CONTRABANDA FM È DI TUTTI: NON POTRANNO METTERCI IL BAVAGLIO!

Dopo oltre 21 anni di esistenza e di resistenza, Radio Contrabanda è a rischio, care amiche e cari amici. È una situazione difficile e che dimostra ancora una volta come le radio libere diano fastidio a molti, soprattutto a chi sta al potere. Noi di Zibaldone, come tutti gli oltre 30 programmi che fanno parte di Radio Contrabanda, non abbiamo la minima intenzione di mollare: resistiamo e resisteremo, dando la possibilità a chi vive a Barcellona di continuare a poter ascoltare la voce delle radio libere. Qui sotto potete leggere il comunicato che spiega la situazione:

Desde Contrabanda FM os hacemos llegar la grave situación que estamos viviendo ahora mismo.
Desde hace unos días sabemos que la emisión de Contrabanda por la FM está en peligro. Desde la Subdirección General de Ordenación del Espacio de Comunicación Audiovisual de la Generalitat de Cataluña nos llegó la orden de cierre del centro emisor del Turó de Rovira, donde se encuentra la antena de la radio. Se trata de un plan integral que pretende regular las emisiones que se hacen desde el Carmelo, sin tener en cuenta la particularidad de las radios libres y no-comerciales, sobre las cuales no hay ninguna legislación específica (la ley 22/2005 del 29 diciembre, Llei Audiovisual de Catalunya, contempla la existencia de radios sin ánimo de lucro pero no concreta el acceso a licencias). Seguir emitiendo desde el Turó, superado un plazo de 20 días desde el aviso, nos supondría la imposición de una multa de más de 100.000 euros por parte de la Administración.

Si esta amenaza se cumpliera, podria suponer que en muchos barrios de Barcelona no llegue la señal de ninguna radio libre, ya que se suma a las interferencias que MolaFM provoca al 96.6 de Radio Bronka y Radio Pica desde hace casi dos años y Rock’n’Gol a Radio Línea IV al 103.9.

Desde sus inicios hace más de 30 años, las radios libres catalanas han vivido cierres , sanciones de todo tipo, desplazamientos forzados del dial e interferencias tanto por parte de emisoras comerciales piratas como por emisoras legales, que emiten con una potencia mayor a la permitida.

Esta es una nueva ofensiva contra las radios libres y medios alternativos en el contexto político actual de recortes sociales, economicos y de derechos. La onda represiva contra las movilizaciones que se le oponen, la falta de comunicación y transparencia desde las altas esferas y el silenciamento de los únicos canales no dependientes del juego político y del mercado, forman parte de una misma estrategia.

Contrabanda FM, con su funcionamento asembleario y autogestionado, sin subvenciones, publicidad ni patrocinios, da voz a proyectos sociales y culturales y difunde problematicas que no tienen cobertura en los medios convencionales. En este momento participan una treintena de programas que difunden temáticas y realidades diversas, con una pluralidad de perspectivas que contrasta con la estructura monolítica de la comunicación de masas.

No podemos renunciar a emitir por el dial 91.4 de la FM. Y por eso, pedimos el apoyo de todos los colectivos, entidades y personas que han participado en las emisiones de Contrabanda FM; de todas aquellas que nos escuchais desde hace tiempo; de las que nos han descubierto hace poco y de las que aún no nos conoceis. Contrabanda FM es de todas y nonos haran callar.

Qui potete firmare la petizione perché Contrabanda continui a esistere:

http://oiga.me/campaigns/por-el-derecho-de-emision-de-contrabanda-fm

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Di repressione e di altre tempeste (15 giugno 2012)

Uno Zibaldone d’emergenza è stato quello di questo caldo venerdì di metà giugno. Sì, perché il potere sta tentando un’altra volta di tappare la bocca all’informazione libera. Radio Contrabanda, radio libera, autogestita e autofinanziata che da oltre 21 anni resiste qui a Barcellona è a rischio. Nel nostro blog trovate il come e il perché di tutto ciò e il comunicato che Radio Contrabanda ha reso pubblico domenica 17 giugno. La puntata di Zibaldone è stata segnata da questa notizia. Abbiamo infatti dedicato una parte consistente delle nostre due ore settimanali al sociale e alla “repressione”. Ma andiamo con ordine.

Al ritmo di Cabaret di Liza Minnelli è tornato infatti a farci visita Marco Barlocci del Teatro Stabile di Barcellona. Era da qualche mese che non lo vedevamo ai nostri microfoni e questa volta la sua rentrée è legata a due nuovi progetti di questa interessante compagnia teatrale. Il 30 giugno alle 19h00, infatti, il Teatro Stabile di Barcellona metterà in scena, in collaborazione con il  Centro Ama l ‘Italiano lo spettacolo Voci Italiane (Casal de Barri Pou de la Figuera, C/Sant Pere mes Baix, 70), mentre il 14 e il 15 luglio, alla Casa degli Italiani (Pasaje Mendez Vigo, 8 ) ci sarà la messa in scena di un’opera di grande finezza: Il ruggito del camaleonte di Ferruccio Masci. Per saperne di più del Teatro Stabile di Barcellona, date un’occhiata qui.

Puntata di ritorni e di sorprese questa del 15 giugno. Inaspettatamente abbiamo avuto in studio il nostro Fabrizio Vernice, il ragazzo più bello di tutto il foggiano, che ha fatto perdere la testa a più d’una sbarbina svedese. Con Fabrizio si è chiacchierato del più e del meno. E del suo prossimo progetto cinematografico, che vedrà coinvolto più d’uno zibaldoniano. L’estate, lo sapete tutti, è tempo di viaggi e di miraggi. Lo diceva il buon Lucio Battisti (ma non solo). E di viaggi ce ne hanno parlato anche Alessandra Spano, una dei componenti di un bel collettivo nato un paio d’anni fa a Cagliari. Il collettivo si chiama FuoriTema e si occupa di fotogiornalismo. La settimana scorsa i FuoriTema sono stati qui a Barcellona per presentare il loro progetto, che molto ha a che fare con il sociale in Sardegna e un po’ in tutto il mondo. Per conoscere quello che stanno proponendo (e per abbonarvi alla rivista!), basta che entrate nella loro pagina web.

Sulle note di Immigrant Song dei Led Zeppelin ci siamo spostati dalla Sardegna al Veneto e più precisamente a Padova, dove Andrea Piazzi ci ha parlato di un altro interessante progetto e di un’altra bella realtà attiva nel sociale: l’Associazione di Volontariato Amicizia. Andrea ci ha parlato della sua esperienza e ci ha spiegato in dettaglio la situazione del volontariato in Italia, soffermandosi soprattutto sulla questione dell’immigrazione e dei minorenni stranieri. Quali sono le leggi che tutelano i minorenni stranieri non accompagnati? Che possibilità ci sono nel 2012? E quale è la situazione dei finanziamenti?

E come di consueto la cara Eva Vignini ci ha regalato un’altra perla di trash nostrano. Durante questo torrido venerdì di giugno, il nostro studio ha assunto temperature ancora più bollenti grazie ad un personaggio davvero hot. Non ha i pantacollant fucsia di Solange, le giacche eccentriche del Mago Gabriel ne tantomeno le capigliature di cattivo gusto di Cristiano Malgioglio o Moira Orfei. Stavolta la cara Eva ci ha presentato finalmente un giovane sexy ed attraente fondatore di un genere musicale innovativo: il porn groove. Stiamo parlando di Immanuel Casto, un grande prodotto della musica Italiana che ci ha regalato ineguagliabili perle musicali condite di musica elettronica, e soprattutto una particolare attenzione ai testi rigorosamente a sfondo sessuale ma non privi di una certa critica sociale. Dopo l’album Vento di erezioni e Deflorato, nel 2008 viene lanciata quella che diventerà uno dei suoi brani di maggior successo, Anal Beat, con il sound che si rifà direttamente alla musica dance anni ottanta. Abbiamo potuto apprezzare il testo mistico erotico di Che bella la cappella, per finire con Escort 25, un amaro ed ironico spaccato sul fenomeno delle escort e del loro dilemma esistenziale: Perché lavorare in un call-center quando potrei fare pompini in Costa Smeralda?

Ormai consolidata, torna dopo una settimana di pausa, la rubrica Repressione Today, curata dal nostro incombustibile Banzo. Questo venerd¡, sotto la lente d’ingrandimento, la riforma del lavoro recentemente varata dal governo Rajoy, con la drammatica storia di Latifa, cittadina spagnola di origine marocchina, e quella della sanità, che entrerà in vigore a inizio settembre e che decreterà la fine dell’assistenza gratuita e universale per tutti i cittadini. Si è parlato anche della recente incursione dei Mossos, come sempre non identificati, nel campus della UAB e delle proteste studentesche che ormai da alcuni mesi tengono banco nella regione canadese del Quebec. Per concludere, una riflessione sul faraonico progetto di Eurovegas, che minaccia l’equilibrio urbanistico e ambientale del Delta del Llobregat e che, ancor prima di essere approvato ha suscitato le proteste di vasti strati della società catalana.

E arriva questa volta con tuoni e lampi il consiglio musicale della settimana. Dopo un po’ di assenza e di viaggi nella penisola italica, è tornata tra noi Laura, a rovistare come di consueto tra le musiche del «paese che sembra una scarpa». Oggi abbiam deciso di dedicarci di nuovo alle case discografiche indipendenti degli anni zero,  e lo facciamo con La Tempesta, ormai da un decennio piattaforma vivace del rock italiano. Fondata nel 2000 dal bassista dei Tre allegri ragazzi morti, La Tempesta è soprattutto un collettivo d’artisti, un laboratorio di proposte dove al filo conduttore del rock s’appendono le malinconie sgraziate delle Luci della centrale elettrica, il noise arrabbiato e colto del Teatro degli Orrori, il suono accaldato e rude dei Rossofuoco (intanto noi ci ascoltiamo Nuvole senza Messico). All’esperienza dei grandi «classici» della musica nostrana quali sono Enrico Molteni e Giorgio Canali, si uniscono gli esperimenti e le virate elettroniche degli Aucan (di cui ci ascoltiamo il pezzo Storm) o le aritmie hip hop industrial dei Uochi Toki (come si vede nella rumorosissima La recensione di questo disco). Un calderone ribollente di chitarre e batterie e rock sanguigno, dunque, ma con attenzione e interesse anche verso esperienze sonore d’altro segno. Come ogni estate, anche quest’anno la Tempesta ci regala un festival per presentare gli artisti che la popolano: a Roma, nel mezzo di San Lorenzo, il 23 e 24 giugno ci saranno due serate di concerti. Per chi passasse da quelle parti….

