Movida: nel linguaggio giornalistico italiano, da qualche anno questa parola indica con una certa frequenza la vita notturna. Ma il termine ovviamente viene da più lontano e ha un significato molto più vasto e, almeno in parte, sfuggente. Quella della Movida madrileña è una storia tanto breve quanto complessa, che ci riporta alla prima metà degli anni ’80, nel contesto tumultuoso e vitale della transición democratica, e che interessa una molteplicità di ambiti espressivi (come per esempio il cinema, con una figura internazionalmente nota come Pedro Almodóvar). Ma in queste due puntate parleremo soltanto di musica: perché di quel movimento culturale fu una delle espressioni più significative, perché in quel breve periodo se ne produsse davvero tanta e perché fu molto spesso interessante e piacevolmente eccentrica. E se volete, anche perché, mentre ovviamente in Spagna si continuano a versare i proverbiali fiumi d’inchiostro su un periodo mitizzato come pochi, in Italia si sa pochissimo di un sound e una estetica che seppero interpretare in modo personalissimo le più internazionali coordinate della new wave: nella consapevolezza che qualcosa andrà lost in translation pensiamo che sia una storia che vale la pena esplorare.
Questa la scaletta della prima puntata:
Mecano, Maquillaje (1982); Tos, Máquinas (1979); Nacha Pop, Chica de ayer (1980); Los Secretos, Fuertes emociones (1981); Radio Futura, Enamorado de la moda juvenil (1980); Paraíso, Vacaciones en la morgue (1983); Glutamato Ye-Yé, Todos los negritos tienen hambre y frío (1984); Derribos Arias, Branquias bajo el agua (1982); Sindicato Malone, Sólo por robar (1982); Ciudad Jardín, Emmanuelle negra (1985); Las Chinas, El hombre salvaje (1980); Zombies, Groenlandia (1980).
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