Di In-Edit(i) musicali, di Obama e di poesia politica (26 ottobre 2012)

Zibaldone inizia sempre con la musica. Questo ormai lo sapete. Quello che non potete sapere è con che musica abbiamo iniziato oggi. Si chiamano Soap Trip, è un progettomusicale made in Italy definito  di recente «un mélange di melodia, avant-garde e melanconia mediterranea». Soap Trip è un duo formato da Marta dell’Anno (violino elettrico e voce) e da Natale La Riccia (percussioni e tuboing). Ci siamo ascoltati due pezzi, davvero belli, uno in italiano Perdo ed uno in spagnolo Formas de suicidio, di cui vi consigliamo anche di vedere il videoclip.

Ma la musica è stata il filo conduttore di tutta la puntata del nostro programma. Anche perché giovedì 25 ottobre è iniziato qui a Barcellona il festival internazionale di documentari musicali Beefeater In-Edit, giunto con successo alla sua decimaedizione. Dieci giorni di proiezioni di documentari e di film sul mondo della musica, oltre ad incontri, conferenze e dibattiti. Un evento davvero unico. L’edizione di quest’anno propone oltre sessanta documentari di tutti i generi musicali, dal rock al punk, dalla canzone d’autore al folk, dal rap all’hip hop. Tra le molte sezioni, vale la pena ricordare il tributo a Julien Temple con la proiezione di ben otto documentari del regista britannico (da Joe Strumer: the future is inwritten a London: the Modern Babylon), la selezione dei dieci migliori documentari musicali della storia – come Don’t Look Back di D.A. Pennebaker, Gimme Shelter di A. Maysles, D. Maysles e C. Zwerin, Let’s Get Lost di B. Weber o The Last Waltz di M. Scorsese – e la sessione speciale con la proiezione del recente documentario di Michael Gochanour The Rolling Stones – Charlie is My Darling – Ireland 1965 che raccoglie le immagini e le interviste inedite della tournée irlandese degli Stones nel 1965. Per saperne di più sull’In-Edit e poter conoscere il programma del festival, entrate qui.

Il nostro primo ospite è stato un aficionado di Zibaldone. Sergio Sivori è passato dai microfoni del nostro piccolo studio sopra la Plaza Reial di Barcellona già alcune volte.Recentemente era stato con noi, accompagnato da Cristina Giordana, per parlarci della mostra Estrellas del cine italiano, che si è tenuta nel mese di settembre all’Anaglifos Art Factory. In quest’occasione è venuto a raccontarci i nuovi progetti di Laboratorium Teatro, tra laboratori teatrali che si organizzeranno qui a Barcellona, la messa in scena di varie opere teatrali, una intensa tournée italiana tra Napoli, Avellino e Treviso e molte altre cose. Per saperne di più su Laboratorium Teatro, potete dare un’occhiata qui.

Dal teatro alla politica il passo è breve, soprattutto quando ci si trova in una trasmissione radiofonica. Con il sottofondo di The Band, Bob Dylan e Morphine, è venuto a trovarciAndreu Espasa, storico e filologo, che è stato per quattro anni professore all’Harvard University. Con Andreu abbiamo parlato delle prossime elezioni negli Stati Uniti e delle non troppo lontane possibilità di una vittoria di Romney, ma anche dei pro e dei contro dei primi quattro anni di amministrazione Obama tra politica interna e politica estera, con le poche realizzazioni pratiche delle molte speranze lanciate dal Yes, we can del 2008. La situazione della sinistra statunitense, indebolita dalla figura carismatica di Obama ma rinvigorita dal movimento di Occupy Wall Street nato un anno fa a New York, è stata al centro della chiacchierata con Andreu.

Dopo una settimana di pausa, torna la Repressione Today dell’incombustibile Banzo, perché i fatti incalzano. Al centro del proscenio, il ritorno del movimento 25-S, che lo scorso 23 ottobre si è ripresentato al parlamento senza riuscire a circondarlo, malasciando le transenne di protezione piene di messaggi e proposte per il futuro del paese. Fortunatamente, questa volta non si sono registrati episodi di violenza e non ci sono stati arresti. Nella prossima puntata vi racconteremo gli sviluppi  del fine settimana. Si è anche parlato del tema a noi caro dell’identificazione della polizia: mentre in Francia il ministro dell’interno Valls medita di reintrodurre un numero identificativo per gli antisommossa, in Spagna si discute un progetto di legge che potrebbe portare al divieto di catturare e diffondere immagini di poliziotti, siano esse foto o video, nell’esercizio delle loro funzioni, fatto che determinerebbe l’impossibilità di denunciare eventuali abusi, come era successo proprio il 25-S. Ne riparleremo.

La trash zone della carissima Eva Vignini ci introduce nel sordido mondo delle nuovepromesse della poesia trash contemporanea. Lory del Santo attrice e showgirl italiana si scopre nostro malgrado poetessa. La sua poetica asciutta ed essenziale, originale e profonda come una pozzanghera d’acqua sporca è caratterizzata da concetti banali e rime inserite a caso in componimenti d’ispirazione bondiana. L’enfasi con la quale la Del Santo legge le sue “poesie” ci pone di fronte ad un interrogativo capace di tormentare le nostre notti: Cos’è la poesia? Come abbiamo potuto sopravvivere agli anni ’80 ed ai loro innumerevoli e velenosi frutti?

Ma la satira e l’ironia continua a conquistarsi nuovi spazi su Zibaldone. Pare ormai immancabile l’appuntamento con la signora Gina, una madre moderna – sa usare i social network e l’UPS – e preoccupata delle peripezie barcellonesi del figlio. Anche questa volta ci ha chiamato in diretta raccontandoci dei suoi mille corsi e dandoci le solite raccomandazioni materne. Poteva essere altrimenti? Ma la signora Gina pare abbia trovato del filo da torcere. Nel nostro studio, infatti, è comparso anche uno strano personaggio. Dice di chiamarsi Bruno e di fare il comico, ma non è ben chiara la relazione con il fratello gemello e con il pubblico. Vediamo se anche Bruno comincia ad essere un aficionado del nostro Zibaldone…

Nella seconda parte del programma abbiamo avuto ospite per la seconda volta Berardo Staglianò, autore e speaker di Sentieri Sonori, programma radiofonico in italiano della lussemburghese Radio Ara. Berardo ci tiene sempre al corrente delle nuove uscite della musica italiana. E, da quel che pare, l’autunno di questo 2012 si annuncia davvero caldo, grazie a delle interessanti nuove uscite. Berardo ce ne ha fatte scoprire tre: Una buona idea, l’ultimo singolo di Niccolò Fabi, sulle scene ormai da un ventennio, e due gruppi giovani e promettenti, come gli Honeybird and the Birdies e i Criminal Jokers.

y en el último trago nos vamos, diceva Chavela Vargas. E anche oggi alla fine della puntata arriva Laura a portarci l’ultima canzonetta, l’ultimo sorso prima di andare via.Ritorniamo a rovistare nel fertile mondo dei dischi d’esordio, quelli che fanno odore di cellophan e di sale prove improvvisate, quelli che aprono porte nuove: Profumi d’epoca dei brindisini Lenula è un album proprio appena sfornato, ed é carico d’atmosfere fumose e notturne, di blues rock che si vena di psichedelico e a volte scivola nel rock’n’roll . E di questo gruppo, il cui nome omaggia una portentosa radice in uso nei banchetti dall’antica Roma, c’ascoltiamo un pezzo ritmato e denso: Modellando la notte. Per saperne di più sui Lenula, cliccate qui.

Che altro dirvi? Alla prossima settimana!!!

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Di Onlus, di informazione e di licantropi (19 ottobre 2012)

Altra puntata, altro regalo, cari aficionados di Zibaldone! In questo piovoso venerdì di metà ottobre abbiamo iniziato, come è ormai consuetudine, con la musica. E con un artista che vi abbiamo presentato nelle scorse settimane: il cantautore ceco Jaromír Nohavica che giovedì 18 ottobre ha aperto la rassegna di canzone d’autore Cose di Amilcare. Nel C.A.T. del quartiere di Gracia, Nohavica ha dimostrato di essere un grandissimo musicista, un poeta raffinato e un vero animale da palcoscenico. Notevole anche la partecipazione di Roger Mas, giovane cantautore catalano dalla voce meravigliosa. Un ottimo inizio, dunque, per questo festival di canzone d’autore che si propone come punto di incontro di culture diverse qui a Barcellona. Il prossimo concerto sarà il 22 novembre con gli Agricantus e Mariona Sagarra. Se volete saperne di più, cliccate qui. Ma non temete, vi terremo informati!

In questa puntata di Zibaldone non è stato con noi l’incombustibile Banzo, ma di sociale e di politica ne abbiamo parlato parecchio con gli ospiti che sono venuti a trovarci nel nostro piccolo studio affacciato sulla Plaza Reial di Barcellona. Francesco Petrone ci ha presentato Quando la Onlus diventa un guadagno. Tecniche per arricchirsi sfruttando i bambini (Aracne, 2012). Un libro interessante e che tocca una questione all’ordine del giorno: le Onlus e il loro modus operandi. Un libro che mette il dito nella piaga e da la possibilità di aprire un dibattito. Così abbiamo voluto fare anche noi qui a Zibaldone, sentendo opinioni diverse da quelle di Francesco. Ne hanno parlato con noi Luigi Cojazzi, scrittore, giornalista free lance e attivista di AltraItalia, e Andrea Lepore, che ha lavorato per parecchio tempo con Greenpeace Italia. Se volete saperne di più sul libro di Francesco Petrone, potete dare un’occhiata qui.

La canzone d’autore, non solo di Nohavica, ma anche di Dente, Alberto Patrucco e Miquel Pujadó ci ha accompagnato in questa prima parte del programma. Ma la nostra «colonna sonora» non è stata solo la canzone d’autore. Vi abbiamo presentato, infatti, anche due interessantissime e piacevoli ultime uscite di artisti italiani: Numero 6 con il suo ultimo lavoro Dio c’è e Gli Sportivi con Black Sheep. Dopo tanta musica toccava alla satira e all’ironia. E per la nuova rubrica Salutamm’a Sorreta abbiamo avuto di nuovo con noi la preoccupatissima signora Gina, una mamma milanese in cerca di suo figlio, «il Dani» come lo chiama lei. Una mamma che ha una gran voglia di chiacchierare e che dimostra di conoscere e di saper usare le nuove tecnologie. Questa volta la signora Gina ci ha preparato una sorpresa…

Non poteva mancare poi la Trash Zone, che da oltre un anno ci accompagna qui a Zibaldone. La nostra carissima Eva Vignini ci introduce negli anfratti del trash nostrano con un personaggio davvero speciale verso cui vale la pena nutrire unincondizionato affetto. È Donato Mitola uno dei numerosi fenomeni scoperti da “Mai dire Tv” trasmissione culto dei primi anni ’90. Personaggio incontenibile dall’aspetto spiritato, si autodefinisce cantautore Horror ed interpreta di volta in volta: Il vampiro, il maniaco, il licantropo, il sadico. Un occhialuto ometto sulla cinquantina lascia le vesti di impiegato per indossare un mantello nero e deliziarci con videoclip di fattura casereccia e canzoni spassosissime, bizzarro mix di temi gotico-mistici e allusioni sessuali.

Nella seconda parte della puntata è rimasto con noi Luigi Cojazzi che è stato l’inviato di Zibaldone al Festival di Internazionale, che si è tenuto, come ogni anno, a Ferrara. Tra il 5 e l’8 ottobre nella città emiliana si sono riunite 66.000 persone per la sesta edizione di questo Festival, per lo più lettori e fan di questa magnifica rivista italiana, ma anche moltissimi giornalisti, scrittori e attivisti italiani e stranieri. Luigi ci ha proposto un’ottima panoramica di quel che ha visto a Ferrara, soffermandosi su alcuni incontri tenuti dai redattori di Internazionale e dal direttore Giovanni De Mauro. E soprattutto sull’intervento del corrispondente di guerra americano Philip Gurevich riguardo al genocidio in Ruanda del 1994. Dove sta andando l’informazione? Questa è stata la domanda centrale a cui hanno cercato di rispondere gli invitati di questo bel Festival. Per saperne di più, cliccate qui.

Dopo una lunga assenza, dopo la ben allenata e ineccepibile supplenza di Banzo, ritorna nella sua originaria veste el último trago musicale, l’ultima canzonetta servita per voi da Laura di ritorno da viaggi per l’italica penisola. Concludiamo questa puntata con un pezzo molto surf e scanzonato, decisamente irriverente nel suo mascherarsi di frivolezza: L’Amore in città, dall’album Balera metropolitana dei messinesi Maisie. Gruppo nato nel 1995 il cui nome omaggia una canzone di Syd Barret, dopo dieci anni di mescolanze tra l’elettronica e il jazz, tra il folk e il pop più sfacciato, hanno deciso di passare alla lingua italiana vantandosi della collaborazione di artisti come Bugo e Mario Castelnuovo. Dedichiamo questo finale di puntata all’unione europea, mirabilmente insignita del nobel per la pace… a venerdì prossimo!

