E anche quest’anno, cari aficionados di Zibaldone, siamo arrivati all’ultima puntata del nostro programma radiofonico prima delle vacanze estive. Sì, anche noi ce ne andiamo in vacanza. Vacanze sui generis, senza dubbio, ma quello che importa è che stacchiamo la spina per ritornare tra un mese, esattamente il 31 agosto, con le pile cariche e le spade sfoderate. Quindi godetevi l’ultima puntata del nostro Zibaldone, che è piena di sorprese, con un’atmosfera da ultimo giorno di scuola: scanzonata, sudaticcia, caotica, vivace.
Chi è venuto a trovarci nella prima parte della puntata è un creatore di strumenti musicali. E molto di più. Si chiama Miguel Miralles ed è il fondatore di Flow not only guitars, uno spazio dove si costruiscono e si riparano chitarre –ma non solo– e si fanno corsi per la riparazione di strumenti musicali. Un’idea davvero interessante quella di Miguel. E soprattutto una creatività, un gusto e delle capacità tecniche davvero difficili da trovare. Miguel è da oltre dieci anni che crea chitarre: iniziò con il fabbricante di chitarre classiche Ricardo Segura e quello di strumenti rinascimentali Miguel Ordaz e continuó con Jerzy Drozd, uno dei migliori fabbricanti di bassi artigianali esistente al mondo. Con Miguel abbiamo parlato di questa professione, quella del liutaio, vecchia come il mondo, ma apparentemente a rischio di estizione, da quando la Stratocaster ha fatto il suo ingresso nel mondo musicale e da quando, soprattutto, si trovano sul mercato a prezzi irrisori chitarre provenienti dall’Asia. Miguel è un liutaio del terzo millennio, che sa adattare l’arte della creatività e anni ed anni di lavoro alla società liquida di Bauman e al mondo globalizzato. Per saperne di più, entrate qui.
Si ferma Zibaldone, e si ferma di conseguenza per tutto agosto anche la rubrica Repressione Today dell’incombustibile Banzo. Soltanto la rubrica e non il suo oggetto, conclude l’amareggiato curatore. In questa puntata, lo sgombero del CSOA Barrilonia, punto di riferimento della Rambla del Raval e di un quartiere tutto, su ordine del sindaco Trias che adduce come motivazione non meglio precisate carenze strutturali dell’edificio. Immediata la solidarietà e le proteste dei vecinos; un salto in Italia, con una riflessione sulle pesanti condanne inflitte a cinque no global (come si diceva allora…) per la guerriglia urbana del G8 genovese, e sulle lacune e contraddizioni del codice penale italiano, soprattutto a fronte delle pene inflitte per i fatti della Diaz ; le iniziative della Piattaforma Afectados por la Hipoteca, con un piccolo spaccato, anche statistico, delle innumerevoli famiglie sfrattate dalla crisi negli ultimi quattro anni; e per concludere, l’ennesima sparizione di Don Mariano Rajoy, che dribbla il consueto appuntamento estivo col discorso sullo stato della nazione, in questo brillantemente sostituito dagli indignati del 15M madrileno. Ci si risentirà in autunno, un autunno che prevediamo fin troppo caldo…»
Come procedono i peregrinamenti e le esplorazioni del nostro giramondo Carlo Taglia? L’ultima volta era sbarcato, dopo un viaggio di tre settimane, nella costa del sudamerica. Dopo un mese di Colombia, ci racconta di un paese tormentato dalla guerra contro le Farc, ma anche di cerimonie sciamaniche e riti purificatori. Ora ha raggiunto l’Ecuador, se vogliamo seguire il suo viaggiare in questo lungo agosto che ci attende, teniamo d’occhi il suo blog.
E come di consueto la cara Eva Vignini ci introduce negli angoli più bui del Trash nostrano, rispolverando un notissimo duo di comici bolognesi che tra gli anni 80’ e 90’ presero parte ad alcuni dei film più scadenti della televisione italiana. Gigi e Andrea. Come Max pezzali e Mauro Repetto, Jerry Calà e Massimo Boldi, anche questo duo sembra ispirarsi al leit-motiv del Trash Italiano, ovvero : l’eterna e frustrante ricerca di grazie femminili totalmente al di sopra delle proprie possibilità. E così Gigi e Andrea con una naturale limitatezza espressiva finiscono per interpretare sempre gli stessi ruoli, come quello dei due trentenni disoccupati bolognesi di “Acapulco..prima spiaggia a sinistra” che sognando un’estate avventurosa nelle spiagge di Acapulco. Si ritrovano invece a Cesenatico a destreggiarsi con goffi e mal riusciti tentativi di rimorchio al grido di Che ci do..che ci do che ci do ennesimo inascoltabile brano musicale . Una comicità insulsa che tuttavia ci ha infastidito per quasi un decennio approdando alle trasmissioni più squallide della televisione italiana.
Il secondo ospite di questa puntata ad alto tasso estivo è una voce che non è affatto nuova agli ascoltatori di Zibaldone. Il suo nome è tutto un programma: Riot Über Alles. Ossia, tumulto, rivolta o insurrezione – che dir si voglia – sopra ogni cosa. Riot è poeta, performer, pittore, grafico… un artista a tutto tondo, insomma. E con una carica energetica incredibile. E tra le altre cose, insieme al mitico Paloma, porta avanti da ormai 17 anni Chanquete ha muerto, un programma geniale e controcorrente su un’altra radio libera barcellonese, Radio Bronka. Riassumervi quello che si è detto in compagnia di Riot è praticamente impossibile: con Riot tutto diventa un flusso di coscienza, un qualcosa di simile all’Ulisse di Joyce mischiato con Jello Biafra, la new age e le camicie di lino di Julio Iglesias, un apparente non sense carico di significati e di significanti, una risata consapevole sui mali della nostra società che seppellirà i manager in doppiopetto pieni di stress. Brainstorming anarco-dadaista lo chiamerebbero nella swinging London o suono di rivoltelle in una galleria d’arte lo definirebbero nel South Bronx. È quel che è, sarà quel che sarà. Ma vi consigliamo di ascoltare Riot, un profeta anti-profeta della ciudad condal. Per essere al corrente di tutto quello che fa, dice e pensa Riot, date un’occhiata qui.
La puntata si chiude come sempre col Consiglio musicale della settimana, che questa volta la nostra Laura ha affidato fiduciosa all’incombustibile Banzo; il quale, dopo lo straordinario macello di Riot Über Alles, manda tutti a casa con i Ronin, che spezzano un po’ la tradizione cantautoriale della rubrica con le loro affascinanti soundtrack immaginarie, sospese tra le suggestioni del western morriconiano e contaminazioni etniche di varia origine e provenienza. Creatura del poliedrico Bruno Dorella, agitatore dell’underground italico e già coinvolto in progetti importanti come OvO, Bachi da Pietra, e più indietro nel tempo Wolfango, la band ha pubblicato quest’anno il suo quarto lavoro sulla lunga distanza, Fenice, dal quale ci ascoltiamo l’epica Benevento, titolo fuorviante e sound lanciato impetuosamente sulle piste dell’Ovest. E non poteva esserci conclusione più perentoria.
E’ suonata l’ultima campanella, c’accalchiamo di corsa verso l’uscita, buone vacanze a tutti!
Podcast: Reproducir en una nueva ventana | Descargar