Del Maestro, di Jaka e dei sentieri sonori che ci uniscono (21 settembre 2012)

Questo venerdì siamo partiti forte e vi abbiamo presentato l’ultimo album di uno dei maestri della musica contemporanea. O forse il Maestro: Bob Dylan. L’11 settembre è difatti uscito in tutto il mondo The Tempest, trentacinquesimo album in studio di un’icona del folk, del rock e della canzone d’autore internazionale. Dieci canzoni che hanno sullo sfondo la morte. Dieci splendidi pezzi. Ve ne abbiamo proposti due: Duquesne Whistle, di cui vi consigliamo anche di vedere il video, e Roll on John, una canzone dedicata a John Lennon.

Il primo ospite a entrare nel piccolo studio di Radio Contrabanda in questo venerdì 21 settembre è stato Gigi Colaci, grande agitatore ed organizzatore culturale. Molti di voi lo ricorderanno per la Cova de les Cultures, laboratorio artistico che nel Born prima, a Gracia poi, ha portato avanti per oltre un lustro centinaia di attività, dalla musica al teatro, dalle presentazioni alle esposizioni. Nel giugno del 2010 Gigi ha lasciato Barcellona e se ne è andato in Olanda e poi ha fatto ritorno nel suo Salento. E proprio a Lecce ora sta mettendo in piedi un altro spazio culturale, aperto a collaborazioni internazionali, anche e soprattutto con Barcellona. Il nome ve lo teniamo segreto, per il momento. Ma vi terremo informati degli sviluppi.

Dopo un agitatore culturale come Gigi Colaci non potevamo non continuare con un altro esponente della cultura italiana. Si chiama Jaka, siciliano di Trapani e fiorentino d’adozione, compagno di onde radiofoniche dalla storica Controradio e soprattutto incredibile musicista. Da ormai trent’anni attivo sulle scene italiane ed internazionali, Jaka è stato uno dei primissimi a far conoscere in Italia il sound system e il reggae con progetti personali e collaborazioni indimenticabili come quella con Luciano The Messenger, tra i tanti. Abbiamo incontrato Jaka a fine luglio nello studio degli Agricantus e ne è venuta fuori una gran bella chiacchierata insieme a Tonj Acquaviva, fondatore e leader della band siciliana che abbiamo avuto ospite in più d’una occasione qui a Zibaldone e che ci ha dato qualche news riguardo all’uscita del prossimo album degli Agricantus, Kuntarimari. Di Jaka abbiamo presentato il suo ultimo lavoro, Forza originaria, un album potente che si avvale di collaborazioni con i Sud Sound System, Queen Mary, Brusco, Ciscomanna e Hi Kee. E poi, in anteprima per Zibaldone, vi abbiamo fatto sentire anche il suo ultimo singolo, appena uscito: Patata Vastasa, una canzone ironica sul cibo e sul sesso in cui ha collaborato anche Mc Pat Onz (ossia, Patrizia Lo Sciuto), di cui vi suggeriamo anche il bel video. Per saperne di più su Jaka e seguire le sue attività e il suo programma radiofonico, date un’occhiata qui.

Dopo la parentesi tutta italiana della settimana scorsa, la Repressione Today del nostro incombustibile Banzo torna alle vicende catalane: quest’oggi il caso di Sergi García Rovira, trentatreenne barcellonese arrestato dai Mossos d’Esquadra dopo lamanifestazione dello scorso 13 luglio davanti alla sede barcellonese del Partido Popular, reo del lancio di un paio di uova e di una frase a muso duro a tre agenti in servizio. Detenuto per trentasei ore presso il commissariato di Les Corts, Sergi ha immediatamente denunciato i Mossos d’Esquadra per i maltrattamenti fisici e psicologici subiti e rischia a sua volta il carcere per vari capi d’accusa. Sergi ha poi raccontato la sua storia in un video, realizzato dalla piattaforma Rereguarda en Moviment, video che è stato recentemente oscurato sia da Youtube che da Vimeo e prontamente ripubblicato da vari utenti. L’unico commento ufficioso a questo vero e proprio caso di censura è arrivato da un discusso account Twitter gestito da membri della Brigata Mobile dei Mossos, @BRIMOcat, che è stato a sua volta sospeso pochi giorni dopo. Quasi un giallo, insomma. Come sempre, cercheremo di mantenervi aggiornati.

Questa settimana siamo ancora privi della nostra perla trash. La carissima Eva Vignini se ne è andata in quel di Roma e dovremmo aspettare fino al prossimo venerdì per pescare nel baule dei ricordi del peggio del peggio che la cultura italiana ha prodotto nell’ultimo trentennio. Noi, allora, abbiamo pensato di presentarvi un altro nuovo pezzo, in esclusiva in Europa solo per noi di Zibaldone. Si tratta dell’ultimo single di un cantautore e musicista di New York che vi abbiamo già fatto conoscere nel 2011: Gandhi. Il suo è un pop-rock dalle forte tinte british e con un retrogusto indiano che piace al primo ascolto. Gandhi è attivo da parecchi anni negli Stati Uniti, con concerti settimanali in vari locali di Brooklyn e di Queens. La canzone si chiama Anjali. Ascoltatevela e, visto che oggi siamo in vena di consigliarvi video, guardatevi anche il videoclip di gran fattura.

Dagli States al piccolo Lussemburgo. Sì, perché quest’oggi, dopo quella con Ricky Russo di In Orbita di Radio Capodistria, iniziamo un’altra collaborazione, quella con Berardo Staglianò, autore e speaker di un altro programma di culto: Sentieri Sonori di Radio Ara, una radio libera lussemburghese che come la nostra Contrabanda esiste e resiste da una ventina d’anni. Berardo ci ha parlato del suo Sentieri Sonori (in onda tutti i sabato dalle 11.30 alle 13.00: si può ascoltare anche in streaming da qui), un programma che si dedica specialmente alla musica indie, ma non solo, e delle mille attività che lo vedono protagonista in Lussemburgo, come l’organizzazione del festival Panoplie Italian Night 6, incontro musicale di grande successo che quest’anno ha avuto come ospiti i Calibro 35, tra gli altri. Berardo ci ha anche mandato alcune primizie che vi abbiamo proposto senza se e senza ma: l’ultimo singolo di Alessandro Fiori, Il gusto di dormire in diagonale, e un gran pezzo degli A Classic Education, Forever Boy. Berardo ritornerà su Zibaldone ad ottobre: preparatevi!

Per chiudere la puntata, non poteva mancare il consiglio musicale della settimana. O sarebbe meglio chiamarlo: El último trago. Oggi la nostra cara Laura non c’è e mancherà per un mese intero, tra viaggi e miraggi nella bella Trinacria. Ci abbiamo pensato noi allora a proporvi un altro gruppo emergente della penisola italica. Si chiamano Sailor Free. Dal loro ultimo lavoro, uscito da poco e prodotto dalla TIDE, intitolato Spiritual Revolution, ci siamo ascoltati A New World. Tra il rock e il post rock, tra le influenze di un soft metal e le ispirazioni letterarie di J.R.R. Tolkien, eccoli con David Petrosino (voce, piano e tastiere), Stefano «The Hook» Barelli alla chitarra, Alphonso Nini al basso e Stefano Tony alla batteria.

Come diceva Tierno Galván, «A colocaros, que es viernes por la noche». E come diceva Santiago Carrillo «El capitalismo puede llegar a destruir la especie humana». Ciao Santiago! E buona Mercè!

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Di ballate anarchiche, di cantautori con la doppia personalità e di strani numeri di telefono (14 settembre 2012)

In questa settimana caliente a Barcellona, non tanto per un autunno che si preannuncia come quello del ’69 con le manifestazioni dei sindacati e dei movimenti sociali contro la distruzione del Welfare State, ma per la massiccia manifestazione indipendentista di martedì 11 settembre con oltre un milione di persone in piazza per chiedere la secessione da Madrid e l’indipendenza della Catalogna, noi, qui a Zibaldone, si comincia con un aire di Andalusia. Insomma, evitiamo di parlare della vexata quaestio e lasciamo parlare José Mercé. E poi musica, molta musica. Musica e canzone d’autore, per essere più precisi.

È venuto finalmente a trovarci un bravo cantautore e poeta sardo che, dopo aver gironzolato per l’Europa, vive da qualche tempo a Tarragona. Con Samuele Arba abbiamo chiacchierato della vita, delle città e della natura, degli anarchici e della voglia di giustizia sociale, della necessità di isolarsi da un mondo che pare impazzito e di un’altra necessità: quella di scrivere e di cantare. Samuele ci ha presentato il suo ultimo album, Es lo que hay. E ci ha parlato del suo nuovo progetto, ancora più politico e più profondo, che vedrà la luce tra pochi mesi. Sulle note di Balada para la libertad arrebatada, di La Ravachole (su un testo del francese Sebastian Faure) e di un’altra ballata, quella delle stragi irrisolte, Samuele ci ha lasciato sbirciare nel suo mondo musicale e poetico. E proprio con una poesia, Il vacanziere – tratta dalla sua penultima raccolta poetica, Viaggio in me stesso – ci ha voluto salutare. A suo modo. Con molta ironia. Per saperne di più sulla musica e i progetti di Samuele Arba, date un’occhiata qui.

Seconda puntata in versione «monografica» per la Repressione Today dell’incombustibile Banzo. Oggi, lasciate momentaneamente da parte le sventure spagnole & catalane, si torna in Italia per un excursus su una discussa (perché discutibile) iniziativa di Forza Nuova, che ha lanciato nei giorni scorsi vari osservatori regionali

contro il razzismo antitaliano. Ma non aspettatevi numeri verdi: all’atto pratico si tratta dei telefoni personali di alcuni volenterosi (questo va riconosciuto) attivisti del movimento, disposti a fornire un non meglio precisato «supporto legale e militante» a tutti i cittadini italiani vittime di «abusi, discriminazioni, violenze, ingiustizie, sopraffazioni» da parte di immigrati regolari e non. Il Banzo analizza dettagliatamente il caso di Ravenna, sua provincia nativa, addentrandosi con coraggio nei terreni scivolosi della cronaca locale. In coda, una menzione anche per i sette attivisti antifasciti di Isernia condannati a una multa di 1350 euro a testa per avere protestato cantando Bella ciao fuori da una sala della provincia dove si stava svolgendo la presentazione di un libro patrocinata da Casapound: si sarebbe infatti trattaro di manifestazione non autorizzata. O tempora, o mores

L’assenza della nostra carissima Eva Vignini e della sua Trash Zone ci porta a scoprire altri lidi della satira nostrana. Ancora una volta vi proponiamo Alberto Patrucco, comico irriverente e capace, che ci fa rifare un tuffo nel non sense italiano, tra fenomeni da baraccone televisivi, politici sui generis e una società che, spesso, fa venire il latte alle ginocchia.

Dopo politica e satira, siamo ritornati al filo rosso di questa puntata di Zibaldone: la canzone d’autore. E dopo un italiano come Samuele Arba abbiamo avuto il piacere di avere con noi un esponente del nuovo cantautorato catalano: Jordi Pèlach. A dire il vero, Jordi era già venuto a trovarci a inizio anno, ma sotto lo pseudonimo di Alex Cabin, il suo alter ego musicale negli ultimi anni. Questa volta abbiamo voluto andare fino in fondo e scoprire chi è e cosa fa Jordi Pèlach. E soprattutto chi era e cosa ha fatto. Cantautore con forti tinte di un pop introspettivo di qualità, Jordi ci ha raccontato – quasi si trovasse nello studio di uno psicologo – la sua carriera, dai suoi inizi all’attualità. Dai bagni di folla (sì, cari aficionados di Zibaldone, erano proprio dei bagni di folla!) come voce e leader del gruppo rock Asuntos al periodo spagnolo di Alex Cabin fino a questi ultimi mesi, dove Jordi ha voluto riprendersi la sua vera identità e il suo vero nome. Quella di Jordi Pèlach. E ci ha presentato, suonandoci un paio di pezzi live, il suo ultimo EP: Geometria celestial. Un vero rebus, direte voi. Ma forse non tanto. Sentitevi l’intervista e soprattutto la sua musica e capirete molte cose.

