L’inizio della puntata di questo venerdì, cari aficionados di Zibaldone, è tutta per uno dei più singolari musicisti britannici che se ne è andato pochi giorni fa all’eta di 68 anni: Kevin Ayers. Membro della prima formazione dei mitici Soft Machine che accompagnò in tournée anche Jimi Hendrix, nel 1969 Ayers iniziò un lungo e prolifico percorso nel rock psichedelico con Joy of a Toy, album indimenticabile. Un percorso che lo portò a collaborare con Mike Holdfield, Brian Eno, John Cale e Nico, tra gli altri. Abbiamo voluto ricordare Kevin Ayers con la sua Lady Rachel, contenuta in Joy of a Toy, e con una piccola chicca: la canzone dei Gorkys Zygotic Mynch intolata proprio Kevin Ayers e contenuta nella colonna sonora di Airbag.
La musica è stata, come spesso succede, il filo conduttore di questa puntata. Musica italiana freschissima con due collegamenti telefonici. Il primo è stato quello con Monique Mizrahi, voce ed anima degli Honeybird & the Birdies, uno dei tre gruppi italiani che sarà presente alla prossima edizione del Primavera Sound. Con la sua incredibile energia, Monique, italo-americana cresciuta tra Los Angeles e Cento Celle, ci ha raccontato la nascita di questo progetto, che riesce ad assemblare un’interessante ricerca musicale con dei testi che affondano le proprie radici nella nostra società e nella memoria del nostro passato. East Village e Perejil. Questi sono i titoli delle due canzoni che ci siamo sentiti da You Should Reproduce, l’ultimo album degli Honeybird uscito nello scorso mese di ottobre, dove la voce di Monique (anche chitarrista) è accompagnata da Federico Camici (al basso) e da Paola Mirabella (alla batteria e percussioni). Un album intenso prodotto da Enrico Gabrielli, prodotto nell’Obst und Gemüse Studio di Rocco Marchi e uscito con il marchio di fabbrica della Trovarobato.
Il secondo collegamento ci ha portato un po’ più a sud. A Siracusa, se vogliamo essere precisi, dove abbiamo chiacchierato con Alì – al secolo Stefano Alì – e abbiamo presentato il suo La rivoluzione nel monolocale, album uscito poche settimane fa con La Vigna Dischi. Classe 1978, nato a Catania e cresciuto a Siracusa, da qualche anno “rifugiato” in un monolocale a Belvedere (frazione di Siracusa a pochi km dalla tomba di Archimede), fino a qualche mese fa Stefano vendeva fiori. Nei primi mesi del 2011 inizia a stilare i brani de La rivoluzione nel monolocale; la cifra stilistica è legata al metraggio della casa in cui vive: intima, calda e precaria. Nove brani inediti e una cover di Paolo Conte. Ci siamo sentiti due pezzi da questo suo primo album: Per la Gioia di Woodoo e Cash. Due pezzi diretti, che tirano dritto fino al cuore. Il tutto fra occhi bassi e sogni, Wilco e Gin Lemon, colloqui andati a male, cd masterizzati dei National, curricula sempre più lunghi e aspettative sempre più corte. Alì pare proprio fuori moda, quindi semplicemente perfetto, come la sua Panda bianca di fine anni 80 senza finestrini elettrici. Ne sentiremo parlare ancora a lungo, ce lo auguriamo.
