romani pressoché sconosciuti ripescati fortuitamente da un polveroso scatolone di 45 giri in un mercatino di seconda mano a Roma. Si tratta di Saverio e Lele e il titolo è : Che cotta! Saverio Pitarrese e Lele Fragione, duo di cantautori originari di Trevignano Romano, Saverio_Lelecompongono  diversi brani dal sapore ironico e genuino colonna sonora perfetta per quella Roma degli anni ’70 in tutto il suo fascino ruvido e dolce. Che cotta !, 10 anni in piu’, La mortadella, Fortuna che magno da mi’ madre, questi alcuni titoli della loro produzione musicale che definiscono rock umoristica. E poi dopo 25 anni di eclissi il successo inaspettato di un loro vecchio brano: Nando discoteca cantato da Teo Mammuccari nella trasmissione Libero senza concedere ai due autori nemmeno la gentilezza di essere nominati come autori del brano. Saverio e Lele meritavano  più che mai uno spazio tutto loro in questa rubrica!

Nella seconda parte di Zibaldone abbiamo avuto un altro ospite. Si tratta di Simone Martelli, giovane italiano residente qui a Barcellona che ha da poco fondato l’ONG Help Children Barcelona. L’importanza della cultura e la necessità di aiutare i più deboli, in HCB tempi difficili come quelli che stiamo vivendo, sono stati gli stimoli fondamentali per far nascere questo progetto. La ONG Help Children Barcelona infatti nasce da un sogno: sostenere concretamente la crescita degli esseri umani più indifesi e vulnerabili, i bambini, e stare attivamente dalla parte dei più bisognosi tra essi, ossia i bambini con problemi fisici, mentali o familiari. Le difficoltà sono sempre molte, ma Simone e gli amici che con lui hanno dato vita a questo progetto non vogliono mollare. Se volete saperne di più e appoggiare questo progetto, potete dare un’occhiata qui.

E se brucia la ferita delle morti impunite, delle torture perpetrate da forze dell’ordine consapevoli della loro impunità, dedichiamo el último trago di oggi a Stefano Cucchi, morto per esser finito nelle mani dello Stato il 22 ottobre del 2009. L’artista, nella d'ambrosiofattispecie, si chiama Massimiliano D’Ambrosio, cantautore romano che si fece le ossa nel rinomato Folkstudio e che ha all’attivo tre album, di cui l’ultimo, Novembre, risale all’autunno del 2012. Un disco malinconico e colto che riverbera echi jazz e folk, che mescola ballate politiche e filastrocche, che s’apre con una poesia musicata del poeta Sanguineti. E che racconta, nella canzone Scese lenta l’ultima neve, il dramma intollerabile vissuto da Cucchi e da tutti coloro che hanno subito sulla propria pelle l’ingiustizia. Ci lasciamo con questo omaggio delicato e commosso, in solidarietà a tutte le battaglie che in questi anni si stanno portando avanti con tenacia e coraggio in difesa della verità.

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