Ed è giunto il momento del último trago, l’ultima canzonetta da gustare prima di andare via. Cosa avrá rovistato oggi Laura nel fondo della bottiglia?  Sulle note di una puntata tutta di parole e corde, chiudiamo con un gruppo che è quasi un cantautore: si chiamano Dimartino (come il cantante e l’autore, appunto), sono il frutto di ricomposizioni e aggiustamenti dei passati Famelika, sono palermitani e sanno proporre una metabolizzazione accurata e per nulla scontata della cultura musicale italiana. Collaborano con Vasco Brondi (Le Luci della Centrale Elettrica) e con Giovanni Gulino (Marta sui Tubi), ripescano De Gregori e sparano a Capossela, pedalano distratti verso la provincia di un’eterna ed obbligata gioventù. Ci ascoltiamo un pezzo dal secondo (e ultimo) album, prodotto dalla Picicca Dischi qualche mese fa: Non siamo gli alberi.

Buon ascolto e a venerdì prossimo!

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Di loschi affaristi, di fotografi coraggiosi, e di altri viaggi (7 settembre 2012)

Prima puntata di settembre del nostro Zibaldone. Molta musica e gran belle chiacchierate, cari aficionados, mentre l’estate sembra tenere botta e posticipare l’arrivo dell’autunno e la caduta delle foglie dagli alberi. Si comincia subito con del rock anglosassone come quello “d’epoca” di Neil Young e quello freschissimo di Luther Russell per introdurre il primo ospite della puntata di oggi. In collegamento da Trieste abbiamo avuto il grande Ricky Russo, autore e speaker di In Orbita, programma culto di Radio Capodistria. Dopo otto anni ininterrotti di radio, Ricky ha deciso di prendersi qualche mese di ferie: il mese di agosto a Londra e l’autunno a New York. Approviamo in toto la scelta di Ricky. E noi, allora, si è pensato di proporgli di tenerci al corrente dei suoi viaggi e delle sue scoperte musicali nel mondo anglosassone con dei collegamenti mensili. Oggi tocca a Londra, tra il concerto (l’ultimo?) dei Blur e il ritorno degli Afghan Whigs, tra negozi di vinili e mostre da vedere assolutamente. Ricky ritornerà qui a Zibaldone tra circa un mese e ci racconterà le prime impressioni dalla Grande Mela. Per saperne di più, date un’occhiata al suo blog.

Dopo esserci ascoltati il rock dalle forti tinte blues di Luca Lucchesi, un altro triestino doc che sarà presto qui ai nostri microfoni, è stato il turno di un altro viaggiatore. Il nostro caro Carlo Taglia, in viaggio da oltre dieci mesi tra l’Asia e l’America Latina. Dopo la Colombia e l’Ecuador, Carlo è arrivato in Perù dove gironzola da oltre un mese, tra le isole del Lago Titicaca e il vulcano Misti, nei pressi della città di Arequipa. Per seguire il viaggio di Carlo, cliccate qui.

Piccoli aggiustamenti strutturali per la Repressione Today dell’incombustibile Banzo: a partire da questa puntata, alle consuete carrellate di notizie a cavallo tra Italia e Spagna si alterneranno «episodi monografici» dedicati all’approfondimento. Cominciamo con la questione Eurovegas, che aveva già fatto capolino in precedenti edizioni della rubrica: si passa da dettagli inediti su vita, opere e pensieri di Sheldon Adelson, il magnate americano promotore del progetto e già proprietario di quattro casinò con la sua Las Vegas Sands Corp. a un’analisi dell’opacità informativa che ha caratterizzato le trattative tra Adelson & Co. e le autorità spagnole e catalane, in un ambiguo gioco di smentite e allusioni nel quale ha dimostrato di primeggiare l’ineffabile presidentessa della Comunidad de Madrid, Esperanza Aguirre. Un accenno anche ai futuri scenari che potrebbero aprirsi dopo l’annuncio di accordi definitivi, che a quanto sembra è imminente.

Oggi siamo privi, ahimè, del solito incontro con il trash italiano. La nostra carissima Eva Vignini se ne è tornata a Roma e da quanto pare ci starà ancora qualche settimana. Per oggi, insomma, niente tuffo nel passato scabroso della cultura dell’italiano medio dell’ultimo trentennio. Ma abbiamo trovato un degno sostituto per farvi ridere e sorridere: Alberto Patrucco, bravissimo comico e monologhista che spara a zero sulla politica e la società italiana. Sentitevelo. Anche perché ad aprile lo avremo qui a Barcellona per uno spettacolo nell’ambito del festival di cantautori Cose di Amilcare.

E mentre c’ascoltiamo Nottambula dei Nobraino arriva in studio il nostro caro Angelo, con il suo sipario imprevisto e imprevedibile, con la sua rubrica ballerina Volatili per Diabetici. Con l’accompagnamento musicale dei Kraftwerk c’addentriamo in un racconto allucinato e lucido sui disastri del nostro tempo: le immagini sgranate e impietose di Igor Kostin, fotografo che da quel terribile 26 aprile 1986 ha ritratto passo dopo passo la tragedia di Chernobyl, insieme al racconto limpido che ne ha saputo fare, sono un vero e proprio viaggio attraverso un’umanità stravolta e devastata, attraverso un paesaggio ferito a morte, da un incidente imprevisto che con violenza è arrivato a troncare l’illusione dell’eterno progresso. A quasi trent’anni dall’accaduto (e tutti s’accalcarono a negarne la gravità, a rimuovere, a fingere che nulla fosse successo), a poco più di un anno dall’esplosione di Fukushima, la riflessione sull’energia nucleare è ancora aperta, e ancora viva è la fiducia verso una scienza che produce e avanza senza interrogarsi sui danni e sui rischi, nè su quale sia la direzione. Igor Kostin con il suo sguardo attento, arrabbiato e profondamente umano, ci ricorda invece che viviamo sulla terra e che con quella è necessario fare i conti.

In questa estate che volge lentamente al termine c’ha lasciato  -all’età di novantatrè anni- una grande donna, una grande voce che dal Messico ha fatto il giro del mondo, la «dama del poncho rojo», la straordinaria Chavela Vargas. La salutiamo ascoltandoci uno dei suoi successi, En el ultimo trago, sperando che ci resti un po’ della sua travolgente energia. E Laura ci propone l’ultimo sorso di oggi, quello che si sorbisce dal fondo della bottiglia prima di andare via, come dice Chavela. Oggi la canzonetta sul finale viene dalla Sicilia: sono palermitani, sono irrequieti, sono attenti e stizzosi (così si dichiarano), si condiscono di folk e di fiati e da qualche anno a questa parte stanno riscuotendo approvazioni e premi. Sono le Cordepazze, anche loro presenti nell’album La leva cantautoriale degli anni zero promosso dal Club Tenco e dal MEI. In attesa del nuovo lavoro che uscirà a novembre, c’ascoltiamo un brano dal disco d’esordio, I re quieti, del 2010: ecco a voi, La sinfonica sociale.

Chiudiamo tutti i sipari disparati di oggi e vi salutiamo: a venerdì prossimo!

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Di stelle del cinema, di negritudine e di bambole di pezza (31 agosto 2012)

Pare proprio che l’estate sia giunta al termine. E anche questo torrido mese d’agosto. E noi abbiamo deciso di ricominciare la nuova stagione di Zibaldone il giorno prima che inizi settembre. Finalmente lo studio di Contrabanda non è una sauna, la città non è più solo carne da cannone per turisti e si respirano i primi vagiti di un autunno che dovrebbe essere molto caldo. Ma di questo ne abbiamo parlato con calma durante questa prima trasmissione e ne parleremo nelle prossime puntate, seguendo gli sviluppi di quello che sta succedendo qui in Spagna. Prima di tutto, però, una poca di buona musica: Alemartini, un bravo musicista italiano residente in Francia che aveva accompagnato Toni Bruna qui a Barcellona, e i Noir désir con un pezzo che capita a fagiolo: Septembre, en Attendant.

La musica di Ennio Morricone ci riporta al grande cinema italiano. Sì, perché sono tornati a trovarci Sergio Sivori e Cristina Giordana di Laboratorium Teatro per presentarci un’interessante esposizione, Estrellas del cine italiano, che raccogliedocumenti, fotografie, riviste e spezzoni di film tratti dagli archivi privati di una delle più conosciute coppie del cinema italiano: Claudio Gora e Marina Berti. Una coppia dietro la cinepresa e nella vita, che iniziò negli anni Trenta, con il cinema dei telefoni bianchi e che arrivò fino alla fine degli anni Novanta partecipando in film indimenticabili come Il testimone e Un maledetto imbroglio di Pietro Germi o La donna della domenica di Luigi Comencini. Gli aneddoti che ci hanno raccontato Sergio e Cristina sulla vita della coppia Gora-Berti sono moltissimi e hanno a che vedere con miti nazionali ed internazionali del calibro di Vittorio De Sica e Buster Keaton. L’inaugurazione sarà venerdì 7 settembre, alle 20h15, all’Anaglifos Art Factory (C/d’en Monec 17), ma durante tutto il mese di settembre ci saranno altre attività organizzate nell’ambito di questa esposizione. Per maggiori informazioni, date un’occhiata qui.

Dopo la pausa estiva torna anche la Repressione Today dell’incombustibile Banzo, con un condensato di notizie agostane drammaticamente simile a un bollettino di guerra. Dopo un fugace riferimento ai casi universalmente noti delle Pussy Riot e di Julian Assange, si torna in Spagna per parlare di Juan Manuel Sánchez Gordillo, sindaco del quasi utopico paesino andaluso di Marinaleda e da circa un mese nell’occhio del ciclone in quanto ispiratore di un «esproprio forzoso» in due supermercati (un Mercadona e un Carrefour) a favore di alcune mense sociali della zona: e mentre nel punto vendita Carrefour la questione si è risolta con un gentlemen’s agreement e una donazione da parte del supermercato stesso, gli strascichi legali dell’azione al Mercadona sono ancora incerti, con quattro sindacalisti accusati di furto con violenza e intimidazione e lo stesso Sánchez Gordillo che potrebbe vedersi imputato dal Tribunale Supremo di Giustizia andaluso proprio come ispiratore del reato. Un riferimento anche per la campagna di obiezione contro la riforma sanitaria che a partire dal primosettembre lascia molti cittadini, soprattutto stranieri senza permesso di soggiorno, privi di assistenza medica. Si è poi parlato a lungo della vicenda di Juan Pablo Torroija, cittadino argentino residente a Girona e attivo nel movimento okupa locale, misteriosamente morto lo scorso luglio sotto custodia della polizia, e il cui caso è stato frettolosamente archiviato come suicidio, tra depistaggi e palesi irregolarità procedurali. Per concludere, la storia terribilmente simile di Wandi Farreira, ventunenne domenicano residente a Santa Coloma morto a sua volta sotto custodia in circostanze torbide, prontamente liquidate come suicidio. Solo coincidenze o siamo in presenza di un sinistro modus operandi? La notte si fa sempre più nera…

Finisce agosto, le sedie a sdraio a strisce bianche e rosse restano abbandonate sulla spiaggia, si chiudono gli ombrelloni e da una radiolina un arrangiamento dance ci ricorda che L’estate sta finendo… E noi in questa fine estate non potevamo non rispolverare ilgruppo che ci ha rifilato un successo stagionale dopo l’altro in quei frivoli e luccicanti anni Ottanta: i Righeira, i Duran Duran di casa nostra, il gruppo che ha inventato la disco-dance all’italiana, il duo (ovvero, Michael e Johnson) che ci ha regalato indelebili colonne sonore delle nostre vacanze. Come dimenticarli? Occhiali da sole, coreografie stroboscopiche, esotismi spagnoleggianti e danze robotiche: quella leggerezza un po’ amara delle notti in discoteca, della gioventù fugace, della precarietà di chi si guarda nelle tasche e ammette di trovarle vuote (come recita un’altra hit, No tengo dinero). Un vero toccasana in questi tempi di crisi.

Dopo il faceto toccava ritornare al serio. E questa volta l’abbiamo fatto insieme a Luca Giliberti, antropologo italiano residente da tempo qui in Catalogna. Luca sta lavorando da alcuni anni con le comunità di adolescenti dominicani dell’hinterland barcellonese e in Repubblica Dominicana. Con la crisi (o “la truffa”, come l’ha definita acutamente Luca) la situazione è peggiorata notevolmente: alti tassi di disoccupazione, aumento della criminalità, aumento della repressione, creazione dello spauracchio delle bande latine da parte dei mass media, emigrazione “di ritorno”… Il razzismo è sempre presente, purtroppo, e la xenofobia sta prendendo piede anche qui in Catalogna, come il fenomeno di Plataforma X Catalunya ha messo in luce negli ultimi anni. Quali sono le reazioni a tutto ciò da parte di questi adolescenti? Come reagiscono a questa situazione? Luca ci ha raccontato la sua esperienza e ci ha portato alcune chicche musicali, dove le storie di violenza e il concetto di negritudine hanno un notevole protagonismo.

