Tra telegrafi, bunker, “impostrici” e musica rigenerante (5 luglio 2013)

È arrivato davvero il caldo infernale negli studi di Radio Contrabanda. E per noi è dunque giunta, immancabile come sempre, la stagione della sauna. Cosa c’è dunque di meglio che della buona musica per rinfrescare la mente e il corpo? E oggi di buona musica, UnePassanteproveniente dall’Italia e da Barcellona, ve ne abbiamo proposta parecchio. Abbiamo cominciato con il nuovo singolo di Unepassante, un progetto nato nel 2006 dal songwriting della palermitana Giulia Sarno. Unepassante ha all’attivo tre uscite discografiche: l’EP Enjoy The Road del 2008, l’LP More Than One In Number del 2010 e il nuovo LP No Drama uscito nell’aprile di quest’anno. Da quest’ultimo album ci siamo ascoltati XMan, dove la chitarra acustica e la splendida voce di questa cantante incontra i synth dubstep. Per saperne di più di Unepassante, date un’occhiata qui.

Siamo poi rimasti in Italia per un’intervista con un artista che ci è piaciuto molto quando, qualche settimana fa, abbiamo presentato il suo nuovo lavoro. Un album davvero ManuelVolpeeccellente, dal titolo lunghissimo: Gloom Lies Beside Me As I Turn My Face Towards The Light (Goat Man, 2013). Stiamo parlando di Manuel Volpe, giovane, ma con un gran curriculum alle spalle. E soprattutto con una grande creatività. Abbiamo parlato della sua musica, del suo passato e dei suoi progetti futuri. E, en passant, ci siamo ascoltati due belle canzoni da questo suo nuovo disco: Maria Magdalena e Dog’s Heart. Per seguire Manuel Volpe, cliccate qui.   

Da Torino siamo volati a Barcellona, perché nel nostro piccolo studio è venuta a farci visita la giovanissima cantautrice catalana Patty Lodeiro. La musica di Patty è un pop-rock di qualità, accompagnato da una voce dolce e potente allo stesso tempo che ricorda PattyLodeiroquella di Dolores O’Riordan, indimenticabile cantante dei Cranberries. Nell’autunno del 2011 è uscito il primo EP di Patty, Back to Grass, da cui ci siamo sentiti Simply Live. Ma Patty sta lavorando in questi mesi ad un nuovo disco, il suo primo LP, il cui titolo è ancora un mistero. Sappiamo solo che si presenterà a Barcellona il 19 ottobre e che, grazie alla piattaforma Verkami, Patty è riuscita ad ottenere il finanziamento per poter incidere l’album, di cui ci ha regalato in anteprima e in una meravigliosa live session una canzone: Forrest. Per saperne di più su Patty Lodeiro e sapere dove suonerà nelle prossime settimane, date un’occhiata alla sua web.

Come sapete, le due ore in compagnia di Zibaldone sono piene di imprevisti e visite inattese. O di collegamenti telefonici con pazzi in giro per il mondo che ci chiamano non si sa per quale ragione. Così è stato anche quest’oggi. E con molte sorprese. Si è difatti risentire dal suo bunker quel folgorato di Adolfo Hitler, ultras della Propatria, che ci ha informato sulla promozione della squadra di Busto Arsizio. Abbiamo poi ricevuto la visita di una signora che si è presentata come la vera signora Gina, ma mentre Telegrafosuccedeva tutto questo abbiamo ricevuto anche la telefonata della solita signora Gina. È stato il caos. Chi è la vera signora Gina? Abbiamo cercato di sciogliere l’intricato bandolo della matassa, con risultati incerti. E, in una puntata ricca di sorprese, la sorpresa delle sorprese: dopo otto mesi non è apparso in studio quel fanfarone di comico serio noto a tutti con il nome di Bruno. Ci ha però mandato un telegramma, giustificando la sua assenza. Cose da pazzi! Metteteci poi qualche fuori onda non voluto e la sauna dello Zibaldone summer edition si è trasformata in un circo a metà strada tra Moira Orfei e Tod Browning. Per fortuna che ci sono venuti a salvare i nostri collaboratori, puntuali e preparati come ogni settimana, a partire da Claudio Cardone che, nella sua rubrica Vogliamo i Nomi, ci ha spiegato l’origine e il significato del nome Antonio/a.

