Clash the Radio! – Zibaldone Radio Experience (18 maggio 2012)

Una puntata sui generis questa del nostro Zibaldone. Una puntata unica e irripetibile. Per tante ragioni. Perché non eravamo nel nostro piccolo studio di Radio Contrabanda che dà sulla Plaça Reial di Barcellona. Perché non eravamo solo il piccolo, ma nutrito gruppo degli zibaldonianos. Perché non abbiamo parlato di Trash Zone e di consigli musicali della settimana e non abbiamo nemmeno fatto interviste ad artisti e attivisti di passaggio dalla capitale catalana. Questa volta è stata tutta un’altra storia!

Eravamo difatti nel bel Teatro Gespa all’interno del Centre Sant Pere nel quartiere della Ribera, a due passi dal Palau della Musica Catalana opera dell’architetto modernista Domènech i Montaner. Ed eravamo molti, moltissimi. Amici e aficionados, ascoltatrici e ascoltatori e molte facce nuove. Come vi avevamo preannunciato nelle ultime settimane, Zibaldone in collaborazione con l’associazione AltraItalia ha organizzato una gran bella serata dove l’impegno sociale e la musica si son date la mano. Nel podcast potrete sentire la prima parte di questo Zibaldone Radio Experience Festival, ossia la tavola rotonda intitolata Clash the Radio! Las radios libres en Italia y Catalunya ante los desafíos del nuevo milenio, che abbiamo trasmesso in streaming da Radio Contrabanda, oltre che dalle frequenze di Radio Onda Rossa. Moderata dalla giornalista e scrittrice Claudia Cucchiarato la tavola rotonda ha potuto contare con la partecipazione di alcuni portavoce di varie radio libere attive da decenni in Italia e qui in Catalogna, dando la possibilità di stabilire un confronto molto interessante. Sono stati con noi: Davide Facchini di Radio Popolare di Milano, Giangi di Radio Onda Rossa di Roma, Selene Cilluffo di Radio Città Fujiko di Bologna, Antonio Narváez e Ernesto Che Majara di Radio Contrabanda di Barcellona e Chanquete Ha Muerto di Radio Bronka di Barcellona.

Dopo la tavola rotonda abbiamo continuato con il concerto di presentazione dell’album The Zibaldone Radio Experience prodotto dalla Fifty Fish Productions: una compilation che riunisce 15 canzoni di 15 artisti che sono passati dai microfoni di Zibaldone nell’ultimo anno. Nel concerto si sono esibiti sei artisti che hanno partecipato all’album: la bravissima musicista neozelandese Tamar McLeod Sinclair accompagnata da un incredibile quartetto, i San Marino con il loro retro pop, il nostro caro Olden, il provocatore e performer proto surrealista Tar Kampa, i nostri amici delle Questioni Meridionali e, come special guest, uno dei gruppi più conosciuti della world music italiana degli ultimi due decenni, i siciliani Agricantus in una formazione molto interessante con Tonj Acquaviva, Rosie Wiederkehr e Guillermo Mokotoff. La registrazione del concerto sarà disponibile prossimamente.

Ringraziamo ancora tutte le persone che hanno collaborato per rendere una realtà questa splendida serata, iniziando dalle amiche e dagli amici di Radio Contrabanda e di AltraItalia, oltre a tutte le radio libere e ai musicisti che hanno partecipato all’evento. Last but not least, un ringraziamento speciale va a tutti i ristoranti e locali italiani di Barcellona che hanno offerto un incredibile aperitivo italiano: La Cucina che fa bene.

Ricordiamo che tutto il ricavato della serata è andato a Radio Contrabanda per fare in modo che l’informazione (e la musica) libera possa continuare ad essere una realtà ed una speranza per questo XXI secolo e non solo un ricordo degli anni Settanta ed Ottanta del secolo appena concluso.

Buon ascolto e soprattutto… viva le radio libere!

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Zibaldone Radio Experience – Festival – Clash the Radio! (18 maggio)

Siete pronti per il primo Festival di Zibaldone? Preparatevi perché manca pochissimo! Il prossimo venerdì 18 maggio organizzeremo, con la collaborazione dell’Associazione AltraItalia, una grande serata.