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Di mamme milanesi, di chitarristi triestini e di fetish nostrano (12 ottobre 2012)

Sono arrivate le prime piogge qui sul litorale catalano. Sta arrivando ormai l’autunno, come ogni anno. Ma Zibaldone non molla. Anzi, è più scoppiettante che mai. Abbiamo iniziato con la grande canzone d’autore. Quella di Jaromír Nohavica, il più rinomato cantautore e poeta ceco, che vi abbiamo fatto conoscere prima dell’estate e che suonerà proprio a Barcellona questo giovedì 18 ottobre, accompagnato sul palco del C.A.T. dal giovane catalano Roger Mas. Nohavica aprirà Cose di Amilcare, un festival dedicato alla canzone d’autore internazionale che si terrà nella ciudad condal nei prossimi mesi e che vedrà la partecipazione di artisti del calibro di Mauro Pagani, Eugenio Finardi, gli Agricantus, Sérgio Godinho, Maria del Mar Bonet e Amancio Prada, tra i tanti. Per saperne di più su questa interessante rassegna musicale – che proporrà anche open meeting con gli artisti, presentazioni di libri, proiezioni cinematografiche e mostre e che avrà in primavera anche un’appendice milanese – date un’occhiata a questa pagina web o alla pagina di facebook.

Con la musica abbiamo iniziato e con la musica abbiamo continuato. Questa volta con il primo ospite: Luca Lucchesi. Chitarrista eccezionale e ottimo cantante, Luca è venuto a presentarci il suo ultimo album, Bad Days Are Gone, uscito nel giugno di quest’anno. Un album di grande qualità dalle sonorità rock & blues e ricco di influenze e richiami alla musica anglosassone e a quella italiana. Con Luca abbiamo parlato però di tante altre cose: della realtà della sua Trieste, del momento di stallo della musica in Italia e della sua carriera, dai tempi mitici del rock dei Max Berlin sull’onda lunga dei Litfiba agli ottimi successi degli ZeroNoveMilligrammi. Esperienza di vita e di musica, tra pub fumosi e piazze gremite. E con aneddoti indimenticabili. Come quando un parroco di Trieste chiamò la polizia…

Era da ormai un mese che non sapevamo più nulla di lui. Di chi? Ma del nostro CarloTaglia, il giramondo zibaldoniano! Carlo sta facendo il giro del mondo non in 80 giorni e non in mongolfiera, ma con calma, senza fretta e soprattutto senza utilizzare aerei. Si muove a piedi, in autobus o in nave. E da un anno a questa parte è passato dal Nepal all’America Latina. Il mese scorso l’avevamo lasciato in Perù. Ora lo abbiamo ritrovato a Santiago del Cile, dopo varie settimane in Bolivia. E dello stato andino governato da Evo Morales, della sua situazione sociale e politica e delle sue meraviglie naturali ne abbiamo parlato con Carlo. Se volete seguire il suo viaggio, cliccate qui.

L’Unione Europea tutta intera ha appena vinto il Premio Nobel per la pace e in studio si registra una caciara da record, ma anche stavolta il nostro incombustibile Banzo prova a portare a casa una puntata di Repressione Today. Tema della giornata, la campagna promossa da alcune associazioni di commercianti e residenti del Barri Gòtic (e della nostra amata Plaça Reial!) contro i venditori ambulanti di birra, Tria la teva cervesa, che raffigura i cerveza-beer come braccia anonime che spuntano da tombini e cassonetti a tentare con birre igienicamente carenti l’assetato cittadino catalano, mentre i bar de toda la vida chiudono sotto la pressione della concorrenza sleale. Per fortuna è già stata aperta una petizione che chiede il ritiro immediato della campagna e ne denuncia gli stereotipi razzisti e le palesi banalizzazioni. Potete firmarla qui.

Zibaldone non si ferma mai, questo lo sapete. Ma non sapete una cosa. Che siamo una fucina di idee. E, direbbe qualcuno, di cazzate. Beh, quel qualcuno non sbaglierebbe affatto… Comunque, al di là del bene e del male, sappiate una cosa: ci sono grosse e golose novità. Ossia? Una nuova rubrica. Sì, avete sentito bene! Non ci bastava la Repressione Today, non ci bastava la Trash Zone, non ci bastava l’ultimo trago musicale. E allora ecco a voi: Salutamm’a Sorreta. Una rubrica che vuole essere un punto di incontro e un crocevia di esperienze di vita. Per dirla in parole povere: se vivete in Spagna e volete salutare qualcuno in Italia o se vivete in Italia e volete salutare qualcuno che vive qui, potete farlo attraverso Zibaldone. Come? Chiamando in diretta allo (0034) 933177366 o, ancora più facilmente, chattando con noi o scrivendo sul nostro muro di facebook. Vi ricordiamo che ci potete trovare come Zibaldone RadioContrabanda. Questa settimana ci ha chiamato la signora Gina, mamma dal forte accento milanese, preoccupata perché non aveva notizie del figlio, il suo piccolo Dani…

La Trash Zone della carissima Eva Vignini dedica una seconda battuta ad Andrea Diprè critico d’arte d’origini trentine, tossicomane dispensatore di linguaggi artefatti e sommamente trash. Vi abbiamo già parlato di Osvaldo Paniccia e Guido de Michelis, Franca Kodi e Fabrizio Spagiari ma non potevamo esaurire in pochi minuti un excursus tanto sorprendente e ricco di artisti derelitti e grotteschi. Le sorelle Poliseno ci introducono in una dimensione artistica del tutto nuova: il sesso con gli alieni. Azora Rais coscia in vista e labbra a canotto esponente della dancemusic Italo-bulgara. E per concludere Lady Fetishdea e Mistress artiste performative rivestite di lattice si muovono tra uomini a quattro zampe, guinzagli, scotch e cera bollente.

Dopo il fetish e il trash italico ci voleva uno sguardo internazionale. E con un volo pindarico siamo finiti a New York. O più precisamente nel Queens. Proprio lì, in uno dei cinque quartieri della Grande Mela, Ricky Russo ci ha aggiornato sul suo soggiorno americano. Concerti e ancora concerti, dal rock alla musica d’autore. E poi pellegrinaggi nei luoghi sacri del punk, sulle orme dei Ramones e dei Clash. E molto altro. Non vi anticipiamo nulla. Vi ricordiamo però una cosa: il programma culto che Ricky porta avanti da ormai otto anni su Radio Capodistria: In Orbita.

Mentre aspettiamo il ritorno da terre sicule della nostra cara Laura, è ancora il Banzo a farsi carico del Consiglio musicale della settimana. Oggi, la Paolino PaperinoBand, mitica band di punk rock demenziale proveniente dalla provincia di Modena, attiva tra il 1987 e il 1994 e arrivata all’epoca a un tale livello di culto nell’underground italiano pre-internet da favorire la diffusione di varie leggende urbane sul suo conto. La notizia clamorosa e inattesa è che, a 25 anni esatti dalla fondazione, il gruppo è tornato in attività e si prepara a pubblicare a inizio 2013 un album di inediti intitolato Uguali a noi umani. Il brano che vi facciamo ascoltare, estratto dallo storico Pislas del 1993 è una esilarante e tragicomica storia di pornografia familiare, Porno tu. Il modo migliore per chiudere una puntata così piacevolmente assurda.

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Di Rocco, di Pastis e di anestesie totali (5 ottobre 2012)

In una settimana di grandi eventi musicali qui a Barcellona, con il ritorno di due icone della canzone d’autore e del punk, rispettivamente, come Leonard Cohen e Jello Biafra, noi zibaldoniani non potevamo proprio non darvi qualche gran bella pillola di musica di qualità. E l’abbiamo fatto fin dal primo minuto del programma, proponendovi tre canzoni del nuovo album di Valentino Corvino: Anestesia Totale. Un album che è frutto della collaborazione tra Valentino Corvino e molti esponenti della canzone e della musica italiana, come Lucio Dalla, Simone Cristicchi, Antonella Ruggiero, Daniele Silvestri, Paola Turci, Franco Battiato, Petra Magoni e Caparezza. Un album che è anche, e soprattutto, il filo rosso musicale dell’omonimo spettacolo, Anestesia totale appunto, di e con Marco Travaglio ed Isabella Ferrari.

Dalla musica al cinema il passo è breve. Soprattutto se al microfono abbiamo un attore, sceneggiatore, scrittore e regista del calibro e della simpatia di Angelo Orlando. Da qualche anno ormai residente a Barcellona, Angelo Orlando sta portando avanti vari progetti, tra cui un nuovo film, girato proprio nella ciudad condal: Rocco tiene tu nombre. Un film «a mezzo tra Totò e David Lynch», come lo definisce Angelo. Una commedia surreale alla Jodorowsky, che vedrà la luce la prossima primavera. Un film che è stato autoprodotto grazie al crowfounding e alla disponibilità di attori (come Michele Venitucci e Fabio Ferri), troupe e collaboratori. In studio sono venuti a trovarci anche altri due attori di Rocco tiene tu nombre: Daniele Ridolfi e Esther Cuspinera Ramos, le cui voci ai nostri aficionados non dovrebbero essere nuove. Ma dall’ultimo film abbiamo fatto anche più d’un salto indietro nella ormai ventennale carriera di Angelo Orlando in una gran bella chiacchierata: dalla partecipazione in film diretti da Fellini e da Troisi alle molte presenze come comico e cabarettista in tivù e nei teatri, fino alle tre precedenti esperienze dietro la macchina da presa… Per saperne di più su Rocco tiene tu nombre e per poter aiutare questo progetto, date un’occhiata qui.

Torna implacabile la Repressione Today dell’incombustibile Banzo, che riprende esattamente dove si era interrotta la settimana scorsa, col racconto delle vicende successive alla manifestazione del 25-S di Madrid: la grande mobilitazione del 29-S con due nuovi arresti, la medaglia al merito conferita a Javier Nogueroles, capo degli antisommossa proprio il 25-S, il nuovo alterco con la polizia di Alberto Casillas Asenjo, il gerente del bar del Paseo del Prado diventato suo malgrado uno dei simboli della protesta, e soprattutto l’archiviazione delle gravi accuse contro gli otto promotori della manifestazione madrilena da parte del giudice dell’Audiencia Nacional Santiago Pedraz, che ha suscitato le reazioni furibonde di vari esponenti del PP, primo fra tutti il portavoce aggiunto alla Camera Rafael Hernando, che ha definito Pedraz «fighetto anarcoide». E per oggi può bastare.

E come di consueto passiamo al momento della Trash zone con la carissima Eva Vignini ed un personaggio davvero speciale. Andrea Dipré di origini trentine, arriva dalla politica e dalla militanza cattolica per approdare alla carriera di critico d’arteinsinuandosi nel tubo catodico attraverso televendite di improbabili artisti disperati e casi umani scelti con una cura inimmaginabile degna di un vero re del trash. Ospite delle squallide dimore degli artisti, Dipré mira al riscatto di realtà esuberanti, come lui ama definirle, muovendosi al loro interno con ritmi blandi e divertiti, un look da ragioniere spento, cravatte a buon mercato carnagione pallida e occhiaie profonde. Innumerevoli perle trash ci regalano i suoi artisti svogliati allucinati o semplicemente maniaci del sesso. Ricordiamo, soprattutto, il grande Osvaldo Paniccia che ci ricorda con sguardo inquietante e voce roca che : “L’arte è una cosa seria!”. Insomma un mondo incantato galleria inesauribile di spunti trash che meriterebbe ancora moltissimo spazio.

Dopo Diprè riprendere le fila del discorso e ritornare alla canzone d’autore non è stato facile. Per fortuna che nel piccolo studio di Radio Contrabanda c’erano due giovani e davvero bravi cantautori trentini e una altrettanto brava violinista, trentina anche lei. Luca Porcelluzzi l’avevate già conosciuto qualche tempo fa, era passato a Zibaldone a farci sentire alcune delle sue canzoni ed ha partecipato anche nel nostro The Zibaldone Radio Experience. Questa volta è ritornato, in occasione di un bel concerto tenutosi al Bar Pastis, per proporci tre nuove canzoni (una proprio dedicata allo storico locale del barrio chino di Barcellona). Ed è venuto accompagnato da Francesca Ferrai e soprattutto da Luciano Forlese, che ci ha deliziato con altri due pezzi in una meravigliosa live session condita da una chiacchierata sulla musica, la poesia e la vita. Se volete conoscere la musica e i progetti di Luciano Forlese, cliccate qui.

