Sono arrivati i giorni della merla e, immancabile, è arrivato anche il freddo e il gelo. Barcellona non è Berlino, questo è fuori di dubbio, ma il bavero del cappotto lo si è dovuto tenere ben alto. E l’influenza pare abbia fatto stragi di giovani e di non tanto giovani, con i suoi annessi e connessi. Insomma, è arrivato davvero un altro inverno. E noi, dal nostro piccolo studio all’ultimo piano di uno dei vecchi edifici che danno sulla Plaça Reial, abbiamo pensato bene di fregarcene e di iniziare un’altra puntata del nostro Zibaldone con qualcosa che rimette in circolo il sangue nelle vene come un buon bicchiere di whisky. Così, senza se e senza ma, vi abbiamo sparato subito nelle orecchie due pezzi dell’America profonda – visto che di America non avevamo in programma di parlarne in tutta la puntata -, due pezzi belli e impossibili come Get Out My Life, Woman del grande Lee Dorsey e Give it up di quella giovane promessa conosciuta con il nome di Amos Lee.
L’ambiente era abbastanza caldo perché facesse la sua comparsa un grande giornalista e scrittore catalano, Joan Queralt. Avere ospite Joan Queralt significa avere la possibilità di chiacchierare con cognizione di causa di moltissime cose. Joan visse nel Cile di Salvador Allende nei primi anni Settanta, seguì Fidel Castro nei quasi tre mesi passati dal Comandante tra Santiago, Valdivía e Valparaíso alla fine del 1970, informò dall’Argentina del colpo di Stato di Pinochet nel settembre del 1973, mettendo in luce la partecipazione degli Stati Uniti nel golpe. E poi gli anni passati a Buenos Aires tra l’ultimo governo di Perón e la dittatura di Videla, i molti articoli scritti su quello che stava succedendo nell’America Latina degli anni Settanta, la fuga in Europa per degli articoli che dai generali argentini vennero giudicati «scomodi»… e poi la Spagna della transizione alla democrazia e, soprattutto, una grande passione: l’Italia. Interessarsi al nostro paese è stata per Joan una maniera di risentirsi, in un certo qual modo, a Buenos Aires, dopo aver dovuto abbandonare l’Argentina ed essersi installato di nuovo a Barcellona. Una passione che si è plasmata in parecchi libri che hanno come protagonista il nostro paese e, soprattutto, la Sicilia, come Crónicas mafiosas, Sicilia 1985-2005 (2006) e El enigma siciliano de Attilio Manca (2008) ed in un documentario come Jueces en tierra de mafia (1995). Ma la passione di Joan per l’Italia e il suo interesse da giornalista e scrittore per le questioni di mafia non si è fermato qui. Continua a tutt’oggi. Ad ottobre del 2011, difatti, è uscito La Gomorra catalana (Barcelona, Angle Editorial), un libro che racconta nel dettaglio la storia della camorra napoletana e la sua presenza in Catalogna nell’ultimo decennio. La guerra di Scampia, la lotta tra il clan Di Lauro e il clan Amato-Pagano, la costituzione di una vera e propria base della camorra nel cuore di Barcellona, il traffico di stupefacenti tra la Spagna e Napoli ed il riciclaggio di denaro sporco, il fenomeno della globalizzazione del metodo mafioso… di tutto questo abbiamo parlato con Joan, con l’accompagnamento musicale di Pietra Montecorvino, dei Lautari e dei Canti dalla Sicilia di Rosa Balistreri. Ed anche, come anticipazione per Zibaldone, del suo nuovo progetto: un libro dedicato a Leonardo Sciascia e alla maniera in cui il grande intellettuale siciliano ha cercato di comprendere il fenomeno mafioso. Se volete saperne di più, date un’occhiata qui.
Abbiamo avuto giusto il tempo di farvi ascoltare due belle proposte che vengono dalla penisola a forma di stivale, Vittorio Cane e Tonj Acquaviva, e di immergervi per un momento nel mare dei Caraibi con Las Ondas Marteles, mentre nel nostro piccolo studio si sistemavano Guido, Ulises e Guillermo, i tre membri di un gruppo davvero simpatico, Las Veinas Xafarderas. A volte la migliore maniera per spiegare chi è qualcuno, è lasciarlo spiegare alla persona in questione. Sentite dunque come si presentano Las Veinas Xafarderas: «11 de septiembre de 2011, un italiano en paro llega al 4º 3ra de un piso de la Barceloneta. Al mismo tiempo y en su primera experiencia en Barcelona, un Argentino, guitarra en mano, le pisa los talones, los 2 entran tropezando en el piso de Guillermo «el capo del raval», luego de unas cervezas belgas el ambiente se distiende y descubren que uno es músico, otro escritor y el otro percusionista. Ahí nomás sacan la guitarra y comienza a fermentarse el grupo Italo-Argentino «Las veinas xafarderas», que con sus letras reflejan la amanida lingüística de la ciudad.» Che altro aggiungere? Che i pezzi che ci hanno fatto ascoltare dal vivo sono davvero uno spaccato di questa città, chiusa tra il Mediterraneo e la piccola catena montuosa di Collserola: il bar della Leo, le birre e le tapas, le ragazze e la spiaggia, il mix di lingue, di facce e di esperienze. E poi? E poi, qualche altra chicca, come le poesie di Guido Micheli e del suo amico Piè, anima e corpo di Le tre piume, una fanzine nata qualche tempo fa nel milanese, che potete conoscere semplicemente schiacciando qui. E una canzone che, credo, segna una generazione di italiani e di italiane, un po’ punk e un po’ figli degli anni Ottanta: Puttansuora, suonata dagli Elastici e barattoli.
Ma perché tutto ciò diventasse una vera puntata di Zibaldone non poteva mancare la Trash Zone, curata dalla nostra cara Eva Vignini, che questa settimana ha anche trovato lavoro. Un grande evviva era dipinto sul suo volto. E la sua gioia si è convertita in una scelta davvero geniale per quanto riguarda il trash nostrano. Già lo sapete perché avete letto il titolo: questa volta, dopo i vari Francesco Salvi e Mauro Repetto, dopo gli incombustibili Solange e Mago Otelma, è stato il turno del politico, filosofo, notaio, giornalista, intellettuale e poeta Sandro Bondi. Eva ne ha ripercorso la vita con grande acume, soffermandosi infine sulle poesie dedicate ad amici e nemici, vicini e lontani, come Cicchitto e Obama, Veltroni e Jovanotti, Luciana Littizzetto e Giuliano Ferrara. Un momento di grande cultura. Non perdetevelo, vi prego.
E infine, prima di chiudere, l’appuntamento con il consiglio musicale della settimana. Loro sono torinesi, sono attivi dal 2004 e si sono fatti conoscere con il loro primo album, Low Fidelity in Relationship (2009) con il singolo Teenage love. Si chiamano Farmer Sea e con le loro atmosfere ci trasportano lontano dall’Italia e dal Mediterraneo, verso l’Atlantico e la musica anglosassone. Dal loro ultimo album, Sea place, uscito ad inizio 2012 per la Dead End Street Record ci siamo sentiti The Fear. Per sapere qualcosa di più dei Farmer Sea, schiacciate qui.
Buon ascolto!
Podcast: Reproducir en una nueva ventana | Descargar
que bueno escuche todo, me ayudo simi, aparecía tu nombre ,me gusto mucho la música. éxitos y alaaaaaaaaaaa!!!! besos.kela.