Come dicevamo, in questo agosto rovente molte cose hanno infiammato la pubblica opinione, e tra queste il processo e la condanna alle Pussy Riot, le tre giovani punk russe dal cappuccio colorato e dalle retorica antipatriarcale. Sono estreme, sono ribelli, si sono esposte in un gesto provocatorio per ridicolizzare pubblicamente il regime di Putin: ma sono anche donne, e questo ha significato una carica aggiuntiva di polemiche e offese, tra le accuse di esibizionismo e le varie lusinghe – non richieste – sulla bellezza delle tre artiste. Perchè ancora nell’immaginario collettivo essere rock e ribelle è cosa che compete al mondo maschile, e si reagisce con fastidio a ciò che non è conforme. Così che in questo finale di puntata abbiamo deciso di andare a cercare in Italia la musica portata sul palco dalle donne, e abbiamo trovato un fiorire di proposte che vanno dal punk all’indie rock, dalla Calabria (Le Rivoltelle) al nord est padovano (come le rockabilly U.B. Dolls). E ci ascoltiamo una band ormai storica, che ha aperto un po’ la strada a questo genere: sono femministe, sono arrabbiate, suonano dal 1997 e si chiamano Le Bambole di Pezza. Vi salutiamo con un pezzo molto punk che ci può preparare all’autunno che c’aspetta: Strike!

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Di mastri liutai e di profeti, ovvero l’ultima prima dell’estate (27 luglio 2012)

E anche quest’anno, cari aficionados di Zibaldone, siamo arrivati all’ultima puntata del nostro programma radiofonico prima delle vacanze estive. Sì, anche noi ce ne andiamo in vacanza. Vacanze sui generis, senza dubbio, ma quello che importa è che stacchiamo la spina per ritornare tra un mese, esattamente il 31 agosto, con le pile cariche e le spade sfoderate. Quindi godetevi l’ultima puntata del nostro Zibaldone, che è piena di sorprese, con un’atmosfera da ultimo giorno di scuola: scanzonata, sudaticcia, caotica, vivace.

Chi è venuto a trovarci nella prima parte della puntata è un creatore di strumenti musicali. E molto di più. Si chiama Miguel Miralles ed è il fondatore di Flow not only guitars, uno spazio dove si costruiscono e si riparano chitarre –ma non solo– e si fanno corsi per la riparazione di strumenti musicali. Un’idea davvero interessante quella di Miguel. E soprattutto una creatività, un gusto e delle capacità tecniche davvero difficili da trovare. Miguel è da oltre dieci anni che crea chitarre: iniziò con il fabbricante di chitarre classiche Ricardo Segura e quello di strumenti rinascimentali Miguel Ordaz e continuó con Jerzy Drozd, uno dei migliori fabbricanti di bassi artigianali esistente al mondo. Con Miguel abbiamo parlato di questa professione, quella del liutaio, vecchia come il mondo, ma apparentemente a rischio di estizione, da quando la Stratocaster ha fatto il suo ingresso nel mondo musicale e da quando, soprattutto, si trovano sul mercato a prezzi irrisori chitarre provenienti dall’Asia. Miguel è un liutaio del terzo millennio, che sa adattare l’arte della creatività e anni ed anni di lavoro alla società liquida di Bauman e al mondo globalizzato. Per saperne di più, entrate qui.

Si ferma Zibaldone, e si ferma di conseguenza per tutto agosto anche la rubrica Repressione Today dell’incombustibile Banzo. Soltanto la rubrica e non il suo oggetto, conclude l’amareggiato curatore. In questa puntata, lo sgombero del CSOA Barrilonia, punto di riferimento della Rambla del Raval e di un quartiere tutto, su ordine del sindaco Trias che adduce come motivazione non meglio precisate carenze strutturali dell’edificio. Immediata la solidarietà e le proteste dei vecinos; un salto in Italia, con una riflessione sulle pesanti condanne inflitte a cinque no global (come si diceva allora…) per la guerriglia urbana del G8 genovese, e sulle lacune e contraddizioni del codice penale italiano, soprattutto a fronte delle pene inflitte per i fatti della Diaz ; le iniziative della Piattaforma Afectados por la Hipoteca, con un piccolo spaccato, anche statistico, delle innumerevoli famiglie sfrattate dalla crisi negli ultimi quattro anni; e per concludere, l’ennesima sparizione di Don Mariano Rajoy, che dribbla il consueto appuntamento estivo col discorso sullo stato della nazione, in questo brillantemente sostituito dagli indignati del 15M madrileno. Ci si risentirà in autunno, un autunno che prevediamo fin troppo caldo…»

Come procedono i peregrinamenti e le esplorazioni del nostro giramondo Carlo Taglia? L’ultima volta era sbarcato, dopo un viaggio di tre settimane, nella costa del sudamerica. Dopo un mese di Colombia, ci racconta di un paese tormentato dalla guerra contro le Farc, ma anche di cerimonie sciamaniche e riti purificatori. Ora ha raggiunto l’Ecuador, se vogliamo seguire il suo viaggiare in questo lungo agosto che ci attende, teniamo d’occhi il suo blog.

E come di consueto la cara Eva Vignini ci introduce negli angoli più bui del Trash nostrano, rispolverando un notissimo duo di comici bolognesi che tra gli anni 80’ e 90’ presero parte ad alcuni dei film più scadenti della televisione italiana. Gigi e Andrea. Come Max pezzali e Mauro Repetto, Jerry Calà e Massimo Boldi, anche questo duo  sembra ispirarsi al leit-motiv del Trash Italiano, ovvero : l’eterna e frustrante ricerca di grazie femminili totalmente al di sopra delle proprie possibilità.  E così Gigi e Andrea con una naturale limitatezza espressiva finiscono per interpretare sempre gli  stessi ruoli, come quello dei  due trentenni disoccupati bolognesi di “Acapulco..prima spiaggia a sinistra” che sognando un’estate avventurosa nelle spiagge di Acapulco. Si ritrovano invece a Cesenatico a destreggiarsi con goffi e mal riusciti tentativi di rimorchio al grido di Che ci do..che ci do che ci do ennesimo inascoltabile brano musicale . Una comicità insulsa che tuttavia ci  ha infastidito per quasi un decennio approdando alle trasmissioni più squallide della televisione italiana.

Il secondo ospite di questa puntata ad alto tasso estivo è una voce che non è affatto nuova agli ascoltatori di Zibaldone. Il suo nome è tutto un programma: Riot Über Alles. Ossia, tumulto, rivolta o insurrezione – che dir si voglia – sopra ogni cosa. Riot è poeta, performer, pittore, grafico… un artista a tutto tondo, insomma. E con una carica energetica incredibile. E tra le altre cose, insieme al mitico Paloma, porta avanti da ormai 17 anni Chanquete ha muerto, un programma geniale e controcorrente su un’altra radio libera barcellonese, Radio Bronka. Riassumervi quello che si è detto in compagnia di Riot è praticamente impossibile: con Riot tutto diventa un flusso di coscienza, un qualcosa di simile all’Ulisse di Joyce mischiato con Jello Biafra, la new age e le camicie di lino di Julio Iglesias, un apparente non sense carico di significati e di significanti, una risata consapevole sui mali della nostra società che seppellirà i manager in doppiopetto pieni di stress. Brainstorming anarco-dadaista lo chiamerebbero nella swinging London o suono di rivoltelle in una galleria d’arte lo definirebbero nel South Bronx. È quel che è, sarà quel che sarà. Ma vi consigliamo di ascoltare Riot, un profeta anti-profeta della ciudad condal. Per essere al corrente di tutto quello che fa, dice e pensa Riot, date un’occhiata qui.

La puntata si chiude come sempre col Consiglio musicale della settimana, che questa volta la nostra Laura ha affidato fiduciosa all’incombustibile Banzo; il quale, dopo lo straordinario macello di Riot Über Alles, manda tutti a casa con i Ronin, che spezzano un po’ la tradizione cantautoriale della rubrica con le loro affascinanti soundtrack immaginarie, sospese tra le suggestioni del western morriconiano e contaminazioni etniche di varia origine e provenienza. Creatura del poliedrico Bruno Dorella, agitatore dell’underground italico e già coinvolto in progetti importanti come OvO, Bachi da Pietra, e più indietro nel tempo Wolfango, la band ha pubblicato quest’anno il suo quarto lavoro sulla lunga distanza, Fenice, dal quale ci ascoltiamo l’epica Benevento, titolo fuorviante e sound lanciato impetuosamente sulle piste dell’Ovest. E non poteva esserci conclusione più perentoria.

E’ suonata l’ultima campanella, c’accalchiamo di corsa verso l’uscita, buone vacanze a tutti!

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Di rivoluzionari bulgari e di conversazioni a New York (20 luglio 2012)

Nella calura del nostro piccolo studio abbiamo voluto iniziare questa puntata ricordando il movimento Occupy Wall Street con una piccola perla musicale: l’ultimo pezzo di Jello Biafra and the Guantanamo School of Medicine, SHOCK-U-PY!, dedicato proprio al movimento che da quasi un anno ormai sta lottando a Manhattan, tra Zuccotti Park e il Raging Bull del Financial District. E la ragione di questo pezzo in apertura di puntata non si deve solo alla perla di Biafra né al fatto che come consuetudine parleremo di Repressione e di movimenti a Barcelona ed in Spagna, ma soprattutto al fatto che di New York ne parleremo nella seconda parte del nostro Zibaldone insieme a Riccardo Massari Spiritini.

Il nostro primo ospite, però, ha poco a che vedere con tutto questo. Ci siamo immersi di colpo nella musica popolare europea con Nico Casu, voce e tromba degli Elva Lutza, una giovane formazione nata meno di un anno fa in Sardegna. Il nocciolo duro degli Elva Lutza sono Nico Casu e Gianluca Dessì alla chitarra e al bouzouki, ma questo meraviglioso duo si avvale di collaborazioni di prestigio di artisti italiani e anche catalani. Con Nico si è chiacchierato di musica popolare, di Sardegna, della situazione della musica in Italia e, en passant, vi abbiamo presentato il loro primo lavoro, in anteprima per Zibaldone: l’album omonimo Elva Lutza difatti sarà in vendita solo da fine agosto in Italia, Spagna e Germania. Musiche che fanno viaggiare e che fanno sognare. E che ci riportano ad una dimensione europea della musica popolare: dalla terra e le tradizioni sarde di Sa mama alla poesia di Federico García Lorca in Deo torro (El regreso) fino alla storia di un rivoluzionario bulgaro come quella raccontata in Maked’oro. E poi le collaborazioni, come quella con Kaballà in La ferita, quella con Elena Ledda in No poto, no potes o quella in Complas de Purim con Ester Formosa, che era in studio con noi e che tornerà a trovarci dopo la pausa estiva. Per chi volesse saperne di più sugli Elva Lutza, basta entrare qui.

Dopo la edizione super extended della scorsa puntata, torna al suo formato abituale la Repressione Today dell’incombustibile Banzo che, a scanso di equivoci inizia la puntata avvisando che eventuali refusi sono da attribuirsi all’afa accecante che è tornata a impossessarsi dello studiolo. Nel giorno in cui lo spread dei titoli di stato spagnoli sfonda per la prima volta la soglia simbolica dei 600 punti, il Banzo ci parla dell’ormai proverbiale que se jodan della deputata popolare Andrea Fabra, del bilancio degli scontri a Madrid dopo la manifestazione anti-tagli del 19 luglio e dell’ultima vittima delle famigerate balas de goma, ancora a Madrid ma in occasione della marcha minera dello scorso 11 luglio: una donna di 54 anni che ha riportato danni di grave entità a fegato e reni. Sul fronte balas, c’è anche la buona, o perlomeno «non cattiva notizia» che il governo catalano sarà tenuto a presentare uno studio sull’uso e la pericolosità dell’arma entro la fine dell’anno solare (noi non crediamo alle profezie maya!). Si è parlato anche dell’espulsione delle cosiddette «donne del carbone» dal parlamento spagnolo nel corso di una seduta parlamentare e dell’interminabile onda lunga dello sciopero del 29M, che ha portato a sei nuovi arresti, questa volta a Sabadell. Fra gli arrestati anche Pau Llonch, MC del gruppo hip hop catalano At Versaris. Nonostante il sole estivo i tempi son nerissimi.