Le sorprese di questa puntata di Zibaldone però non finiscono qui… è tornato infatti a farci visita anche il grandissimo Roberto Fenocchio, il creatore di questo programma radiofonico in italiano 15 anni fa, nel novembre del 1997. «Dalle langhe con furore», avrebbe detto qualche regista italiano. Lui ci dice invece, con la sua ironia, «Dalla provincia di California con furore»…

Con la cara Laura ancora in patria, anche questa volta El último trago, ossia il consiglio musicale della settimana, tocca al Banzo che, ben contento, ci proponegli X-Mary, quartetto lodigiano che ridendo e scherzando ha già pubblicato sei album (l’ultimo, Green Tuba è uscito lo scorso febbraio) zeppi di pezzi tanto brevi quanto concitati, all’insegna di una disarmante varietà stilistica che li porta a spaziare impunemente tra rock, pop, funk, punk, hardcore, samba, bossa nova. A quest’ultimo genere appartiene il brano selezionato, Alle 18 le capre bevono che, fin dal titolo, ci lascia intuire l’unico vero collante dello schizofrenico suono del gruppo: Oun’ironia surreale e disarmante. Gustateveli.

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Del grande Leo, dei SUV e dell’autunno caldo (28 settembre 2012)

Non c’è miglior modo di iniziare Zibaldone che presentando un album fresco fresco come quello degli Hoosh, un gruppo nato nel 2008 nel nord est italiano e formato da Eryx e The Jab. Sonorità che ricordano la new wave dei primi anni Ottanta, mischiata però al rock e al punk del nuovo millennio. Ed una carica di rabbia politica ed esistenziale non indifferente. L’album si chiama proprio come loro, Hoosh, un nome che prende spunto dai versetti satanici. Non vi diciamo nulla più. Ascoltatevi questi due pezzi: Selfish e Man in the rain. E capirete tutto. Per saperne di più degli Hoosh, date un’occhiata qui.

Dal Friuli Venezia Giulia alla Catalogna il passo è stato breve per noi che siamo in uno studio radiofonico. E l’abbiamo fatto in compagnia di Ester Formosa, bravissima cantante ed attrice catalana. Ester era già passata dai nostri microfoni qualche mese fa in compagnia di Nico Casu che era venuto a presentarci il suo nuovo progetto, Elva Lutza, un duo sardo di altissimo livello. Questa volta Ester è ritornata per parlarci dei suoi progetti, passati e futuri. E soprattutto di due di questi: il meraviglioso album live Thank you Satan con il suo Ester Formosa Quartet, registrato nell’ottobre del 2011 al Teatre Lliure di Barcellona e dedicato al grandissimo Leo Ferré, tradotto al catalano da Joan Casas. Tredici pezzi arrangiati dal pianista Maurici Villavecchia. E poi il suo nuovo progetto, che è stato presentato a metà settembre qui a Barcellona e che vede Ester al lato di un altro grande della musica catalana: Adolfo Osta. Un omaggio alla canzone d’autore internazionale. Per saperne di più di Ester e dei suoi interessanti progetti, potete entrare nel suo sito.

Per la Repressione Today di questa puntata occhi prevedibilmente puntati sulla Manifestazione del 25-S e sul brutale apparato di repressione (valga la ridondanza) messo in atto dalla Policía Nacional. Difficile orientarsi nell’alluvione di dati, immagini, commenti e reazioni che hanno accompagnato questo giorno oscuro della storia spagnola recente. Il nostro incombustibile Banzo ci prova, ricostruendo le vicende che hanno preceduto la mobilitazione e le sue drammatiche conseguenze, tra feriti, arrestati e infiltrati. La rubrica di oggi ha poi avuto un’inattesa appendice a fine puntata, con la partecipazione dell’amico Nicola Tanno, fondatore di Stop Bales de Goma, che ha fatto un rapido punto della situazione sulle attività della sua associazione e ha commentato l’uso dei proiettili di gomma, sia da parte della Policía Nacional il 25-S, sia da parte della Ertzaintza durante lo sciopero generale dei Paesi Baschi il giorno seguente. Ne riparleremo…

Dopo tre settimane è ritornata finalmente nel nostro piccolo studio la carissima EvaVignini per il consueto appuntamento con la Trash Zone, che come sapete è dedicata al peggio del peggio che la cultura italiana ha prodotto negli ultimi decenni. Questa volta Eva è andata a pescare dal baule dei ricordi uno di quei personaggi davvero fastidiosi. Chi? Enzo Ghinazzi, in arte Pupo. La sua traiettoria è scandita da grandi successi trash, come Gelato al cioccolato e Su di noi. Ma anche da molti pettegolezzi, come quelli legati al poker e ai debiti (e ai prestiti del buon Gianni Morandi…) e (come no!) a Sanremo. Ricordate quella perla infelice di qualche anno fa insieme al principe Emanuele Filiberto di Savoia intitolata Italia amore mio?

Il nostro studio era pienissimo di amici, aficionados ed altri ospiti, come il grandissimo Alfri, in arte Dj ICE. Alfri è il gestore di un gran bel ristorante italiano e luogo di incontro qui a Barcellona, il Bacaro, ma oltre a tutto ciò è anche un personaggio conosciuto nel mondo televisivo italiano. Ve lo ricorderete senza dubbio per uno spot che ha avuto un immenso successo qualche anno fa: un rap ironico sui SUV che hanno invaso Milano (e non solo Milano) nell’ultimo decennio. E che ha avuto un sequel tirolese poco dopo. El ga el suv? Dj ICE ci racconta il come e il perché di tutto ciò!

La nostra Laura è lontana, impegnata nella vendemmia in terre confiscate alla mafia, e quindi il Consiglio musicale della settimana tocca al Banzo, che ci propone il catanese Enrico Lanza, in arte Mapuche. Autore finora di due sole pubblicazioni ufficiali, uscite entrambe nel 2011, il mini «Anima Latrina» e l’album «L’uomo nudo», Mapuche è un cantautore dedito a un indie-folk in bassa fedeltà permeato di ironia amara e surreale in pari misura. Con voce indisciplinata e impietosa, Mapuche tratteggia storie e riflessioni stranianti e scazzate che brillano di una luce poetica tutta particolare, evocando tra le righe lo spettro ingombrante di un grandissimo della nostra canzone, Rino Gaetano. Una proposta forse non per tutti, ma da seguire con interesse.

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Del Maestro, di Jaka e dei sentieri sonori che ci uniscono (21 settembre 2012)

Questo venerdì siamo partiti forte e vi abbiamo presentato l’ultimo album di uno dei maestri della musica contemporanea. O forse il Maestro: Bob Dylan. L’11 settembre è difatti uscito in tutto il mondo The Tempest, trentacinquesimo album in studio di un’icona del folk, del rock e della canzone d’autore internazionale. Dieci canzoni che hanno sullo sfondo la morte. Dieci splendidi pezzi. Ve ne abbiamo proposti due: Duquesne Whistle, di cui vi consigliamo anche di vedere il video, e Roll on John, una canzone dedicata a John Lennon.

Il primo ospite a entrare nel piccolo studio di Radio Contrabanda in questo venerdì 21 settembre è stato Gigi Colaci, grande agitatore ed organizzatore culturale. Molti di voi lo ricorderanno per la Cova de les Cultures, laboratorio artistico che nel Born prima, a Gracia poi, ha portato avanti per oltre un lustro centinaia di attività, dalla musica al teatro, dalle presentazioni alle esposizioni. Nel giugno del 2010 Gigi ha lasciato Barcellona e se ne è andato in Olanda e poi ha fatto ritorno nel suo Salento. E proprio a Lecce ora sta mettendo in piedi un altro spazio culturale, aperto a collaborazioni internazionali, anche e soprattutto con Barcellona. Il nome ve lo teniamo segreto, per il momento. Ma vi terremo informati degli sviluppi.

Dopo un agitatore culturale come Gigi Colaci non potevamo non continuare con un altro esponente della cultura italiana. Si chiama Jaka, siciliano di Trapani e fiorentino d’adozione, compagno di onde radiofoniche dalla storica Controradio e soprattutto incredibile musicista. Da ormai trent’anni attivo sulle scene italiane ed internazionali, Jaka è stato uno dei primissimi a far conoscere in Italia il sound system e il reggae con progetti personali e collaborazioni indimenticabili come quella con Luciano The Messenger, tra i tanti. Abbiamo incontrato Jaka a fine luglio nello studio degli Agricantus e ne è venuta fuori una gran bella chiacchierata insieme a Tonj Acquaviva, fondatore e leader della band siciliana che abbiamo avuto ospite in più d’una occasione qui a Zibaldone e che ci ha dato qualche news riguardo all’uscita del prossimo album degli Agricantus, Kuntarimari. Di Jaka abbiamo presentato il suo ultimo lavoro, Forza originaria, un album potente che si avvale di collaborazioni con i Sud Sound System, Queen Mary, Brusco, Ciscomanna e Hi Kee. E poi, in anteprima per Zibaldone, vi abbiamo fatto sentire anche il suo ultimo singolo, appena uscito: Patata Vastasa, una canzone ironica sul cibo e sul sesso in cui ha collaborato anche Mc Pat Onz (ossia, Patrizia Lo Sciuto), di cui vi suggeriamo anche il bel video. Per saperne di più su Jaka e seguire le sue attività e il suo programma radiofonico, date un’occhiata qui.

Dopo la parentesi tutta italiana della settimana scorsa, la Repressione Today del nostro incombustibile Banzo torna alle vicende catalane: quest’oggi il caso di Sergi García Rovira, trentatreenne barcellonese arrestato dai Mossos d’Esquadra dopo lamanifestazione dello scorso 13 luglio davanti alla sede barcellonese del Partido Popular, reo del lancio di un paio di uova e di una frase a muso duro a tre agenti in servizio. Detenuto per trentasei ore presso il commissariato di Les Corts, Sergi ha immediatamente denunciato i Mossos d’Esquadra per i maltrattamenti fisici e psicologici subiti e rischia a sua volta il carcere per vari capi d’accusa. Sergi ha poi raccontato la sua storia in un video, realizzato dalla piattaforma Rereguarda en Moviment, video che è stato recentemente oscurato sia da Youtube che da Vimeo e prontamente ripubblicato da vari utenti. L’unico commento ufficioso a questo vero e proprio caso di censura è arrivato da un discusso account Twitter gestito da membri della Brigata Mobile dei Mossos, @BRIMOcat, che è stato a sua volta sospeso pochi giorni dopo. Quasi un giallo, insomma. Come sempre, cercheremo di mantenervi aggiornati.

Questa settimana siamo ancora privi della nostra perla trash. La carissima Eva Vignini se ne è andata in quel di Roma e dovremmo aspettare fino al prossimo venerdì per pescare nel baule dei ricordi del peggio del peggio che la cultura italiana ha prodotto nell’ultimo trentennio. Noi, allora, abbiamo pensato di presentarvi un altro nuovo pezzo, in esclusiva in Europa solo per noi di Zibaldone. Si tratta dell’ultimo single di un cantautore e musicista di New York che vi abbiamo già fatto conoscere nel 2011: Gandhi. Il suo è un pop-rock dalle forte tinte british e con un retrogusto indiano che piace al primo ascolto. Gandhi è attivo da parecchi anni negli Stati Uniti, con concerti settimanali in vari locali di Brooklyn e di Queens. La canzone si chiama Anjali. Ascoltatevela e, visto che oggi siamo in vena di consigliarvi video, guardatevi anche il videoclip di gran fattura.

Dagli States al piccolo Lussemburgo. Sì, perché quest’oggi, dopo quella con Ricky Russo di In Orbita di Radio Capodistria, iniziamo un’altra collaborazione, quella con Berardo Staglianò, autore e speaker di un altro programma di culto: Sentieri Sonori di Radio Ara, una radio libera lussemburghese che come la nostra Contrabanda esiste e resiste da una ventina d’anni. Berardo ci ha parlato del suo Sentieri Sonori (in onda tutti i sabato dalle 11.30 alle 13.00: si può ascoltare anche in streaming da qui), un programma che si dedica specialmente alla musica indie, ma non solo, e delle mille attività che lo vedono protagonista in Lussemburgo, come l’organizzazione del festival Panoplie Italian Night 6, incontro musicale di grande successo che quest’anno ha avuto come ospiti i Calibro 35, tra gli altri. Berardo ci ha anche mandato alcune primizie che vi abbiamo proposto senza se e senza ma: l’ultimo singolo di Alessandro Fiori, Il gusto di dormire in diagonale, e un gran pezzo degli A Classic Education, Forever Boy. Berardo ritornerà su Zibaldone ad ottobre: preparatevi!

