Inizio epico dello Zibaldone di questa settimana. Un inizio dedicato a una delle pietre miliari della musica internazionale: David Bowie. Qualche giorno fa è uscito il suo nuovo album, The Next Day. Non smetterà mai di stupirci il Duca Bianco. Dopo dieci anni di silenzio – l’ultimo lavoro pubblicato era Reality del 2003 – e quando tutti pensavano che non avremmo più potuto godere di altre perle musicali del fu Ziggy Stardust, a inizio gennaio abbiamo avuto come regalo un nuovo singolo, Where Are We Now. O meglio, un regalo che Bowie faceva a se stesso per i suoi 66 anni. Era il primo segnale di questo nuovo album. A fine febbraio è uscito il secondo singolo: The Stars (Are Out Tonight). E l’11 marzo The Next Day era in vendita in tutto il mondo. Prodotto da Tony Visconti, The Next Day – composto da 14 nuove canzoni (e tre bonus track) di grande qualità – è un album estremamente rock e un viaggio nel passato di Bowie ricco di spunti e di riferimenti. A partire proprio dalla copertina, che è una versione riadattata della copertina di Heroes del 1977. Ci siamo ascoltati il pezzo che apre e dà il titolo all’album, The Next Day, e il secondo singolo, The Stars (Are Out Tonight). Godetevelo!
Grazie alla voce di un altro mostro sacro della musica anglosassone, Tom Waits e la sua Telephone Call From Istanbul, siamo riusciti a fare un volo pindarico per arrivare sul Bosforo con un collegamento telefonico con Alberto Tetta, giornalista free lance italiano residente nella capitale turca ed esperto di Medio Oriente. Alberto ci ha presentato un’interessante panoramica di quello che sta succedendo sulla costa est del Mediterraneo grazie a dei recenti viaggi che ha compiuto in Libano ed in Palestina. Con lui abbiamo parlato della situazione in Cisgiordania, della guerra in Siria – che sta dilaniando il paese da ormai tre anni –, della situazione dei campi di rifugiati siriani in Turchia e della questione curda, che è tornata di nuovo d’attualità dopo le recenti dichiarazioni di Oçalan e la proposta di una tregua. Potete seguire le novità da Turchia, Siria e Palestina sia sulla pagina web di Alberto Tetta sia su twitter.
E con la musica di Sérgio Godinho che ha suonato a Barcellona nell’ambito del Festival Cose di Amilcare proprio poche ore dopo la nostra diretta radiofonica e con la musica della bravissima Rossana Taddei che ha suonato in due occasioni nella Ciudad Condal in questo fine settimana, abbiamo voluto continuare con l’informazione politica. Con questa puntata, il nostro incombustibile Banzo festeggia un anno ai microfoni di Zibaldone: la sua prima apparizione risale infatti al 23 marzo dell’anno scorso. Da lì a poche settimane sarebbe nata spontaneamente la rubrica di attualità e controinformazione che è ormai uno degli appuntamenti fissi del nostro programma, la Repressione Today. Quest’oggi una puntata monografica interamente dedicata al Movimento No TAV alla viglia di una nuova grande manifestazione in valle contro l’alta velocità Torino-Lione, che quando leggerete queste righe si sarà già svolta. Ne approfittiamo per fare il punto della situazione sullo stato dei lavori al cantiere di Chiomonte, ancora in fase altamente preliminare, sulle ultime notizie dalla Francia, visto che il governo transalpino pare guardare al progetto con crescente diffidenza, e sulle dubbie dichiarazioni di Mario Virano, commissario straordinario del governo per la TAV. Parleremo inoltre di Luca Abbà, il tenace attivista che lo scorso 27 febbraio 2012 era rimasto in coma dopo un incidente avvenuto durante lo sgombero di parte dei terreni dove oggi sorge il cantiere, e che a un anno di distanza dall’incidente ha pubblicato un video e un comunicato sulla sua vicenda. Non manca neanche un aggiornamento sul maxiprocesso contro 53 militanti del movimento che si sta svolgendo attualmente a Torino e che ha visto addirittura la Presidenza del Consiglio dei Ministri, insieme ai ministeri dell’interno, della difesa e dell’economia costituirsi come parte civile. Come sempre, cercheremo di mantenervi aggiornati sugli sviluppi.
Questa settimana abbiamo dovuto fare a meno dell’appuntamento con la Trash Zone della nostra carissima Eva Vignini. In compenso però non sono mancate le incursioni telefoniche e fisiche di due personaggi che malgrè nous sono diventati degli ospiti fissi della nostra trasmissione: la signora Gina, fondatrice dell’Associazione di Madri Preoccupate per i Figli in Spagna, e Bruno, il comico serio.
Dalla comicità alle novità musicali procedenti dalla penisola italiana il passo è breve in una trasmissione radiofonica come al nostra. E allora ecco a voi un artista emergente con un progetto molto interessante: Io Non Sono Bogte. Il gruppo nasce a Roma e si presenta al pubblico nel settembre 2011 con un primo singolo, La musica italiana & altre stragi. Dopo un anno di intensa attività live, nell’autunno 2012 esce l’album d’esordio dal titolo accattivante, La discografia è morta e io non vedevo l’ora. Un album in cui gli elementi autobiografici si confrontano con i disastri della situazione sociale e culturale attuale, mentre la discografia diventa simbolo di un intero mondo passato che muore. L’autore e cantante della band, Daniele Coluzzi, ha pubblicato nel 2011 per le edizioni Effequ il libro Rock In Progress – Promuovere, distribuire, far conoscere la vostra musica, che contiene interviste ai più importanti giornalisti, tecnici e artisti della scena rock italiana. La discografia è morta e io non vedevo l’ora esprime un’esigenza di rinnovamento: viene pubblicato infatti in un formato del tutto nuovo rispetto al vecchio cd, ovvero su scheda USB. Di tutto ciò ne abbiamo parlato in un collegamento telefonico con Daniele Coluzzi. E, oltre al singolo che ha fatto conoscere al pubblico italiano questa nuova band, vi abbiamo fatto sentire un altro pezzo: Il mercato nero delle ostie. Per seguire Io Non Sono Bogte, date un’occhiata qui.
Zibaldone non può finire senza un consiglio musicale della settimana. Per l’último trago di oggi scartiamo un album nuovo nuovo che promette davvero bene: annunciato con un video, il 5 marzo scorso è uscito Il testamento, primo lavoro da solista di Andrea Appino, voce chitarra e autore degli Zen Circus. Un disco carico d’energia dove il rock si accompagna alla ricerca di testi e parole che tocchino le corde sensibili del tempo presente. Una «terapia collettiva», un canto cupo e disilluso, una storia di famiglia che a tutti ci accomuna (e c’ascoltiamo intanto 1983, fotografia spietata e commossa di una deriva generazionale) dove si sente la musica che suona bene: il noise intenso made in Teatro degli Orrori (il bassista e il batterista ci sono dentro fino al collo), l’eredità cantautoriale, l’apparizione di archi e violini (c’è lo zampino di Rodrigo D’Erasmo). Ci salutiamo con la canzone che da il titolo al disco: Il testamento di un suicida che sta per lanciarsi nel vuoto (chiaro omaggio a Monicelli) che difende il diritto alla scelta e guarda soddisfatto verso la vita. Per quanto spietato, Appino mette in quest’album una sferzata di speranza: davvero una bella notizia, da ascoltare a fondo.
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