E concludiamo questa puntata con Direzioni diverse, bellissimo pezzo del Teatro degli Orrori. Alla prossima e sappiate che terremo duro, anche senza antenne!


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Di pianoforti e di bestiari familiari (8 giugno 2012)

Uno Zibaldone dolce come lo zucchero di canna e energetico come lo zabaione quello di questa settimana, care ascoltatrici e cari ascoltatori. Proprio quando la Spagna è finita nel baratro dei paesi europei «salvati» dalla troika con un governo inconsistente e ridicolo ben rappresentato dai volti del presidente Rajoy e del ministro dell’Economia De Guindos, noi abbiamo pensato bene di dedicare due ore alla canzone d’autore. Il cantautorato non ha mai avuto vita facile in questo mondo: nemmeno negli anni dorati di Brassens, De André e Guccini. Men che meno in questi tempi di fine di un mondo e di un’epoca. Ma non molla, non demorde e continua a regalarci perle di ineguagliabile bellezza. Come quelle del primo ospite che è venuto a farci visita in questo caldo venerdì d’inizio giugno.

Abbiamo avuto infatti la fortuna e l’onore di avere nel nostro piccolo studio uno dei maestri della nova canço catalana: Joan Isaac. Attivo da ormai quarant’anni sulla scena barcellonese e internazionale, Joan è venuto a presentarci in esclusiva per Zibaldone il suo ultimo album, Piano piano…, uscito meno di un mese fa. Un doppio cd che contiene venti canzoni dove la voce di Joan Isaac è accompagnata da dieci pianisti d’eccezione come Eros Cristiani, Francesc Burrull, Manel Camp, Jordi Badia e Xavier Ibáñez. E molti altri. Ma con Joan abbiamo parlato di tante cose: dai suoi inizi nella Barcellona degli ultimi anni del franchismo, quella Barcelona, ciutat grisa che canta anche in questo ultimo album, all’incontro con Roberto Vecchioni al Festival Tenco di oltre un decennio fa e da cui nacque un’altra perla: Les cartes d’amor, contenuta nel suo Joies robades del 2002. Ma tra una chiacchiera e un’altra abbiamo parlato anche di Bob Dylan, di Donovan, di Aute… e dei nuovi progetti che lo vedono coinvolto. Come il concerto per la presentazione di Piano, piano… questo venerdì 15 giugno all’Auditori Pau Casals del Vendrell (Tarragona). Per conoscere questo grande cantautore e poeta, date un’occhiata qui.

Tra La mauvaise réputation di George Brassens e un Eugenio Finardi che canta Vysotsky, non poteva mancare l’appuntamento settimanale con la Trash Zone. La nostra carissima Eva Vignini questa volta ci ha portato un personaggio dell’uderground romano: Richard Benson. Un personaggio di tutto rispetto che non ha nulla da invidiare al mago Gabriel o a Mauro Repetto. Tutt’altro. Un uomo immeritatamente poco conosciuto fuori dalla cerchia dei (pochi) intimi che vivono tra Frosinone e Fregene. Un performer situazionista della fine del XX secolo che urla a più non posso e che riceve polli in faccia durante i concerti. Ma chi lo conosce, lo ama. O lo odia. E sicuramente non si scorda di lui. Come il nostro caro Angelo che ci ha chiamati addirittura da un panfilo nei mari della Corsica con dei magnati statunitensi amanti delle aragoste e del buon vino…

È venuto poi a farci visita un giovane e bravissimo cantautore napoletano: Alessio Arena. Scrittore e poeta, Alessio è anche e soprattutto un esponente della nuova canzone d’autore come nella migliore tradizione europea. L’anno scorso è uscito Autorretrato de  ciudad invisible, un EP di canzoni in spagnolo. Ma Alessio è il migliore esempio de El viajante di Ricardo Solfa (alias Sisa), anche se non lo vuole ammettere, e del crogiuolo di culture, lingue ed esperienze che è stata e continua ad essere Barcellona da almeno un decennio. Alessio ci ha suonato in diretta alcuni pezzi, accompagnato dalla sua meravigliosa chitarra, anche in italiano ed in catalano, offrendoci delle primizie dal suo prossimo album: Bestiari familiar. O Bestiario familiare, che dir si voglia, visto che sarà un album con la metà delle canzoni in italiano e la metà in catalano. Per conoscere questo cantautore dal grande futuro e scoprire anche la sua attività di scrittore, entrate nella sua pagina web.

E per chiudere la nostra Serena ci ha portato la pillola musicale della settimana. Questa volta è toccato a un grande musicista italiano: Bobo Rondelli. Attivo fin dalla fine degli anni Ottanta, Bobo Rondelli è uscito nel 2011 con un nuovo lavoro L’ora dell’ormai, all’altezza di quell’indimenticabile Disperati, intellettuali, ubriaconi del 2002 che gli valse sia il Premio Tenco che il Premio Ciampi. Da L’ora dell’ormai ci siamo sentiti Sporco denaro e La giostra. Per saperne di più di Bobo Rondelli, cliccate qui. Ci risentiamo la prossima settimana: buon ascolto e buona crisi economica!

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Di diritti umani, di televendite e di rastafari (1 giugno 2012)

Barcellona è ormai costantemente meta di orde fameliche di turisti. Questo fine settimana ancora di più con il Primavera Sound strapieno di gente. Ma a noi poco importa, a dire il vero. Abbiamo altro di cui parlare. E soprattutto altri Festival di cui raccontarvi.

Al ritmo di Do you love me? di quel genio di Nick Cave sono venute a trovarci Eva Beghin e Nona Rubio, con cui abbiamo parlato del Festival de Cine y Derechos Humanos che si è tenuto la settimana scorsa qui a Barcellona. Eva è stata una delle molte volontarie che hanno collaborato a questo interessante appuntamento, mentre Nona è la responsabile del marketing e delle relazioni con i mezzi di comunicazione di tutto il Festival. Un festival che è già alla sua nona edizione, organizzato per il secondo anno consecutivo da La Mirada Descubierta e diretto da Toni Navarro. Un festival organizzato contemporaneamente in altre due città, Parigi e New York, e che ha mostrato al pubblico quasi un centinaio di film con un importante messaggio sociale. Come quelli dei tre italiani in concorso e, soprattutto, il documentario diretto da Claudio Bozzatello, Una su tre, uscito nel 2011, scritto da Antonio De Luca, Nerina Fiumanò, Michele Maggi e Stefano Villani e che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Angela Finocchiaro, Ottavia Piccolo, Marina Rocco e Debora Villa. Claudio ci ha rilasciato un’interessante intervista dove ci spiega come è nato questo progetto e le ragioni di fondo: la violenza di genere, un problema purtroppo che è ancora lontano dall’essere risolto in Italia e in tutto il mondo. Se volete saperne di più su Una su tre, basta che schiacciate qui, mentre se volete conoscere più a fondo il Festival de Cine y Derechos Humanos e vi interessa presentare un progetto per la prossima edizione entrate qui. Di sottofondo ci siamo ascoltati Echi sonori della mente, un pezzo di musica sperimentale presentato ad un altro festival organizzato questo fine settimana a Barcellona: Mixture, un festival di ricerca musicale idea di una serie di collettivi indipendenti.

Sulle note di Laurie Anderson siamo passati dalle dure storie di vita raccontateci da Claudio Bozzatello alla nostra rubrica involontaria: Repressione Today. Questa volta prima delle cattive nuove riportateci dall’incombustibile Banzo (ma, si sa, ambasciator non porta pena…) abbiamo dato spazio a un bravo artista, Valentino Menghi, e allasua storia che con la repressione molto ha a che fare: poliziotti molesti con gli artisti di strada attivi al Parc Güell, storia di licenze e rischio di multe, una storia di ritratti dei poliziotti del districto de Gràcia… ma Valentino è un’artista a tutto tondo, con molti progetti in ballo. Date un’occhiata qui per saperne qualcosa di più. Le notizie, invece, di quest’ultima settimana non sono affatto ironiche o da prendere alla leggera. Come ha detto il Banzo con il suo accento romagnolo, questa settimana «ne è successa di ogni»: la richiesta di 36 anni di carcere a Laura Gómez, la sindacalista della CGT incarcerata per un mese dopo lo sciopero generale del 29 marzo scorso; i nuovi arresti di altri manifestanti dello stesso sciopero generale; il processo al cantautore Javier Krahe; le violenze della polizia agli immigrati di Lavapiés a Madrid e, purtroppo, un largo eccetera, che abbiamo voluto concludere con un pezzo musicale per ricordare le tristi notizie che ci vengono dall’Emilia a causa del terremoto: Carpi dei Lomas.

A volte le cose bisogna prenderle con un poca di ironia… ecco allora il momento dedicato al peggio del peggio che il trash italiano ha prodotto nell’ultimo trentennio grazie, anche e soprattutto, alle televisioni dell’ex premier Silvio Berlusconi. Insomma, è arrivato anche in questa puntata il momento della Trash Zone della nostra cara Eva Vignini. Questa volta niente mago Gabriel, né Divino Othelma. Stavolta siamo andati fin sul fondo del barile e abbiamo iniziato a raschiare. Wanna Marchi, nata con il nome Vanna nel 1942 nella provincia di Bologna. Una voce insopportabile, una vita insulsa, un sacco di baggianate e un sacco di televendite, accompagnata per parecchio tempo da uno che si faceva passare per un mezzo santone: il Maestro di vita Do Nacimiento. Di cose su Wanna Marchi ce ne sono molte da dire e anche sul santone brasiliano. Vi siete chiesti poi che fine hanno fatto oggi questi due? Sentire per credere. La prova che il mondo va a rotoli…

Il cambio è stato brusco tra la voce chiassosa della Marchi e i ritmi a metà strada tra l’Etiopia e la Giamaica di Yehjah e i Go a Chant, un altro interessantissimo progetto portato avanti con passione da Francesco Perrella e dalla sua Echorek Dub Factory. Per Zibaldone Francesco ci ha fatto conoscere in anteprima il loro nuovo album (che uscirà ufficialmente all’inizio di luglio), con una live session di grande intensità, oltre ad alcuni pezzi registrati in studio, come Alive e Love is amazing. Yehjah, cantante e compositore ghanese, è uno dei massimi esponenti della musica rastafari. In questo progetto è accompagnato dai Go a Chant, una serie di musicisti provenienti da vari paesi dell’America Latina: Cile, Perù, Messico. Per conoscere meglio la musica di Yehjah, cliccate qui, quella dei Go a Chant, qui e per rimanere sempre informati su tutte le novità e i progetti della Echorek Dub Factory, date un’occhiata qui.