Per chiudere la puntata, non poteva mancare il consiglio musicale della settimana. O sarebbe meglio chiamarlo: El último trago. Oggi la nostra cara Laura non c’è e mancherà per un mese intero, tra viaggi e miraggi nella bella Trinacria. Ci abbiamo pensato noi allora a proporvi un altro gruppo emergente della penisola italica. Si chiamano Sailor Free. Dal loro ultimo lavoro, uscito da poco e prodotto dalla TIDE, intitolato Spiritual Revolution, ci siamo ascoltati A New World. Tra il rock e il post rock, tra le influenze di un soft metal e le ispirazioni letterarie di J.R.R. Tolkien, eccoli con David Petrosino (voce, piano e tastiere), Stefano «The Hook» Barelli alla chitarra, Alphonso Nini al basso e Stefano Tony alla batteria.

Come diceva Tierno Galván, «A colocaros, que es viernes por la noche». E come diceva Santiago Carrillo «El capitalismo puede llegar a destruir la especie humana». Ciao Santiago! E buona Mercè!

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Di ballate anarchiche, di cantautori con la doppia personalità e di strani numeri di telefono (14 settembre 2012)

In questa settimana caliente a Barcellona, non tanto per un autunno che si preannuncia come quello del ’69 con le manifestazioni dei sindacati e dei movimenti sociali contro la distruzione del Welfare State, ma per la massiccia manifestazione indipendentista di martedì 11 settembre con oltre un milione di persone in piazza per chiedere la secessione da Madrid e l’indipendenza della Catalogna, noi, qui a Zibaldone, si comincia con un aire di Andalusia. Insomma, evitiamo di parlare della vexata quaestio e lasciamo parlare José Mercé. E poi musica, molta musica. Musica e canzone d’autore, per essere più precisi.

È venuto finalmente a trovarci un bravo cantautore e poeta sardo che, dopo aver gironzolato per l’Europa, vive da qualche tempo a Tarragona. Con Samuele Arba abbiamo chiacchierato della vita, delle città e della natura, degli anarchici e della voglia di giustizia sociale, della necessità di isolarsi da un mondo che pare impazzito e di un’altra necessità: quella di scrivere e di cantare. Samuele ci ha presentato il suo ultimo album, Es lo que hay. E ci ha parlato del suo nuovo progetto, ancora più politico e più profondo, che vedrà la luce tra pochi mesi. Sulle note di Balada para la libertad arrebatada, di La Ravachole (su un testo del francese Sebastian Faure) e di un’altra ballata, quella delle stragi irrisolte, Samuele ci ha lasciato sbirciare nel suo mondo musicale e poetico. E proprio con una poesia, Il vacanziere – tratta dalla sua penultima raccolta poetica, Viaggio in me stesso – ci ha voluto salutare. A suo modo. Con molta ironia. Per saperne di più sulla musica e i progetti di Samuele Arba, date un’occhiata qui.

Seconda puntata in versione «monografica» per la Repressione Today dell’incombustibile Banzo. Oggi, lasciate momentaneamente da parte le sventure spagnole & catalane, si torna in Italia per un excursus su una discussa (perché discutibile) iniziativa di Forza Nuova, che ha lanciato nei giorni scorsi vari osservatori regionali

contro il razzismo antitaliano. Ma non aspettatevi numeri verdi: all’atto pratico si tratta dei telefoni personali di alcuni volenterosi (questo va riconosciuto) attivisti del movimento, disposti a fornire un non meglio precisato «supporto legale e militante» a tutti i cittadini italiani vittime di «abusi, discriminazioni, violenze, ingiustizie, sopraffazioni» da parte di immigrati regolari e non. Il Banzo analizza dettagliatamente il caso di Ravenna, sua provincia nativa, addentrandosi con coraggio nei terreni scivolosi della cronaca locale. In coda, una menzione anche per i sette attivisti antifasciti di Isernia condannati a una multa di 1350 euro a testa per avere protestato cantando Bella ciao fuori da una sala della provincia dove si stava svolgendo la presentazione di un libro patrocinata da Casapound: si sarebbe infatti trattaro di manifestazione non autorizzata. O tempora, o mores

L’assenza della nostra carissima Eva Vignini e della sua Trash Zone ci porta a scoprire altri lidi della satira nostrana. Ancora una volta vi proponiamo Alberto Patrucco, comico irriverente e capace, che ci fa rifare un tuffo nel non sense italiano, tra fenomeni da baraccone televisivi, politici sui generis e una società che, spesso, fa venire il latte alle ginocchia.

Dopo politica e satira, siamo ritornati al filo rosso di questa puntata di Zibaldone: la canzone d’autore. E dopo un italiano come Samuele Arba abbiamo avuto il piacere di avere con noi un esponente del nuovo cantautorato catalano: Jordi Pèlach. A dire il vero, Jordi era già venuto a trovarci a inizio anno, ma sotto lo pseudonimo di Alex Cabin, il suo alter ego musicale negli ultimi anni. Questa volta abbiamo voluto andare fino in fondo e scoprire chi è e cosa fa Jordi Pèlach. E soprattutto chi era e cosa ha fatto. Cantautore con forti tinte di un pop introspettivo di qualità, Jordi ci ha raccontato – quasi si trovasse nello studio di uno psicologo – la sua carriera, dai suoi inizi all’attualità. Dai bagni di folla (sì, cari aficionados di Zibaldone, erano proprio dei bagni di folla!) come voce e leader del gruppo rock Asuntos al periodo spagnolo di Alex Cabin fino a questi ultimi mesi, dove Jordi ha voluto riprendersi la sua vera identità e il suo vero nome. Quella di Jordi Pèlach. E ci ha presentato, suonandoci un paio di pezzi live, il suo ultimo EP: Geometria celestial. Un vero rebus, direte voi. Ma forse non tanto. Sentitevi l’intervista e soprattutto la sua musica e capirete molte cose.

Ed è giunto il momento del último trago, l’ultima canzonetta da gustare prima di andare via. Cosa avrá rovistato oggi Laura nel fondo della bottiglia?  Sulle note di una puntata tutta di parole e corde, chiudiamo con un gruppo che è quasi un cantautore: si chiamano Dimartino (come il cantante e l’autore, appunto), sono il frutto di ricomposizioni e aggiustamenti dei passati Famelika, sono palermitani e sanno proporre una metabolizzazione accurata e per nulla scontata della cultura musicale italiana. Collaborano con Vasco Brondi (Le Luci della Centrale Elettrica) e con Giovanni Gulino (Marta sui Tubi), ripescano De Gregori e sparano a Capossela, pedalano distratti verso la provincia di un’eterna ed obbligata gioventù. Ci ascoltiamo un pezzo dal secondo (e ultimo) album, prodotto dalla Picicca Dischi qualche mese fa: Non siamo gli alberi.

Buon ascolto e a venerdì prossimo!

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Di loschi affaristi, di fotografi coraggiosi, e di altri viaggi (7 settembre 2012)

Prima puntata di settembre del nostro Zibaldone. Molta musica e gran belle chiacchierate, cari aficionados, mentre l’estate sembra tenere botta e posticipare l’arrivo dell’autunno e la caduta delle foglie dagli alberi. Si comincia subito con del rock anglosassone come quello “d’epoca” di Neil Young e quello freschissimo di Luther Russell per introdurre il primo ospite della puntata di oggi. In collegamento da Trieste abbiamo avuto il grande Ricky Russo, autore e speaker di In Orbita, programma culto di Radio Capodistria. Dopo otto anni ininterrotti di radio, Ricky ha deciso di prendersi qualche mese di ferie: il mese di agosto a Londra e l’autunno a New York. Approviamo in toto la scelta di Ricky. E noi, allora, si è pensato di proporgli di tenerci al corrente dei suoi viaggi e delle sue scoperte musicali nel mondo anglosassone con dei collegamenti mensili. Oggi tocca a Londra, tra il concerto (l’ultimo?) dei Blur e il ritorno degli Afghan Whigs, tra negozi di vinili e mostre da vedere assolutamente. Ricky ritornerà qui a Zibaldone tra circa un mese e ci racconterà le prime impressioni dalla Grande Mela. Per saperne di più, date un’occhiata al suo blog.

Dopo esserci ascoltati il rock dalle forti tinte blues di Luca Lucchesi, un altro triestino doc che sarà presto qui ai nostri microfoni, è stato il turno di un altro viaggiatore. Il nostro caro Carlo Taglia, in viaggio da oltre dieci mesi tra l’Asia e l’America Latina. Dopo la Colombia e l’Ecuador, Carlo è arrivato in Perù dove gironzola da oltre un mese, tra le isole del Lago Titicaca e il vulcano Misti, nei pressi della città di Arequipa. Per seguire il viaggio di Carlo, cliccate qui.

Piccoli aggiustamenti strutturali per la Repressione Today dell’incombustibile Banzo: a partire da questa puntata, alle consuete carrellate di notizie a cavallo tra Italia e Spagna si alterneranno «episodi monografici» dedicati all’approfondimento. Cominciamo con la questione Eurovegas, che aveva già fatto capolino in precedenti edizioni della rubrica: si passa da dettagli inediti su vita, opere e pensieri di Sheldon Adelson, il magnate americano promotore del progetto e già proprietario di quattro casinò con la sua Las Vegas Sands Corp. a un’analisi dell’opacità informativa che ha caratterizzato le trattative tra Adelson & Co. e le autorità spagnole e catalane, in un ambiguo gioco di smentite e allusioni nel quale ha dimostrato di primeggiare l’ineffabile presidentessa della Comunidad de Madrid, Esperanza Aguirre. Un accenno anche ai futuri scenari che potrebbero aprirsi dopo l’annuncio di accordi definitivi, che a quanto sembra è imminente.

Oggi siamo privi, ahimè, del solito incontro con il trash italiano. La nostra carissima Eva Vignini se ne è tornata a Roma e da quanto pare ci starà ancora qualche settimana. Per oggi, insomma, niente tuffo nel passato scabroso della cultura dell’italiano medio dell’ultimo trentennio. Ma abbiamo trovato un degno sostituto per farvi ridere e sorridere: Alberto Patrucco, bravissimo comico e monologhista che spara a zero sulla politica e la società italiana. Sentitevelo. Anche perché ad aprile lo avremo qui a Barcellona per uno spettacolo nell’ambito del festival di cantautori Cose di Amilcare.

E mentre c’ascoltiamo Nottambula dei Nobraino arriva in studio il nostro caro Angelo, con il suo sipario imprevisto e imprevedibile, con la sua rubrica ballerina Volatili per Diabetici. Con l’accompagnamento musicale dei Kraftwerk c’addentriamo in un racconto allucinato e lucido sui disastri del nostro tempo: le immagini sgranate e impietose di Igor Kostin, fotografo che da quel terribile 26 aprile 1986 ha ritratto passo dopo passo la tragedia di Chernobyl, insieme al racconto limpido che ne ha saputo fare, sono un vero e proprio viaggio attraverso un’umanità stravolta e devastata, attraverso un paesaggio ferito a morte, da un incidente imprevisto che con violenza è arrivato a troncare l’illusione dell’eterno progresso. A quasi trent’anni dall’accaduto (e tutti s’accalcarono a negarne la gravità, a rimuovere, a fingere che nulla fosse successo), a poco più di un anno dall’esplosione di Fukushima, la riflessione sull’energia nucleare è ancora aperta, e ancora viva è la fiducia verso una scienza che produce e avanza senza interrogarsi sui danni e sui rischi, nè su quale sia la direzione. Igor Kostin con il suo sguardo attento, arrabbiato e profondamente umano, ci ricorda invece che viviamo sulla terra e che con quella è necessario fare i conti.

In questa estate che volge lentamente al termine c’ha lasciato  -all’età di novantatrè anni- una grande donna, una grande voce che dal Messico ha fatto il giro del mondo, la «dama del poncho rojo», la straordinaria Chavela Vargas. La salutiamo ascoltandoci uno dei suoi successi, En el ultimo trago, sperando che ci resti un po’ della sua travolgente energia. E Laura ci propone l’ultimo sorso di oggi, quello che si sorbisce dal fondo della bottiglia prima di andare via, come dice Chavela. Oggi la canzonetta sul finale viene dalla Sicilia: sono palermitani, sono irrequieti, sono attenti e stizzosi (così si dichiarano), si condiscono di folk e di fiati e da qualche anno a questa parte stanno riscuotendo approvazioni e premi. Sono le Cordepazze, anche loro presenti nell’album La leva cantautoriale degli anni zero promosso dal Club Tenco e dal MEI. In attesa del nuovo lavoro che uscirà a novembre, c’ascoltiamo un brano dal disco d’esordio, I re quieti, del 2010: ecco a voi, La sinfonica sociale.

Chiudiamo tutti i sipari disparati di oggi e vi salutiamo: a venerdì prossimo!