Alle 18h30 inzieremo con Clash the Radio!, una tavola rotonda moderata dalla giornalista e scrittrice Claudia Cucchiarato dedicata alle radio libere in Italia e in Catalunya tra passato, presente e futuro con la partecipazione di Radio Popolare di Milano, Radio Onda Rossa di Roma, Radio Città Fujiko di Bologna, Radio Contrabanda e Radio Bronka di Barcellona.

Alle 20h00 il palco sarà invece tutto per la musica: un grande concerto di presentazione del nostro album The Zibaldone Radio Experience con la partecipazione di artisti d’eccezione come Tamar McLeod Sinclair, Olden, Tar Kampa, i San Marino, le Questioni Meridionali e con la partecipazione speciale di un gruppo di fama internazionale come i siciliani Agricantus.

Non mancherà un imperdibile aperitivo italiano – La Cucina che fa bene – offerto dai migliori ristoranti e locali italiani di Barcellona! E il tutto sarà trasmesso in streaming da Zibaldone – Radio Contrabanda dal Teatre Gespa (C/Sant Pere Mes Alt, 25), nel centro di Barcellona, a due passi dal Palau de la Musica Catalana.

Come si diceva qualche tempo fa: accorrete numerosi!

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Di «canti di grano» e di bellezza in bicicletta (11 maggio 2012)

È maggio. C’è il sole. C’è un cielo azzurro che più azzurro non si può. La primavera pare che stia spianando la strada all’estate. La gente manifesta nelle strade, ricordando con allegria e con passione il primo anniversario di quel 15 maggio che ha davvero rivoluzionato le piazze e le menti spagnole. E noi, imperterriti zibaldoniani, dal nostro piccolo ridotto in un vecchio edificio che guarda sulla Plaça Reial, abbiamo voluto iniziare con una canzone che più solare, allegra e passionale non si può: Bright Side of the Road di Van Morrison.

Mentre Ani DiFranco riempie le vostre orecchie con il rock di Outta Me Onto You si accomodano nel nostro studio Tonj Acquaviva e Rosie Wiederkehr, anima e corpo degli Agricantus, un gruppo che non ha proprio bisogno di presentazioni. Qualche mese fa, in compagnia di Natacha Tanzilli, Tonj ci aveva fatto visita e ci aveva parlato degli ultimi lavori degli Agricantus. Uno su tutti: Millenium Klima, un album di impegno sociale, segnato dalla lotta in difesa dell’ambiente. Accompagnato questa volta da Rosie, Tonj è venuto a parlarci dei nuovi progetti del più famoso gruppo di world music italiano. Quali? Una tournée estiva che porterà gli Agricantus in giro per l’Italia, per l’Europa e per il mondo, un attesissimo nuovo album e molte, molte altre cose… tra cui, tanto per iniziare, il prossimo concerto proprio qui a Barcellona nell’ambito del Festival Zibaldone Radio Experience che proprio noi zibaldoniani organizziamo con la collaborazione dell’Associazione AltraItalia al Teatre Gespa venerdì 18 maggio a partire dalle 18h30. Volete lasciarvi scappare l’opportunità di vedere gli Agricantus per la prima volta dal vivo a Barcellona? Tanto per rinfrescarvi la memoria e farvi venire l’acquolina in bocca, vi abbiamo proposto due meravigliosi pezzi della band siciliana: Istanbul – dalla colonna sonora de Il bagno turco di Ferzan Özpetek – e Disiu dall’album Tuareg, premiato qualche anno fa con la prestigiosa targa Tenco.

