Di poesia cantata e di suoni del futuro ( 6 luglio 2012 )

Iniziare una puntata con la genialità e il sarcasmo di Piero Ciampi è una dichiarazione di principio, non trovate cari aficionados di Zibaldone? E lo è pure continuare con la voce potente di Eugenio Finardi che canta Vladimir Vysotsky. Su questo non ci piove. Ma riascoltare Piero Litaliano ed Eugenio Finardi è anche una maniera per introdurre il primo ospite di questa puntata, una delle persone che da oltre quarant’anni difende e promuove la canzone d’autore italiana. Stiamo parlando di Sergio Secondiano Sacchi, una delle anime del Club Tenco fin dalla sua fondazione nella prima metà degli anni Settanta. Dai tempi di Amilcare Rambaldi fino ai giorni nostri ne è passata di acqua sotto i ponti e, al Festival Tenco, sono passate decine e decine di cantanti e musicisti che hanno lasciato un segno indelebile nella cultura (non solo musicale) italiana ed internazionale. Da Leo Ferrè a Gino Paoli, da Joan Manuel Serrat a Fabrizio De Andrè, da Vinicio Capossela a Atahualpa Yupanqui, solo per citarne qualcuno. Uno sguardo, quello del Tenco, ed una sensibilità, quella di Sergio Secondiano Sacchi, che ha dato la possibilità di conoscere cantautori e poeti stranieri sconosciuti in Italia. E nell’ultima edizione del Festival Tenco del 2011 ne abbiamo avuto una riprova con il cantautore ceco Jaromír Nohavica, un vero e proprio mito in patria. Un solo accordo di chitarra di Jarek scatena applausi e grida tra il pubblico della Moravia, della Boemia ed anche della Slovacchia e della Polonia. I primi passi come poeta e cantautore Nohavica li ha fatti nella Cecoslovacchia degli anni Ottanta, le sue canzoni sono diventate degli inni. E lo continuano ad essere tutt’ora, anche tra i giovani, come ci ha spiegato la sua tour manager all’estero Martina Dlabajova, presente nel nostro piccolo ed accaldato studio di Radio Contrabanda. Nel novembre del 2011 Nohavica è stato insignito con il prestigioso Premio Tenco e ha dato un indimenticabile concerto a Milano. Ma, vi chiederete, perché parlare di Nohavica? Perché il prossimo mese di ottobre Nohavica sarà qui a Barcellona per un’unica data e per aprire l’interessantissima rassegna musicale Cose di Amilcare che durerà fino al mese di maggio 2013 e che darà la possibilità agli appassionati della canzone d’autore italiana (e non solo italiana) di conoscere e di ascoltare dal vivo alcuni dei migliori cantautori attivi nel Belpaese e in Europa. Vi terremo informati su chi passerà da Barcellona nei prossimi mesi. Nel frattempo, per chi volesse conoscere meglio Nohavica, basta dare un’occhiata qui.

Il calore nello studiolo è decisamente più sopportabile rispetto alla settimana scorsa, e anche il nostro incombustibile Banzo sembra trarne giovamento. Ne esce una sezione spedita, all’insegna di una grande varietà di argomenti. Si comincia con una macroscopica buona notizia: la definitiva conferma da parte della Corte di Cassazione delle condanne per gli incresciosi fatti della Diaz, nei giorni del G8 genovese del 2001. Si prosegue con la notizia della condanna a 50 anni di carcere del dittatore argentino Videla, il cui nome è indissolubilmente legato alla nerissima pagina di storia dei desaparecidos, e si torna  poi in Catalogna, con il caso di quattro Mossos d’Esquadra sotto processo per il brutale pestaggio di un cittadino rumeno innocente nel luglio 2006. Ma a queste notizie confortanti fanno eco altre molto più fosche, come la preoccupante impennata dei casi di tortura registrati in Spagna e il tentativo di demotivare il movimento 15M attraverso l’imposizione di multe pesanti ai singoli attivisti.