E continuando poi con l’inscalfibile Banzo e la Repressione Today. In primo piano questa settimana la brutale ispezione effettuata dai Mossos d’Esquadra in Mossos Carrer Robadorsalcuni locali di Carrer Robadors, in pieno Raval, nella notte tra il 28 e il 29 giugno: a farne le spese principalmente spazi gay friendly, e sinistramente proprio in coincidenza con la giornata mondiale dell’orgoglio LGBT. Fonti interne ai Mossos d’Esquadra assicurano che si è trattato di un’operazione di routine, ma  le numerose testimonianze riferiscono di un’attitudine ingiustificabilmente aggressiva e intimidatoria da parte delle forze dell’ordine. Parliamo poi di Carles Guillot, che nel 2001 fu la prima persona in Catalogna a perdere un occhio a causa dei famigerati proiettili di gomma. Dopo vari (e vani) tentativi di riportare il suo caso, archiviato nel 2004, all’attenzione della giustizia spagnola, Carles ha lanciato, insieme all’associazione Stop Bales de Goma della quale è membro di spicco, una raccolta fondi per sostenere le spese legali necessarie a portare le sue ragioni presso il tribunale europeo per i diritti umani di Strasburgo. Proseguiamo con un excursus sui StopBalesGomarisultati del Plebiscito Ciudadano organizzato dalla Marea Ciudadana, del quale vi avevamo parlato diffusamente la scorsa settimana. Ci spostiamo in Italia, e più precisamente in provincia di Salerno, per raccontarvi la storia di Massimo Casalnuovo, un ventiduenne morto il 20 agosto del 2011 a seguito di una sospetta caduta dallo scooter nei pressi di un posto di blocco non segnalato dei carabinieri: in questi giorni è prevista l’apertura del processo, che vede come unico indagato proprio un maresciallo dei carabinieri locali, in un clima di forte ambiguità che rimanda a altri e più noti casi di malapolizia. Con un salto pindarico, ci spostiamo negli Stati Uniti per segnalarvi che il comune di Oakland, California, risarcirà con 900.000 euro dodici manifestanti riconosciuti vittime di azioni indiscriminate da parte di agenti antisommossa durante le proteste del movimento Occupy nel 2011: una conclusione che ci piacerebbe potervi raccontare anche per moltissimi casi analoghi europei.

La Trash Zone della carissima Eva Vignini si è occupata oggi di un gruppo tutto al femminile: Le figlie del vento. Scavando a ritroso nella memoria trash siamo approdati sino ai lontani anni ‘70 dove questo gruppo di donne diedero vita ad un esperimento le figlie del ventemusicale ironico ed innovativo. La caratteristica originale di questa formazione tutta al femminile era quella di produrre testi a tema culinario con nonsense e giochi di parole che si prestavano, per gli ascoltatori più maligni, a facili doppi sensi ma che comunque diedero prova di un forte spirito dissacratorio ed un marcato senso dello humor. Abbiamo riascoltato il loro cavallo di battaglia, Sugli sugli bane bane, brano che partecipò a Sanremo nel 1973 e venne escluso prima della serata finale pur ottenendo uno straordinario successo che arrivò fino in Spagna ed in America Latina.

Non è mancato nemmeno il collegamento mensile con il nostro caro compagno di onde radiofoniche Berardo Staglianò (Sentieri Sonori – Radio Ara – Lussemburgo), che, BobRondellicome di consueto, ci ha presentato due nuove ed interessanti uscite musicali provenienti dal Belpaese. Per questa puntata che sa già d’estate, Berardo ci ha proposto due artisti conosciuti e molto amati: il romano Brusco con il suo nuovo singolo Bruggisco e il livornese Bobo Rondelli accompagnato dall’Orchestrino con Cuba Lacrime, tratta dal suo nuovo disco A famous local singer. I collegamenti con Berardo riprenderanno in settembre, dopo una meritata pausa estiva…

E per l’último trago di oggi ci dedichiamo a un piccolo gioiello, a un album che é un incontro d’arte e di percorsi. Lei è una cantante e violinista dalla lunga carriera giramondo, che ha messo la sua voce tra Tokyo e New York e l’ha fatta viaggiare; lui Copertina-From-Bedlam-to-Lenanecompone colonne sonore per il cinema e per il teatro, produce, suona, e s’è dedicato di tanto in tanto a fare il cantautore. Sono Ilaria Graziano Francesco Forni, riuniti nel 2011 in questo disco che sembra una carovana lungo il Gran Canyon: From Bedlam to Lenane raduna e mescola il folk nordamericano, le atmosfere del blues, i classici messicani e la tradizione del cantautorato. Dalla chitarra acustica all’ukulele, passando per il benjo, ci si ritrova in un saloon che diventa ad un tratto una fumosa bettola al ritmo di swing, mentre la poesia s’intrufola con momenti di malinconica lentezza. Insomma, va ascoltato e gustato. Per ora, ci salutiamo con un pezzo vibrato e dolce: Rosso che manca di sera. Alla prossima settimana!

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