Della (presunta) fine del mondo. E di nient’altro (21 dicembre 2012)

Poteva essere l’ultima puntata del nostro Zibaldone. E invece no. Siamo ancora qui, belli e snelli. E soprattutto: alive & kicking. Come ha dichiarato in un momento di gioia post concerto Paolo Rigotto: “Fanculo ai Maya”. Tutto questo per dire, cari aficionados e care aficionadas di Zibaldone che la puntata del 21 dicembre, l’ultima puntata in diretta del 2012, è stata dedicata a questa possibile conclusione delle nostre vite e del nostro programma radiofonico. Non a caso l’ospite d’onore è stato Paolo Rigotto che un paio d’anni fa incise una canzone intitolata La fine del mondo. Ma chi è Paolo Rigotto?

Paolo Rigotto è un musicista, cantante e performer torinese. Rigotto nasce come batterista. E lo è ancora, partecipando in vari progetti, come quello della Banda Elastica Pellizza, premiata recentemente con la Targa Tenco. Ma nell’ultimo triennio Rigotto ha iniziato seriamente anche una carriera in solitario con un paio d’album di grande qualità. Il primo, Corpi Celesti, è uscito nel 2010. Il secondo è uscito a metà del 2012 e il titolo è Uomo Bianco. Definire la musica di Rigotto è cosa complessa. C’è del rock, c’è del pop, c’è dell’ironia che a volte si tramuta in qualcosa di simile alla demenzialità, c’è dell’elettronica. Ma c’è soprattutto molta creatività e un grande coraggio di mettersi in discussione e di far pensare. Perché con pezzi come Uomo Bianco, English Soup, È successo, Quasi quasi, Cambiare musica quello che Rigotto ci dice è che si può ridere e pensare allo stesso tempo. E anche fare della critica sociale. Una caratteristica presente già nel precedente Corpi Celesti, con canzoni come Scheda Madre o Madama Dorè, di cui vi consigliamo anche i videoclip. Di tutto questo abbiamo parlato con Rigotto, oltre che di tante altre cose: della vita, soprattutto (con i Pink Floyd come sottofondo). Manca solo un dato: Rigotto era a Barcellona per la sua prima tournée spagnola: un concerto unplugged al Bar Pastis e una performance nel nuovissimo Milingo Loft. Dopo aver visto il secondo spettacolo di Rigotto quello che vi diciamo è solo: RIGOTTO SANTO SUBITO. Date un’occhiata alla sua web: cliccate qui.

Maya o non Maya, eccovi l’ultima puntata dell’anno per la Repressione Today dell’imperscrutabile Banzo: e se nel 2013 questa rubrica non dovesse più esistere ci auguriamo che sia per un’improvvisa e sorprendente mancanza di notizie e non per la sparizione cruenta del mondo universo. Nel frattempo, quest’oggi parliamo di un recentissimo sondaggio tra i senzatetto spagnoli, incaricato dall’Instituto Nacional de Estadística, che conferma il violento impatto della crisi nella vita dei cittadini spagnoli. Torniamo poi a occuparci di Hervé Falciani, l’informatico che col suo apporto ha dato un contributo decisivo alla lotta contro la grande evasione fiscale, ma che la Svizzera vuole processare per violazione di segreto bancario: detenuto in Spagna dal 1 luglio, Falciani dovrebbe essere uscito di prigione da circa una settimana, anche se il governo spagnolo non si è ancora pronunciato sulla sua estradizione alla Svizzera. Torniamo anche a parlare di proiettili di gomma, uno dei temi ricorrenti della nostra rubrica, ma questa settimana ci spostiamo dalla nostra Catalogna al Messico, dove la pericolosa arma sarebbe stata usata contro i manifestanti nel corso delle proteste contro l’insediamento del nuovo presidente Enrique Peña Nieto. In chiusura, torniamo in Italia per occuparci della fondazione di Alba Dorata Italia, filiale indipendente del partito filonazista greco, che ha appena celebrato la sua assemblea costituente nel disinteresse generale e si segnala finora per le pittoresche e confusionarie dichiarazioni dei suoi altrettanto pittoreschi e confusionari promotori.