E dopo la Repressione ritorna l’humor della Trash zone della pur sempre cara Eva Vignini che ci introduce in una riflessione quasi esistenziale sull’essenza del trash e sull’immancabile fenomeno del tormentone estivo. Un fenomeno mistico ed inspiegabile che invade le nostre estati con prepotenza e ci porta a canticchiare come un mantra canzoncine caratterizzate dal testo improbabile e dall’assenza di logica, lasciandoci sopraffatti dalla sensazione di aver perso per pochi attimi la capacità di intendere e di volere. Rispolverando un vecchio tormentone dell’estate del 1991, ci siamo riascoltati uno dei maggiori successi dei Trettre, peculiare formazione di comici napoletani che ha infestato le trasmissioni più ignobili del tubo catodico raggiungendo un’immensa popolarità all’inizio degli anni ’80 grazie ad uno dei programmi televisivi che ha fondato alcuni dei pilastri più significativi della cultura trash: il Drive in. Guazzabuglio non sense di inglese e napoletano Beach on the beach ci catapulta nell’atmosfera estiva delle torride estati anni 90 tra costumi scosciati e colori sgargianti esibiti sulle spiagge al ritmo di musica scadente.

Con il sottofondo di una musica “da supermercato”, come l’ha definita lui stesso, è ritornato finalmente ai nostri microfoni il grandissimo Riccardo Massari Spiritini, artista a tutto tondo, con cui, in questa occasione, abbiamo parlato di free jazz e di New York. O meglio, dell’Ictus Records Nights at the Stone, che per i non addetti ai lavori è stato l’intenso festival organizzato nella prima metà di aprile dall’etichetta Ictus Records di Andrea Centazzo nello Stone, il mitico locale di John Zorn a Manhattan, proprio sul confine tra il Lower East Side e l’East Village. Noi c’eravamo, come si suol dire. E insieme a noi c’erano delle vere e proprie istituzioni del free jazz e della impro music, come Joe Giardullo, Perry Robinson, Lisle Ellis, Anthony Coleman, Henry Kaiser, Giancarlo Schiaffini, Carlo Actis Dato, Roberto Ottaviano e appunto Andrea Centazzo. Insomma, chi, dopo Steve Lacy, il padre del free jazz, ha dato un senso a questo genere musicale dagli anni Settanta in avanti. E proprio a metà degli anni Settanta nel nord est italiano era nata la Ictus Records, che con questo festival ha compiuto 35 anni, plasmati in un meraviglioso cd –Ictus Records 35th Anniversary Collection che raccoglie 18 pezzi inediti dei migliori musicisti attivi a livello mondiale tra 1977 e 2011. Ma allo Stone si sono visti anche molti giovani di talento, soprattutto italiani, come Achille Succi e Marco Cappelli. Per immergervi nel free jazz e in questo importante festival, vi abbiamo fatto sentire proprio le voci di Andrea Centazzo e di Carlo Actis Dato, che siamo riusciti ad intervistare tra una sessione e l’altra nei camerini dello Stone. E tra una chiacchiera e l’altra vi abbiamo proposto alcune perle dall’album della Ictus Records, da 10 of Dukes + 6 originals di Steve Lacy e da Zhon Guo’ – Cina! della Actis Band. Per chi volesse saperne di più sulla Ictus Records, basta dare un’occhiata qui.

E come di consueto arriva Laura a portarci l’ultima canzonetta della puntata, ripescata nel fertile mondo dei dischi d’esordio. Questo è arrivato il 6 gennaio, insieme ai regali della Befana, c’è di mezzo la Picicca Dischi e il fiuto mecenate di Dario Brunori: lei si chiama Maria Antonietta, al secolo Letizia Cesarini, e mette nella sua musica una bella energia esplosiva e carica di rock, una voce graffiata e sinuosa. La vediamo circondata dei resti di una festa di matrimonio, in un bel video, mentre si toglie il vestito da sposa e la torta giace abbandonata sul prato: volevo solo portarti a letto, dice, ma Quanto eri bello.

Divertitevi al mare e in montagna e ricordatevi che la prossima settimana Zibaldone va ancora in onda per l’ultima puntata prima della pausa di agosto! A venerdì prossimo!

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Di movimenti della retroguardia e di collegamenti in orbita (13 luglio 2012)

Il 13 luglio del 101 a.C. nacque Giulio Cesare. Il 13 luglio del 2012 cade di venerdì e noi zibaldoniani non ci abbiamo fatto proprio caso. Nemmeno un pensierino. Spero non ce ne vorranno gli storici dell’età classica o qualche sparuto esegeta dell’Impero Romano. Diciamoci la verità, abbiamo fatto dell’altro e ne è valsa la pena. Abbiamo iniziato questa puntata, infatti, presentando un album fresco fresco. Un album bello, forte, intenso: Duramadre. L’ideatrice, l’autrice e la voce di questo splendido album si chiama Eva Poles. Eva la ricorderete tutti per il grande successo di oltre un decennio fa con i Prozac+, band di pop-punk che spopolò con Acidoacida e con altri quattro album e indimenticabili tour in Italia e all’estero. Ma dopo i Prozac+, Eva non si è fermata ed ha continuato a proporre progetti di grande qualità. Come la collaborazione con i Rezophonic, una formazione originale che raccoglie diversi musicisti italiani e che sostiene il progetto idrico di Amref Italia, concretizzatasi nell’album Nell’acqua (2011). O come le molte serate come dj in tutto il nord della penisola. Duramadre è una bella scommessa, un progetto pensato, maturato, di grande spessore, un album-viaggio formato da momenti ed esperienze diverse che portano verso una destinazione. Come scrive Eva, “UNA dura madre è la vita, spesso impartisce lezioni difficili da digerire, eppure fondamentali per la nostra evoluzione. LA dura madre (pachimeninge) una fondamentale membrana che protegge il sistema nervoso nel suo insieme, una denominazione etimologicamente interessante.” Vi consigliamo di ascoltarvelo con calma questo album. E se volete saperne di più su Eva e sui suoi progetti, date un’occhiata qui.

Ed oggi (l’incombustibile) Banzo ci ha offerto una puntata di Repressione Today un po’ diversa dal solito, senza sigla introduttiva, senza la consueta rassegna di notizie, ma con una lunga e interessantissima intervista a Rolando D’Alessandro, uno dei promotori della piattaforma antirepressiva Rereguarda en Moviment, della cui nascita abbiamo spesso parlato ai nostri microfoni. Rareguarda nasce dall’esigenza di dare una risposta (mediatica, politica, di resistenza) all’ondata repressiva che si sta scatenando su Barcellona, e alle illegalità e soprusi che, da qualche anno a questa parte, sono diventati consuetudine nell’azione dei Mossos d’Esquadra. E’ una rete, il tentativo di mettere insieme rivendicazioni e proposte di diverso segno, di unificare le distinte battaglie sorte in questi anni attorno a singoli episodi di ingiustizia. C’è anche da dare supporto (psicologico, legale, umano) alle persone che vengono arrestate e percosse, c’è da proporre una informazione alternativa a quella rifilata alla stampa, c’è da battersi perchè sia possibile identificare i  Mossos colpevoli di reati: un sacco di lavoro, e siamo solo all’inizio. Per tenersi aggiornati sulle attività della piattaforma e sull’aria che tira, consigliamo di tenere d’occhio il sito web. Con Rolando abbiamo parlato anche d’altro, delle proteste dei minatori asturiani, di criminalizzazione mediatica, dell’impunità della polizia e di ricordi delle lotte passate. Rolando è stato anche tra fondatori, oltre vent’anni fa, della nostra amata Radio Contrabanda, è uno di quelli che hanno posato il primo cavetto, messo voce al primo microfono, quando ancora si andava avanti a vinili e frequenze FM, e già le autorità si prodigavano in amichevoli attenzioni per cercare di rendere la vita facile all’informazione libera. Piacevole rievocare il passato, sentirsi raccontare di nascite e battesimi (e noi si era ancora implumi e imberbi), serve per tenere salda la voglia di continuare: lunga vita alle radio libere!

E in questo venerdì 13 abbiamo avanzato un collegamento interradiofonico d’eccezione, il primo di una lunga serie tra il nostro Zibaldone e un programma di culto dedicato alla musica, In Orbita, dalla lontana (ma in realtà vicinissima) Radio Capodistria. Dall’altro capo del microfono Ricky Russo, che ci ha parlato del suo programma, della realtà di Trieste, del Triveneto e della Slovenia e dei molti progetti che lo vedono protagonista, tra il giornalismo, l’organizzazione di concerti e festival musicali e le serate come dj in molti locali del nord dell’Adriatico. Ma Ricky è anche un grande promotore di artisti emergenti. Uno di questi è il nostro caro amico Toni Bruna, che voi zibaldoniani ben conoscete. Ma poi ce ne sono tanti altri, che sono passati per i microfoni di In Orbita… e due di questi Ricky ce li ha presentati proprio in questo primo collegamento. Non vi diciamo nulla di più e vi lasciamo con l’acquolina in bocca! Per ascoltare In Orbita e per seguire le mille attività di Ricky, basta che entriate qui.

E come al solito si distendono sul finale della puntata le novità discografiche del suolo italico, le canzonette che c’hanno stuzzicato e che vogliamo riascoltarci e condividere, gli autori che vengono a mettere il fiocco ai nostri venerdì. Oggi ritorniamo a pascolare nel sottobosco brulicante della piattaforma torinese, che in varie occasioni ci ha portato sorprese. Si chiama Paolo Rigotto, batterista di formazione, sperimentatore d’istinto, ironico e pirotecnico nell’uso delle parole, ha fabbricato da pochi mesi il suo secondo disco da cantautore, Uomo Bianco (di cui c’ascoltiamo, compuntamente, la canzone che da il titolo all’album). Dopo aver suonato per un po’ di annetti con la Banda Elastica Pellizza, Rigotto decide nel 2010 fare dischi con sé stesso, e mette al mondo Corpi celesti, mostrando a tutti il suo sguardo scanzonato e critico, divertito, contrariato. C’è voglia di Cambiare musica, come recita un altro pezzo del disco nuovo (anche se, la musica non può cambiare il mondo, ahinoi) c’è da prendersi un po’ in giro, da quando tutti quanti siamo cascati a terra all’improvviso, e ancora giriamo storditi in tondo e ci chiediamo: ma cosa E’ successo?

E con questo “personale requiem a lieto fine” ci salutiamo: al prossimo venerdì!

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Di poesia cantata e di suoni del futuro ( 6 luglio 2012 )

Iniziare una puntata con la genialità e il sarcasmo di Piero Ciampi è una dichiarazione di principio, non trovate cari aficionados di Zibaldone? E lo è pure continuare con la voce potente di Eugenio Finardi che canta Vladimir Vysotsky. Su questo non ci piove. Ma riascoltare Piero Litaliano ed Eugenio Finardi è anche una maniera per introdurre il primo ospite di questa puntata, una delle persone che da oltre quarant’anni difende e promuove la canzone d’autore italiana. Stiamo parlando di Sergio Secondiano Sacchi, una delle anime del Club Tenco fin dalla sua fondazione nella prima metà degli anni Settanta. Dai tempi di Amilcare Rambaldi fino ai giorni nostri ne è passata di acqua sotto i ponti e, al Festival Tenco, sono passate decine e decine di cantanti e musicisti che hanno lasciato un segno indelebile nella cultura (non solo musicale) italiana ed internazionale. Da Leo Ferrè a Gino Paoli, da Joan Manuel Serrat a Fabrizio De Andrè, da Vinicio Capossela a Atahualpa Yupanqui, solo per citarne qualcuno. Uno sguardo, quello del Tenco, ed una sensibilità, quella di Sergio Secondiano Sacchi, che ha dato la possibilità di conoscere cantautori e poeti stranieri sconosciuti in Italia. E nell’ultima edizione del Festival Tenco del 2011 ne abbiamo avuto una riprova con il cantautore ceco Jaromír Nohavica, un vero e proprio mito in patria. Un solo accordo di chitarra di Jarek scatena applausi e grida tra il pubblico della Moravia, della Boemia ed anche della Slovacchia e della Polonia. I primi passi come poeta e cantautore Nohavica li ha fatti nella Cecoslovacchia degli anni Ottanta, le sue canzoni sono diventate degli inni. E lo continuano ad essere tutt’ora, anche tra i giovani, come ci ha spiegato la sua tour manager all’estero Martina Dlabajova, presente nel nostro piccolo ed accaldato studio di Radio Contrabanda. Nel novembre del 2011 Nohavica è stato insignito con il prestigioso Premio Tenco e ha dato un indimenticabile concerto a Milano. Ma, vi chiederete, perché parlare di Nohavica? Perché il prossimo mese di ottobre Nohavica sarà qui a Barcellona per un’unica data e per aprire l’interessantissima rassegna musicale Cose di Amilcare che durerà fino al mese di maggio 2013 e che darà la possibilità agli appassionati della canzone d’autore italiana (e non solo italiana) di conoscere e di ascoltare dal vivo alcuni dei migliori cantautori attivi nel Belpaese e in Europa. Vi terremo informati su chi passerà da Barcellona nei prossimi mesi. Nel frattempo, per chi volesse conoscere meglio Nohavica, basta dare un’occhiata qui.