Non potevamo però lasciarvi senza il consiglio musicale della settimana, questa volta a carico della nostra Serena, che ci ha presentato l’ultimo lavoro di un gruppo che ha fatto parlare parecchio di sé negli ultimi anni. Stiamo parlando degli Offlaga Disco Pax, gruppo reggiano composto da Max Collini (voce e autore), Enrico Fontanelli (basso, elettronica) e Daniele Carretti (chitarra, basso, piano). Dopo quel magnifico Socialismo tascabile (prove tecniche di trasmissione) è venuto Bachelite, e pochi mesi fa l’ultima fatica: Gioco di società, un album scritto “tra una saletta prove del Calamita di Cavriago ed una cucina abitabile sulle colline di Viano, immersi nel loro disincantato piccolo mondo antico dagli occhi ben aperti sul resto”. Da Gioco di società, ci siamo sentiti il pezzo che apre l’album: Tulipani, una storia sul ciclismo di altri tempi. Se volete saperne di più su questo bel trio reggiano, schiacciate qui.

Buon ascolto! E buon fine settimana!

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Di tango, di punk rock e di oroscopi basati nel mangiare (25 maggio 2012)

Iniziare una puntata con il rock’n’roll di Eli Paperboy Reed e con il blues dell’Edoardo Bennato della fine degli anni Settanta è una garanzia. Su questo non ci piove. Ed è un’ottima maniera per scaldare i motori in una puntata dedicata quasi interamente alla musica, al di là delle nostre rubriche dai gusti e dai sapori più diversi.

Il primo gruppo a prendere posto nel nostro piccolo studio sopra la Plaça Reial di Barcellona si chiama Atenti Pebeta. Il nome viene da un famoso tango scritto da Ciriaco Ortiz e musicato da Celedonio Flores nel lontano 1929. Loro sono tre giovani argentini provenienti direttamente da Buenos Aires e in queste settimane in tournée in Europa, dall’Italia alla Spagna passando per Vienna e la Svizzera. Una voce calda e passionale quella di Eliana De Piero, il suono delle chitarre e del cajón di Mariano Homs e Santiago Ramos, delle canzoni che hanno segnato il folklore argentino, alcuni dei pezzi più struggenti del tango, dai classici di Carlos Gardel alla fusion dei Gotan Project. Tutto questo e molto altro sono gli Atenti Pebeta. E tra una canzone interpretata dal vivo ai microfoni di Radio Contrabanda e gli applausi dei molti amici e degli aficionados di Zibaldone che sono venuti a farci visita in questo assolato pomeriggio di maggio, con gli Atenti Pebeta abbiamo parlato della scena musicale argentina e di cosa vuol dire reinterpretare i grandi classici del tango lontano dalla propria terra. Per saperne qualcosa di più, date un’occhiata qui.

E visto che di viaggi si stava parlando non potevamo non darvi notizie del nostro giramondo, Carlo Taglia, che da oltre duecento giorni sta gironzolando per l’Asia senza prendere aerei. Tra bus, treni e barche Carlo è passato dal Nepal alla Corea del Sud, passando per l’India, lo Sri Lanka, la Thailandia, il Laos, il Vietnam e la Cina. Nell’ultima corrispondenza per Zibaldone lo avevamo lasciato ad Ho Chi Minh City; ora, invece, lo ritroviamo nell’occidentalissima Corea del Sud, quasi pronto per prendere un mercantile che in 24 giorni lo porterà dall’altro lato dell’Oceano Pacifico, in Colombia. Ma tra Ho Chi Minh City e Seul, Carlo ne ha fatta di strada e ne ha di cose da raccontare… Potete seguire il viaggio di Carlo attraverso il suo blog.

E di cose da raccontare ne ha anche il nostro caro Banzo, oramai responsabile di quella che abbiamo definito una rubrica involontaria: Repressione Today. Visto che la repressione continua, con le sue buone e le sue cattive notizie, abbiamo pensato di dotarci anche di un’apposita sigletta. Niente punk incazzato, ma qualcosa di più sottilmente inquietante, adatto al capitalismo neoliberale al potere: From the air da quel mitico album di Laurie Anderson del 1982, Big Science. Il Banzo ha fatto il punto di quel che è successo nelle ultime due settimane, tra lo sciopero della scuola e dell’università del 22 maggio, le manifestazioni davanti alla sede de La Caixa, la chiusura della web della Generalitat de Catalunya per l’identificazione dei «facinorosi» e l’incredibile (e passata sotto silenzio) modifica della Costituzione italiana che prevede il pareggio di bilancio…

Abbiamo nominato Casini e Rutelli, non sappiamo bene il perché e di punto in bianco ci siamo trovati a parlare di trash. Come di consueto la nostra cara Eva Vignini ci risucchia nell’oscuro tunnel del Trash Italiano con un personaggio davvero magico. Un uomo dallo sguardo “Pinotico” caratterizzato dall’abbigliamento eclettico, dalle enormi occhiaie, dalle giacche “Stupentemente colorate”  oltre che da un vero talento nello stravolgimento della lingua italiana stiamo parlando del Mago Gabriel,  probabilmente “il più grande fantascientifico di questo secolo”, puro dadaismo linguistico senza nessuna pretesa di intellettualismo. Con la sua trasmissione intitolata: «Gabriel e le mira-bolanti meraviglie (alla scoperta di… luoghi, personaggi della Torino Eso e Terica)» Gabriel ci guida attraverso i misteri del mondo con una dialettica nonsense ed un linguaggio inventato, ci conduce in un vero e proprio viaggio all’interno di una Torino “dove sussistono cose miracolosissime” narrandoci di spiriti piemontesi, di uomini che si reincarnano in piante e di strani «poteri esoterici» come: la sua facoltà di vedere gli gnomi e la credenza secondo cui mangiare uova di upupa doni l’invisibilità. Abbiamo voluto lasciare in voi un po’ di questa sapienza antica trasfusasi nel mago Gabriel e arrivata fino a noi grazie alla divina madre catodica. Vi abbiamo fatto riascoltare e riscoprire le magiche correlazioni  tra cibo e segni zodiacali con il favoloso “Oroscopo cinese basato sul mangiare» e non meno magiche, quelle tra i buchi neri e gli ombelichi. Magie reali, presunte o palesemente inventate avvolgono questo personaggio di un alone di mistero nostrano che ci sembrava doveroso riproporvi oggi.

E tra le profezie del Mago Gabriel e il clima repressivo in cui stiamo vivendo abbiamo voluto metterci un po’ di allegra carica con la voce di Jello Biafra accompagnato da Mojo Nixon e con quella indimenticabile dei Beastie Boys, anche per ricordare Adam Yauch noto come MCA, che ci ha lasciato da poco. Ma tutta questa carica punk ha una ragione: la presenza nel nostro studio del secondo gruppo della puntata. Si chiamano R.A.M.ONE$, sono di Torino e dintorni e si divertono un casino facendo cover dei più famosi gruppi punk degli ultimi trent’anni. I Ramones, logicamente (e da lì il nome della band), ma anche i Rancid, i Green Day e molto molto altro. In giro per la Spagna per una serie di concerti e per un primo contatto con la penisola iberica (ci hanno confermato che suoneranno nei Paesi Baschi quest’estate), Rede Rico (chitarra e voce), Alex Littlewood (percussioni) e Marco daVinci (basso) ci hanno fatto ballare e divertire con alcuni pezzi dal vivo. Sentiteveli! E date un’occhiata alla loro pagina facebook dove trovate tutte le date dei loro prossimi concerti!

E già che stavamo parlando di musica proveniente da Torino, per l’ormai tradizionale consiglio musicale della settimana vi abbiamo proposto un bravo cantante torinese. Si chiama Davide Tosches, ed è amico del nostro caro Vittorio Cane. Una garanzia, insomma! Dopo l’album uscito nel 2009 Dove l’erba è alta, a maggio di quest’anno è uscito il suo secondo lavoro: Il lento disgelo. Un album potente ed intenso, prodotto dalla Controrecords e distribuito dalla New Model Label. Da Il lento disgelo vi abbiamo fatto sentire il singolo: Dove andiamo. Se volete saperne di più di Davide Tosches, leggere il suo blog, conoscere le sue prossime date e sapere che ne pensa del mondo e della vita, sbirciate un po’ nella sua pagina web.

Buon ascolto! E soprattutto, come diceva Tierno Galván, a colocaros!

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Clash the Radio! – Zibaldone Radio Experience (18 maggio 2012)

Una puntata sui generis questa del nostro Zibaldone. Una puntata unica e irripetibile. Per tante ragioni. Perché non eravamo nel nostro piccolo studio di Radio Contrabanda che dà sulla Plaça Reial di Barcellona. Perché non eravamo solo il piccolo, ma nutrito gruppo degli zibaldonianos. Perché non abbiamo parlato di Trash Zone e di consigli musicali della settimana e non abbiamo nemmeno fatto interviste ad artisti e attivisti di passaggio dalla capitale catalana. Questa volta è stata tutta un’altra storia!

Eravamo difatti nel bel Teatro Gespa all’interno del Centre Sant Pere nel quartiere della Ribera, a due passi dal Palau della Musica Catalana opera dell’architetto modernista Domènech i Montaner. Ed eravamo molti, moltissimi. Amici e aficionados, ascoltatrici e ascoltatori e molte facce nuove. Come vi avevamo preannunciato nelle ultime settimane, Zibaldone in collaborazione con l’associazione AltraItalia ha organizzato una gran bella serata dove l’impegno sociale e la musica si son date la mano. Nel podcast potrete sentire la prima parte di questo Zibaldone Radio Experience Festival, ossia la tavola rotonda intitolata Clash the Radio! Las radios libres en Italia y Catalunya ante los desafíos del nuevo milenio, che abbiamo trasmesso in streaming da Radio Contrabanda, oltre che dalle frequenze di Radio Onda Rossa. Moderata dalla giornalista e scrittrice Claudia Cucchiarato la tavola rotonda ha potuto contare con la partecipazione di alcuni portavoce di varie radio libere attive da decenni in Italia e qui in Catalogna, dando la possibilità di stabilire un confronto molto interessante. Sono stati con noi: Davide Facchini di Radio Popolare di Milano, Giangi di Radio Onda Rossa di Roma, Selene Cilluffo di Radio Città Fujiko di Bologna, Antonio Narváez e Ernesto Che Majara di Radio Contrabanda di Barcellona e Chanquete Ha Muerto di Radio Bronka di Barcellona.

