Di conigli imbalsamati, di adolescenze bruciate e di canzone d’autore (27 aprile 2012)

È la fine di aprile e Zibaldone ritorna nella sua veste originaria. È la fine di aprile e la primavera pare finalmente essere atterrata sul litorale catalano. È la fine di aprile e purtroppo pare che sia atterrata anche un’ondata repressiva inaudita. E pare anche che non abbia la minima intenzione di andarsene via. C’è bisogno di un poco di serenità in vista del mese di maggio e questa ce l’hanno data i Turin Breaks con la loro Self Help. Ma c’è bisogno anche di energia e questa ce l’ha data il grande John Doe con la sua There’s a Hole.

Tra serenità e input di energia pura sono comparsi nel nostro piccolo studio i primi ospiti di questa frizzante puntata. Nella sua rubrica Volatili per Diabetici il caro AngeloScimia ha intervistato una giovane artista italo-scozzese dal grande futuro: Sophia Daly Rossin. Col suo simpatico italiano dal forte accento britannico e con una risata contagiosa, Sophia ci ha raccontato dei suoi anni universitari a Venezia, del suo arrivo a Barcellona e soprattutto della sua arte. Con il tappeto musicale di Room of mirrors di Kekko Fornarelli, Angelo e Sophia ci hanno introdotto nel mondo dell’imbalsamazione, tra conigli e topi di laboratorio e perfino teste di gallina all’interno di tazze di tè: animali antropomorfizzati e trasportati da un paese all’altro. Ma tranquilli, davvero, che la produzione artistica di Sophia non ha nulla a che vedere con Frankenstein né con Tod Browning. Date un’occhiata alle sue opere e schiacciate qui e ve ne renderete conto.

E ci ritroviamo di nuovo a parlare con preoccupazione della pericolosa piega repressiva su cui vira ultimamente la politica spagnola, delle nubi nere e fosche che si stanno addensando rapidamente sulle nostre teste: noi vorremmo cambiare argomento, ma le prodezze dei Mossos d’Esquadra e le gesta compiute nelle sale della Ciutat de la Justicia non fanno che deviare la nostra attenzione! Così ci tocca proprio di tenerci e tenerviaggiornati, mentre la segretaria della CGT di Barcellona si trova ancora in carcere (il giudice ha stabilito la detenzione preventiva per “rischio di fuga”) e la polizia catalana mette a disposizione del cittadino un servizio on-line per denunciare i facinorosi dell’ultimo sciopero generale. Un vero e proprio WANTED in piena regola (privo di taglia sul bandito, almeno per ora) dove l’accusato si trova già processato additato e condannato prima ancora di esserne al corrente. Anche voi, cari zibaldoniani, nel caso vi trovaste nella necessità di denunciare un facinoroso, potrete farlo comodamente da casa vostra! Travolti da tanti e tali notizie ci troviamo costretti a inaugurare una nuova rubrica (potremmo chiamarla Repressione Today, propone Enrico) per stare al passo con tutti i giri di vite di questi ultimi tempi. In questo clima di “caccia alle streghe” Zibaldone appoggia il comunicato di protesta redatto dall’Associaciò Praxis.

Tra una primizia – Domingo di Vittorio Cane – e un pezzo che ha fatto storia – Andare, lavorare, camminare di Piero Ciampi – non potevamo non collegarci con il nostro inviato giramondo: Carlo Taglia. L’avevamo lasciato alla metà di marzo in Laos, dopo un viaggio che dallo Sri Lanka l’aveva portato in Thailandia. Lo ritroviamo ora a Ho Chi Minh City in Vietnam. Ma l’ultimo mese non è stato affatto facile, come ci ha raccontato Carlo. In Laos è arrivata la malaria, mentre in Cambogia il tentativo di furto della mafia filippina… ma lasciamo raccontare a Carlo questo intenso mese di viaggio nel sud-est asiatico!

E oggi la Trash Zone si occupa una grande stella del firmamento nei nostri ricordi d’infanzia: un’album di cover degli 883 è appena stato dato in pasto a noi nostalgici, e la nostra cara Eva non poteva certo farselo scappare. Si chiama “Con due deca” e dentro ci sono così tanti anni novanta e sale giochi di provincia da far girare la testa. Così che ci siamo calati di nuovo in quel mondo di “animali da bar” frustrati e repressi, un mondo di camogli in autogrill consumati in attesa di raggiungere qualche fantomatica festa, un universo di giubbotti di jeans, moto parcheggiate di fronte all’autoscontro e discoteche popolate di donne che non degnano di uno sguardo. Rovistando nella storia degli 883 ci siamo addentrati in un esegesi illuminante: l’anima di Max Pezzali e quella di Mauro Repetto non potrebbero essere più antitetiche, l’una piagnona e rancorosa, l’altra notturna e scanzonata. Purtroppo ha preso il sopravvento la vena romantica e amareggiata di Pezzali, la separazione è stata inevitabile e gli 883 hanno smesso di essere quel crogiuolo di parolacce dette a caso che tanto c’aveva sedotto. Un gran peccato davvero, ma se non altro ora sappiamo per chi fare il tifo.

Passare da i due virgulti di Pavia e le loro più o meno becere e più o meno riuscite storie di libertinaggio in giro per il mondo, passare da Pezzali e Repetto, insomma, a Alberto Alcalá non è stata cosa facile. Perché Alberto è un cantautore vero, un musicista capace, sensibile, profondo. Una voce che non può non ricordarci l’Andalucía, dove è nato; delle canzoni, le sue, che non possono non farci pensare a la Frontera e a Granada, dove vive. Alberto ci è venuto a trovare approfittando di una piccola tournée che lo ha riportato a Barcellona e ci ha presentato il suo nuovo album, ancora non terminato: Ensayo y error. Ma, soprattutto, Alberto ci ha deliziato e conquistato con tre canzoni dal vivo che hanno sospeso lo studio di Contrabanda in un silenzio di tomba rotto solo dagli applausi alla fine di ogni canzone. È musica d’autore quella di Alberto. Una musica che recupera i grandi maestri della canzone spagnola, da Paco Ibáñez a Kiko Veneno. Una musica legata alla propria terra e ai canti andalusi. E al carnevale di Cadiz, come ci ha dimostrato con una grande ironia. Non vi resta altro da fare che conoscere un po’ meglio quello che fa Alberto, schiacciando qui.

E ripeschiamo le nostalgie con il consiglio musicale della settimana: Il Triangolo, gruppo d’esordio prodotto dalla Ghost Records, ha deciso di dedicarsi spassionatamente agli anni Sessanta. Un amore dichiarato verso un mondo ormai lontano e mitico, una cornice dove depositare i nostri sogni: sonorità beat (con qualche ammiccamento al rock indie degli anni Novanta), testi un po’ naif di amore e figli dei fiori, un disco dal titolo e copertina che non potrebbero essere più sobri (Tutte le canzoni, febbraio 2012). E ci lasciamo con la canzone Battisti, perchè “in un mondo che muore, Battisti ci salverà”. O quanto meno, sognamoci su.

Buon ascolto!

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