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Di stelle del cinema, di negritudine e di bambole di pezza (31 agosto 2012)

Pare proprio che l’estate sia giunta al termine. E anche questo torrido mese d’agosto. E noi abbiamo deciso di ricominciare la nuova stagione di Zibaldone il giorno prima che inizi settembre. Finalmente lo studio di Contrabanda non è una sauna, la città non è più solo carne da cannone per turisti e si respirano i primi vagiti di un autunno che dovrebbe essere molto caldo. Ma di questo ne abbiamo parlato con calma durante questa prima trasmissione e ne parleremo nelle prossime puntate, seguendo gli sviluppi di quello che sta succedendo qui in Spagna. Prima di tutto, però, una poca di buona musica: Alemartini, un bravo musicista italiano residente in Francia che aveva accompagnato Toni Bruna qui a Barcellona, e i Noir désir con un pezzo che capita a fagiolo: Septembre, en Attendant.

La musica di Ennio Morricone ci riporta al grande cinema italiano. Sì, perché sono tornati a trovarci Sergio Sivori e Cristina Giordana di Laboratorium Teatro per presentarci un’interessante esposizione, Estrellas del cine italiano, che raccogliedocumenti, fotografie, riviste e spezzoni di film tratti dagli archivi privati di una delle più conosciute coppie del cinema italiano: Claudio Gora e Marina Berti. Una coppia dietro la cinepresa e nella vita, che iniziò negli anni Trenta, con il cinema dei telefoni bianchi e che arrivò fino alla fine degli anni Novanta partecipando in film indimenticabili come Il testimone e Un maledetto imbroglio di Pietro Germi o La donna della domenica di Luigi Comencini. Gli aneddoti che ci hanno raccontato Sergio e Cristina sulla vita della coppia Gora-Berti sono moltissimi e hanno a che vedere con miti nazionali ed internazionali del calibro di Vittorio De Sica e Buster Keaton. L’inaugurazione sarà venerdì 7 settembre, alle 20h15, all’Anaglifos Art Factory (C/d’en Monec 17), ma durante tutto il mese di settembre ci saranno altre attività organizzate nell’ambito di questa esposizione. Per maggiori informazioni, date un’occhiata qui.

Dopo la pausa estiva torna anche la Repressione Today dell’incombustibile Banzo, con un condensato di notizie agostane drammaticamente simile a un bollettino di guerra. Dopo un fugace riferimento ai casi universalmente noti delle Pussy Riot e di Julian Assange, si torna in Spagna per parlare di Juan Manuel Sánchez Gordillo, sindaco del quasi utopico paesino andaluso di Marinaleda e da circa un mese nell’occhio del ciclone in quanto ispiratore di un «esproprio forzoso» in due supermercati (un Mercadona e un Carrefour) a favore di alcune mense sociali della zona: e mentre nel punto vendita Carrefour la questione si è risolta con un gentlemen’s agreement e una donazione da parte del supermercato stesso, gli strascichi legali dell’azione al Mercadona sono ancora incerti, con quattro sindacalisti accusati di furto con violenza e intimidazione e lo stesso Sánchez Gordillo che potrebbe vedersi imputato dal Tribunale Supremo di Giustizia andaluso proprio come ispiratore del reato. Un riferimento anche per la campagna di obiezione contro la riforma sanitaria che a partire dal primosettembre lascia molti cittadini, soprattutto stranieri senza permesso di soggiorno, privi di assistenza medica. Si è poi parlato a lungo della vicenda di Juan Pablo Torroija, cittadino argentino residente a Girona e attivo nel movimento okupa locale, misteriosamente morto lo scorso luglio sotto custodia della polizia, e il cui caso è stato frettolosamente archiviato come suicidio, tra depistaggi e palesi irregolarità procedurali. Per concludere, la storia terribilmente simile di Wandi Farreira, ventunenne domenicano residente a Santa Coloma morto a sua volta sotto custodia in circostanze torbide, prontamente liquidate come suicidio. Solo coincidenze o siamo in presenza di un sinistro modus operandi? La notte si fa sempre più nera…

Finisce agosto, le sedie a sdraio a strisce bianche e rosse restano abbandonate sulla spiaggia, si chiudono gli ombrelloni e da una radiolina un arrangiamento dance ci ricorda che L’estate sta finendo… E noi in questa fine estate non potevamo non rispolverare ilgruppo che ci ha rifilato un successo stagionale dopo l’altro in quei frivoli e luccicanti anni Ottanta: i Righeira, i Duran Duran di casa nostra, il gruppo che ha inventato la disco-dance all’italiana, il duo (ovvero, Michael e Johnson) che ci ha regalato indelebili colonne sonore delle nostre vacanze. Come dimenticarli? Occhiali da sole, coreografie stroboscopiche, esotismi spagnoleggianti e danze robotiche: quella leggerezza un po’ amara delle notti in discoteca, della gioventù fugace, della precarietà di chi si guarda nelle tasche e ammette di trovarle vuote (come recita un’altra hit, No tengo dinero). Un vero toccasana in questi tempi di crisi.

Dopo il faceto toccava ritornare al serio. E questa volta l’abbiamo fatto insieme a Luca Giliberti, antropologo italiano residente da tempo qui in Catalogna. Luca sta lavorando da alcuni anni con le comunità di adolescenti dominicani dell’hinterland barcellonese e in Repubblica Dominicana. Con la crisi (o “la truffa”, come l’ha definita acutamente Luca) la situazione è peggiorata notevolmente: alti tassi di disoccupazione, aumento della criminalità, aumento della repressione, creazione dello spauracchio delle bande latine da parte dei mass media, emigrazione “di ritorno”… Il razzismo è sempre presente, purtroppo, e la xenofobia sta prendendo piede anche qui in Catalogna, come il fenomeno di Plataforma X Catalunya ha messo in luce negli ultimi anni. Quali sono le reazioni a tutto ciò da parte di questi adolescenti? Come reagiscono a questa situazione? Luca ci ha raccontato la sua esperienza e ci ha portato alcune chicche musicali, dove le storie di violenza e il concetto di negritudine hanno un notevole protagonismo.

Come dicevamo, in questo agosto rovente molte cose hanno infiammato la pubblica opinione, e tra queste il processo e la condanna alle Pussy Riot, le tre giovani punk russe dal cappuccio colorato e dalle retorica antipatriarcale. Sono estreme, sono ribelli, si sono esposte in un gesto provocatorio per ridicolizzare pubblicamente il regime di Putin: ma sono anche donne, e questo ha significato una carica aggiuntiva di polemiche e offese, tra le accuse di esibizionismo e le varie lusinghe – non richieste – sulla bellezza delle tre artiste. Perchè ancora nell’immaginario collettivo essere rock e ribelle è cosa che compete al mondo maschile, e si reagisce con fastidio a ciò che non è conforme. Così che in questo finale di puntata abbiamo deciso di andare a cercare in Italia la musica portata sul palco dalle donne, e abbiamo trovato un fiorire di proposte che vanno dal punk all’indie rock, dalla Calabria (Le Rivoltelle) al nord est padovano (come le rockabilly U.B. Dolls). E ci ascoltiamo una band ormai storica, che ha aperto un po’ la strada a questo genere: sono femministe, sono arrabbiate, suonano dal 1997 e si chiamano Le Bambole di Pezza. Vi salutiamo con un pezzo molto punk che ci può preparare all’autunno che c’aspetta: Strike!

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Di mastri liutai e di profeti, ovvero l’ultima prima dell’estate (27 luglio 2012)

E anche quest’anno, cari aficionados di Zibaldone, siamo arrivati all’ultima puntata del nostro programma radiofonico prima delle vacanze estive. Sì, anche noi ce ne andiamo in vacanza. Vacanze sui generis, senza dubbio, ma quello che importa è che stacchiamo la spina per ritornare tra un mese, esattamente il 31 agosto, con le pile cariche e le spade sfoderate. Quindi godetevi l’ultima puntata del nostro Zibaldone, che è piena di sorprese, con un’atmosfera da ultimo giorno di scuola: scanzonata, sudaticcia, caotica, vivace.

Chi è venuto a trovarci nella prima parte della puntata è un creatore di strumenti musicali. E molto di più. Si chiama Miguel Miralles ed è il fondatore di Flow not only guitars, uno spazio dove si costruiscono e si riparano chitarre –ma non solo– e si fanno corsi per la riparazione di strumenti musicali. Un’idea davvero interessante quella di Miguel. E soprattutto una creatività, un gusto e delle capacità tecniche davvero difficili da trovare. Miguel è da oltre dieci anni che crea chitarre: iniziò con il fabbricante di chitarre classiche Ricardo Segura e quello di strumenti rinascimentali Miguel Ordaz e continuó con Jerzy Drozd, uno dei migliori fabbricanti di bassi artigianali esistente al mondo. Con Miguel abbiamo parlato di questa professione, quella del liutaio, vecchia come il mondo, ma apparentemente a rischio di estizione, da quando la Stratocaster ha fatto il suo ingresso nel mondo musicale e da quando, soprattutto, si trovano sul mercato a prezzi irrisori chitarre provenienti dall’Asia. Miguel è un liutaio del terzo millennio, che sa adattare l’arte della creatività e anni ed anni di lavoro alla società liquida di Bauman e al mondo globalizzato. Per saperne di più, entrate qui.

Si ferma Zibaldone, e si ferma di conseguenza per tutto agosto anche la rubrica Repressione Today dell’incombustibile Banzo. Soltanto la rubrica e non il suo oggetto, conclude l’amareggiato curatore. In questa puntata, lo sgombero del CSOA Barrilonia, punto di riferimento della Rambla del Raval e di un quartiere tutto, su ordine del sindaco Trias che adduce come motivazione non meglio precisate carenze strutturali dell’edificio. Immediata la solidarietà e le proteste dei vecinos; un salto in Italia, con una riflessione sulle pesanti condanne inflitte a cinque no global (come si diceva allora…) per la guerriglia urbana del G8 genovese, e sulle lacune e contraddizioni del codice penale italiano, soprattutto a fronte delle pene inflitte per i fatti della Diaz ; le iniziative della Piattaforma Afectados por la Hipoteca, con un piccolo spaccato, anche statistico, delle innumerevoli famiglie sfrattate dalla crisi negli ultimi quattro anni; e per concludere, l’ennesima sparizione di Don Mariano Rajoy, che dribbla il consueto appuntamento estivo col discorso sullo stato della nazione, in questo brillantemente sostituito dagli indignati del 15M madrileno. Ci si risentirà in autunno, un autunno che prevediamo fin troppo caldo…»

Come procedono i peregrinamenti e le esplorazioni del nostro giramondo Carlo Taglia? L’ultima volta era sbarcato, dopo un viaggio di tre settimane, nella costa del sudamerica. Dopo un mese di Colombia, ci racconta di un paese tormentato dalla guerra contro le Farc, ma anche di cerimonie sciamaniche e riti purificatori. Ora ha raggiunto l’Ecuador, se vogliamo seguire il suo viaggiare in questo lungo agosto che ci attende, teniamo d’occhi il suo blog.

E come di consueto la cara Eva Vignini ci introduce negli angoli più bui del Trash nostrano, rispolverando un notissimo duo di comici bolognesi che tra gli anni 80’ e 90’ presero parte ad alcuni dei film più scadenti della televisione italiana. Gigi e Andrea. Come Max pezzali e Mauro Repetto, Jerry Calà e Massimo Boldi, anche questo duo  sembra ispirarsi al leit-motiv del Trash Italiano, ovvero : l’eterna e frustrante ricerca di grazie femminili totalmente al di sopra delle proprie possibilità.  E così Gigi e Andrea con una naturale limitatezza espressiva finiscono per interpretare sempre gli  stessi ruoli, come quello dei  due trentenni disoccupati bolognesi di “Acapulco..prima spiaggia a sinistra” che sognando un’estate avventurosa nelle spiagge di Acapulco. Si ritrovano invece a Cesenatico a destreggiarsi con goffi e mal riusciti tentativi di rimorchio al grido di Che ci do..che ci do che ci do ennesimo inascoltabile brano musicale . Una comicità insulsa che tuttavia ci  ha infastidito per quasi un decennio approdando alle trasmissioni più squallide della televisione italiana.

Il secondo ospite di questa puntata ad alto tasso estivo è una voce che non è affatto nuova agli ascoltatori di Zibaldone. Il suo nome è tutto un programma: Riot Über Alles. Ossia, tumulto, rivolta o insurrezione – che dir si voglia – sopra ogni cosa. Riot è poeta, performer, pittore, grafico… un artista a tutto tondo, insomma. E con una carica energetica incredibile. E tra le altre cose, insieme al mitico Paloma, porta avanti da ormai 17 anni Chanquete ha muerto, un programma geniale e controcorrente su un’altra radio libera barcellonese, Radio Bronka. Riassumervi quello che si è detto in compagnia di Riot è praticamente impossibile: con Riot tutto diventa un flusso di coscienza, un qualcosa di simile all’Ulisse di Joyce mischiato con Jello Biafra, la new age e le camicie di lino di Julio Iglesias, un apparente non sense carico di significati e di significanti, una risata consapevole sui mali della nostra società che seppellirà i manager in doppiopetto pieni di stress. Brainstorming anarco-dadaista lo chiamerebbero nella swinging London o suono di rivoltelle in una galleria d’arte lo definirebbero nel South Bronx. È quel che è, sarà quel che sarà. Ma vi consigliamo di ascoltare Riot, un profeta anti-profeta della ciudad condal. Per essere al corrente di tutto quello che fa, dice e pensa Riot, date un’occhiata qui.

