Un fantasma s’aggira per Barcellona, una figura informe e temibile che le forze del bene dovranno tentare di sgominare: si chiama Anarcoitaliano ed è venuto appositamente dal Belpaese a portare disordine nella -altrimenti calmissima- capitale catalana. Non si sa molto su di lui, non ci sono prove della sua esistenza (lo afferma con solerzia lo stesso giornalista che ne ha evocato lo spettro) eppure compare quando meno lo si attende, soprattutto in occasione di scioperi e temporali. Da tempo immemore s’aggira da queste parti, portava bombe già all’inizio del secolo scorso, ora pare porti nelle tasche sassi della Val di Susa levigati per l’occorrenza da qualche brigatista a piede libero. Nessuno sa dove si nasconda in attesa di compiere le sue malefatte, forse s’è rannicchiato perfino sotto i tavoli di Radio Contrabanda, chi può dirlo? Siccome che è malandrino, potrebbe approfittare della nostra distrazione per annodarci qualche cavo, dovremo stare all’erta!
Carissimi zibaldoniani e zibaldonici, dopo tre lunghe settimane di vacanza primaverile ci ritroviamo di nuovo ai nostri amati microfoni. V’abbiamo lasciato quando ancora si sentivano gli echi dello sciopero generale del 29 marzo, ora ritorniamo a segnalare con allarme i preoccupanti segni di un giro di vite repressivo che sta coinvolgendo tutta la Spagna: dopo l’attacco alla manifestazione autorizzata dell’ultimo sciopero, sono arrivati arresti, insieme a proposte di legge per trasformare in reato la resistenza passiva e per inasprire le pene detentive in caso di episodi di violenza. Un chiaro attacco al diritto di manifestare e alla dissidenza d’ogni tipo, anche quella pacifica, che lascia presagire tempi bui. Scopriamo anche con una certa perplessità, leggendo il quotidiano La Vanguardia, che gli ultimi disordini che hanno coinvolto la città in cui viviamo sono stati provocati da pericolosi sovversivi dall’indefinito percorso politico ma di chiara nazionalità italiana. Oibò! Quale inconfutabile prova di ciò, il fatto che gli italiani che vivono nella capitale catalana partecipino alle manifestazioni, s’interessino di politica ed abbiano sventolato in qualche occasione la bandiera “No Tav” in solidarietà alle agitazioni della Val di Susa. Zibaldone ha appoggiato la petizione contro l’articolo di Enric Juliana che tentava di criminalizzare, in maniera banale e stereotipata, l’attivismo politico d’origine italiana presente a Barcellona, oggi tiriamo le somme di questo ultimo periodo di tensioni e vogliamo rivendicare con forza il diritto alla partecipazione e alla dissidenza. Rifiutiamo il tentativo di accusare “lo straniero” (sotto qualunque forma) di fronte a problematiche sociali di difficile soluzione e ci opponiamo in particolare alla volontà di criminalizzare il movimento No Tav: in questo venerdì è venuta a trovarci Selene Cilluffo, ad informarci sugli ultimi sviluppi degli espropri in Val di Susa e sulle iniziative del gruppo di solidarietà che si è costiuto a Barcellona dopo l’incidente di Luca Abbà. Potrete tenervi aggiornati seguendo la pagina facebook del gruppo No Tav Barcelona.
C’è un’altra battaglia che ci riguarda da vicino, quella contro le balas de goma utilizzate in maniera impropria e indiscriminata dalla polizia antisommossa, in Catalogna e in tutta la Spagna. Pare che in particolare i Mossos d’Esquadra catalani abbiano la triste abitudine di mirare al volto: due persone, durante le manifestazioni dello sciopero generale del 29 marzo, hanno commesso l’errore di passare dal posto sbagliato al momento sbagliato e sono state colpite a un occhio, perdendo la vista. Il bilancio delle vittime mutilate di un’occhio negli ultimi quattro anni sale dunque a sei, tre delle quali di nazionalità italiana. Enrico ci ha aggiornato sulla battaglia dell’associazione Stop Balas de Goma che lotta perchè venga proibito l’uso di quest’arma, e sul tentativo di sensibilizzare e coinvolgere anche l’opinione pubblica italiana.
Tra le note arrabbiate e rockeggianti di Caparezza e degli Zen Circus è arrivato in studio Alessandro Inguglia, in arte Unowl, compositore di musica elettronica, giovane palermitano sperimentatore di suoni, produttore indipendente attento a quel che si muove nel sottobosco dell’underground. L’abbiamo visto dal vivo improvvisare e comporre, aggiustare sonorità, ricucire ritmi, mentre ci raccontava i progetti della label di antiteq appena nata, la MagmatiQ Record. Se volete tenere d’occhio questo giovane «antigufo» seguitelo nella sua pagina facebook.
E come di consueto la nostra cara Eva Vignini ci costringe a calarci negli anfratti più torbidi del Trash Italiano presentandoci una donna dal carattere esuberante e deciso, domatrice di elefanti e ammaestratrice di colombe. Stiamo parlando dell’icona circense Moira Orfei: il suo faccione plasticoso e kitsch, il suo rossetto fucsia, la sua pettinatura a nido di uccello sono ormai quasi un’immagine sacra, che fa capolino in manifesti dai colori sgargianti sulle mura di ogni piccolo paesino d’Italia. Pare che in un tempo ormai lontano questa donna dal trucco pesante e dal faccione rigonfio sia stata il sogno erotico di molti italiani e che abbia fatto girare la testa anche al «principe» Totò. Eppure la bella zingara dai capelli neri, attrice di talento in numerosi film a fianco di Gasmann e Tognazzi, finì per diventare un santino impomatato e luccicante, simbolo di quell’eterna giovinezza da inseguire ad ogni costo che tante vittime miete in questi tempi nostri.
Mentre c’ascoltiamo un grande classico frivolo degli anni Novanta, I am happy, si presenta in studio una vecchia conoscenza, Ollin Rafael, uno dei creatori della rivista digitale di letteratura Preferiria No Hacerlo, arrivata ormai al suo nono numero. Da quando fu presentata un anno fa ai nostri microfoni ne è passata di poesia sotto i ponti, la rivista s’è fatta grande, s’è colorata di un nuovo progetto grafico ed ha aperto le sue pagine anche a collaboratori d’oltreoceano. Il prossimo numero, dedicato a Los perros de Tessalonica, è quasi pronto, e non vediamo l’ora di sfogliarlo e gustarne.
E ci salutiamo, come sempre, con il consiglio musicale della settimana, questa volta proveniente dalla fertile produzione della casa discografica bolognese Trovarobato (meglio detta La Famosa Etichetta Trovarobato). E’ un trentenne che sfodera quell’ironia surreale che ci piace tanto, si presenta con un nome che tocca le corde vive delle nostre nostalgie (Mangiacassette) de ha fabbricato da pochi mesi il suo primo disco, Disco Interno. C’ascoltiamo il singolo Autoradio ma potete fare vostro l’album intero cliccando qui.
E mentre Manuel Agnelli ribadisce che Sui giovani d’oggi ci scatarro su, noi vi salutiamo: a venerdì prossimo!
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