E con la Trash Zone di oggi torniamo a riaccendere  le manopole della televisione degli anni ottanta, torniamo a navigare nel tubo catodico dei ricordi di gioventù, e lo facciamo con una serie tivù all’insegna della produzione a basso costo, di quelle che piacciono a noi: I ragazzi della terza C, prodotto per adolescenti confezionato dalla Fininvest,  accompagnò per anni i pomeriggi indolenti dell’Italia del riflusso.  Tra pubblicità più o meno occulte (potremmo dire quasi spudorate, in realtà), tra zainetti  in spalla e ricreazioni anelate,  i personaggi della serie ritraevano uno ad uno tutti gli stereotipi sociali di cui tanto abbiamo bisogno: le due secchione antipatiche e bruttine, la bella bionda di buona famiglia, il ribelle pluriripetente, e l’immancabile imbranato cicciottello e goffo, quel  Bruno Sacchi dai capelli rossi protagonista indiscusso della serie (nonché  della sigla di chiusura). Non mancavano poi il cartolaio filosofo, la giovane dark orientalista e la coppia di innamorati zuccherosi in motorino: il tutto in salsa romanesca, recitato da attori che avevano all’incirca il doppio degli anni dei loro personaggi, con una fotografia e una resa del suono ai livelli dei filmini fatti in casa. Ma soprattutto tanta frivolezza, tanti prodotti in vendita, tanta voglia di vacanze e di televisione. D’altronde, che vorremmo di più?

Parliamo di bicicletta e di spazi urbani, parliamo di come pensare e sognare la città in cui vorremmo vivere: sono venuti a trovarci Jordi e Carles, assidui e veterani frequentatori di un raduno a due ruote che si ripropone ogni mese nelle città di tutto il mondo, ovvero la Critical Mass. Un movimento in bicicletta che rivendica il diritto di vivere la città senza l’uso del motore, una “massa critica” che propone uno spazio senza automobili, costruendolo e mostrandolo in giro per le città. Basta una bicicletta per fare parte della Massa Critica, basta unirsi agli altri e pedalare, e ricordarsi che “noi non blocchiamo il traffico: noi SIAMO il traffico!”. A volte bisogna essere in tanti per cambiare le cose, anche se si è piccoli e silenziosi si può diventare uno sciame che con il suo solo esistere e muoversi riesce a mettere  in discussione il vigente sistema di pensiero, un passo alla volta, un giro di pedali alla volta. A Barcellona, la Massa Critica si raduna ogni primo venerdì del mese alle 20, all’ Arco di Trionfo. Facciamoci sentire, facciamo girare le ruote e trillare i campanelli!

E dopo il nostro involontario aggiornamento sugli abusi delle forze dell’ordine in terra catalana (purtroppo abbiamo sempre qualcosa da raccontarvi, nostro malgrado) apriamo le porte alle canzonette di chiusura del consueto consiglio musicale della settimana. Oggi Laura ed Enrico c’hanno proposto una versione estesa della rubrica: non un autore, non un disco, bensì un’intera casa discografica indipendente, La Famosa Etichetta Trovarobato, che tante volte s’è affacciata sulle proposte musicali del nostro programma. Cosa fa una casa discografica in un’era senza dischi? Sperimenta, gioca, mette insieme i suoni, s’inventa modi nuovi di esistere. Nata dieci anni fa dalle mani dei Mariposa, la Trovarobato ha saputo con maestria fiutare la “musica componibile” trovata lungo il cammino, ha messo al mondo due sottoetichette, s’è inventata un servizio d’abbonamento ed ha distribuito sonorità contrastanti dal palco bolognese verso il mondo. Dal cantautorato di Dino Fumaretto (di cui c’ascoltiamo Mente Spostata) alle sonorità elettro-rock di Boxeur the Coeur, dai suoni affastellati e naif di Musica per Bambini (abbiamo messo in onda il suo Cose da non fare al gatto) allo stridente cinismo di Iosonouncane: una produzione variegata e brulicante, su cui vige quell’attenzione ludica che ha sempre caratterizzato la musica dei Mariposa. E proprio con una canzone dei Mariposa, Sudoku, concludiamo il nostro siparietto musicale e la puntata di oggi: ci rivediamo venerdì prossimo alla grande festa di Zibaldone!

Saluti a tutti e .. CLASH THE RADIO!

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Di maggio e di musiche in viaggio (4 maggio 2012)

Ecco una nuova puntata di Zibaldone che si srotola davanti ai nostri occhi, in un venerdì pomeriggio di palme e cielo blu, in una città presidiata dal fantasma del vertice della Bce, abbiamo messo ai microfoni una puntata piena di musica, di voci e di canzoni nuove.

