Nella calura del nostro piccolo studio abbiamo voluto iniziare questa puntata ricordando il movimento Occupy Wall Street con una piccola perla musicale: l’ultimo pezzo di Jello Biafra and the Guantanamo School of Medicine, SHOCK-U-PY!, dedicato proprio al movimento che da quasi un anno ormai sta lottando a Manhattan, tra Zuccotti Park e il Raging Bull del Financial District. E la ragione di questo pezzo in apertura di puntata non si deve solo alla perla di Biafra né al fatto che come consuetudine parleremo di Repressione e di movimenti a Barcelona ed in Spagna, ma soprattutto al fatto che di New York ne parleremo nella seconda parte del nostro Zibaldone insieme a Riccardo Massari Spiritini.
Il nostro primo ospite, però, ha poco a che vedere con tutto questo. Ci siamo immersi di colpo nella musica popolare europea con Nico Casu, voce e tromba degli Elva Lutza, una giovane formazione nata meno di un anno fa in Sardegna. Il nocciolo duro degli Elva Lutza sono Nico Casu e Gianluca Dessì alla chitarra e al bouzouki, ma questo meraviglioso duo si avvale di collaborazioni di prestigio di artisti italiani e anche catalani. Con Nico si è chiacchierato di musica popolare, di Sardegna, della situazione della musica in Italia e, en passant, vi abbiamo presentato il loro primo lavoro, in anteprima per Zibaldone: l’album omonimo Elva Lutza difatti sarà in vendita solo da fine agosto in Italia, Spagna e Germania. Musiche che fanno viaggiare e che fanno sognare. E che ci riportano ad una dimensione europea della musica popolare: dalla terra e le tradizioni sarde di Sa mama alla poesia di Federico García Lorca in Deo torro (El regreso) fino alla storia di un rivoluzionario bulgaro come quella raccontata in Maked’oro. E poi le collaborazioni, come quella con Kaballà in La ferita, quella con Elena Ledda in No poto, no potes o quella in Complas de Purim con Ester Formosa, che era in studio con noi e che tornerà a trovarci dopo la pausa estiva. Per chi volesse saperne di più sugli Elva Lutza, basta entrare qui.
Dopo la edizione super extended della scorsa puntata, torna al suo formato abituale la Repressione Today dell’incombustibile Banzo che, a scanso di equivoci inizia la puntata avvisando che eventuali refusi sono da attribuirsi all’afa accecante che è tornata a impossessarsi dello studiolo. Nel giorno in cui lo spread dei titoli di stato spagnoli sfonda per la prima volta la soglia simbolica dei 600 punti, il Banzo ci parla dell’ormai proverbiale que se jodan della deputata popolare Andrea Fabra, del bilancio degli scontri a Madrid dopo la manifestazione anti-tagli del 19 luglio e dell’ultima vittima delle famigerate balas de goma, ancora a Madrid ma in occasione della marcha minera dello scorso 11 luglio: una donna di 54 anni che ha riportato danni di grave entità a fegato e reni. Sul fronte balas, c’è anche la buona, o perlomeno «non cattiva notizia» che il governo catalano sarà tenuto a presentare uno studio sull’uso e la pericolosità dell’arma entro la fine dell’anno solare (noi non crediamo alle profezie maya!). Si è parlato anche dell’espulsione delle cosiddette «donne del carbone» dal parlamento spagnolo nel corso di una seduta parlamentare e dell’interminabile onda lunga dello sciopero del 29M, che ha portato a sei nuovi arresti, questa volta a Sabadell. Fra gli arrestati anche Pau Llonch, MC del gruppo hip hop catalano At Versaris. Nonostante il sole estivo i tempi son nerissimi.