Il calore nello studiolo è decisamente più sopportabile rispetto alla settimana scorsa, e anche il nostro incombustibile Banzo sembra trarne giovamento. Ne esce una sezione spedita, all’insegna di una grande varietà di argomenti. Si comincia con una macroscopica buona notizia: la definitiva conferma da parte della Corte di Cassazione delle condanne per gli incresciosi fatti della Diaz, nei giorni del G8 genovese del 2001. Si prosegue con la notizia della condanna a 50 anni di carcere del dittatore argentino Videla, il cui nome è indissolubilmente legato alla nerissima pagina di storia dei desaparecidos, e si torna  poi in Catalogna, con il caso di quattro Mossos d’Esquadra sotto processo per il brutale pestaggio di un cittadino rumeno innocente nel luglio 2006. Ma a queste notizie confortanti fanno eco altre molto più fosche, come la preoccupante impennata dei casi di tortura registrati in Spagna e il tentativo di demotivare il movimento 15M attraverso l’imposizione di multe pesanti ai singoli attivisti.

E dopo un mese abbiamo risentito la voce del nostro giramondo, Carlo Taglia. Alla fine di maggio l’avevamo lasciato in Corea del Sud, dopo mesi e mesi di viaggi ed incredibili avventure tra l’India e la Cina. Questa volta l’abbiamo ritrovato in Colombia, dopo oltre tre settimane su un mercantile nel mezzo del Pacifico. Tempo di letture e riflessioni su tutte le esperienze vissute nel grande continente asiatico. E tempo per prepararsi al choque brutal, come si dice in terra di Spagna, dell’America Latina…

E torna nel mezzo del solleone di luglio il nostro caro Angelo con la sua rubrica ballerina Volatili per Diabetici. L’ospite di oggi ci racconta di una invenzione, un prodotto della scienza pensato per creare e produrre suoni, l’avanguardia della musica elettronica proiettato a razzo dentro il futuro. Si chiama Reactable ed e’ a tutti gli effetti uno strumento musicale composto da una "tavola" orizzontale che "ospita" un touch-screen, sul quale vengono posti oggetti di forme colori differenti. Questi ultimi originano suoni, ritmi, imitano strumenti analogici ed effetti diversi, a seconda della propria forma e della posizione in cui vengono disposti. Il Reactable e’ stato premiato da importanti istituzioni tecnologiche e da famose riviste di settore, come per esempio il Rolling Stones. Fra gli artisti piu’ rinomati che lo utilizzano, basti citare Bjork e David Guetta.Come se fosse un giocattolo, che diventa musica, tecnica, esperimento, che sa coinvolgere la partecipazione e la creatività di una moltitudine di artisti.

E per concludere rievochiamo oggi un mondo lontano e bucolico, di orchestrine tirate a lucido con cantanti scosciate, di balere sulla spiaggia e case del popolo ricamate a festoni,  un mondo di partite di Mah Jong sui tavolini verdi dello stabilimento balneare (che si chiama sempre Bagno Marisa o giù di lì) e di lunghe file di fronte al chiosco della piadina, una pianura bassa bassa dove abbondano sangiovese e squaqquerone, dove s’ammosciano le zeta e si pasciono le zanzare. Laura e Banzo (non gliene vogliate) hanno deciso oggi di fare gli emigrati nostalgici e di portarci in studio un sorso di Romagna. Di ritorno dai raduni oceanici delle feste dell’Unità degli anni novanta, c’hanno servito un inno nazionale che avrebbe persino potuto scalzare Romagna mia, se solo ne avesse avuto il tempo: il mitico pezzo Pane e Prosciutto, hit del "Dottore dell’amore" Titta, ha scaldato i cuori di una generazione intera, insieme al rock lievemente allusivo delle Fecce tricolori e agli streaps in tanga concessi alla fine di ogni concerto. Un mito, una stella nel cielo, un grande punto di riferimento.

Dalla Riccione dei bagnini in canottiera c’ascoltiamo invece un pezzo dall’ultimo disco dei Nobraino, gruppo già mirabilmente affermato nell’attuale panorama musicale italiano, che con maestria e miscele rock folk sa raccontare d’atmosfere notturne e di seduzioni. Tutta estiva e ritmata la canzone che apre l’ultimo Disco d’Oro, c’è vento che alza le gonne e una bella carica ancheggiante: s’intitola Tradimentunz e dà inizio a un album che vale la pena d’esplorare.

Mentre da Forlì arriva il consiglio musicale di oggi. Si fa chiamare Jocelyn Pulsar, al secolo Francesco Pizzinelli, da poco ha prodotto con la Garrincha Dischi un album dal titolo impeccabile: Aiuole spartitraffico coltivate a grano. La canzone nella fattispecie narra delle sofferenze dell’amore, rievoca atmosfere malinconiche ed un po’ edulcorate, quella rassegnazione infiocchettata di tenerezza di quando la ragazza ti ha lasciato, gli amici sono tutti via e intanto, Inevitabilmente, naturalmente, il Cesena perde.

E tra nostalgie e innovazioni tecnologiche, tra inni nazionalpopolari e cantautori da scoprire, si chiude questo nostro venerdì di luglio. In trepidante attensa del prossimo, buon ascolto!

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Di voci cubane e di jazzisti baschi, passando per il solleone (29 giugno 2012)

Un altro venerdì di sole, un altro venerdì sotto la canicola. O, per essere più precisi, nella sauna degli studi di Radio Contrabanda. Credo che questa volta abbiamo perso un paio di chili durante le due ore del nostro Zibaldone. Ma abbiamo portato a casa anche questa volta il risultato con una gran puntata. Abbiamo resistito, in fin dei conti, come tutta Radio Contrabanda, che in questo momento di grandissima difficoltà sta resistendo a chi vuole mettergli il bavaglio e a chi ci sta intimando di smettere un’esperienza di informazione libera come questa radio che da oltre vent’anni esiste qui a Barcellona. Per sapere che cosa sta succedendo e per sapere come potete darci il vostro appoggio, ascoltate questo bel riassunto che abbiamo fatto per gli ascoltatori di Radio Città Fujiko di Bologna.

Nella sauna di Contrabanda questo venerdì vi abbiamo portato due grandissimi musicisti. La prima si chiama Yaíma Orozco e i nostri aficionados dovrebbe conoscerla. È stata ospite di Zibaldone proprio un anno fa, alla metà di giugno del 2011 e ci ha stregato con le sue canzoni e con la sua dolcezza. Yaíma è una delle migliori e delle più giovani rappresentanti della nuova trova di Santa Clara, la città che ospita il mausoleo del Che, nel mezzo dell’isola di Cuba. Santa Clara, come la Habana, è una delle patrie della trova cubana, conosciuta in tutto il mondo grazie alle canzoni di Silvio Rodríguez e Pablo Milanés. Ma la trova non si è fermata ai fasti di questi grandi maestri, ha continuato e continua tutt’ora a produrre cantautori e musicisti eccezionali. A Santa Clara, infatti, si trova El Mejunje, uno dei locali d’avanguardia per questo genere musicale, nato nel 1984 grazie all’impegno dell’attore Román Silverio. Un locale, o meglio sarebbe dire un luogo d’incontro, dove quasi ogni sera, nell’ambito degli incontri di Trovuntivitis, si esibiscono musicisti del calibro di Roly Berrio, Miguel de la Rosa e appunto Yaíma Orozco. L’anno scorso Yaíma ci aveva presentato il suo ultimo album, Como siento yo. Quest’anno, invece, è venuta a suonarci alcuni pezzi dal vivo, uno di questi inedito. E con la sua chitarra, la sua voce e la sua allegria è riuscita a stregarci un’altra volta… la aspettiamo anche l’anno prossimo per un’altra tournée in Spagna.

Da Cuba siamo volati direttamente in Italia per farvi sentire un gruppo molto interessante che è passato la settimana scorsa da Barcellona e che ci ha fatto divertire parecchio in un bel concerto organizzato alle Cucine Mandarosso. Sono i Babalot, gruppo nato a Roma alla fine degli anni Novanta. Molta ironia e molta quotidianità nei loro testi. E molta buona musica, sperimentazione sonora con strumenti, giocattoli e rumori. Pochi mesi fa è uscito il loro terzo album Non sei più. Ma noi abbiamo preferito farvi ascoltare tre pezzi dei loro due precedenti lavori, Che succede quando uno muore del 2003 e Segni di vita del 2005. Per saperne di più, date un’occhiata qui.

Ritorna dopo una ulteriore settimana di pausa anche la rubrica Repressione Today, curata dall’incombustibile Banzo che, comunque, nel calore ottundente della nostra cabinetta è stato davvero prossimo a prendere fuoco in più di un’occasione. In questa puntata, una sortita in Italia, con il verdetto definitivo della Corte di Cassazione sul caso di Federico Aldrovandi, che ha visto la condanna per omicidio colposo dei quattro agenti imputati (tre anni e sei mesi, ridotti a sei mesi per via dell’indulto) e gli strascici polemici della sentenza, che hanno visto Paolo Forlani, uno dei quattro condannati, insultare a mezzo social network la signora Patrizia Moretti, madre della vittima, comportamento questo che ha suscitato addirittura una presa di posizione del Viminale. Tornando poi in Catalogna, si è parlato del caso di Marta Sibina e Albano Dante, editori del settimanale gratuito dell’Alt Maresme «Café amb Llet», che sono stati recentemente querelati per diffamazione da Josep Maria Via, consigliere alla presidenza di Artur Mas, nell’ambito di un’inchiesta sulla malasanità catalana che ha attirato anche l’attenzione dell’Ufficio Antifrode della Generalitat. I due giornalisti hanno pubblicato un video, dall’eloquente titolo «El robo más grande de la Historia de Cataluña», in cui spiegano dettagliatamente il coinvolgimento di Via e di altri nomi eccellenti della politica catalana in un sistema per nulla limpido di appalti informali e connivenze assortite alle spalle dei contribuenti. Consigliamo di vedere il video: qui la prima parte e qui la seconda.

Dopo la Repressione ci voleva un po’ di musica per rilassarci. E per pensare. Perché nella seconda parte di questa torrida puntata è venuto a trovarci uno dei migliori trombettisti spagnoli. Basco nel cuore e nelle mente, attivo a Barcellona da ormai due decenni, Juan De Diego detto Trakas è un musicista eccezionale che con la tromba ci fa volare in alto. Raccontarvi quello che ha fatto e che continua a fare Juan è praticamente impossibile. Sono decine e decine i progetti che lo hanno visto protagonista. E la sua mente non si ferma mai, è un crogiuolo di idee geniali. Siamo riusciti finalmente a convincerlo a venire a trovarci in trasmissione per presentarci la sua ultima fatica, un album che merita non uno, ma cento ascolti. Frutto della collaborazione con quattro musicisti di alto livello come Abel Boquera, Jordi Matas, Caspar St. Charles e Dani Domínguez, Erbestea è uscito questa primavera per l’etichetta Errabal Jazz. Un album composto di sei pezzi che riassumono le esperienze e i pensieri di Juan, dall’isola deserta delle Canarie dove si è sposato (Isla desierta) al disastro nucleare di Fukushima (Fukushima, mon amour), dai cocktail di cucina basca e catalana (Calçotsalda) fino all’esilio dei nonni baschi in fuga nel mezzo della Guerra Civile dalle truppe franchiste che stavano entrando a Bilbao (Erbestea). Ma con Juan abbiamo chiacchierato anche di molte altre cose. Della vita in primis. E di questa Barcellona dove stiamo vivendo. Una città che è cambiata fin troppo e che si è convertita in un parco divertimenti per stranieri in vacanza. O, come dice Juan in un’altra canzone del suo ultimo album, in un Carril Guiri. Per scoprire tutti i progetti e per sapere dove suonerà prossimamente Juan De Diego, basta che clicchiate qui.