La puntata si chiude come sempre col Consiglio musicale della settimana, che questa volta la nostra Laura ha affidato fiduciosa all’incombustibile Banzo; il quale, dopo lo straordinario macello di Riot Über Alles, manda tutti a casa con i Ronin, che spezzano un po’ la tradizione cantautoriale della rubrica con le loro affascinanti soundtrack immaginarie, sospese tra le suggestioni del western morriconiano e contaminazioni etniche di varia origine e provenienza. Creatura del poliedrico Bruno Dorella, agitatore dell’underground italico e già coinvolto in progetti importanti come OvO, Bachi da Pietra, e più indietro nel tempo Wolfango, la band ha pubblicato quest’anno il suo quarto lavoro sulla lunga distanza, Fenice, dal quale ci ascoltiamo l’epica Benevento, titolo fuorviante e sound lanciato impetuosamente sulle piste dell’Ovest. E non poteva esserci conclusione più perentoria.

E’ suonata l’ultima campanella, c’accalchiamo di corsa verso l’uscita, buone vacanze a tutti!

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Di rivoluzionari bulgari e di conversazioni a New York (20 luglio 2012)

Nella calura del nostro piccolo studio abbiamo voluto iniziare questa puntata ricordando il movimento Occupy Wall Street con una piccola perla musicale: l’ultimo pezzo di Jello Biafra and the Guantanamo School of Medicine, SHOCK-U-PY!, dedicato proprio al movimento che da quasi un anno ormai sta lottando a Manhattan, tra Zuccotti Park e il Raging Bull del Financial District. E la ragione di questo pezzo in apertura di puntata non si deve solo alla perla di Biafra né al fatto che come consuetudine parleremo di Repressione e di movimenti a Barcelona ed in Spagna, ma soprattutto al fatto che di New York ne parleremo nella seconda parte del nostro Zibaldone insieme a Riccardo Massari Spiritini.

Il nostro primo ospite, però, ha poco a che vedere con tutto questo. Ci siamo immersi di colpo nella musica popolare europea con Nico Casu, voce e tromba degli Elva Lutza, una giovane formazione nata meno di un anno fa in Sardegna. Il nocciolo duro degli Elva Lutza sono Nico Casu e Gianluca Dessì alla chitarra e al bouzouki, ma questo meraviglioso duo si avvale di collaborazioni di prestigio di artisti italiani e anche catalani. Con Nico si è chiacchierato di musica popolare, di Sardegna, della situazione della musica in Italia e, en passant, vi abbiamo presentato il loro primo lavoro, in anteprima per Zibaldone: l’album omonimo Elva Lutza difatti sarà in vendita solo da fine agosto in Italia, Spagna e Germania. Musiche che fanno viaggiare e che fanno sognare. E che ci riportano ad una dimensione europea della musica popolare: dalla terra e le tradizioni sarde di Sa mama alla poesia di Federico García Lorca in Deo torro (El regreso) fino alla storia di un rivoluzionario bulgaro come quella raccontata in Maked’oro. E poi le collaborazioni, come quella con Kaballà in La ferita, quella con Elena Ledda in No poto, no potes o quella in Complas de Purim con Ester Formosa, che era in studio con noi e che tornerà a trovarci dopo la pausa estiva. Per chi volesse saperne di più sugli Elva Lutza, basta entrare qui.

Dopo la edizione super extended della scorsa puntata, torna al suo formato abituale la Repressione Today dell’incombustibile Banzo che, a scanso di equivoci inizia la puntata avvisando che eventuali refusi sono da attribuirsi all’afa accecante che è tornata a impossessarsi dello studiolo. Nel giorno in cui lo spread dei titoli di stato spagnoli sfonda per la prima volta la soglia simbolica dei 600 punti, il Banzo ci parla dell’ormai proverbiale que se jodan della deputata popolare Andrea Fabra, del bilancio degli scontri a Madrid dopo la manifestazione anti-tagli del 19 luglio e dell’ultima vittima delle famigerate balas de goma, ancora a Madrid ma in occasione della marcha minera dello scorso 11 luglio: una donna di 54 anni che ha riportato danni di grave entità a fegato e reni. Sul fronte balas, c’è anche la buona, o perlomeno «non cattiva notizia» che il governo catalano sarà tenuto a presentare uno studio sull’uso e la pericolosità dell’arma entro la fine dell’anno solare (noi non crediamo alle profezie maya!). Si è parlato anche dell’espulsione delle cosiddette «donne del carbone» dal parlamento spagnolo nel corso di una seduta parlamentare e dell’interminabile onda lunga dello sciopero del 29M, che ha portato a sei nuovi arresti, questa volta a Sabadell. Fra gli arrestati anche Pau Llonch, MC del gruppo hip hop catalano At Versaris. Nonostante il sole estivo i tempi son nerissimi.

E dopo la Repressione ritorna l’humor della Trash zone della pur sempre cara Eva Vignini che ci introduce in una riflessione quasi esistenziale sull’essenza del trash e sull’immancabile fenomeno del tormentone estivo. Un fenomeno mistico ed inspiegabile che invade le nostre estati con prepotenza e ci porta a canticchiare come un mantra canzoncine caratterizzate dal testo improbabile e dall’assenza di logica, lasciandoci sopraffatti dalla sensazione di aver perso per pochi attimi la capacità di intendere e di volere. Rispolverando un vecchio tormentone dell’estate del 1991, ci siamo riascoltati uno dei maggiori successi dei Trettre, peculiare formazione di comici napoletani che ha infestato le trasmissioni più ignobili del tubo catodico raggiungendo un’immensa popolarità all’inizio degli anni ’80 grazie ad uno dei programmi televisivi che ha fondato alcuni dei pilastri più significativi della cultura trash: il Drive in. Guazzabuglio non sense di inglese e napoletano Beach on the beach ci catapulta nell’atmosfera estiva delle torride estati anni 90 tra costumi scosciati e colori sgargianti esibiti sulle spiagge al ritmo di musica scadente.

Con il sottofondo di una musica “da supermercato”, come l’ha definita lui stesso, è ritornato finalmente ai nostri microfoni il grandissimo Riccardo Massari Spiritini, artista a tutto tondo, con cui, in questa occasione, abbiamo parlato di free jazz e di New York. O meglio, dell’Ictus Records Nights at the Stone, che per i non addetti ai lavori è stato l’intenso festival organizzato nella prima metà di aprile dall’etichetta Ictus Records di Andrea Centazzo nello Stone, il mitico locale di John Zorn a Manhattan, proprio sul confine tra il Lower East Side e l’East Village. Noi c’eravamo, come si suol dire. E insieme a noi c’erano delle vere e proprie istituzioni del free jazz e della impro music, come Joe Giardullo, Perry Robinson, Lisle Ellis, Anthony Coleman, Henry Kaiser, Giancarlo Schiaffini, Carlo Actis Dato, Roberto Ottaviano e appunto Andrea Centazzo. Insomma, chi, dopo Steve Lacy, il padre del free jazz, ha dato un senso a questo genere musicale dagli anni Settanta in avanti. E proprio a metà degli anni Settanta nel nord est italiano era nata la Ictus Records, che con questo festival ha compiuto 35 anni, plasmati in un meraviglioso cd –Ictus Records 35th Anniversary Collection che raccoglie 18 pezzi inediti dei migliori musicisti attivi a livello mondiale tra 1977 e 2011. Ma allo Stone si sono visti anche molti giovani di talento, soprattutto italiani, come Achille Succi e Marco Cappelli. Per immergervi nel free jazz e in questo importante festival, vi abbiamo fatto sentire proprio le voci di Andrea Centazzo e di Carlo Actis Dato, che siamo riusciti ad intervistare tra una sessione e l’altra nei camerini dello Stone. E tra una chiacchiera e l’altra vi abbiamo proposto alcune perle dall’album della Ictus Records, da 10 of Dukes + 6 originals di Steve Lacy e da Zhon Guo’ – Cina! della Actis Band. Per chi volesse saperne di più sulla Ictus Records, basta dare un’occhiata qui.

E come di consueto arriva Laura a portarci l’ultima canzonetta della puntata, ripescata nel fertile mondo dei dischi d’esordio. Questo è arrivato il 6 gennaio, insieme ai regali della Befana, c’è di mezzo la Picicca Dischi e il fiuto mecenate di Dario Brunori: lei si chiama Maria Antonietta, al secolo Letizia Cesarini, e mette nella sua musica una bella energia esplosiva e carica di rock, una voce graffiata e sinuosa. La vediamo circondata dei resti di una festa di matrimonio, in un bel video, mentre si toglie il vestito da sposa e la torta giace abbandonata sul prato: volevo solo portarti a letto, dice, ma Quanto eri bello.

Divertitevi al mare e in montagna e ricordatevi che la prossima settimana Zibaldone va ancora in onda per l’ultima puntata prima della pausa di agosto! A venerdì prossimo!

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Di movimenti della retroguardia e di collegamenti in orbita (13 luglio 2012)

Il 13 luglio del 101 a.C. nacque Giulio Cesare. Il 13 luglio del 2012 cade di venerdì e noi zibaldoniani non ci abbiamo fatto proprio caso. Nemmeno un pensierino. Spero non ce ne vorranno gli storici dell’età classica o qualche sparuto esegeta dell’Impero Romano. Diciamoci la verità, abbiamo fatto dell’altro e ne è valsa la pena. Abbiamo iniziato questa puntata, infatti, presentando un album fresco fresco. Un album bello, forte, intenso: Duramadre. L’ideatrice, l’autrice e la voce di questo splendido album si chiama Eva Poles. Eva la ricorderete tutti per il grande successo di oltre un decennio fa con i Prozac+, band di pop-punk che spopolò con Acidoacida e con altri quattro album e indimenticabili tour in Italia e all’estero. Ma dopo i Prozac+, Eva non si è fermata ed ha continuato a proporre progetti di grande qualità. Come la collaborazione con i Rezophonic, una formazione originale che raccoglie diversi musicisti italiani e che sostiene il progetto idrico di Amref Italia, concretizzatasi nell’album Nell’acqua (2011). O come le molte serate come dj in tutto il nord della penisola. Duramadre è una bella scommessa, un progetto pensato, maturato, di grande spessore, un album-viaggio formato da momenti ed esperienze diverse che portano verso una destinazione. Come scrive Eva, “UNA dura madre è la vita, spesso impartisce lezioni difficili da digerire, eppure fondamentali per la nostra evoluzione. LA dura madre (pachimeninge) una fondamentale membrana che protegge il sistema nervoso nel suo insieme, una denominazione etimologicamente interessante.” Vi consigliamo di ascoltarvelo con calma questo album. E se volete saperne di più su Eva e sui suoi progetti, date un’occhiata qui.

Ed oggi (l’incombustibile) Banzo ci ha offerto una puntata di Repressione Today un po’ diversa dal solito, senza sigla introduttiva, senza la consueta rassegna di notizie, ma con una lunga e interessantissima intervista a Rolando D’Alessandro, uno dei promotori della piattaforma antirepressiva Rereguarda en Moviment, della cui nascita abbiamo spesso parlato ai nostri microfoni. Rareguarda nasce dall’esigenza di dare una risposta (mediatica, politica, di resistenza) all’ondata repressiva che si sta scatenando su Barcellona, e alle illegalità e soprusi che, da qualche anno a questa parte, sono diventati consuetudine nell’azione dei Mossos d’Esquadra. E’ una rete, il tentativo di mettere insieme rivendicazioni e proposte di diverso segno, di unificare le distinte battaglie sorte in questi anni attorno a singoli episodi di ingiustizia. C’è anche da dare supporto (psicologico, legale, umano) alle persone che vengono arrestate e percosse, c’è da proporre una informazione alternativa a quella rifilata alla stampa, c’è da battersi perchè sia possibile identificare i  Mossos colpevoli di reati: un sacco di lavoro, e siamo solo all’inizio. Per tenersi aggiornati sulle attività della piattaforma e sull’aria che tira, consigliamo di tenere d’occhio il sito web. Con Rolando abbiamo parlato anche d’altro, delle proteste dei minatori asturiani, di criminalizzazione mediatica, dell’impunità della polizia e di ricordi delle lotte passate. Rolando è stato anche tra fondatori, oltre vent’anni fa, della nostra amata Radio Contrabanda, è uno di quelli che hanno posato il primo cavetto, messo voce al primo microfono, quando ancora si andava avanti a vinili e frequenze FM, e già le autorità si prodigavano in amichevoli attenzioni per cercare di rendere la vita facile all’informazione libera. Piacevole rievocare il passato, sentirsi raccontare di nascite e battesimi (e noi si era ancora implumi e imberbi), serve per tenere salda la voglia di continuare: lunga vita alle radio libere!