E dopo un mese abbiamo risentito la voce del nostro giramondo, Carlo Taglia. Alla fine di maggio l’avevamo lasciato in Corea del Sud, dopo mesi e mesi di viaggi ed incredibili avventure tra l’India e la Cina. Questa volta l’abbiamo ritrovato in Colombia, dopo oltre tre settimane su un mercantile nel mezzo del Pacifico. Tempo di letture e riflessioni su tutte le esperienze vissute nel grande continente asiatico. E tempo per prepararsi al choque brutal, come si dice in terra di Spagna, dell’America Latina…

E torna nel mezzo del solleone di luglio il nostro caro Angelo con la sua rubrica ballerina Volatili per Diabetici. L’ospite di oggi ci racconta di una invenzione, un prodotto della scienza pensato per creare e produrre suoni, l’avanguardia della musica elettronica proiettato a razzo dentro il futuro. Si chiama Reactable ed e’ a tutti gli effetti uno strumento musicale composto da una "tavola" orizzontale che "ospita" un touch-screen, sul quale vengono posti oggetti di forme colori differenti. Questi ultimi originano suoni, ritmi, imitano strumenti analogici ed effetti diversi, a seconda della propria forma e della posizione in cui vengono disposti. Il Reactable e’ stato premiato da importanti istituzioni tecnologiche e da famose riviste di settore, come per esempio il Rolling Stones. Fra gli artisti piu’ rinomati che lo utilizzano, basti citare Bjork e David Guetta.Come se fosse un giocattolo, che diventa musica, tecnica, esperimento, che sa coinvolgere la partecipazione e la creatività di una moltitudine di artisti.

E per concludere rievochiamo oggi un mondo lontano e bucolico, di orchestrine tirate a lucido con cantanti scosciate, di balere sulla spiaggia e case del popolo ricamate a festoni,  un mondo di partite di Mah Jong sui tavolini verdi dello stabilimento balneare (che si chiama sempre Bagno Marisa o giù di lì) e di lunghe file di fronte al chiosco della piadina, una pianura bassa bassa dove abbondano sangiovese e squaqquerone, dove s’ammosciano le zeta e si pasciono le zanzare. Laura e Banzo (non gliene vogliate) hanno deciso oggi di fare gli emigrati nostalgici e di portarci in studio un sorso di Romagna. Di ritorno dai raduni oceanici delle feste dell’Unità degli anni novanta, c’hanno servito un inno nazionale che avrebbe persino potuto scalzare Romagna mia, se solo ne avesse avuto il tempo: il mitico pezzo Pane e Prosciutto, hit del "Dottore dell’amore" Titta, ha scaldato i cuori di una generazione intera, insieme al rock lievemente allusivo delle Fecce tricolori e agli streaps in tanga concessi alla fine di ogni concerto. Un mito, una stella nel cielo, un grande punto di riferimento.

Dalla Riccione dei bagnini in canottiera c’ascoltiamo invece un pezzo dall’ultimo disco dei Nobraino, gruppo già mirabilmente affermato nell’attuale panorama musicale italiano, che con maestria e miscele rock folk sa raccontare d’atmosfere notturne e di seduzioni. Tutta estiva e ritmata la canzone che apre l’ultimo Disco d’Oro, c’è vento che alza le gonne e una bella carica ancheggiante: s’intitola Tradimentunz e dà inizio a un album che vale la pena d’esplorare.

Mentre da Forlì arriva il consiglio musicale di oggi. Si fa chiamare Jocelyn Pulsar, al secolo Francesco Pizzinelli, da poco ha prodotto con la Garrincha Dischi un album dal titolo impeccabile: Aiuole spartitraffico coltivate a grano. La canzone nella fattispecie narra delle sofferenze dell’amore, rievoca atmosfere malinconiche ed un po’ edulcorate, quella rassegnazione infiocchettata di tenerezza di quando la ragazza ti ha lasciato, gli amici sono tutti via e intanto, Inevitabilmente, naturalmente, il Cesena perde.

E tra nostalgie e innovazioni tecnologiche, tra inni nazionalpopolari e cantautori da scoprire, si chiude questo nostro venerdì di luglio. In trepidante attensa del prossimo, buon ascolto!

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