E oggi una Trash Zone tutta particolare, la nostra cara Eva munita di stampelle è andata in trasferta per noi alla ricerca di personaggi che facessero al caso nostro, é andata a sondare le piazze della cittá pur di servirci in diretta un prodotto succulento della cultura nostrana. Davvero non conoscete Ciro Capuozzo, artista d’eccezione con la missione di esportare il neomelodico napoletano in giro per il mondo? Eppure pare stia spopolando nei dintorni della Rambla del Raval, da una pizzeria all’altra, o almeno ci prova. Ciro di certo fará di tutto per raggiungere il successo: é un poeta determinato e ambizioso. C’ha concesso in un intervista telefonica il racconto della sua arte e dei suoi progetti, e degli anni di gavetta a Napoli, quando ancora doveva rubare l’autoradio per poter ascoltare le sue canzoni… Speriamo che quando lo coglierá il successo si ricordi di noi!

E in ultimo, come sempre, la ciliegina sulla torta del consiglio musicale, la canzone che sguscia dalle novitá del suolo italico per mettere il punto ai nostri venerdí. Oggi abbiamo tra le mani un disco nuovo nuovo: i Masoko, gruppo romano che dal 2002 mescola rock, new wave e autoironie, ha sfoderato da pochissimo il suo terzo album, Le vostre speranze non saranno deluse. Dopo le collaborazioni con Giorgio Canali e con i Marlene Kuntz, dopo aver partecipato allo «Zecchino d’oro dell’undergound» insieme ai Mariposa, siam curiosi di vedere che ne esce dalle mani di questo gruppo che cosí bene sa svicolare tra il cinico e il naif. E c’ascoltiamo dunque un pezzo sgraziato, pungente e dolce: Prima del crollo.

A venerdí prossimo, e che la calura porti buoni consigli!

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Di vento del sud e di altre contaminazioni (22 giugno 2012)

In questo caldissimo venerdì di giugno ci siamo muniti di birra, sigarette e di buona musica e abbiamo aperto questa puntata di Zibaldone parlando di radio, con gli Ornamento y Delito e i R.E.M. E soprattutto di radio libere, come la nostra Radio Contrabanda che sta passando un momento di difficoltà a causa della repressione imperante in quest’inizio di millennio. Che le radio libere abbiano sempre dato fastidio a chi siede in alto, non è affatto una novità, questo lo sapevamo da un bel pezzo. Speravamo, questo sì, che i tempi bui fossero finiti o almeno che il peggio fosse passato. Purtroppo non è così. E ne abbiamo avuto un’ulteriore prova in queste settimane con il tentativo della Generalitat di Catalogna  di metterci il bavaglio. Radio Contrabanda, lo ripetiamo, non molla. E noi siamo qui a dimostrarlo. Per aiutarci a resistere, per darci il vostro appoggio, basta che entriate nella pagina  web di Radio Contrabanda..

Lo Zibaldone di questo 22 giugno è stato uno zibaldone musicale, nel vero senso della parola. Abbiamo avuto la fortuna e il piacere di condividere i pochi metri quadrati del nostro piccolo studio con due bravissimi artisti emergenti. La prima a sedersi davanti ai nostri microfoni è stata Anita Zengeza, una giovane cantautrice dello Zimbabwe da un paio d’anni attiva qui a Barcellona, dopo una prima esperienza in Italia. Una voce dolce ed armoniosa, delle canzoni intime, semplici, che ci hanno cullato e coccolato. Delle canzoni che parlano di amori e disamori, di viaggi e della ricerca dell’identità che ci portiamo sempre appresso e che cambia con il tempo a seconda dei nostri spostamenti, dei nostri incontri, delle nostre esperienze. Incontri ed esperienze che si materializzano anche negli studi radiofonici. Come l’incontro tra Anita e Giacomo Maria Carpa: ne è venuta fuori una live session meravigliosa, improvvisata, inaspettata e proprio per questo ancora più bella ed emozionante. Per conoscere meglio la musica di Anita e i suoi futuri concerti, date un’occhiata alla sua pagina di facebook.

La potenza del trash come uno tsunami spazza via qualsiasi ostacolo incontri sul suo cammino, ed è così che la  nostra carissima Eva Vignini, nonostante il piede fratturato, è riuscita a raggiungere gli studi di Radiocontrabanda pur di apportare a voi ascoltatori la innecessaria ma dovuta dose di Trash settimanale, con un personaggio questa volta davvero sgradevole: Leone di Lernia. L’emigrante meridionale trasferitosi a Milano negli anni del boom economico trascina con sé  un’estetica riconoscibile fatta di camice sgargianti, peli in vista, catene dorate ed un riporto considerevole. Leone di Lernia, icona trash anni Ottanta e Novanta, ha il merito di aver diffuso nel linguaggio musicale la raffinata arte del turpiloquio, le sue canzoni sono un mix musica dance, cattiva presenza, voce sgradevole, ironia pecoreccia e orgoglio pugliese. Così che ci siamo dedicati oggi a qualcuno di quei motivi ossessivi che hanno accompagnato le nostre estati in autoscontro agli inizi degli anni Novanta, quei tormentoni intollerabili e -ainoi- indimenticabili, tripudi di gastronomia e musica dance. Da indigestione, non c’è che dire.

Dopo la voce cavernosa e fastidiosa di Leone di Lernia, ci voleva qualcosa che ci facesse pensare e sognare. E così è stato. Dopo aver accompagnato nella prima parte del programma Anita Zengeza, Giacomo Maria Carpa ci ha raccontato con più calma il suo nuovo progetto musicale: Carpa Koi. Un progetto che sta piacendo molto nella penisola italica. E non a caso. L’EP che è appena uscito, I torni non contano, è un bel viaggio dentro se stessi e attraverso la Sicilia. E oltre che nella versione prodotta in studio, Giacomo Maria ci ha suonato qualche pezzo dal vivo. Da Agenda Rossa, dove la musica fa da contrappunto alla voce di Cuffaro in uno storico e apocalittico intervento del politico siciliano nella Samarcanda condotta da Michele Santoro, a Jornu Novu, dove la musica si converte in ricerca della propria identità. Come si legge nella sua web.CarpaKoi è il percorso musico-terapeutico del siciliano Giacomo Maria. Una realtà intima, domestica, con forti disturbi di personalità, concepito tra le pareti di uno sgabuzzino bolognese di via Albertoni e maturato durante una lunga ed inaspettata permanenza a Barcellona. «I Torni Non Contano», primo lavoro firmato Carpa Koi, è una produzione Lo-Fi realizzata a Barcellona presso gli studi SolDeSants di Alberto Perez e Bordeta30 di Giuliano Gius Cobelli a Barcellona. Vuole essere una fotografia della nostra società secondo il punto di vista di un pesce quasi sempre fuor d’acqua. L’individualismo sfrenato dei nostri giorni, l’immagine di una generazione orfana e smarrita, la necessità di recuperare il dialogo con la natura e la terra siciliana rappresentano infatti le portate principali di un menù turistico all’italiana con contorni improvvisati e schizofrenici.” Ascoltatevelo questo menù turistico all’italiana. Merita davvero.

Suonare il paese prima che cada, recita il titolo di un libro da poco in circolo nell’italica penisola, edito da X. Dal brulicare vivo della musica italiana in questi ultimi anni pare stia sorgendo qualcosa, e qualcuno ha voluto raccogliere le voci di quelli che hanno deciso di strimpellare e mettere insieme parole, solcando in lungo e in largo i palchi e le musiche d’Italia, quelli che si sono provati di guardare il paese attraverso i finestrini del furgone in trasferta, di dare un nome a quel che c’è attorno. Anche noi in questo finale di puntata, un venerdì dopo l’altro, cerchiamo di dare voce a quelli che, contro le leggi del mercato che hanno sancito la fine della musica, sono restati lì a suonare il paese e il nostro tempo, prima che cada, tenendolo stretto. Oggi chiudiamo la nostra puntata con I Ministri, band milanese attiva dal 2004, e con un pezzo che non potrebbe essere più appropriato di questi tempi: I soldi sono finiti.

E nonostante ciò, e nonostante siamo a punto d’essere privati di antenna e di frequenza, noi si resiste qui nel nostro studio e si procede a vele spiegate.

Buon ascolto e buon solstizio d’estate a tutti!

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CONTRABANDA FM È DI TUTTI: NON POTRANNO METTERCI IL BAVAGLIO!

Dopo oltre 21 anni di esistenza e di resistenza, Radio Contrabanda è a rischio, care amiche e cari amici. È una situazione difficile e che dimostra ancora una volta come le radio libere diano fastidio a molti, soprattutto a chi sta al potere. Noi di Zibaldone, come tutti gli oltre 30 programmi che fanno parte di Radio Contrabanda, non abbiamo la minima intenzione di mollare: resistiamo e resisteremo, dando la possibilità a chi vive a Barcellona di continuare a poter ascoltare la voce delle radio libere. Qui sotto potete leggere il comunicato che spiega la situazione:

Desde Contrabanda FM os hacemos llegar la grave situación que estamos viviendo ahora mismo.
Desde hace unos días sabemos que la emisión de Contrabanda por la FM está en peligro. Desde la Subdirección General de Ordenación del Espacio de Comunicación Audiovisual de la Generalitat de Cataluña nos llegó la orden de cierre del centro emisor del Turó de Rovira, donde se encuentra la antena de la radio. Se trata de un plan integral que pretende regular las emisiones que se hacen desde el Carmelo, sin tener en cuenta la particularidad de las radios libres y no-comerciales, sobre las cuales no hay ninguna legislación específica (la ley 22/2005 del 29 diciembre, Llei Audiovisual de Catalunya, contempla la existencia de radios sin ánimo de lucro pero no concreta el acceso a licencias). Seguir emitiendo desde el Turó, superado un plazo de 20 días desde el aviso, nos supondría la imposición de una multa de más de 100.000 euros por parte de la Administración.

Si esta amenaza se cumpliera, podria suponer que en muchos barrios de Barcelona no llegue la señal de ninguna radio libre, ya que se suma a las interferencias que MolaFM provoca al 96.6 de Radio Bronka y Radio Pica desde hace casi dos años y Rock’n’Gol a Radio Línea IV al 103.9.

Desde sus inicios hace más de 30 años, las radios libres catalanas han vivido cierres , sanciones de todo tipo, desplazamientos forzados del dial e interferencias tanto por parte de emisoras comerciales piratas como por emisoras legales, que emiten con una potencia mayor a la permitida.

Esta es una nueva ofensiva contra las radios libres y medios alternativos en el contexto político actual de recortes sociales, economicos y de derechos. La onda represiva contra las movilizaciones que se le oponen, la falta de comunicación y transparencia desde las altas esferas y el silenciamento de los únicos canales no dependientes del juego político y del mercado, forman parte de una misma estrategia.

Contrabanda FM, con su funcionamento asembleario y autogestionado, sin subvenciones, publicidad ni patrocinios, da voz a proyectos sociales y culturales y difunde problematicas que no tienen cobertura en los medios convencionales. En este momento participan una treintena de programas que difunden temáticas y realidades diversas, con una pluralidad de perspectivas que contrasta con la estructura monolítica de la comunicación de masas.

No podemos renunciar a emitir por el dial 91.4 de la FM. Y por eso, pedimos el apoyo de todos los colectivos, entidades y personas que han participado en las emisiones de Contrabanda FM; de todas aquellas que nos escuchais desde hace tiempo; de las que nos han descubierto hace poco y de las que aún no nos conoceis. Contrabanda FM es de todas y nonos haran callar.

Qui potete firmare la petizione perché Contrabanda continui a esistere:

http://oiga.me/campaigns/por-el-derecho-de-emision-de-contrabanda-fm

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Di repressione e di altre tempeste (15 giugno 2012)

Uno Zibaldone d’emergenza è stato quello di questo caldo venerdì di metà giugno. Sì, perché il potere sta tentando un’altra volta di tappare la bocca all’informazione libera. Radio Contrabanda, radio libera, autogestita e autofinanziata che da oltre 21 anni resiste qui a Barcellona è a rischio. Nel nostro blog trovate il come e il perché di tutto ciò e il comunicato che Radio Contrabanda ha reso pubblico domenica 17 giugno. La puntata di Zibaldone è stata segnata da questa notizia. Abbiamo infatti dedicato una parte consistente delle nostre due ore settimanali al sociale e alla “repressione”. Ma andiamo con ordine.