Dopo la tavola rotonda abbiamo continuato con il concerto di presentazione dell’album The Zibaldone Radio Experience prodotto dalla Fifty Fish Productions: una compilation che riunisce 15 canzoni di 15 artisti che sono passati dai microfoni di Zibaldone nell’ultimo anno. Nel concerto si sono esibiti sei artisti che hanno partecipato all’album: la bravissima musicista neozelandese Tamar McLeod Sinclair accompagnata da un incredibile quartetto, i San Marino con il loro retro pop, il nostro caro Olden, il provocatore e performer proto surrealista Tar Kampa, i nostri amici delle Questioni Meridionali e, come special guest, uno dei gruppi più conosciuti della world music italiana degli ultimi due decenni, i siciliani Agricantus in una formazione molto interessante con Tonj Acquaviva, Rosie Wiederkehr e Guillermo Mokotoff. La registrazione del concerto sarà disponibile prossimamente.

Ringraziamo ancora tutte le persone che hanno collaborato per rendere una realtà questa splendida serata, iniziando dalle amiche e dagli amici di Radio Contrabanda e di AltraItalia, oltre a tutte le radio libere e ai musicisti che hanno partecipato all’evento. Last but not least, un ringraziamento speciale va a tutti i ristoranti e locali italiani di Barcellona che hanno offerto un incredibile aperitivo italiano: La Cucina che fa bene.

Ricordiamo che tutto il ricavato della serata è andato a Radio Contrabanda per fare in modo che l’informazione (e la musica) libera possa continuare ad essere una realtà ed una speranza per questo XXI secolo e non solo un ricordo degli anni Settanta ed Ottanta del secolo appena concluso.

Buon ascolto e soprattutto… viva le radio libere!

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Zibaldone Radio Experience – Festival – Clash the Radio! (18 maggio)

Siete pronti per il primo Festival di Zibaldone? Preparatevi perché manca pochissimo! Il prossimo venerdì 18 maggio organizzeremo, con la collaborazione dell’Associazione AltraItalia, una grande serata.

Alle 18h30 inzieremo con Clash the Radio!, una tavola rotonda moderata dalla giornalista e scrittrice Claudia Cucchiarato dedicata alle radio libere in Italia e in Catalunya tra passato, presente e futuro con la partecipazione di Radio Popolare di Milano, Radio Onda Rossa di Roma, Radio Città Fujiko di Bologna, Radio Contrabanda e Radio Bronka di Barcellona.

Alle 20h00 il palco sarà invece tutto per la musica: un grande concerto di presentazione del nostro album The Zibaldone Radio Experience con la partecipazione di artisti d’eccezione come Tamar McLeod Sinclair, Olden, Tar Kampa, i San Marino, le Questioni Meridionali e con la partecipazione speciale di un gruppo di fama internazionale come i siciliani Agricantus.

Non mancherà un imperdibile aperitivo italiano – La Cucina che fa bene – offerto dai migliori ristoranti e locali italiani di Barcellona! E il tutto sarà trasmesso in streaming da Zibaldone – Radio Contrabanda dal Teatre Gespa (C/Sant Pere Mes Alt, 25), nel centro di Barcellona, a due passi dal Palau de la Musica Catalana.

Come si diceva qualche tempo fa: accorrete numerosi!

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Di «canti di grano» e di bellezza in bicicletta (11 maggio 2012)

È maggio. C’è il sole. C’è un cielo azzurro che più azzurro non si può. La primavera pare che stia spianando la strada all’estate. La gente manifesta nelle strade, ricordando con allegria e con passione il primo anniversario di quel 15 maggio che ha davvero rivoluzionato le piazze e le menti spagnole. E noi, imperterriti zibaldoniani, dal nostro piccolo ridotto in un vecchio edificio che guarda sulla Plaça Reial, abbiamo voluto iniziare con una canzone che più solare, allegra e passionale non si può: Bright Side of the Road di Van Morrison.

Mentre Ani DiFranco riempie le vostre orecchie con il rock di Outta Me Onto You si accomodano nel nostro studio Tonj Acquaviva e Rosie Wiederkehr, anima e corpo degli Agricantus, un gruppo che non ha proprio bisogno di presentazioni. Qualche mese fa, in compagnia di Natacha Tanzilli, Tonj ci aveva fatto visita e ci aveva parlato degli ultimi lavori degli Agricantus. Uno su tutti: Millenium Klima, un album di impegno sociale, segnato dalla lotta in difesa dell’ambiente. Accompagnato questa volta da Rosie, Tonj è venuto a parlarci dei nuovi progetti del più famoso gruppo di world music italiano. Quali? Una tournée estiva che porterà gli Agricantus in giro per l’Italia, per l’Europa e per il mondo, un attesissimo nuovo album e molte, molte altre cose… tra cui, tanto per iniziare, il prossimo concerto proprio qui a Barcellona nell’ambito del Festival Zibaldone Radio Experience che proprio noi zibaldoniani organizziamo con la collaborazione dell’Associazione AltraItalia al Teatre Gespa venerdì 18 maggio a partire dalle 18h30. Volete lasciarvi scappare l’opportunità di vedere gli Agricantus per la prima volta dal vivo a Barcellona? Tanto per rinfrescarvi la memoria e farvi venire l’acquolina in bocca, vi abbiamo proposto due meravigliosi pezzi della band siciliana: Istanbul – dalla colonna sonora de Il bagno turco di Ferzan Özpetek – e Disiu dall’album Tuareg, premiato qualche anno fa con la prestigiosa targa Tenco.

E con la Trash Zone di oggi torniamo a riaccendere  le manopole della televisione degli anni ottanta, torniamo a navigare nel tubo catodico dei ricordi di gioventù, e lo facciamo con una serie tivù all’insegna della produzione a basso costo, di quelle che piacciono a noi: I ragazzi della terza C, prodotto per adolescenti confezionato dalla Fininvest,  accompagnò per anni i pomeriggi indolenti dell’Italia del riflusso.  Tra pubblicità più o meno occulte (potremmo dire quasi spudorate, in realtà), tra zainetti  in spalla e ricreazioni anelate,  i personaggi della serie ritraevano uno ad uno tutti gli stereotipi sociali di cui tanto abbiamo bisogno: le due secchione antipatiche e bruttine, la bella bionda di buona famiglia, il ribelle pluriripetente, e l’immancabile imbranato cicciottello e goffo, quel  Bruno Sacchi dai capelli rossi protagonista indiscusso della serie (nonché  della sigla di chiusura). Non mancavano poi il cartolaio filosofo, la giovane dark orientalista e la coppia di innamorati zuccherosi in motorino: il tutto in salsa romanesca, recitato da attori che avevano all’incirca il doppio degli anni dei loro personaggi, con una fotografia e una resa del suono ai livelli dei filmini fatti in casa. Ma soprattutto tanta frivolezza, tanti prodotti in vendita, tanta voglia di vacanze e di televisione. D’altronde, che vorremmo di più?

Parliamo di bicicletta e di spazi urbani, parliamo di come pensare e sognare la città in cui vorremmo vivere: sono venuti a trovarci Jordi e Carles, assidui e veterani frequentatori di un raduno a due ruote che si ripropone ogni mese nelle città di tutto il mondo, ovvero la Critical Mass. Un movimento in bicicletta che rivendica il diritto di vivere la città senza l’uso del motore, una “massa critica” che propone uno spazio senza automobili, costruendolo e mostrandolo in giro per le città. Basta una bicicletta per fare parte della Massa Critica, basta unirsi agli altri e pedalare, e ricordarsi che “noi non blocchiamo il traffico: noi SIAMO il traffico!”. A volte bisogna essere in tanti per cambiare le cose, anche se si è piccoli e silenziosi si può diventare uno sciame che con il suo solo esistere e muoversi riesce a mettere  in discussione il vigente sistema di pensiero, un passo alla volta, un giro di pedali alla volta. A Barcellona, la Massa Critica si raduna ogni primo venerdì del mese alle 20, all’ Arco di Trionfo. Facciamoci sentire, facciamo girare le ruote e trillare i campanelli!

E dopo il nostro involontario aggiornamento sugli abusi delle forze dell’ordine in terra catalana (purtroppo abbiamo sempre qualcosa da raccontarvi, nostro malgrado) apriamo le porte alle canzonette di chiusura del consueto consiglio musicale della settimana. Oggi Laura ed Enrico c’hanno proposto una versione estesa della rubrica: non un autore, non un disco, bensì un’intera casa discografica indipendente, La Famosa Etichetta Trovarobato, che tante volte s’è affacciata sulle proposte musicali del nostro programma. Cosa fa una casa discografica in un’era senza dischi? Sperimenta, gioca, mette insieme i suoni, s’inventa modi nuovi di esistere. Nata dieci anni fa dalle mani dei Mariposa, la Trovarobato ha saputo con maestria fiutare la “musica componibile” trovata lungo il cammino, ha messo al mondo due sottoetichette, s’è inventata un servizio d’abbonamento ed ha distribuito sonorità contrastanti dal palco bolognese verso il mondo. Dal cantautorato di Dino Fumaretto (di cui c’ascoltiamo Mente Spostata) alle sonorità elettro-rock di Boxeur the Coeur, dai suoni affastellati e naif di Musica per Bambini (abbiamo messo in onda il suo Cose da non fare al gatto) allo stridente cinismo di Iosonouncane: una produzione variegata e brulicante, su cui vige quell’attenzione ludica che ha sempre caratterizzato la musica dei Mariposa. E proprio con una canzone dei Mariposa, Sudoku, concludiamo il nostro siparietto musicale e la puntata di oggi: ci rivediamo venerdì prossimo alla grande festa di Zibaldone!

Saluti a tutti e .. CLASH THE RADIO!

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Di maggio e di musiche in viaggio (4 maggio 2012)

Ecco una nuova puntata di Zibaldone che si srotola davanti ai nostri occhi, in un venerdì pomeriggio di palme e cielo blu, in una città presidiata dal fantasma del vertice della Bce, abbiamo messo ai microfoni una puntata piena di musica, di voci e di canzoni nuove.