Cominciamo subito con la nostra nuova rubrica forzata e involontaria, l’aggiornamento settimanale che non vorremmo dare ma ci tocca, il siparietto battezzato Repressione Tudèi. Questi primi giorni di maggio sono stati molto particolari qui a Barcellona, l’impressionante spiegamento di forze dell’ordine nelle vie del centro hanno creato un clima alquanto surreale, la revoca temporanea del trattato di Schengen e i cecchini appostati negli edifici del centro hanno tenuto la città in una strana atmosfera di tensione e di apnea. Ma nonostante la pressione e l’accerchiamento delle forze di polizia, le manifestazioni del primo maggio sono state le più affollate degli ultimi anni: le proteste contro la riforma del lavoro e contro i tagli a istruzione e sanità stanno continuando e non sembrano volersi fermare. A proposito di abusi e repressione, oggi è venuto a trovarci Nicola Tanno, fondatore dell’associazione Stop Balas de Gomas di cui spesso abbiamo parlato dai nostri microfoni. Nicola è una delle tante vittime di un’arma letale in dotazione alla polizia in Spagna, ovvero un famigerato fucile che spara pallettoni di gomma il cui obiettivo dovrebbe essere quello di disperdere la folla, e che ha dimostrato invece di causare danni gravi. Nicola, come altre sei persone negli ultimi anni in Catalogna, è stato colpito al volto e ha perso un occhio: da allora ha raccolto la voce di altre vittime e si batte per la proibizione di quest’arma, utilizzata in maniera indiscriminata e impropria da forze dell’ordine che agiscono sistematicamente senza identificarsi. Di fronte al silenzio delle istituzioni e della stampa, l’associazione Stop Balas de Goma sta portando avanti una forte campagna di sensibilizzazione, e sta tentando di coinvolgere anche l’opinione pubblica italiana. Tutta colpa di Robben è il titolo del libro in cui Nicola Tanno racconta la sua storia e la sua battaglia, da quella notte di luglio in cui l’olandese Robben sbagliò un goal, la Spagna vinse i mondiali e un Mosso d’Esquadra -ancora non identificato- sparò un proiettile di gomma in faccia a un ragazzo tra i tanti che si trovavano in Plaça Espanya. Il libro uscirà in Italia tra pochi giorni, e sarà presentato a Barcellona il 26 maggio al Centro Civico San Pere.

Grazie al nostro ambasciatore dalle terre sarde, Juan Vargas (alias Giovanni Vargiu), abbiamo avviato un collegamento transmediterraneo d’eccezione: il cantautore Marco Noce, direttamente dall’isola, c’ha servito in diretta un paio di anteprime in esclusiva per voi.  Tra un Pazienza e una Veranda affacciata, abbiamo parlato con Marco di musica e di Sardegna, di arte e di progetti, tra i quali quello di Aprile Super8.

Ma je devi dì.. dai, nun me sfinì… studierò vabbè domani papà! La voce in farsetto di Pierino c’accompagna ormai da tempo immemore aprendo il sipario dell’immancabile Trash Zone. Eppure, finora ci eravamo dimenticati di dedicare la nostra vetrina sul peggio del peggio della cultura italiana proprio a colui che ne canticchia la sigla: Pierino, ovvero Alvaro Vitali, il borgataro romano che ha fondato il suo universo comico su un’unica espressione facciale, l’uomo piccolo che strabuzza gli occhi e spalanca la bocca, l’improbabile scolaretto impertinente che sbirciava sotto la cattedra le cosce accavallate di qualche avvenente (e altrettanto improbabile) professoressa in minigonna. Protagonista di primo piano di quella “commedia sexy all’italiana” che tanto danno ha fatto tra gli anni Settanta e Ottanta, Alvaro Vitali fu scoperto e lanciato nel cinema da Federico Fellini, che lo volle per una piccola parte in Satirycon e lo scritturò per quattro film consecutivi. Tutti ce lo ricordiamo danzare nella nebbia con la sua mantella nera in Amarcord, poi ci siamo distratti e ce lo siamo ritrovato con il grembiulino blu a fare peti e pernacchie nelle tivù a colori di tutti i tinelli d’Italia. Di nuovo, la Trash Zone getta un fascio di luce sui punti oscuri della nostra storia: di fronte alla potenza del riflusso e della tivù commerciale, non c’è creatività felliniana che resista, siamo costretti ad arrenderci e sperare che per lo meno Edwig Fenech passi di là.