Al ritmo di Cabaret di Liza Minnelli è tornato infatti a farci visita Marco Barlocci del Teatro Stabile di Barcellona. Era da qualche mese che non lo vedevamo ai nostri microfoni e questa volta la sua rentrée è legata a due nuovi progetti di questa interessante compagnia teatrale. Il 30 giugno alle 19h00, infatti, il Teatro Stabile di Barcellona metterà in scena, in collaborazione con il  Centro Ama l ‘Italiano lo spettacolo Voci Italiane (Casal de Barri Pou de la Figuera, C/Sant Pere mes Baix, 70), mentre il 14 e il 15 luglio, alla Casa degli Italiani (Pasaje Mendez Vigo, 8 ) ci sarà la messa in scena di un’opera di grande finezza: Il ruggito del camaleonte di Ferruccio Masci. Per saperne di più del Teatro Stabile di Barcellona, date un’occhiata qui.

Puntata di ritorni e di sorprese questa del 15 giugno. Inaspettatamente abbiamo avuto in studio il nostro Fabrizio Vernice, il ragazzo più bello di tutto il foggiano, che ha fatto perdere la testa a più d’una sbarbina svedese. Con Fabrizio si è chiacchierato del più e del meno. E del suo prossimo progetto cinematografico, che vedrà coinvolto più d’uno zibaldoniano. L’estate, lo sapete tutti, è tempo di viaggi e di miraggi. Lo diceva il buon Lucio Battisti (ma non solo). E di viaggi ce ne hanno parlato anche Alessandra Spano, una dei componenti di un bel collettivo nato un paio d’anni fa a Cagliari. Il collettivo si chiama FuoriTema e si occupa di fotogiornalismo. La settimana scorsa i FuoriTema sono stati qui a Barcellona per presentare il loro progetto, che molto ha a che fare con il sociale in Sardegna e un po’ in tutto il mondo. Per conoscere quello che stanno proponendo (e per abbonarvi alla rivista!), basta che entrate nella loro pagina web.

Sulle note di Immigrant Song dei Led Zeppelin ci siamo spostati dalla Sardegna al Veneto e più precisamente a Padova, dove Andrea Piazzi ci ha parlato di un altro interessante progetto e di un’altra bella realtà attiva nel sociale: l’Associazione di Volontariato Amicizia. Andrea ci ha parlato della sua esperienza e ci ha spiegato in dettaglio la situazione del volontariato in Italia, soffermandosi soprattutto sulla questione dell’immigrazione e dei minorenni stranieri. Quali sono le leggi che tutelano i minorenni stranieri non accompagnati? Che possibilità ci sono nel 2012? E quale è la situazione dei finanziamenti?

E come di consueto la cara Eva Vignini ci ha regalato un’altra perla di trash nostrano. Durante questo torrido venerdì di giugno, il nostro studio ha assunto temperature ancora più bollenti grazie ad un personaggio davvero hot. Non ha i pantacollant fucsia di Solange, le giacche eccentriche del Mago Gabriel ne tantomeno le capigliature di cattivo gusto di Cristiano Malgioglio o Moira Orfei. Stavolta la cara Eva ci ha presentato finalmente un giovane sexy ed attraente fondatore di un genere musicale innovativo: il porn groove. Stiamo parlando di Immanuel Casto, un grande prodotto della musica Italiana che ci ha regalato ineguagliabili perle musicali condite di musica elettronica, e soprattutto una particolare attenzione ai testi rigorosamente a sfondo sessuale ma non privi di una certa critica sociale. Dopo l’album Vento di erezioni e Deflorato, nel 2008 viene lanciata quella che diventerà uno dei suoi brani di maggior successo, Anal Beat, con il sound che si rifà direttamente alla musica dance anni ottanta. Abbiamo potuto apprezzare il testo mistico erotico di Che bella la cappella, per finire con Escort 25, un amaro ed ironico spaccato sul fenomeno delle escort e del loro dilemma esistenziale: Perché lavorare in un call-center quando potrei fare pompini in Costa Smeralda?

Ormai consolidata, torna dopo una settimana di pausa, la rubrica Repressione Today, curata dal nostro incombustibile Banzo. Questo venerd¡, sotto la lente d’ingrandimento, la riforma del lavoro recentemente varata dal governo Rajoy, con la drammatica storia di Latifa, cittadina spagnola di origine marocchina, e quella della sanità, che entrerà in vigore a inizio settembre e che decreterà la fine dell’assistenza gratuita e universale per tutti i cittadini. Si è parlato anche della recente incursione dei Mossos, come sempre non identificati, nel campus della UAB e delle proteste studentesche che ormai da alcuni mesi tengono banco nella regione canadese del Quebec. Per concludere, una riflessione sul faraonico progetto di Eurovegas, che minaccia l’equilibrio urbanistico e ambientale del Delta del Llobregat e che, ancor prima di essere approvato ha suscitato le proteste di vasti strati della società catalana.

E arriva questa volta con tuoni e lampi il consiglio musicale della settimana. Dopo un po’ di assenza e di viaggi nella penisola italica, è tornata tra noi Laura, a rovistare come di consueto tra le musiche del «paese che sembra una scarpa». Oggi abbiam deciso di dedicarci di nuovo alle case discografiche indipendenti degli anni zero,  e lo facciamo con La Tempesta, ormai da un decennio piattaforma vivace del rock italiano. Fondata nel 2000 dal bassista dei Tre allegri ragazzi morti, La Tempesta è soprattutto un collettivo d’artisti, un laboratorio di proposte dove al filo conduttore del rock s’appendono le malinconie sgraziate delle Luci della centrale elettrica, il noise arrabbiato e colto del Teatro degli Orrori, il suono accaldato e rude dei Rossofuoco (intanto noi ci ascoltiamo Nuvole senza Messico). All’esperienza dei grandi «classici» della musica nostrana quali sono Enrico Molteni e Giorgio Canali, si uniscono gli esperimenti e le virate elettroniche degli Aucan (di cui ci ascoltiamo il pezzo Storm) o le aritmie hip hop industrial dei Uochi Toki (come si vede nella rumorosissima La recensione di questo disco). Un calderone ribollente di chitarre e batterie e rock sanguigno, dunque, ma con attenzione e interesse anche verso esperienze sonore d’altro segno. Come ogni estate, anche quest’anno la Tempesta ci regala un festival per presentare gli artisti che la popolano: a Roma, nel mezzo di San Lorenzo, il 23 e 24 giugno ci saranno due serate di concerti. Per chi passasse da quelle parti….

E concludiamo questa puntata con Direzioni diverse, bellissimo pezzo del Teatro degli Orrori. Alla prossima e sappiate che terremo duro, anche senza antenne!


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Di pianoforti e di bestiari familiari (8 giugno 2012)

Uno Zibaldone dolce come lo zucchero di canna e energetico come lo zabaione quello di questa settimana, care ascoltatrici e cari ascoltatori. Proprio quando la Spagna è finita nel baratro dei paesi europei «salvati» dalla troika con un governo inconsistente e ridicolo ben rappresentato dai volti del presidente Rajoy e del ministro dell’Economia De Guindos, noi abbiamo pensato bene di dedicare due ore alla canzone d’autore. Il cantautorato non ha mai avuto vita facile in questo mondo: nemmeno negli anni dorati di Brassens, De André e Guccini. Men che meno in questi tempi di fine di un mondo e di un’epoca. Ma non molla, non demorde e continua a regalarci perle di ineguagliabile bellezza. Come quelle del primo ospite che è venuto a farci visita in questo caldo venerdì d’inizio giugno.

Abbiamo avuto infatti la fortuna e l’onore di avere nel nostro piccolo studio uno dei maestri della nova canço catalana: Joan Isaac. Attivo da ormai quarant’anni sulla scena barcellonese e internazionale, Joan è venuto a presentarci in esclusiva per Zibaldone il suo ultimo album, Piano piano…, uscito meno di un mese fa. Un doppio cd che contiene venti canzoni dove la voce di Joan Isaac è accompagnata da dieci pianisti d’eccezione come Eros Cristiani, Francesc Burrull, Manel Camp, Jordi Badia e Xavier Ibáñez. E molti altri. Ma con Joan abbiamo parlato di tante cose: dai suoi inizi nella Barcellona degli ultimi anni del franchismo, quella Barcelona, ciutat grisa che canta anche in questo ultimo album, all’incontro con Roberto Vecchioni al Festival Tenco di oltre un decennio fa e da cui nacque un’altra perla: Les cartes d’amor, contenuta nel suo Joies robades del 2002. Ma tra una chiacchiera e un’altra abbiamo parlato anche di Bob Dylan, di Donovan, di Aute… e dei nuovi progetti che lo vedono coinvolto. Come il concerto per la presentazione di Piano, piano… questo venerdì 15 giugno all’Auditori Pau Casals del Vendrell (Tarragona). Per conoscere questo grande cantautore e poeta, date un’occhiata qui.

Tra La mauvaise réputation di George Brassens e un Eugenio Finardi che canta Vysotsky, non poteva mancare l’appuntamento settimanale con la Trash Zone. La nostra carissima Eva Vignini questa volta ci ha portato un personaggio dell’uderground romano: Richard Benson. Un personaggio di tutto rispetto che non ha nulla da invidiare al mago Gabriel o a Mauro Repetto. Tutt’altro. Un uomo immeritatamente poco conosciuto fuori dalla cerchia dei (pochi) intimi che vivono tra Frosinone e Fregene. Un performer situazionista della fine del XX secolo che urla a più non posso e che riceve polli in faccia durante i concerti. Ma chi lo conosce, lo ama. O lo odia. E sicuramente non si scorda di lui. Come il nostro caro Angelo che ci ha chiamati addirittura da un panfilo nei mari della Corsica con dei magnati statunitensi amanti delle aragoste e del buon vino…

È venuto poi a farci visita un giovane e bravissimo cantautore napoletano: Alessio Arena. Scrittore e poeta, Alessio è anche e soprattutto un esponente della nuova canzone d’autore come nella migliore tradizione europea. L’anno scorso è uscito Autorretrato de  ciudad invisible, un EP di canzoni in spagnolo. Ma Alessio è il migliore esempio de El viajante di Ricardo Solfa (alias Sisa), anche se non lo vuole ammettere, e del crogiuolo di culture, lingue ed esperienze che è stata e continua ad essere Barcellona da almeno un decennio. Alessio ci ha suonato in diretta alcuni pezzi, accompagnato dalla sua meravigliosa chitarra, anche in italiano ed in catalano, offrendoci delle primizie dal suo prossimo album: Bestiari familiar. O Bestiario familiare, che dir si voglia, visto che sarà un album con la metà delle canzoni in italiano e la metà in catalano. Per conoscere questo cantautore dal grande futuro e scoprire anche la sua attività di scrittore, entrate nella sua pagina web.

E per chiudere la nostra Serena ci ha portato la pillola musicale della settimana. Questa volta è toccato a un grande musicista italiano: Bobo Rondelli. Attivo fin dalla fine degli anni Ottanta, Bobo Rondelli è uscito nel 2011 con un nuovo lavoro L’ora dell’ormai, all’altezza di quell’indimenticabile Disperati, intellettuali, ubriaconi del 2002 che gli valse sia il Premio Tenco che il Premio Ciampi. Da L’ora dell’ormai ci siamo sentiti Sporco denaro e La giostra. Per saperne di più di Bobo Rondelli, cliccate qui. Ci risentiamo la prossima settimana: buon ascolto e buona crisi economica!

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Di diritti umani, di televendite e di rastafari (1 giugno 2012)

Barcellona è ormai costantemente meta di orde fameliche di turisti. Questo fine settimana ancora di più con il Primavera Sound strapieno di gente. Ma a noi poco importa, a dire il vero. Abbiamo altro di cui parlare. E soprattutto altri Festival di cui raccontarvi.

Al ritmo di Do you love me? di quel genio di Nick Cave sono venute a trovarci Eva Beghin e Nona Rubio, con cui abbiamo parlato del Festival de Cine y Derechos Humanos che si è tenuto la settimana scorsa qui a Barcellona. Eva è stata una delle molte volontarie che hanno collaborato a questo interessante appuntamento, mentre Nona è la responsabile del marketing e delle relazioni con i mezzi di comunicazione di tutto il Festival. Un festival che è già alla sua nona edizione, organizzato per il secondo anno consecutivo da La Mirada Descubierta e diretto da Toni Navarro. Un festival organizzato contemporaneamente in altre due città, Parigi e New York, e che ha mostrato al pubblico quasi un centinaio di film con un importante messaggio sociale. Come quelli dei tre italiani in concorso e, soprattutto, il documentario diretto da Claudio Bozzatello, Una su tre, uscito nel 2011, scritto da Antonio De Luca, Nerina Fiumanò, Michele Maggi e Stefano Villani e che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Angela Finocchiaro, Ottavia Piccolo, Marina Rocco e Debora Villa. Claudio ci ha rilasciato un’interessante intervista dove ci spiega come è nato questo progetto e le ragioni di fondo: la violenza di genere, un problema purtroppo che è ancora lontano dall’essere risolto in Italia e in tutto il mondo. Se volete saperne di più su Una su tre, basta che schiacciate qui, mentre se volete conoscere più a fondo il Festival de Cine y Derechos Humanos e vi interessa presentare un progetto per la prossima edizione entrate qui. Di sottofondo ci siamo ascoltati Echi sonori della mente, un pezzo di musica sperimentale presentato ad un altro festival organizzato questo fine settimana a Barcellona: Mixture, un festival di ricerca musicale idea di una serie di collettivi indipendenti.