E in questo venerdì 13 abbiamo avanzato un collegamento interradiofonico d’eccezione, il primo di una lunga serie tra il nostro Zibaldone e un programma di culto dedicato alla musica, In Orbita, dalla lontana (ma in realtà vicinissima) Radio Capodistria. Dall’altro capo del microfono Ricky Russo, che ci ha parlato del suo programma, della realtà di Trieste, del Triveneto e della Slovenia e dei molti progetti che lo vedono protagonista, tra il giornalismo, l’organizzazione di concerti e festival musicali e le serate come dj in molti locali del nord dell’Adriatico. Ma Ricky è anche un grande promotore di artisti emergenti. Uno di questi è il nostro caro amico Toni Bruna, che voi zibaldoniani ben conoscete. Ma poi ce ne sono tanti altri, che sono passati per i microfoni di In Orbita… e due di questi Ricky ce li ha presentati proprio in questo primo collegamento. Non vi diciamo nulla di più e vi lasciamo con l’acquolina in bocca! Per ascoltare In Orbita e per seguire le mille attività di Ricky, basta che entriate qui.

E come al solito si distendono sul finale della puntata le novità discografiche del suolo italico, le canzonette che c’hanno stuzzicato e che vogliamo riascoltarci e condividere, gli autori che vengono a mettere il fiocco ai nostri venerdì. Oggi ritorniamo a pascolare nel sottobosco brulicante della piattaforma torinese, che in varie occasioni ci ha portato sorprese. Si chiama Paolo Rigotto, batterista di formazione, sperimentatore d’istinto, ironico e pirotecnico nell’uso delle parole, ha fabbricato da pochi mesi il suo secondo disco da cantautore, Uomo Bianco (di cui c’ascoltiamo, compuntamente, la canzone che da il titolo all’album). Dopo aver suonato per un po’ di annetti con la Banda Elastica Pellizza, Rigotto decide nel 2010 fare dischi con sé stesso, e mette al mondo Corpi celesti, mostrando a tutti il suo sguardo scanzonato e critico, divertito, contrariato. C’è voglia di Cambiare musica, come recita un altro pezzo del disco nuovo (anche se, la musica non può cambiare il mondo, ahinoi) c’è da prendersi un po’ in giro, da quando tutti quanti siamo cascati a terra all’improvviso, e ancora giriamo storditi in tondo e ci chiediamo: ma cosa E’ successo?

E con questo “personale requiem a lieto fine” ci salutiamo: al prossimo venerdì!

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Di poesia cantata e di suoni del futuro ( 6 luglio 2012 )

Iniziare una puntata con la genialità e il sarcasmo di Piero Ciampi è una dichiarazione di principio, non trovate cari aficionados di Zibaldone? E lo è pure continuare con la voce potente di Eugenio Finardi che canta Vladimir Vysotsky. Su questo non ci piove. Ma riascoltare Piero Litaliano ed Eugenio Finardi è anche una maniera per introdurre il primo ospite di questa puntata, una delle persone che da oltre quarant’anni difende e promuove la canzone d’autore italiana. Stiamo parlando di Sergio Secondiano Sacchi, una delle anime del Club Tenco fin dalla sua fondazione nella prima metà degli anni Settanta. Dai tempi di Amilcare Rambaldi fino ai giorni nostri ne è passata di acqua sotto i ponti e, al Festival Tenco, sono passate decine e decine di cantanti e musicisti che hanno lasciato un segno indelebile nella cultura (non solo musicale) italiana ed internazionale. Da Leo Ferrè a Gino Paoli, da Joan Manuel Serrat a Fabrizio De Andrè, da Vinicio Capossela a Atahualpa Yupanqui, solo per citarne qualcuno. Uno sguardo, quello del Tenco, ed una sensibilità, quella di Sergio Secondiano Sacchi, che ha dato la possibilità di conoscere cantautori e poeti stranieri sconosciuti in Italia. E nell’ultima edizione del Festival Tenco del 2011 ne abbiamo avuto una riprova con il cantautore ceco Jaromír Nohavica, un vero e proprio mito in patria. Un solo accordo di chitarra di Jarek scatena applausi e grida tra il pubblico della Moravia, della Boemia ed anche della Slovacchia e della Polonia. I primi passi come poeta e cantautore Nohavica li ha fatti nella Cecoslovacchia degli anni Ottanta, le sue canzoni sono diventate degli inni. E lo continuano ad essere tutt’ora, anche tra i giovani, come ci ha spiegato la sua tour manager all’estero Martina Dlabajova, presente nel nostro piccolo ed accaldato studio di Radio Contrabanda. Nel novembre del 2011 Nohavica è stato insignito con il prestigioso Premio Tenco e ha dato un indimenticabile concerto a Milano. Ma, vi chiederete, perché parlare di Nohavica? Perché il prossimo mese di ottobre Nohavica sarà qui a Barcellona per un’unica data e per aprire l’interessantissima rassegna musicale Cose di Amilcare che durerà fino al mese di maggio 2013 e che darà la possibilità agli appassionati della canzone d’autore italiana (e non solo italiana) di conoscere e di ascoltare dal vivo alcuni dei migliori cantautori attivi nel Belpaese e in Europa. Vi terremo informati su chi passerà da Barcellona nei prossimi mesi. Nel frattempo, per chi volesse conoscere meglio Nohavica, basta dare un’occhiata qui.

Il calore nello studiolo è decisamente più sopportabile rispetto alla settimana scorsa, e anche il nostro incombustibile Banzo sembra trarne giovamento. Ne esce una sezione spedita, all’insegna di una grande varietà di argomenti. Si comincia con una macroscopica buona notizia: la definitiva conferma da parte della Corte di Cassazione delle condanne per gli incresciosi fatti della Diaz, nei giorni del G8 genovese del 2001. Si prosegue con la notizia della condanna a 50 anni di carcere del dittatore argentino Videla, il cui nome è indissolubilmente legato alla nerissima pagina di storia dei desaparecidos, e si torna  poi in Catalogna, con il caso di quattro Mossos d’Esquadra sotto processo per il brutale pestaggio di un cittadino rumeno innocente nel luglio 2006. Ma a queste notizie confortanti fanno eco altre molto più fosche, come la preoccupante impennata dei casi di tortura registrati in Spagna e il tentativo di demotivare il movimento 15M attraverso l’imposizione di multe pesanti ai singoli attivisti.

E dopo un mese abbiamo risentito la voce del nostro giramondo, Carlo Taglia. Alla fine di maggio l’avevamo lasciato in Corea del Sud, dopo mesi e mesi di viaggi ed incredibili avventure tra l’India e la Cina. Questa volta l’abbiamo ritrovato in Colombia, dopo oltre tre settimane su un mercantile nel mezzo del Pacifico. Tempo di letture e riflessioni su tutte le esperienze vissute nel grande continente asiatico. E tempo per prepararsi al choque brutal, come si dice in terra di Spagna, dell’America Latina…

E torna nel mezzo del solleone di luglio il nostro caro Angelo con la sua rubrica ballerina Volatili per Diabetici. L’ospite di oggi ci racconta di una invenzione, un prodotto della scienza pensato per creare e produrre suoni, l’avanguardia della musica elettronica proiettato a razzo dentro il futuro. Si chiama Reactable ed e’ a tutti gli effetti uno strumento musicale composto da una "tavola" orizzontale che "ospita" un touch-screen, sul quale vengono posti oggetti di forme colori differenti. Questi ultimi originano suoni, ritmi, imitano strumenti analogici ed effetti diversi, a seconda della propria forma e della posizione in cui vengono disposti. Il Reactable e’ stato premiato da importanti istituzioni tecnologiche e da famose riviste di settore, come per esempio il Rolling Stones. Fra gli artisti piu’ rinomati che lo utilizzano, basti citare Bjork e David Guetta.Come se fosse un giocattolo, che diventa musica, tecnica, esperimento, che sa coinvolgere la partecipazione e la creatività di una moltitudine di artisti.

E per concludere rievochiamo oggi un mondo lontano e bucolico, di orchestrine tirate a lucido con cantanti scosciate, di balere sulla spiaggia e case del popolo ricamate a festoni,  un mondo di partite di Mah Jong sui tavolini verdi dello stabilimento balneare (che si chiama sempre Bagno Marisa o giù di lì) e di lunghe file di fronte al chiosco della piadina, una pianura bassa bassa dove abbondano sangiovese e squaqquerone, dove s’ammosciano le zeta e si pasciono le zanzare. Laura e Banzo (non gliene vogliate) hanno deciso oggi di fare gli emigrati nostalgici e di portarci in studio un sorso di Romagna. Di ritorno dai raduni oceanici delle feste dell’Unità degli anni novanta, c’hanno servito un inno nazionale che avrebbe persino potuto scalzare Romagna mia, se solo ne avesse avuto il tempo: il mitico pezzo Pane e Prosciutto, hit del "Dottore dell’amore" Titta, ha scaldato i cuori di una generazione intera, insieme al rock lievemente allusivo delle Fecce tricolori e agli streaps in tanga concessi alla fine di ogni concerto. Un mito, una stella nel cielo, un grande punto di riferimento.

Dalla Riccione dei bagnini in canottiera c’ascoltiamo invece un pezzo dall’ultimo disco dei Nobraino, gruppo già mirabilmente affermato nell’attuale panorama musicale italiano, che con maestria e miscele rock folk sa raccontare d’atmosfere notturne e di seduzioni. Tutta estiva e ritmata la canzone che apre l’ultimo Disco d’Oro, c’è vento che alza le gonne e una bella carica ancheggiante: s’intitola Tradimentunz e dà inizio a un album che vale la pena d’esplorare.

Mentre da Forlì arriva il consiglio musicale di oggi. Si fa chiamare Jocelyn Pulsar, al secolo Francesco Pizzinelli, da poco ha prodotto con la Garrincha Dischi un album dal titolo impeccabile: Aiuole spartitraffico coltivate a grano. La canzone nella fattispecie narra delle sofferenze dell’amore, rievoca atmosfere malinconiche ed un po’ edulcorate, quella rassegnazione infiocchettata di tenerezza di quando la ragazza ti ha lasciato, gli amici sono tutti via e intanto, Inevitabilmente, naturalmente, il Cesena perde.

E tra nostalgie e innovazioni tecnologiche, tra inni nazionalpopolari e cantautori da scoprire, si chiude questo nostro venerdì di luglio. In trepidante attensa del prossimo, buon ascolto!

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Di voci cubane e di jazzisti baschi, passando per il solleone (29 giugno 2012)

Un altro venerdì di sole, un altro venerdì sotto la canicola. O, per essere più precisi, nella sauna degli studi di Radio Contrabanda. Credo che questa volta abbiamo perso un paio di chili durante le due ore del nostro Zibaldone. Ma abbiamo portato a casa anche questa volta il risultato con una gran puntata. Abbiamo resistito, in fin dei conti, come tutta Radio Contrabanda, che in questo momento di grandissima difficoltà sta resistendo a chi vuole mettergli il bavaglio e a chi ci sta intimando di smettere un’esperienza di informazione libera come questa radio che da oltre vent’anni esiste qui a Barcellona. Per sapere che cosa sta succedendo e per sapere come potete darci il vostro appoggio, ascoltate questo bel riassunto che abbiamo fatto per gli ascoltatori di Radio Città Fujiko di Bologna.

Nella sauna di Contrabanda questo venerdì vi abbiamo portato due grandissimi musicisti. La prima si chiama Yaíma Orozco e i nostri aficionados dovrebbe conoscerla. È stata ospite di Zibaldone proprio un anno fa, alla metà di giugno del 2011 e ci ha stregato con le sue canzoni e con la sua dolcezza. Yaíma è una delle migliori e delle più giovani rappresentanti della nuova trova di Santa Clara, la città che ospita il mausoleo del Che, nel mezzo dell’isola di Cuba. Santa Clara, come la Habana, è una delle patrie della trova cubana, conosciuta in tutto il mondo grazie alle canzoni di Silvio Rodríguez e Pablo Milanés. Ma la trova non si è fermata ai fasti di questi grandi maestri, ha continuato e continua tutt’ora a produrre cantautori e musicisti eccezionali. A Santa Clara, infatti, si trova El Mejunje, uno dei locali d’avanguardia per questo genere musicale, nato nel 1984 grazie all’impegno dell’attore Román Silverio. Un locale, o meglio sarebbe dire un luogo d’incontro, dove quasi ogni sera, nell’ambito degli incontri di Trovuntivitis, si esibiscono musicisti del calibro di Roly Berrio, Miguel de la Rosa e appunto Yaíma Orozco. L’anno scorso Yaíma ci aveva presentato il suo ultimo album, Como siento yo. Quest’anno, invece, è venuta a suonarci alcuni pezzi dal vivo, uno di questi inedito. E con la sua chitarra, la sua voce e la sua allegria è riuscita a stregarci un’altra volta… la aspettiamo anche l’anno prossimo per un’altra tournée in Spagna.