Cominciamo subito con la nostra nuova rubrica forzata e involontaria, l’aggiornamento settimanale che non vorremmo dare ma ci tocca, il siparietto battezzato Repressione Tudèi. Questi primi giorni di maggio sono stati molto particolari qui a Barcellona, l’impressionante spiegamento di forze dell’ordine nelle vie del centro hanno creato un clima alquanto surreale, la revoca temporanea del trattato di Schengen e i cecchini appostati negli edifici del centro hanno tenuto la città in una strana atmosfera di tensione e di apnea. Ma nonostante la pressione e l’accerchiamento delle forze di polizia, le manifestazioni del primo maggio sono state le più affollate degli ultimi anni: le proteste contro la riforma del lavoro e contro i tagli a istruzione e sanità stanno continuando e non sembrano volersi fermare. A proposito di abusi e repressione, oggi è venuto a trovarci Nicola Tanno, fondatore dell’associazione Stop Balas de Gomas di cui spesso abbiamo parlato dai nostri microfoni. Nicola è una delle tante vittime di un’arma letale in dotazione alla polizia in Spagna, ovvero un famigerato fucile che spara pallettoni di gomma il cui obiettivo dovrebbe essere quello di disperdere la folla, e che ha dimostrato invece di causare danni gravi. Nicola, come altre sei persone negli ultimi anni in Catalogna, è stato colpito al volto e ha perso un occhio: da allora ha raccolto la voce di altre vittime e si batte per la proibizione di quest’arma, utilizzata in maniera indiscriminata e impropria da forze dell’ordine che agiscono sistematicamente senza identificarsi. Di fronte al silenzio delle istituzioni e della stampa, l’associazione Stop Balas de Goma sta portando avanti una forte campagna di sensibilizzazione, e sta tentando di coinvolgere anche l’opinione pubblica italiana. Tutta colpa di Robben è il titolo del libro in cui Nicola Tanno racconta la sua storia e la sua battaglia, da quella notte di luglio in cui l’olandese Robben sbagliò un goal, la Spagna vinse i mondiali e un Mosso d’Esquadra -ancora non identificato- sparò un proiettile di gomma in faccia a un ragazzo tra i tanti che si trovavano in Plaça Espanya. Il libro uscirà in Italia tra pochi giorni, e sarà presentato a Barcellona il 26 maggio al Centro Civico San Pere.

Grazie al nostro ambasciatore dalle terre sarde, Juan Vargas (alias Giovanni Vargiu), abbiamo avviato un collegamento transmediterraneo d’eccezione: il cantautore Marco Noce, direttamente dall’isola, c’ha servito in diretta un paio di anteprime in esclusiva per voi.  Tra un Pazienza e una Veranda affacciata, abbiamo parlato con Marco di musica e di Sardegna, di arte e di progetti, tra i quali quello di Aprile Super8.

Ma je devi dì.. dai, nun me sfinì… studierò vabbè domani papà! La voce in farsetto di Pierino c’accompagna ormai da tempo immemore aprendo il sipario dell’immancabile Trash Zone. Eppure, finora ci eravamo dimenticati di dedicare la nostra vetrina sul peggio del peggio della cultura italiana proprio a colui che ne canticchia la sigla: Pierino, ovvero Alvaro Vitali, il borgataro romano che ha fondato il suo universo comico su un’unica espressione facciale, l’uomo piccolo che strabuzza gli occhi e spalanca la bocca, l’improbabile scolaretto impertinente che sbirciava sotto la cattedra le cosce accavallate di qualche avvenente (e altrettanto improbabile) professoressa in minigonna. Protagonista di primo piano di quella “commedia sexy all’italiana” che tanto danno ha fatto tra gli anni Settanta e Ottanta, Alvaro Vitali fu scoperto e lanciato nel cinema da Federico Fellini, che lo volle per una piccola parte in Satirycon e lo scritturò per quattro film consecutivi. Tutti ce lo ricordiamo danzare nella nebbia con la sua mantella nera in Amarcord, poi ci siamo distratti e ce lo siamo ritrovato con il grembiulino blu a fare peti e pernacchie nelle tivù a colori di tutti i tinelli d’Italia. Di nuovo, la Trash Zone getta un fascio di luce sui punti oscuri della nostra storia: di fronte alla potenza del riflusso e della tivù commerciale, non c’è creatività felliniana che resista, siamo costretti ad arrenderci e sperare che per lo meno Edwig Fenech passi di là.

Ed anche oggi il piccolo studio di Zibaldone si popola delle note saltellanti della musica dal vivo. È venuto a trovarci Tenedle, musicista fiorentino emigrato da qualche anno in Olanda, cantautore in tournè da queste parti che sperimenta sonorità elettroniche e che ci ha dedicato oggi un po’ di canzoni del suo lungo percorso musicale. Tra la chitarra e le parole si parla dell’ultimo disco (Grancassa, 2010) e dell’inquietudine di gioventù, del Dissenso del ritmo e della musica in viaggio. Perchè l’emigrare, lo spostarsi, vuol dire trovare nuovi orizzonti, intessere nuovi nodi, cercare i varchi dove s’annidano ritmi e parole inattese. Come dice Tenedle, il panorama olandese è piatto, la Toscana è piena di colline. Ed esplorare panorami nuovi porta bene. Continueremo a seguire questo musicista tenendo d’occhio il suo sito.

Lasciamo come sempre la fine della puntata alle novità che popolano il sottobosco musicale italiano, ai dischi d’esordio che fanno ancora odore di cellophan e di sale prove fatte in casa, ai gruppi  che brulicano nei locali della penisola portando musiche nuove tra i tavolini. Oggi il consiglio musicale della settimana arriva come una zattera carica di scimmiette in tenace risalita in un qualche fiume tropicale, arriva come un temibile esploratore con l’elmetto, o come il furore di Dio sotto forma di rock band romana: si chiamano Aguirre (come un film di Werner Herzog, sì) hanno autoprodotto il loro primo disco da qualche mese, si dedicano a un pop-rock condito di virate psichedeliche e sterzate cantautoriali, e si sono anche affacciati in quella vetrina interessante che è il festival Musicultura di Macerata. C’ascoltiamo La pecora in delirio (d’altronde, non è forse maggio?) e ci lasciamo con il singolo Il sogno del malato, il cui bel video ha fatto il giro di youtube.

E dopo tutte queste musiche, vi salutiamo: alla prossima, e buon maggio a tutti.

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Di conigli imbalsamati, di adolescenze bruciate e di canzone d’autore (27 aprile 2012)

È la fine di aprile e Zibaldone ritorna nella sua veste originaria. È la fine di aprile e la primavera pare finalmente essere atterrata sul litorale catalano. È la fine di aprile e purtroppo pare che sia atterrata anche un’ondata repressiva inaudita. E pare anche che non abbia la minima intenzione di andarsene via. C’è bisogno di un poco di serenità in vista del mese di maggio e questa ce l’hanno data i Turin Breaks con la loro Self Help. Ma c’è bisogno anche di energia e questa ce l’ha data il grande John Doe con la sua There’s a Hole.

Tra serenità e input di energia pura sono comparsi nel nostro piccolo studio i primi ospiti di questa frizzante puntata. Nella sua rubrica Volatili per Diabetici il caro AngeloScimia ha intervistato una giovane artista italo-scozzese dal grande futuro: Sophia Daly Rossin. Col suo simpatico italiano dal forte accento britannico e con una risata contagiosa, Sophia ci ha raccontato dei suoi anni universitari a Venezia, del suo arrivo a Barcellona e soprattutto della sua arte. Con il tappeto musicale di Room of mirrors di Kekko Fornarelli, Angelo e Sophia ci hanno introdotto nel mondo dell’imbalsamazione, tra conigli e topi di laboratorio e perfino teste di gallina all’interno di tazze di tè: animali antropomorfizzati e trasportati da un paese all’altro. Ma tranquilli, davvero, che la produzione artistica di Sophia non ha nulla a che vedere con Frankenstein né con Tod Browning. Date un’occhiata alle sue opere e schiacciate qui e ve ne renderete conto.

E ci ritroviamo di nuovo a parlare con preoccupazione della pericolosa piega repressiva su cui vira ultimamente la politica spagnola, delle nubi nere e fosche che si stanno addensando rapidamente sulle nostre teste: noi vorremmo cambiare argomento, ma le prodezze dei Mossos d’Esquadra e le gesta compiute nelle sale della Ciutat de la Justicia non fanno che deviare la nostra attenzione! Così ci tocca proprio di tenerci e tenerviaggiornati, mentre la segretaria della CGT di Barcellona si trova ancora in carcere (il giudice ha stabilito la detenzione preventiva per “rischio di fuga”) e la polizia catalana mette a disposizione del cittadino un servizio on-line per denunciare i facinorosi dell’ultimo sciopero generale. Un vero e proprio WANTED in piena regola (privo di taglia sul bandito, almeno per ora) dove l’accusato si trova già processato additato e condannato prima ancora di esserne al corrente. Anche voi, cari zibaldoniani, nel caso vi trovaste nella necessità di denunciare un facinoroso, potrete farlo comodamente da casa vostra! Travolti da tanti e tali notizie ci troviamo costretti a inaugurare una nuova rubrica (potremmo chiamarla Repressione Today, propone Enrico) per stare al passo con tutti i giri di vite di questi ultimi tempi. In questo clima di “caccia alle streghe” Zibaldone appoggia il comunicato di protesta redatto dall’Associaciò Praxis.

Tra una primizia – Domingo di Vittorio Cane – e un pezzo che ha fatto storia – Andare, lavorare, camminare di Piero Ciampi – non potevamo non collegarci con il nostro inviato giramondo: Carlo Taglia. L’avevamo lasciato alla metà di marzo in Laos, dopo un viaggio che dallo Sri Lanka l’aveva portato in Thailandia. Lo ritroviamo ora a Ho Chi Minh City in Vietnam. Ma l’ultimo mese non è stato affatto facile, come ci ha raccontato Carlo. In Laos è arrivata la malaria, mentre in Cambogia il tentativo di furto della mafia filippina… ma lasciamo raccontare a Carlo questo intenso mese di viaggio nel sud-est asiatico!

E oggi la Trash Zone si occupa una grande stella del firmamento nei nostri ricordi d’infanzia: un’album di cover degli 883 è appena stato dato in pasto a noi nostalgici, e la nostra cara Eva non poteva certo farselo scappare. Si chiama “Con due deca” e dentro ci sono così tanti anni novanta e sale giochi di provincia da far girare la testa. Così che ci siamo calati di nuovo in quel mondo di “animali da bar” frustrati e repressi, un mondo di camogli in autogrill consumati in attesa di raggiungere qualche fantomatica festa, un universo di giubbotti di jeans, moto parcheggiate di fronte all’autoscontro e discoteche popolate di donne che non degnano di uno sguardo. Rovistando nella storia degli 883 ci siamo addentrati in un esegesi illuminante: l’anima di Max Pezzali e quella di Mauro Repetto non potrebbero essere più antitetiche, l’una piagnona e rancorosa, l’altra notturna e scanzonata. Purtroppo ha preso il sopravvento la vena romantica e amareggiata di Pezzali, la separazione è stata inevitabile e gli 883 hanno smesso di essere quel crogiuolo di parolacce dette a caso che tanto c’aveva sedotto. Un gran peccato davvero, ma se non altro ora sappiamo per chi fare il tifo.