E dopo la Repressione ritorna l’humor della Trash zone della pur sempre cara Eva Vignini che ci introduce in una riflessione quasi esistenziale sull’essenza del trash e sull’immancabile fenomeno del tormentone estivo. Un fenomeno mistico ed inspiegabile che invade le nostre estati con prepotenza e ci porta a canticchiare come un mantra canzoncine caratterizzate dal testo improbabile e dall’assenza di logica, lasciandoci sopraffatti dalla sensazione di aver perso per pochi attimi la capacità di intendere e di volere. Rispolverando un vecchio tormentone dell’estate del 1991, ci siamo riascoltati uno dei maggiori successi dei Trettre, peculiare formazione di comici napoletani che ha infestato le trasmissioni più ignobili del tubo catodico raggiungendo un’immensa popolarità all’inizio degli anni ’80 grazie ad uno dei programmi televisivi che ha fondato alcuni dei pilastri più significativi della cultura trash: il Drive in. Guazzabuglio non sense di inglese e napoletano Beach on the beach ci catapulta nell’atmosfera estiva delle torride estati anni 90 tra costumi scosciati e colori sgargianti esibiti sulle spiagge al ritmo di musica scadente.
Con il sottofondo di una musica “da supermercato”, come l’ha definita lui stesso, è ritornato finalmente ai nostri microfoni il grandissimo Riccardo Massari Spiritini, artista a tutto tondo, con cui, in questa occasione, abbiamo parlato di free jazz e di New York. O meglio, dell’Ictus Records Nights at the Stone, che per i non addetti ai lavori è stato l’intenso festival organizzato nella prima metà di aprile dall’etichetta Ictus Records di Andrea Centazzo nello Stone, il mitico locale di John Zorn a Manhattan, proprio sul confine tra il Lower East Side e l’East Village. Noi c’eravamo, come si suol dire. E insieme a noi c’erano delle vere e proprie istituzioni del free jazz e della impro music, come Joe Giardullo, Perry Robinson, Lisle Ellis, Anthony Coleman, Henry Kaiser, Giancarlo Schiaffini, Carlo Actis Dato, Roberto Ottaviano e appunto Andrea Centazzo. Insomma, chi, dopo Steve Lacy, il padre del free jazz, ha dato un senso a questo genere musicale dagli anni Settanta in avanti. E proprio a metà degli anni Settanta nel nord est italiano era nata la Ictus Records, che con questo festival ha compiuto 35 anni, plasmati in un meraviglioso cd –Ictus Records 35th Anniversary Collection– che raccoglie 18 pezzi inediti dei migliori musicisti attivi a livello mondiale tra 1977 e 2011. Ma allo Stone si sono visti anche molti giovani di talento, soprattutto italiani, come Achille Succi e Marco Cappelli. Per immergervi nel free jazz e in questo importante festival, vi abbiamo fatto sentire proprio le voci di Andrea Centazzo e di Carlo Actis Dato, che siamo riusciti ad intervistare tra una sessione e l’altra nei camerini dello Stone. E tra una chiacchiera e l’altra vi abbiamo proposto alcune perle dall’album della Ictus Records, da 10 of Dukes + 6 originals di Steve Lacy e da Zhon Guo’ – Cina! della Actis Band. Per chi volesse saperne di più sulla Ictus Records, basta dare un’occhiata qui.
E come di consueto arriva Laura a portarci l’ultima canzonetta della puntata, ripescata nel fertile mondo dei dischi d’esordio. Questo è arrivato il 6 gennaio, insieme ai regali della Befana, c’è di mezzo la Picicca Dischi e il fiuto mecenate di Dario Brunori: lei si chiama Maria Antonietta, al secolo Letizia Cesarini, e mette nella sua musica una bella energia esplosiva e carica di rock, una voce graffiata e sinuosa. La vediamo circondata dei resti di una festa di matrimonio, in un bel video, mentre si toglie il vestito da sposa e la torta giace abbandonata sul prato: volevo solo portarti a letto, dice, ma Quanto eri bello.
Divertitevi al mare e in montagna e ricordatevi che la prossima settimana Zibaldone va ancora in onda per l’ultima puntata prima della pausa di agosto! A venerdì prossimo!
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