Da Cuba siamo volati direttamente in Italia per farvi sentire un gruppo molto interessante che è passato la settimana scorsa da Barcellona e che ci ha fatto divertire parecchio in un bel concerto organizzato alle Cucine Mandarosso. Sono i Babalot, gruppo nato a Roma alla fine degli anni Novanta. Molta ironia e molta quotidianità nei loro testi. E molta buona musica, sperimentazione sonora con strumenti, giocattoli e rumori. Pochi mesi fa è uscito il loro terzo album Non sei più. Ma noi abbiamo preferito farvi ascoltare tre pezzi dei loro due precedenti lavori, Che succede quando uno muore del 2003 e Segni di vita del 2005. Per saperne di più, date un’occhiata qui.

Ritorna dopo una ulteriore settimana di pausa anche la rubrica Repressione Today, curata dall’incombustibile Banzo che, comunque, nel calore ottundente della nostra cabinetta è stato davvero prossimo a prendere fuoco in più di un’occasione. In questa puntata, una sortita in Italia, con il verdetto definitivo della Corte di Cassazione sul caso di Federico Aldrovandi, che ha visto la condanna per omicidio colposo dei quattro agenti imputati (tre anni e sei mesi, ridotti a sei mesi per via dell’indulto) e gli strascici polemici della sentenza, che hanno visto Paolo Forlani, uno dei quattro condannati, insultare a mezzo social network la signora Patrizia Moretti, madre della vittima, comportamento questo che ha suscitato addirittura una presa di posizione del Viminale. Tornando poi in Catalogna, si è parlato del caso di Marta Sibina e Albano Dante, editori del settimanale gratuito dell’Alt Maresme «Café amb Llet», che sono stati recentemente querelati per diffamazione da Josep Maria Via, consigliere alla presidenza di Artur Mas, nell’ambito di un’inchiesta sulla malasanità catalana che ha attirato anche l’attenzione dell’Ufficio Antifrode della Generalitat. I due giornalisti hanno pubblicato un video, dall’eloquente titolo «El robo más grande de la Historia de Cataluña», in cui spiegano dettagliatamente il coinvolgimento di Via e di altri nomi eccellenti della politica catalana in un sistema per nulla limpido di appalti informali e connivenze assortite alle spalle dei contribuenti. Consigliamo di vedere il video: qui la prima parte e qui la seconda.

Dopo la Repressione ci voleva un po’ di musica per rilassarci. E per pensare. Perché nella seconda parte di questa torrida puntata è venuto a trovarci uno dei migliori trombettisti spagnoli. Basco nel cuore e nelle mente, attivo a Barcellona da ormai due decenni, Juan De Diego detto Trakas è un musicista eccezionale che con la tromba ci fa volare in alto. Raccontarvi quello che ha fatto e che continua a fare Juan è praticamente impossibile. Sono decine e decine i progetti che lo hanno visto protagonista. E la sua mente non si ferma mai, è un crogiuolo di idee geniali. Siamo riusciti finalmente a convincerlo a venire a trovarci in trasmissione per presentarci la sua ultima fatica, un album che merita non uno, ma cento ascolti. Frutto della collaborazione con quattro musicisti di alto livello come Abel Boquera, Jordi Matas, Caspar St. Charles e Dani Domínguez, Erbestea è uscito questa primavera per l’etichetta Errabal Jazz. Un album composto di sei pezzi che riassumono le esperienze e i pensieri di Juan, dall’isola deserta delle Canarie dove si è sposato (Isla desierta) al disastro nucleare di Fukushima (Fukushima, mon amour), dai cocktail di cucina basca e catalana (Calçotsalda) fino all’esilio dei nonni baschi in fuga nel mezzo della Guerra Civile dalle truppe franchiste che stavano entrando a Bilbao (Erbestea). Ma con Juan abbiamo chiacchierato anche di molte altre cose. Della vita in primis. E di questa Barcellona dove stiamo vivendo. Una città che è cambiata fin troppo e che si è convertita in un parco divertimenti per stranieri in vacanza. O, come dice Juan in un’altra canzone del suo ultimo album, in un Carril Guiri. Per scoprire tutti i progetti e per sapere dove suonerà prossimamente Juan De Diego, basta che clicchiate qui.

E oggi una Trash Zone tutta particolare, la nostra cara Eva munita di stampelle è andata in trasferta per noi alla ricerca di personaggi che facessero al caso nostro, é andata a sondare le piazze della cittá pur di servirci in diretta un prodotto succulento della cultura nostrana. Davvero non conoscete Ciro Capuozzo, artista d’eccezione con la missione di esportare il neomelodico napoletano in giro per il mondo? Eppure pare stia spopolando nei dintorni della Rambla del Raval, da una pizzeria all’altra, o almeno ci prova. Ciro di certo fará di tutto per raggiungere il successo: é un poeta determinato e ambizioso. C’ha concesso in un intervista telefonica il racconto della sua arte e dei suoi progetti, e degli anni di gavetta a Napoli, quando ancora doveva rubare l’autoradio per poter ascoltare le sue canzoni… Speriamo che quando lo coglierá il successo si ricordi di noi!

E in ultimo, come sempre, la ciliegina sulla torta del consiglio musicale, la canzone che sguscia dalle novitá del suolo italico per mettere il punto ai nostri venerdí. Oggi abbiamo tra le mani un disco nuovo nuovo: i Masoko, gruppo romano che dal 2002 mescola rock, new wave e autoironie, ha sfoderato da pochissimo il suo terzo album, Le vostre speranze non saranno deluse. Dopo le collaborazioni con Giorgio Canali e con i Marlene Kuntz, dopo aver partecipato allo «Zecchino d’oro dell’undergound» insieme ai Mariposa, siam curiosi di vedere che ne esce dalle mani di questo gruppo che cosí bene sa svicolare tra il cinico e il naif. E c’ascoltiamo dunque un pezzo sgraziato, pungente e dolce: Prima del crollo.

A venerdí prossimo, e che la calura porti buoni consigli!

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Di vento del sud e di altre contaminazioni (22 giugno 2012)

In questo caldissimo venerdì di giugno ci siamo muniti di birra, sigarette e di buona musica e abbiamo aperto questa puntata di Zibaldone parlando di radio, con gli Ornamento y Delito e i R.E.M. E soprattutto di radio libere, come la nostra Radio Contrabanda che sta passando un momento di difficoltà a causa della repressione imperante in quest’inizio di millennio. Che le radio libere abbiano sempre dato fastidio a chi siede in alto, non è affatto una novità, questo lo sapevamo da un bel pezzo. Speravamo, questo sì, che i tempi bui fossero finiti o almeno che il peggio fosse passato. Purtroppo non è così. E ne abbiamo avuto un’ulteriore prova in queste settimane con il tentativo della Generalitat di Catalogna  di metterci il bavaglio. Radio Contrabanda, lo ripetiamo, non molla. E noi siamo qui a dimostrarlo. Per aiutarci a resistere, per darci il vostro appoggio, basta che entriate nella pagina  web di Radio Contrabanda..

Lo Zibaldone di questo 22 giugno è stato uno zibaldone musicale, nel vero senso della parola. Abbiamo avuto la fortuna e il piacere di condividere i pochi metri quadrati del nostro piccolo studio con due bravissimi artisti emergenti. La prima a sedersi davanti ai nostri microfoni è stata Anita Zengeza, una giovane cantautrice dello Zimbabwe da un paio d’anni attiva qui a Barcellona, dopo una prima esperienza in Italia. Una voce dolce ed armoniosa, delle canzoni intime, semplici, che ci hanno cullato e coccolato. Delle canzoni che parlano di amori e disamori, di viaggi e della ricerca dell’identità che ci portiamo sempre appresso e che cambia con il tempo a seconda dei nostri spostamenti, dei nostri incontri, delle nostre esperienze. Incontri ed esperienze che si materializzano anche negli studi radiofonici. Come l’incontro tra Anita e Giacomo Maria Carpa: ne è venuta fuori una live session meravigliosa, improvvisata, inaspettata e proprio per questo ancora più bella ed emozionante. Per conoscere meglio la musica di Anita e i suoi futuri concerti, date un’occhiata alla sua pagina di facebook.

La potenza del trash come uno tsunami spazza via qualsiasi ostacolo incontri sul suo cammino, ed è così che la  nostra carissima Eva Vignini, nonostante il piede fratturato, è riuscita a raggiungere gli studi di Radiocontrabanda pur di apportare a voi ascoltatori la innecessaria ma dovuta dose di Trash settimanale, con un personaggio questa volta davvero sgradevole: Leone di Lernia. L’emigrante meridionale trasferitosi a Milano negli anni del boom economico trascina con sé  un’estetica riconoscibile fatta di camice sgargianti, peli in vista, catene dorate ed un riporto considerevole. Leone di Lernia, icona trash anni Ottanta e Novanta, ha il merito di aver diffuso nel linguaggio musicale la raffinata arte del turpiloquio, le sue canzoni sono un mix musica dance, cattiva presenza, voce sgradevole, ironia pecoreccia e orgoglio pugliese. Così che ci siamo dedicati oggi a qualcuno di quei motivi ossessivi che hanno accompagnato le nostre estati in autoscontro agli inizi degli anni Novanta, quei tormentoni intollerabili e -ainoi- indimenticabili, tripudi di gastronomia e musica dance. Da indigestione, non c’è che dire.

Dopo la voce cavernosa e fastidiosa di Leone di Lernia, ci voleva qualcosa che ci facesse pensare e sognare. E così è stato. Dopo aver accompagnato nella prima parte del programma Anita Zengeza, Giacomo Maria Carpa ci ha raccontato con più calma il suo nuovo progetto musicale: Carpa Koi. Un progetto che sta piacendo molto nella penisola italica. E non a caso. L’EP che è appena uscito, I torni non contano, è un bel viaggio dentro se stessi e attraverso la Sicilia. E oltre che nella versione prodotta in studio, Giacomo Maria ci ha suonato qualche pezzo dal vivo. Da Agenda Rossa, dove la musica fa da contrappunto alla voce di Cuffaro in uno storico e apocalittico intervento del politico siciliano nella Samarcanda condotta da Michele Santoro, a Jornu Novu, dove la musica si converte in ricerca della propria identità. Come si legge nella sua web.CarpaKoi è il percorso musico-terapeutico del siciliano Giacomo Maria. Una realtà intima, domestica, con forti disturbi di personalità, concepito tra le pareti di uno sgabuzzino bolognese di via Albertoni e maturato durante una lunga ed inaspettata permanenza a Barcellona. «I Torni Non Contano», primo lavoro firmato Carpa Koi, è una produzione Lo-Fi realizzata a Barcellona presso gli studi SolDeSants di Alberto Perez e Bordeta30 di Giuliano Gius Cobelli a Barcellona. Vuole essere una fotografia della nostra società secondo il punto di vista di un pesce quasi sempre fuor d’acqua. L’individualismo sfrenato dei nostri giorni, l’immagine di una generazione orfana e smarrita, la necessità di recuperare il dialogo con la natura e la terra siciliana rappresentano infatti le portate principali di un menù turistico all’italiana con contorni improvvisati e schizofrenici.” Ascoltatevelo questo menù turistico all’italiana. Merita davvero.

Suonare il paese prima che cada, recita il titolo di un libro da poco in circolo nell’italica penisola, edito da X. Dal brulicare vivo della musica italiana in questi ultimi anni pare stia sorgendo qualcosa, e qualcuno ha voluto raccogliere le voci di quelli che hanno deciso di strimpellare e mettere insieme parole, solcando in lungo e in largo i palchi e le musiche d’Italia, quelli che si sono provati di guardare il paese attraverso i finestrini del furgone in trasferta, di dare un nome a quel che c’è attorno. Anche noi in questo finale di puntata, un venerdì dopo l’altro, cerchiamo di dare voce a quelli che, contro le leggi del mercato che hanno sancito la fine della musica, sono restati lì a suonare il paese e il nostro tempo, prima che cada, tenendolo stretto. Oggi chiudiamo la nostra puntata con I Ministri, band milanese attiva dal 2004, e con un pezzo che non potrebbe essere più appropriato di questi tempi: I soldi sono finiti.

E nonostante ciò, e nonostante siamo a punto d’essere privati di antenna e di frequenza, noi si resiste qui nel nostro studio e si procede a vele spiegate.

Buon ascolto e buon solstizio d’estate a tutti!

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