Passare da i due virgulti di Pavia e le loro più o meno becere e più o meno riuscite storie di libertinaggio in giro per il mondo, passare da Pezzali e Repetto, insomma, a Alberto Alcalá non è stata cosa facile. Perché Alberto è un cantautore vero, un musicista capace, sensibile, profondo. Una voce che non può non ricordarci l’Andalucía, dove è nato; delle canzoni, le sue, che non possono non farci pensare a la Frontera e a Granada, dove vive. Alberto ci è venuto a trovare approfittando di una piccola tournée che lo ha riportato a Barcellona e ci ha presentato il suo nuovo album, ancora non terminato: Ensayo y error. Ma, soprattutto, Alberto ci ha deliziato e conquistato con tre canzoni dal vivo che hanno sospeso lo studio di Contrabanda in un silenzio di tomba rotto solo dagli applausi alla fine di ogni canzone. È musica d’autore quella di Alberto. Una musica che recupera i grandi maestri della canzone spagnola, da Paco Ibáñez a Kiko Veneno. Una musica legata alla propria terra e ai canti andalusi. E al carnevale di Cadiz, come ci ha dimostrato con una grande ironia. Non vi resta altro da fare che conoscere un po’ meglio quello che fa Alberto, schiacciando qui.

E ripeschiamo le nostalgie con il consiglio musicale della settimana: Il Triangolo, gruppo d’esordio prodotto dalla Ghost Records, ha deciso di dedicarsi spassionatamente agli anni Sessanta. Un amore dichiarato verso un mondo ormai lontano e mitico, una cornice dove depositare i nostri sogni: sonorità beat (con qualche ammiccamento al rock indie degli anni Novanta), testi un po’ naif di amore e figli dei fiori, un disco dal titolo e copertina che non potrebbero essere più sobri (Tutte le canzoni, febbraio 2012). E ci lasciamo con la canzone Battisti, perchè “in un mondo che muore, Battisti ci salverà”. O quanto meno, sognamoci su.

Buon ascolto!

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Di «sovversivi» d’ogni sorta e di musiche scomposte (20 aprile 2012)

Un fantasma s’aggira per Barcellona, una figura informe e temibile che le forze del bene dovranno tentare di sgominare: si chiama Anarcoitaliano ed è venuto appositamente dal Belpaese a portare disordine nella -altrimenti calmissima- capitale catalana. Non si sa molto su di lui, non ci sono prove della sua esistenza (lo afferma con solerzia lo stesso giornalista che ne ha evocato lo spettro) eppure  compare quando meno lo si attende, soprattutto in occasione di scioperi e temporali. Da tempo immemore s’aggira da queste parti, portava bombe già all’inizio del secolo scorso, ora pare porti nelle tasche sassi della Val di Susa levigati per l’occorrenza da qualche brigatista a piede libero. Nessuno sa dove si nasconda in attesa di compiere le sue malefatte, forse s’è rannicchiato perfino sotto i tavoli di Radio Contrabanda, chi può dirlo? Siccome che è malandrino, potrebbe approfittare della nostra distrazione per annodarci qualche cavo, dovremo stare all’erta!

Carissimi zibaldoniani e zibaldonici, dopo tre lunghe settimane di vacanza primaverile ci ritroviamo di nuovo ai nostri amati microfoni. V’abbiamo lasciato quando ancora si sentivano gli echi dello sciopero generale del 29 marzo, ora ritorniamo a segnalare con allarme i preoccupanti segni di un giro di vite repressivo che sta coinvolgendo tutta la Spagna: dopo l’attacco alla manifestazione autorizzata dell’ultimo sciopero, sono arrivati arresti, insieme a proposte di legge per trasformare in reato la resistenza passiva e per inasprire le pene detentive in caso di episodi di violenza. Un chiaro attacco al diritto di manifestare e alla dissidenza d’ogni tipo, anche quella pacifica, che lascia presagire tempi bui. Scopriamo anche con una certa perplessità, leggendo il quotidiano La Vanguardia, che gli ultimi disordini che hanno coinvolto la città in cui viviamo sono stati provocati da pericolosi sovversivi dall’indefinito percorso politico ma di chiara nazionalità italiana. Oibò! Quale inconfutabile prova di ciò, il fatto che gli italiani che vivono nella capitale catalana partecipino alle manifestazioni, s’interessino di politica ed abbiano sventolato in qualche occasione la bandiera “No Tav” in solidarietà alle agitazioni della Val di Susa. Zibaldone ha appoggiato la petizione contro l’articolo di Enric Juliana che tentava di criminalizzare, in maniera banale e stereotipata, l’attivismo politico d’origine italiana presente a Barcellona, oggi tiriamo le somme di questo ultimo periodo di tensioni e vogliamo rivendicare con forza il diritto alla partecipazione e alla dissidenza. Rifiutiamo il tentativo di accusare “lo straniero” (sotto qualunque forma) di fronte a problematiche sociali di difficile soluzione e ci opponiamo in particolare alla volontà di criminalizzare il movimento No Tav: in questo venerdì è venuta a trovarci Selene Cilluffo, ad informarci sugli ultimi sviluppi degli espropri in Val di Susa e sulle iniziative del gruppo di solidarietà che si è costiuto a Barcellona dopo l’incidente di Luca Abbà. Potrete tenervi aggiornati seguendo la pagina facebook del gruppo No Tav Barcelona.

C’è un’altra battaglia che ci riguarda da vicino, quella contro le balas de goma utilizzate in maniera impropria e indiscriminata dalla polizia antisommossa, in Catalogna e in tutta la Spagna. Pare che in particolare i Mossos d’Esquadra catalani abbiano la triste abitudine di mirare al volto: due persone, durante le manifestazioni dello sciopero generale del 29 marzo, hanno commesso l’errore di passare dal posto sbagliato al momento sbagliato e sono state colpite a un occhio, perdendo la vista. Il bilancio delle vittime mutilate di un’occhio negli ultimi quattro anni sale dunque a sei, tre delle quali di nazionalità italiana. Enrico ci ha aggiornato sulla battaglia dell’associazione Stop Balas de Goma che lotta perchè venga proibito l’uso di quest’arma, e sul tentativo di sensibilizzare e coinvolgere anche l’opinione pubblica italiana.

Tra le note arrabbiate e rockeggianti di Caparezza e degli Zen Circus è arrivato in studio Alessandro Inguglia, in arte Unowl, compositore di musica elettronica, giovane palermitano sperimentatore di suoni, produttore indipendente attento a quel che si muove nel sottobosco dell’underground. L’abbiamo visto dal vivo improvvisare e comporre, aggiustare sonorità, ricucire ritmi, mentre ci raccontava i progetti della label di antiteq appena nata, la MagmatiQ Record. Se volete tenere d’occhio questo giovane «antigufo» seguitelo nella sua pagina facebook.

E come di consueto la nostra cara Eva Vignini ci costringe a calarci negli anfratti più torbidi del Trash Italiano presentandoci una donna dal carattere esuberante e deciso, domatrice di elefanti e ammaestratrice di colombe. Stiamo parlando dell’icona circense Moira Orfei: il suo faccione plasticoso e kitsch, il suo rossetto fucsia, la sua pettinatura a nido di uccello sono ormai quasi un’immagine sacra, che fa capolino in manifesti dai colori sgargianti sulle mura di ogni piccolo paesino d’Italia. Pare che in un tempo ormai lontano questa donna dal trucco pesante e dal faccione rigonfio sia stata il sogno erotico di molti italiani e che abbia fatto girare la testa anche al «principe» Totò. Eppure la bella zingara dai capelli neri, attrice di talento in numerosi film a fianco di Gasmann e Tognazzi, finì per diventare un santino impomatato e luccicante, simbolo di quell’eterna giovinezza da inseguire ad ogni costo che tante vittime miete in questi tempi nostri.

Mentre c’ascoltiamo un grande classico frivolo degli anni Novanta, I am happy, si presenta in studio una vecchia conoscenza, Ollin Rafael, uno dei creatori della rivista digitale di letteratura Preferiria No Hacerlo, arrivata ormai al suo nono numero. Da quando fu presentata un anno fa ai nostri microfoni ne è passata di poesia sotto i ponti, la rivista s’è fatta grande, s’è colorata di un nuovo progetto grafico ed ha aperto le sue pagine anche a collaboratori d’oltreoceano. Il prossimo numero, dedicato a Los perros de Tessalonica, è quasi pronto, e non vediamo l’ora di sfogliarlo e gustarne.

E ci salutiamo, come sempre, con il consiglio musicale della settimana, questa volta proveniente dalla fertile produzione della casa discografica bolognese Trovarobato (meglio detta La Famosa Etichetta Trovarobato). E’ un trentenne che sfodera quell’ironia surreale che ci piace tanto, si presenta con un nome che tocca le corde vive delle nostre nostalgie (Mangiacassette) de ha fabbricato da pochi mesi il suo primo disco, Disco Interno. C’ascoltiamo il singolo Autoradio ma potete fare vostro l’album intero cliccando qui.

E mentre Manuel Agnelli ribadisce che Sui giovani d’oggi ci scatarro su, noi vi salutiamo: a venerdì prossimo!

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Zibaldone appoggia la risposta all’articolo di Enric Juliana delle associazioni di italiani residenti a Barcellona

Anche in periodo di vacanze pasquali, Zibaldone non vi lascia mai soli. E non solo con le repliche del nostro programma emesse sulle frequenze di Radio Contrabanda 91.4 FM o con le vecchie puntate scaricabili in podcast dal nostro blog.

Zibaldone appoggia in toto il comunicato redatto da altre associazioni di italiani attive a Barcellona riguardo all’articolo pubblicato da Enric Juliana su La Vanguardia di domenica 8 aprile. Un articolo in cui si criminalizza la comunità italiana residente a Barcellona e il movimento NO TAV, oltre a tutti i movimenti sociali e politici attivi a Barcellona.

Qui il testo della risposta delle associazioni di italiani residenti a Barcellona, che vi invitiamo a firmare su Actuable:

A l’atenció del Sr. Juliana,
i per informació a la redacció de La Vanguardia;

Som italians que viuen, estudien i treballen a Barcelona i ens sentim profundament ofesos per l’article publicat avui a La Vanguardia “El brote violento en Barcelona tiene una matriz anarcoitaliana”. El seu article ens sembla un condensat d’estereotips sobre el compromís polític que tenen molts italians que viuen a Catalunya. Som molts, gairebé 30.000 , i molts de nosaltres treballen activament en moviments i associacions que res tenen a veure amb la violència. No hi ha hagut mai cap referència a això en el seu diari i, vostè però, ha pensat de subratllar una presència important dels italians entre els grups dels “violents” per a amagar el fracàs del Departement d’Interior en el 29M. Trobem inacceptables les seves afirmacions en un diari tan llegit com la Vanguardia, i encara més sense tenir-ne cap prova.

