Jazz e fascismo (1 aprile 2016)

Il menù di Zibaldone di questo venerdì è stato il seguente:

– piccolo omaggio a Gianmaria Testa, che ci ha lasciato lo scorso 30 marzo. Ci siamo gianmaria_testa_blascoltati Preferisco così e Lasciami andare.

– Nei primi anni Venti il jazz sbarca in Italia. A Venezia, Cole Porter organizza feste. A Viareggio, la borghesia italiana se ne innamora. Nascono i primi club di jazz a Milano, Torino e Padova. I grandi film di Hollywood esportano la musica sincopata che spopola a New York e Chicago. Parigi era una festa, come scriverà Hemingway. La Chiesa tuona contro questi ritmi peccaminosi. E il regime di Mussolini? Li accetterà controvoglia, poi li censurerà e infine li italianizzerà, riuscendoci solo parzialmente. Ne parliamo con Camilla Poesio, ricercatrice presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ci ha accompagnato la musica del Trio Lescano (Tulilem Blem Blu con l’Orchestra Barzizza, Segui il ritmo con Enzo Aita, Maramao perché sei morto con Maria Jottini, C’è trio-lescano-5_f33un’orchestra sincopata), Ivie Anderson (All Gods Chillum Got Rhytm), Alberto Rabagliati (Quando canta Rabagliati) e Gorni Kramer (Crapa pelada, Pippo non lo sa, Armstrong suona).

– News che ci arrivano dall’Italia: L’Orchestrina di Molto Agevole – Gran Ballo in Bellezza (La Tempesta Dischi, 2015) con Baciatevi nel Tango e Disperata.

Bruno, il comico serio, in tournée a Buenos Aires, tra milonghe e tango; Johnny, la voce che ammalia, è sempre con noi…

último trago: Enzo Jannacci a tre anni dalla sua scomparsa con Quelli che…

Ci ha accompagnato anche la musica di Sílvio Rodríguez (Fusil contra fusil), Townes Van Zandt (Waiting ‘Round to Die), Fred Neil (Everybody’s Talkin’) e Iggy Pop (Sunday).

Per ascoltare e scaricare il podcast schiacciate qui.

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