La Trash Zone della carissima Eva Vignini è dedicata oggi ad una peculiare figura di giardiniere cantante che ci ha ammorbato con una serie di noiosissimi programmiriguardanti il giardinaggio. Luca Sardella, che sfoggiava un look a dir poco agghiacciante fatto di scoppole dai colori pastello camicie a quadrettini e vestiti da campagnolo, non contento del suo pollice verde ha deciso di torturarci concentrandosi anche su un’altra passione: la musica. Da paroliere a interprete Luca Sardella comincia a produrre tutta una serie di orrendi pezzi musicali. Da ricordare sono un reggae dal titolo improbabile Mi rode e mi scoppia, e poi Un coccodrillo dentro me, ma soprattutto ci sembra degno di nota Pace e Libertà , l’inno dell’Udc che con impareggiabile lungimiranza ha deciso di affidargli Pier Ferdinando Casini. E per dimostrarvi che non è vero che a natale siamo tutti più buoni abbiamo voluto costringervi ad ascoltarlo.

Tra serio e faceto, non potevano mancare le interruzioni di due personaggi che, da vicino o da lontano, si sono convertiti malgrè nous, in ospiti fissi del nostro programma radiofonico. Già sapete di chi stiamo parlando: la signora Gina che ci ha raccontato avventure e disavventure del presepio condominiale e quel fanfarone di comico serio che si presenta con il nome di Bruno, che ha continuato con le solite fregnacce, questa volta con un tocco natalizio. Ridere non serve però per scacciare le brutte notizie di questi tempi bui e selvaggi. Vi abbiamo infatti informato della chiusura, con la fine del 2012, di Info Idiomes di Barcelona Televisiò (BTV), un programma televisivo in cui si dava voce a 18 comunità straniere residenti a Barcellona, tra cui quella italiana. Un programma che esisteva da oltre 13 anni e che, tra l’altro, non comportava costi rilevanti per BTV. Strano dunque che la chiusura di questa bella esperienza di integrazione e di informazione in differenti lingue sia motivata da ragioni economiche. Ci sembra poco credibile, a dire il vero. E ci sembra, purtroppo, che le motivazioni politiche siano la vera ragione di questa decisione. Un’altra pessima notizia per chiudere questo duro 2012 che dimostra come l’integrazione delle comunità straniere a Barcellona stia diventando un’utopia in una società sempre più chiusa su se stessa.

E in questo clima di apocalissi annunciata (come dice Max Manfredi,  I segni della fine non mancano, ma la fine non c’è mai) torniamo a dedicarci, per l’último trago nel fondo della puntata, a un Grande Vecchio della musica italiana, uno di quelli che in questo fertile autunno hanno deciso di mettere al mondo un disco nuovo. Che in questo caso è anche l’ultimo, come già si scorge dal titolo, come s’odora dalle canzoni che ci sono dentro, come l’autore stesso ha dichiarato. L’ultima Thule di Francesco Guccini, uscito un mesetto fa, ha infatti tutta l’aria di essere un commiato: già aveva deciso, quarant’anni fa, di chiamare così il suo ultimo disco, senza immaginare i lunghi anni di concerti e canzoni che sarebbero venuti appresso. Guccini torna a raccontare se stesso e l’incedere del tempo, canta la notte e la memoria insieme al controcanto dell’oblio, con quello sguardo nostalgico ed intimo che gli conosciamo. E in questo costante mettere il punto finale, c’è il ritratto farsesco del mondo attorno (Il  testamento di un pagliaccio) e il racconto della guerra e della Resistenza (c’ascoltiamo in sottofondo Quel giorno d’aprile). Per concludere, ritorniamo indietro di molto, ritorniamo su un esordio: siamo nel 1967, il giovane Francesco (pettinato e senza barba) incide il suo primo disco. La prima canzone diventerà famosissima e si scalfirà nella memoria di tutti, ma lui ancora non lo sa: per ora ci racconta della fine del mondo, che arriverà, certo, ma molto probabilmente Noi non ci saremo.

Buone feste, cari aficionados di Zibaldone! Ci risentiamo per la prossima diretta venerdì 11 gennaio. Ma non perdetevi, nel frattempo, i due speciali di Zibaldone per le vacanze di Natale, al miglior stile vanziniano. Di cosa parleremo? Non vi diciamo nulla… a venerdì prossimo!

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