És inacceptable que La Vanguardia no hagi dit ni una sola paraula sobre els dos nois italians que lamentablement van perdre un ull el 29 M per culpa de les bales de goma utilizades per els Mossos d’Esquadra – i que no tenen cap acusació – mentre es dedica tot un article sobre els presos. És inacceptable que es descrigui el moviment No Tav, que és viu també aquí a Barcelona, utilitzant els pitjors estereotips i prejudicis. Mai ningú del seu diari ens ha demanat alguna cosa sobre el que pensem els italians de Barcelona actius socialment i políticament i preferiu, en canvi, parlar dels “perillosos anarquistes”.

Com a italians a Barcelona volem les seves excuses públiques i demanem que no es continuï amb aquest periodisme que té per finalitat sembrar por i prejudicis infundats. Sembla que ara no hi ha només extracomunitaris que posin en perill el poble català, ara també hi ha els italians. Prou, si us plau.

Associació AltraItalia Barcelona
Associació Piutrentanove Barcelona
Spaghetti BCN
Espatriati.it

Un breve riassunto accettabile di tutta la questione lo potete trovare qui.

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Di sciopero e di musica indignada (30 marzo 2012)

Eccoci di nuovo a i microfoni di Zibaldone, puntuali come sempre, in questo venerdì pomeriggio di piena primavera e di fine mese, in questa Barcellona assolata che ha appena visto fischiare le sirene di un alquanto agitato sciopero generale. Come sempre ammainamo le vele per navigare sulle solite onde radio, ma oggi c’è una grossa variazione nell’equipaggio: il nostro caro Steven Forti, da un anno ormai voce guida di Zibaldone, il nostro uomo al timone della nave, ha deciso di salpare temporaneamente per ben altri lidi e di dare un’occhiata dall’altro lato dell’oceano, lasciandoci soli qua a giocare con microfoni e spinotti del nostro piccolo e affezionato studio. Se notate qualche rumore di fondo o qualche volume stonato in questa puntata, non ce ne vogliate: ci siamo buttati nel mare aperto con la faccia rivolta al vento e qualche disagio nella rotta è inevitabile! Stiamo provando e facendo esperimenti, stiamo lavorando per voi, l’impiccio fa parte del gioco. Ma niente paura, con Piero Pesce alla regia vi abbiamo preparato oggi una puntata piena zeppa di musica e di musicisti, di storie e progetti interessanti. Scaldando i motori con il rock’n’roll di Richie Valens, si parte!

Radio Contrabanda è una radio libera, è un collettivo autogestito e come tale ha deciso di partecipare allo sciopero del 29 marzo. Durante la giornata di giovedì avete potuto seguire la diretta della manifestazione dalle onde radio di 91.4 FM, noi oggi vi raccontiamo come sono andate le cose e cerchiamo di tirare le somme di questa giornata molto tesa e intensa. Lo sciopero generale contro la riforma del lavoro imposta dal governo di Rajoy ha riempito le strade delle principali città spagnole con affollate e partecipate manifestazioni: a Barcellona però si è registrato il bilancio più grave e cerchiamo di capire perchè. Certo, la giornata è stata caratterizzata fin dal mattino da numerosi episodi di tensione, con banche aggredite e cassonetti incendiati, e si potevano prevedere momenti di scontro: eppure l’azione brutale dei Mossos d’Esquadra, che hanno impedito e bloccato la manifestazione unitaria e autorizzata del pomeriggio, aggredendola quasi da ogni lato quando ancora non era uscita da Plaza Catalunya, non ce l’aspettavamo. Sindacalisti, studenti, pensionati, comitati di quartiere, tutti si trovavano in quella piazza e tutti hanno faticato a trovare una via d’uscita. Almeno venti persone hanno registrato ferite gravi e un ragazzo rischia di perdere l’occhio per colpa dei famigerati pallettoni di gomma. Siamo affranti e siamo arrabbiati, e abbiamo voluto dirvelo. Consigliamo anche di tenersi informati sui fatti della giornata del 29 marzo e sull’azione dei Mossos consultando questo sito. Inoltre, sull’utilizzo indiscriminato e irregolare dei pallettoni, sempre utile il monitoraggio costante dell’associazione Stop Balas de Goma. Qui potete trovare una ricostruzione video della giornata del 29 marzo a Barcellona.

Parliamo di sciopero e di scioperati, di vaga e di vagos, parliamo della rumba allegra e impegnata di Tito Garraf e della sua band, ospite oggi nel nostro studio. Tra un battere di mani e uno scuotere di anche, tra una rumba e l’altra, abbiamo parlato anche di scioperi, di crisi economica e del movimento degli Indignados, a cui Tito ha dedicato una canzone che vorrebbe essere anche un inno, la Rumba indignada appunto. Continueremo a seguire la guitarra ventilada di Tito e della sua band di Mediocres attraverso il suo suo blog.

Sulle note di Atto secondo degli Zen Circus, è comparsa in studio la nostra Eva Vignini. Chi sarà il personaggio di questa settimana? Prima di presentarlo il nostro telefono a rotella ha iniziato a squillare: Steven e Riccardo dal centro di Manhattan si sono ricordati di noi, tra birre hot dog e sole americano ci mandano i loro saluti d’oltreoceano. Zibaldone attraversa le onde radio ed anche l’Atlantico, viva!

E dagli States arriva anche il personaggio della Trash Zone di oggi: luci colorate, danze un po’ isteriche, odioso accento nasale e avanspettacolo luccicante. E’ proprio lei, Heather Parisi, la giovane promessa del balletto classico data in pasto alla televisione spazzatura degli anni ottanta, l’adolescente con il sogno di diventare «la showgirl più importante del mondo», la ballerina che ci ha insegnato che «la formica non cicale mica». In anticipo sui tempi, la bionda Heather c’insegnò soprattutto che la tivù è sacrosanta, un altare al quale è lecito bruciare financo una brillante carriera, un luogo dove il talento non serve ed è meglio buttarlo, giacchè l’importante è apparire e agitare le natiche. Per cui la quale, appunto.

Mentre ci ascoltiamo Dolce amore del Bahìa di De Gregori il nostro studio si affolla con i numerosi esponenti di una band messicana, anzi due: El Mastuerzo,  leggendaria figura del rock messicano, ha portato con se le sue due formazioni, la storica Botellita de Jerez e la «giovane» Jijos del Maiz, ospite al Festival Barnasants il 31 marzo. Il guacarock del Mastuerzo ha attraversato decenni e continenti, è una salsa di avocado cipolla e lotta di classe, un cockctail di cumbia e di blues, di satira irriverente, di allegria festosa e di impegno politico. E’ stato un vero piacere avere con noi ospiti così navigati, che hanno riempito il nostro studio di racconti e  di progetti artistici d’ogni tipo (dalla musica al cinema alla pittura), di lotta politica e cultura messicana, di chitarre rock e ritmi folk. Suoneranno anche in Italia nei prossimi mesi, non fateveli scappare!

E per concludere questa puntata di sciopero e di musica, il consueto consiglio musicale della settimana: è un cantautore, ha vent’anni ed è di Palermo, nel 2011 è uscito il suo album d’esordio Ho poca fantasia, eppure è fantasioso ed ironico. E’ Niccolò Carnesi, da poco ha sfoderato un album nuovo, Gli eroi non escono il sabato, dal quale ci ascoltiamo il singolo Molenskine.

Zibaldone andrà in vacanza per le comandate feste pasquali, torneremo tra tre settimane tutti pieni di primavera e di aprile. Saluti a tutti, e come diceva sempre il nostro caro Roberto.. Feu bondat!

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Solo non si vedono i due liocorni (23 marzo 2012)

Ovvero: di serve, di cani e di altri animali da collezione.

È giunta immancabile come ogni anno la primavera. C’è il sole, tira una brezza meravigliosa e si cambia pure l’ora. Insomma, non ci lamentiamo affatto. E, per rimanere in tema, vi facciamo sentire un pezzo che ha qualcosa da dire al riguardo, Il primo giorno di primavera dei Dik Dik. Un tuffo nel passato, senza dubbio. Non ce ne vogliate. Piuttosto, vogliateci bene perché questa puntata di Zibaldone – ve lo diciamo sottovoce, ma ve lo diciamo subito, senza rimorsi e senza indugi – è venuta proprio una piccola meraviglia. Sarà l’aver iniziato con la voce inconfondibile di Lallo Sbriziolo o sarà la coincidenza con la settimana italiana del Festival BarnaSants o saranno tutte e due le cose insieme, ma il tuffo nel passato dell’inizio si è convertito in una nuotata di due ore di trasmissione radiofonica.

Così, dopo Meri Luis di Lucio Dalla, ci siamo fatti accompagnare dalla musica di cinque mostri sacri del jazz e della canzone d’autore italiana, come Gino Paoli, Flavio Boltro, Danilo Rea, Rosario Bonaccorso e Roberto Gatto con il loro Un incontro in jazz, mentre abbiamo chiacchierato con Stefania Troise, Laura Iachetta e Carlotta Ros, le tre ragazze di Tremenda Trampa. Un nome che è tutto un programma, ben rappresentato dal logo che hanno scelto per la loro associazione culturale e compagnia teatrale: un uomo ingabbiato da una mano. Ed un gioco di ingabbiamenti, di corse e rincorse psicologiche (e non solo), di drammi psichici e fisici è il teatro di Tremenda Trampa. Lo avete potuto scoprire recentemente al Teatre Riereta del Raval barcellonese con Le Serve, opera magistrale di Jean Genet, che proprio nel Raval aveva vissuto parecchi decenni fa. Quando il Raval, a dirla tutta, era ancora il Barrio Chino, prima che la ricostruzione di Barcellona in vista delle Olimpiadi del ’92 cambiasse il nome ai quartieri più “canaglia”. Ma nella messa in scena di Tremenda Trampa avete ancora la possibilità di veder dal vivo Le Serve il prossimo 21 aprile alla Casa degli Italiani di Barcellona. Vi consigliamo di farci un salto. E, poi, non veniteci a dire che non ve lo abbiamo detto per tempo… per maggiori informazioni, date un’occhiata qui.