Riuscite ormai a immaginarvi una puntata di Zibaldone senza la Repressione Today dell’ignifugo Banzo? Quale che sia la risposta, i fatti incalzano, e la rubrica cerca di raccontarveli con abbondanza di dettagli. Questa settimana, cominciamo con un aggiornamento sull’odissea giudiziaria di Davide Rosci, il teramano condannato a sei anni di carcere insieme a alcuni concittadini per i fatti di Roma del 15 ottobre 2011. Torniamo in Catalogna per parlarvi del Rock’n’Trini, storico centro giovanile antagonista di Trinitat Vella, in attività da circa vent’anni, che lo scorso 15 febbraio ha ricevuto l’ordine di cessare tutte le attività sulla base di prove niente affatto convincenti. Poi un excursus sul celebre caso di Enric Duran, il cosiddetto Robin Hood delle banche, che si è visto negare il rinvio del processo per l’azione di esproprio sotto forma di piccoli prestiti contro 39 entità bancarie, che gli è valsa l’ingombrante soprannome. Aggiornamenti anche sul caso di Ester Quintana, visto che le perizie ordinate dal giudice per le indagini preliminari sembrano confermare che fu l’impatto con un proiettile di gomma a privare Ester dell’occhio sinistro, nonostante le ripetute smentite made in mossos. Chiudiamo con un’altra buona notizia, quella della riassunzione di Andreu de Cabo, del cui caso abbiamo parlato la settimana scorsa: il sindacalista e compagno di Contrabanda FM ha vinto la sua battaglia contro l’azienda trasporti metropolitani di Barcellona, che l’aveva licenziato con motivazioni pretestuose nel giugno scorso, e ora potrà riguadagnare il posto di lavoro dal quale era stato ingiustamente allontanato.
La Trash Zone della carissima Eva Vignini per rimanere in tema elettorale è dedicata ad un grande riformatore politico di cui purtroppo sembrano essere sparite le tracce. Stiamo parlando di Pierino Brunelli, altro mitico personaggio portato alla ribalta da Mai dire tv nei primi anni ’90. nato a San Giorgio di Cesena il primo maggio 1947, Brunelli trasmetteva i suoi deliranti discorsi politici nella Tv imperiale Universale dichiarandosi reincarnazione del duce e imperatore degli Stati Uniti Mondo Federale Economico Spirituale (SUMFES) Nel suo programma Brunelli ci informava con un’impressionante dovizia di dettagli la linea di pensiero del Brunellismo e diffondeva le leggi del suo Impero (“La magna Romagna”), definendone i confini, l’alimentazione a base di piadina imperiale e vino rosso, la sua moneta e addirittura di un proprio calendario dove il mese di Gennaio si chiamava “Freddoloso” e quello di Dicembre “Pigrone”. Un personaggio trash di una genialità assoluta che vi invitiamo a conoscere ed approfondire.
Come ogni mese, non poteva mancare il collegamento con il nostro compagno di onde: Berardo Staglianò di Sentieri Sonori (Radio Ara – Lussemburgo). Berardo ci tiene sempre al corrente delle nuove uscite musicali italiane e ci propone degli ascolti davvero interessanti. Questa volta non poteva mancare un riferimento al Festival di Sanremo, appena concluso, e ad una band indie che ha deciso, in barba a tutti, di parteciparvi: i Marta sui Tubi. E poi un gruppo, uno stile e una musica completamente diverso: i Lilies on Mars, reduci da una tournée con Franco Battiato…
E prima di arrivare all’último trago musicale della nostra cara Laura, non potevano mancare le incursioni dei nostri immancabili ospiti, Bruno, il comico serio, e la signora Gina, che questa volta ci siamo preoccupati di chiamare direttamente noi…
La discografia è morta e io non vedevo l’ora, recita il titolo dell’album che c’ascoltiamo nell’ ultimo trago di oggi. Il gruppo esordiente Io non sono Bogte, («Chi è Bogte? Un nemico immaginario») canta sulle macerie del mercato discografico (e del tempo presente) con un rock ruvido e sgraziato, con dieci tracce che sembrano essere un unico flusso di parole, che ondeggiano tra il parlato e il melodico. Il titolo catastrofico è una proposta, un’interrogarsi sulle possibilità di reinventarsi e di far crescere energie nuove. E’ uscito nel novembre del 2012, e sembra un disco ma non lo è: anzi, sembra una musicassetta all’apparenza, ma in realtà è una scheda USB. La consapevolezza che il paese non sia ancora cambiato e che questo non avvenga in tempi brevi non è importante ai fini di uno sguardo che vada oltre, in prospettiva, alla ricerca di cambiamenti impercettibili. . Il vecchio mondo (come la copertina) è rappresentato nella atmosfere cupe e dense di tensione, in un immaginario a metà tra retrò e orrore, dove il ruolo della musica è quello di cogliere e capire, di lanciare vaticini. E ci salutiamo con il bel singolo, La musica italiana e altre stragi. A venerdì prossimo!
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