Sulle note di Laurie Anderson siamo passati dalle dure storie di vita raccontateci da Claudio Bozzatello alla nostra rubrica involontaria: Repressione Today. Questa volta prima delle cattive nuove riportateci dall’incombustibile Banzo (ma, si sa, ambasciator non porta pena…) abbiamo dato spazio a un bravo artista, Valentino Menghi, e allasua storia che con la repressione molto ha a che fare: poliziotti molesti con gli artisti di strada attivi al Parc Güell, storia di licenze e rischio di multe, una storia di ritratti dei poliziotti del districto de Gràcia… ma Valentino è un’artista a tutto tondo, con molti progetti in ballo. Date un’occhiata qui per saperne qualcosa di più. Le notizie, invece, di quest’ultima settimana non sono affatto ironiche o da prendere alla leggera. Come ha detto il Banzo con il suo accento romagnolo, questa settimana «ne è successa di ogni»: la richiesta di 36 anni di carcere a Laura Gómez, la sindacalista della CGT incarcerata per un mese dopo lo sciopero generale del 29 marzo scorso; i nuovi arresti di altri manifestanti dello stesso sciopero generale; il processo al cantautore Javier Krahe; le violenze della polizia agli immigrati di Lavapiés a Madrid e, purtroppo, un largo eccetera, che abbiamo voluto concludere con un pezzo musicale per ricordare le tristi notizie che ci vengono dall’Emilia a causa del terremoto: Carpi dei Lomas.

A volte le cose bisogna prenderle con un poca di ironia… ecco allora il momento dedicato al peggio del peggio che il trash italiano ha prodotto nell’ultimo trentennio grazie, anche e soprattutto, alle televisioni dell’ex premier Silvio Berlusconi. Insomma, è arrivato anche in questa puntata il momento della Trash Zone della nostra cara Eva Vignini. Questa volta niente mago Gabriel, né Divino Othelma. Stavolta siamo andati fin sul fondo del barile e abbiamo iniziato a raschiare. Wanna Marchi, nata con il nome Vanna nel 1942 nella provincia di Bologna. Una voce insopportabile, una vita insulsa, un sacco di baggianate e un sacco di televendite, accompagnata per parecchio tempo da uno che si faceva passare per un mezzo santone: il Maestro di vita Do Nacimiento. Di cose su Wanna Marchi ce ne sono molte da dire e anche sul santone brasiliano. Vi siete chiesti poi che fine hanno fatto oggi questi due? Sentire per credere. La prova che il mondo va a rotoli…

Il cambio è stato brusco tra la voce chiassosa della Marchi e i ritmi a metà strada tra l’Etiopia e la Giamaica di Yehjah e i Go a Chant, un altro interessantissimo progetto portato avanti con passione da Francesco Perrella e dalla sua Echorek Dub Factory. Per Zibaldone Francesco ci ha fatto conoscere in anteprima il loro nuovo album (che uscirà ufficialmente all’inizio di luglio), con una live session di grande intensità, oltre ad alcuni pezzi registrati in studio, come Alive e Love is amazing. Yehjah, cantante e compositore ghanese, è uno dei massimi esponenti della musica rastafari. In questo progetto è accompagnato dai Go a Chant, una serie di musicisti provenienti da vari paesi dell’America Latina: Cile, Perù, Messico. Per conoscere meglio la musica di Yehjah, cliccate qui, quella dei Go a Chant, qui e per rimanere sempre informati su tutte le novità e i progetti della Echorek Dub Factory, date un’occhiata qui.

Non potevamo però lasciarvi senza il consiglio musicale della settimana, questa volta a carico della nostra Serena, che ci ha presentato l’ultimo lavoro di un gruppo che ha fatto parlare parecchio di sé negli ultimi anni. Stiamo parlando degli Offlaga Disco Pax, gruppo reggiano composto da Max Collini (voce e autore), Enrico Fontanelli (basso, elettronica) e Daniele Carretti (chitarra, basso, piano). Dopo quel magnifico Socialismo tascabile (prove tecniche di trasmissione) è venuto Bachelite, e pochi mesi fa l’ultima fatica: Gioco di società, un album scritto “tra una saletta prove del Calamita di Cavriago ed una cucina abitabile sulle colline di Viano, immersi nel loro disincantato piccolo mondo antico dagli occhi ben aperti sul resto”. Da Gioco di società, ci siamo sentiti il pezzo che apre l’album: Tulipani, una storia sul ciclismo di altri tempi. Se volete saperne di più su questo bel trio reggiano, schiacciate qui.

Buon ascolto! E buon fine settimana!

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Di tango, di punk rock e di oroscopi basati nel mangiare (25 maggio 2012)

Iniziare una puntata con il rock’n’roll di Eli Paperboy Reed e con il blues dell’Edoardo Bennato della fine degli anni Settanta è una garanzia. Su questo non ci piove. Ed è un’ottima maniera per scaldare i motori in una puntata dedicata quasi interamente alla musica, al di là delle nostre rubriche dai gusti e dai sapori più diversi.

Il primo gruppo a prendere posto nel nostro piccolo studio sopra la Plaça Reial di Barcellona si chiama Atenti Pebeta. Il nome viene da un famoso tango scritto da Ciriaco Ortiz e musicato da Celedonio Flores nel lontano 1929. Loro sono tre giovani argentini provenienti direttamente da Buenos Aires e in queste settimane in tournée in Europa, dall’Italia alla Spagna passando per Vienna e la Svizzera. Una voce calda e passionale quella di Eliana De Piero, il suono delle chitarre e del cajón di Mariano Homs e Santiago Ramos, delle canzoni che hanno segnato il folklore argentino, alcuni dei pezzi più struggenti del tango, dai classici di Carlos Gardel alla fusion dei Gotan Project. Tutto questo e molto altro sono gli Atenti Pebeta. E tra una canzone interpretata dal vivo ai microfoni di Radio Contrabanda e gli applausi dei molti amici e degli aficionados di Zibaldone che sono venuti a farci visita in questo assolato pomeriggio di maggio, con gli Atenti Pebeta abbiamo parlato della scena musicale argentina e di cosa vuol dire reinterpretare i grandi classici del tango lontano dalla propria terra. Per saperne qualcosa di più, date un’occhiata qui.

E visto che di viaggi si stava parlando non potevamo non darvi notizie del nostro giramondo, Carlo Taglia, che da oltre duecento giorni sta gironzolando per l’Asia senza prendere aerei. Tra bus, treni e barche Carlo è passato dal Nepal alla Corea del Sud, passando per l’India, lo Sri Lanka, la Thailandia, il Laos, il Vietnam e la Cina. Nell’ultima corrispondenza per Zibaldone lo avevamo lasciato ad Ho Chi Minh City; ora, invece, lo ritroviamo nell’occidentalissima Corea del Sud, quasi pronto per prendere un mercantile che in 24 giorni lo porterà dall’altro lato dell’Oceano Pacifico, in Colombia. Ma tra Ho Chi Minh City e Seul, Carlo ne ha fatta di strada e ne ha di cose da raccontare… Potete seguire il viaggio di Carlo attraverso il suo blog.

E di cose da raccontare ne ha anche il nostro caro Banzo, oramai responsabile di quella che abbiamo definito una rubrica involontaria: Repressione Today. Visto che la repressione continua, con le sue buone e le sue cattive notizie, abbiamo pensato di dotarci anche di un’apposita sigletta. Niente punk incazzato, ma qualcosa di più sottilmente inquietante, adatto al capitalismo neoliberale al potere: From the air da quel mitico album di Laurie Anderson del 1982, Big Science. Il Banzo ha fatto il punto di quel che è successo nelle ultime due settimane, tra lo sciopero della scuola e dell’università del 22 maggio, le manifestazioni davanti alla sede de La Caixa, la chiusura della web della Generalitat de Catalunya per l’identificazione dei «facinorosi» e l’incredibile (e passata sotto silenzio) modifica della Costituzione italiana che prevede il pareggio di bilancio…

Abbiamo nominato Casini e Rutelli, non sappiamo bene il perché e di punto in bianco ci siamo trovati a parlare di trash. Come di consueto la nostra cara Eva Vignini ci risucchia nell’oscuro tunnel del Trash Italiano con un personaggio davvero magico. Un uomo dallo sguardo “Pinotico” caratterizzato dall’abbigliamento eclettico, dalle enormi occhiaie, dalle giacche “Stupentemente colorate”  oltre che da un vero talento nello stravolgimento della lingua italiana stiamo parlando del Mago Gabriel,  probabilmente “il più grande fantascientifico di questo secolo”, puro dadaismo linguistico senza nessuna pretesa di intellettualismo. Con la sua trasmissione intitolata: «Gabriel e le mira-bolanti meraviglie (alla scoperta di… luoghi, personaggi della Torino Eso e Terica)» Gabriel ci guida attraverso i misteri del mondo con una dialettica nonsense ed un linguaggio inventato, ci conduce in un vero e proprio viaggio all’interno di una Torino “dove sussistono cose miracolosissime” narrandoci di spiriti piemontesi, di uomini che si reincarnano in piante e di strani «poteri esoterici» come: la sua facoltà di vedere gli gnomi e la credenza secondo cui mangiare uova di upupa doni l’invisibilità. Abbiamo voluto lasciare in voi un po’ di questa sapienza antica trasfusasi nel mago Gabriel e arrivata fino a noi grazie alla divina madre catodica. Vi abbiamo fatto riascoltare e riscoprire le magiche correlazioni  tra cibo e segni zodiacali con il favoloso “Oroscopo cinese basato sul mangiare» e non meno magiche, quelle tra i buchi neri e gli ombelichi. Magie reali, presunte o palesemente inventate avvolgono questo personaggio di un alone di mistero nostrano che ci sembrava doveroso riproporvi oggi.

E tra le profezie del Mago Gabriel e il clima repressivo in cui stiamo vivendo abbiamo voluto metterci un po’ di allegra carica con la voce di Jello Biafra accompagnato da Mojo Nixon e con quella indimenticabile dei Beastie Boys, anche per ricordare Adam Yauch noto come MCA, che ci ha lasciato da poco. Ma tutta questa carica punk ha una ragione: la presenza nel nostro studio del secondo gruppo della puntata. Si chiamano R.A.M.ONE$, sono di Torino e dintorni e si divertono un casino facendo cover dei più famosi gruppi punk degli ultimi trent’anni. I Ramones, logicamente (e da lì il nome della band), ma anche i Rancid, i Green Day e molto molto altro. In giro per la Spagna per una serie di concerti e per un primo contatto con la penisola iberica (ci hanno confermato che suoneranno nei Paesi Baschi quest’estate), Rede Rico (chitarra e voce), Alex Littlewood (percussioni) e Marco daVinci (basso) ci hanno fatto ballare e divertire con alcuni pezzi dal vivo. Sentiteveli! E date un’occhiata alla loro pagina facebook dove trovate tutte le date dei loro prossimi concerti!

E già che stavamo parlando di musica proveniente da Torino, per l’ormai tradizionale consiglio musicale della settimana vi abbiamo proposto un bravo cantante torinese. Si chiama Davide Tosches, ed è amico del nostro caro Vittorio Cane. Una garanzia, insomma! Dopo l’album uscito nel 2009 Dove l’erba è alta, a maggio di quest’anno è uscito il suo secondo lavoro: Il lento disgelo. Un album potente ed intenso, prodotto dalla Controrecords e distribuito dalla New Model Label. Da Il lento disgelo vi abbiamo fatto sentire il singolo: Dove andiamo. Se volete saperne di più di Davide Tosches, leggere il suo blog, conoscere le sue prossime date e sapere che ne pensa del mondo e della vita, sbirciate un po’ nella sua pagina web.

Buon ascolto! E soprattutto, come diceva Tierno Galván, a colocaros!

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