Tra tanta musica d’autore ci voleva un cambio, no? Noi si è pensato che ci voleva. E che il miglior modo per farlo fosse con Vittorio Cane. Chi è Vittorio Cane? L’esponente più rappresentativo della scena musicale torinese dell’ultimo decennio. Una scena musicale che si è rinnovata notevolmente attorno al 2005-2006, quando la città del Lingotto si è trasformata in un batter d’occhio in un centro culturalmente vivace, finalmente proiettata verso il futuro e non ingobbita solo sul proprio passato. Questa nouvelle vague nata sulle rive del Po e radicata nei piccoli locali del quartiere di San Salvario e soprattutto nell’Hiroshima, spazio di creazione e punto di ritrovo dei musicisti e degli artisti torinesi, è ben rappresentata da Vittorio Cane. Nome d’arte, non vi diciamo come e perché. Ascoltatevi la chiacchierata che ci siamo fatti con questo ironico cantastorie, amico di Remo Remotti e di Mao (non il Presidente della Repubblica Popolare cinese, ma il cantante). Lo hanno definito il “poeta delle cose semplici” e dalle sue canzoni, che ci ha suonato anche in diretta, si risente qualcosa di Rino Gaetano e del miglior periodo del duo Battisti-Mogol. E tanto altro. Non vi diciamo nulla più. Anzi, una cosa ve la diciamo: in esclusiva per Zibaldone e in prima mondiale, Vittorio ci ha fatto sentire Domingo, la versione spagnola del suo successo del 2008, Domenica. Sarà il tormentone dell’estate 2012 in Spagna? Para estar al tanto di quello che fa Vittorio, cliccate qui.

Ma cosa racconta in questa primavera che arriva il nostro Carlo Taglia in viaggio da mesi tra le frontiere dell’Oriente? L’abbiamo lasciato due settimane fa in Thailandia, il suo peregrinare senza aerei e senza mete prosegue ed ora pare abbia raggiunto il Laos. Ascoltiamoci quel che ha da dirci in questa telefonata intercontinentale, e continuiamo a seguirlo nel suo blog di instancabile girovagante.

Da un’intervista all’altra… ve l’abbiamo detto tra le righe all’inizio, parlandovi di Un incontro in jazz, uno dei progetti portati avanti negli ultimi tempi da Gino Paoli. Sì, perché proprio con Gino Paoli ci siamo incontrati questa settimana, nei giorni precedenti al suo concerto all’Auditori di Barcelona nell’ambito del Festival BarnaSants.

Abbiamo approfittato di un lungo tragitto fatto insieme in un taxi tra la sede di TV3 a Sant Joan Despí e quella di Radio Nacional de España nel Poble Nou per parlare con Gino di musica, politica e società, del futuro e del passato dell’Italia. E abbiamo iniziato ricordando l’esperienza del primo album registrato dal vivo nella storia della musica: Gino Paoli allo Studio A. Eravamo nel 1965. E c’era anche Lucio Dalla, con una voce potente e una gran paura di cantare…

Come al solito, non c’è puntata di Zibaldone che non sia condita da un pizzico di buon Trash italiano, per rifocillarci con il peggio che la cultura e la tivù italiana hanno saputo produrre. E così, dopo la solita sigla di Pierino, è arrivato in studio un ricordo d’infanzia di quelli più torbidi: Eva Vignini ha riesumato oggi per noi Umberto Smaila, personaggio dal capello unto, espressione sorniona e inconfondibile baffetto, che nelle serate degli anni ottanta, a ora tarda, proponeva il suo programma a quiz dai risvolti piccanti. Non si può negare, gli spogliarelli alla frutta di Colpo Grosso sono diventati un mito nel firmamento della storia del piccolo schermo: dopo vent’anni di televisione dominata dalla presenza costante di ballerine seminude, ci lasciamo intenerire ora al ricordo di quei primi streaps di mezzanotte (proibitissimi ai bambini!) e di una generazione di puberi che cercava di sintonizzarsi di nascosto dai genitori nel miraggio di vedere un po’ di grazie femminili in più…

E per concludere, il consiglio musicale della settimana: lui è un cantautore dai lunghi boccoli e dall’andatura dinoccolata, strimpella la chitarra e l’armonica a bocca, ha qualcosa forse del primo Dylan e sfoggia con maestria una mirabile sapienza poetica. Non vi diciamo nulla di più, ma ve lo proponiamo perché siamo convinti che farà strada…

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Di esperienze radiofoniche, di volpi argentate e di guide turistiche sui generis (16 marzo 2012)

Questa volta vi abbiamo fatto una sorpresa. Sì, una gran sorpresa! Non ve lo potevate nemmeno lontanamente aspettare. E, ad essere sinceri, nemmeno noi. Perché è arrivato dritto dritto dalla Germania poche ore prima della diretta di questa puntata di Zibaldone. Di cosa stiamo parlando? Ma del miglior album della storia della musica che sia uscito nell’ultimo secolo, un album che tra qualche anno varrà milioni di euro: The Zibaldone Radio Experience, la compilation del nostro Zibaldone, che raccoglie quindici canzoni di quindici artisti diversi che sono passati dai microfoni del nostro programma radiofonico nell’ultimo anno. Da Toni Bruna a Rossana Taddei, dagli Agricantus a Giulia y los Tellarini, da GG Quintanilla (leader degli Ornamento y Delito) ai San Marino, da Tamar McLeod Sinclair a Rusó Sala… e molti altri artisti per oltre un’ora di buona musica. Prodotto dalla Fifty Fish Productions, disegnato dal quel genio di Riot Über Alles e mixato dalla Echorek Dub Factory, The Zibaldone Radio Experience è un piccolo gioiello che da oggi potete trovare in vendita in parecchi posti di Barcellona e non solo… Qualcuno di voi si starà forse chiedendo perché gli zibaldonianos si sono buttati a capofitto in questo nuovo progetto… e fate bene a chiedervelo! Ma noi abbiamo una risposta pronta anche a questa vostra domanda: perché all’inizio di marzo Zibaldone in questa nuova veste e in questa nuova gestione ha compiuto un anno di vita e abbiamo pensato di fargli un regalo, oltre che organizzargli una festa…

Abbiamo dunque iniziato questa puntata facendovi assaggiare qualche prelibatezza del nostro primo album, contando anche con la presenza straordinaria di Luca Porcelluzzi, bravo cantautore trentino che in questi giorni è a Barcellona e che ha partecipato in The Zibaldone Radio Experience con un pezzo inedito, Eclissi a motor. Siamo poi passati ai primi ospiti di una spumeggiante puntata. Si sono presentati con una chitarra, degli occhiali da sole e moltissima energia. Il loro nome è davvero unico e resta impresso al primo ascolto (anche se non è facile ricordarselo!): El Halcón y la Auténtica Banda de los Zorros Plateaos. Gruppo eclettico ed imprevedibile, sorto dalle ceneri di un altro storico gruppo di rumba del Raval barcellonese, i Sobretaula Kandela, El Halcón y la Auténtica Banda de los Zorros plateaos è venuto in veste ridotta nel nostro piccolo studio. Nacho alla voce e Albert alla chitarra ci hanno deliziato e rallegrato con tre pezzi live, tra la rumba e il flamenco. E le chiacchiere non sono mancate. Su Madrid, da dove viene el Halcón, e dove tutta la banda ha registrato l’ultimo videoclip, e Barcellona, dove vivono e suonano con frequenza. Sul Pescailla e su Pere. E soprattutto su questi zorros plateaos, «criaturas nocturnas, canallas y pendencieras» che sono l’anima e il copro di questa band. Per saperne di più sull’Halcón e le sue volpi argentate, date  un’occhiata qui.

La voce di Erri De Luca ci ha accompagnato sino in Val di Susa , verso cui lo scrittore esprime un appassionato appoggio. Dopo la presentazione del suo nuovo libro, I pesci non chiudono gli occhi, ora tradotto anche in castigliano ed in catalano, presso una biblioteca di Barcellona, lo scrittore ci ha raccontato un po’ di se stesso e della sua scrittura. Una scrittura sempre guidata da una forte componente autobiografica che si intreccia visceralmente alla passione politica e ai sentimenti. Erri ci ha parlato di politica italiana, di anni’70 e di lotta NO TAV , di nuove e vecchie rivoluzioni e di rivoluzioni possibili. Alla ricerca di quel “ragazzino” che è stato ci parla del suo libro e della necessità di recuperare la perduta memoria della propria infanzia e delle sue potenzialità dimenticate e sacrificate all’età adulta.

Dopo aver attraversato temi tanto profondi ed intensi non potevamo che approdare alla catartica frivolezza della Trash Zone della nostra cara Eva Vignini  dedicata ad una storica coppia. No signori non parliamo di Bonnie and Clyde, e nemmeno di Bud Spencer e Terence Hill, bensì di Albano e Romina. L’uomo che ora gestisce una cantina a Cellino San Marco, nella Puglia profonda, è stato un giovane apparente fricchettone, accompagnato da una bella fanciulla americana, conosciuta con il nome di Romina Power. Eva ci ha rinfrescato la memoria con la storia del loro matrimonio del luglio 1970 – proprio quando nascevano le Brigate Rosse -, dei grandi successi che accompagnano – purtroppo – gli italiani in tutto il mondo, della separazione e della recente presenza mediatica di un uomo d’altri tempi…

Il nostro caro Angelo con la sua rubrica Volatili per Diabetici è tornato a trovarci e sulle note di Bo Diddley, Stevie Wonder  e i Cream ci ha regalato un peculiare excursus turistico nella Barcellona che tanto va di moda e che tanto si vende e sa vendersi. Ma niente Sagrada Familia, niente Ramblas, niente Port Olimpic e nemmeno Gaudì, Mirò e Dalì, la santa triade della ciudad condal. Quella di Angelo non è l’aggiornamento della Routard o della Lonely Planet. È molto, molto meglio. E molto più interessante e politicamente (s)corretto quello che ci ha fatto conoscere tra librerie che pesano libri, chiostri in vendita per milionari Giapponesi e associazioni a cui non potrete mai iscrivervi se non avete un cognome animalesco…

Non potevamo lasciarvi senza il Consiglio Musicale della Settimana. La nostra cara Laura in trasferta dalla Romagna ci ha mandato un gruppo molto romagnolo e molto rock: si chiamano Heike Has The Giggles (ovvero «Heike ha la ridarella»), vengono da Solarolo (sì, proprio quel paese della bassa ravennate che ha dato i natali a Laura Pausini)  e cantano solo in inglese. Son davvero giovani e davvero indie: sono Emanuela Drei (chitarra e voce), Guido Casadio (batteria) e Matteo Grandi (basso), si sono fatti notare con un po’ di singoli apparsi nelle compilation di Rock.it. e si sono ritrovati spesso sul palco  a fianco di band internazionali. Nel febbraio del 2012 è uscito il loro secondo disco, Crowd surfing, prodotto dalla casa indipendente Foolica Records. Da questo disco nuovo nuovo, ci ascoltiamo il singolo Time waster.

E visto che di tempo da perdere c’è chi ne ha troppo e chi non ne ha per niente, vi diciamo solo: buon ascolto!

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