Ed anche oggi il piccolo studio di Zibaldone si popola delle note saltellanti della musica dal vivo. È venuto a trovarci Tenedle, musicista fiorentino emigrato da qualche anno in Olanda, cantautore in tournè da queste parti che sperimenta sonorità elettroniche e che ci ha dedicato oggi un po’ di canzoni del suo lungo percorso musicale. Tra la chitarra e le parole si parla dell’ultimo disco (Grancassa, 2010) e dell’inquietudine di gioventù, del Dissenso del ritmo e della musica in viaggio. Perchè l’emigrare, lo spostarsi, vuol dire trovare nuovi orizzonti, intessere nuovi nodi, cercare i varchi dove s’annidano ritmi e parole inattese. Come dice Tenedle, il panorama olandese è piatto, la Toscana è piena di colline. Ed esplorare panorami nuovi porta bene. Continueremo a seguire questo musicista tenendo d’occhio il suo sito.

Lasciamo come sempre la fine della puntata alle novità che popolano il sottobosco musicale italiano, ai dischi d’esordio che fanno ancora odore di cellophan e di sale prove fatte in casa, ai gruppi  che brulicano nei locali della penisola portando musiche nuove tra i tavolini. Oggi il consiglio musicale della settimana arriva come una zattera carica di scimmiette in tenace risalita in un qualche fiume tropicale, arriva come un temibile esploratore con l’elmetto, o come il furore di Dio sotto forma di rock band romana: si chiamano Aguirre (come un film di Werner Herzog, sì) hanno autoprodotto il loro primo disco da qualche mese, si dedicano a un pop-rock condito di virate psichedeliche e sterzate cantautoriali, e si sono anche affacciati in quella vetrina interessante che è il festival Musicultura di Macerata. C’ascoltiamo La pecora in delirio (d’altronde, non è forse maggio?) e ci lasciamo con il singolo Il sogno del malato, il cui bel video ha fatto il giro di youtube.

E dopo tutte queste musiche, vi salutiamo: alla prossima, e buon maggio a tutti.

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Di conigli imbalsamati, di adolescenze bruciate e di canzone d’autore (27 aprile 2012)

È la fine di aprile e Zibaldone ritorna nella sua veste originaria. È la fine di aprile e la primavera pare finalmente essere atterrata sul litorale catalano. È la fine di aprile e purtroppo pare che sia atterrata anche un’ondata repressiva inaudita. E pare anche che non abbia la minima intenzione di andarsene via. C’è bisogno di un poco di serenità in vista del mese di maggio e questa ce l’hanno data i Turin Breaks con la loro Self Help. Ma c’è bisogno anche di energia e questa ce l’ha data il grande John Doe con la sua There’s a Hole.

Tra serenità e input di energia pura sono comparsi nel nostro piccolo studio i primi ospiti di questa frizzante puntata. Nella sua rubrica Volatili per Diabetici il caro AngeloScimia ha intervistato una giovane artista italo-scozzese dal grande futuro: Sophia Daly Rossin. Col suo simpatico italiano dal forte accento britannico e con una risata contagiosa, Sophia ci ha raccontato dei suoi anni universitari a Venezia, del suo arrivo a Barcellona e soprattutto della sua arte. Con il tappeto musicale di Room of mirrors di Kekko Fornarelli, Angelo e Sophia ci hanno introdotto nel mondo dell’imbalsamazione, tra conigli e topi di laboratorio e perfino teste di gallina all’interno di tazze di tè: animali antropomorfizzati e trasportati da un paese all’altro. Ma tranquilli, davvero, che la produzione artistica di Sophia non ha nulla a che vedere con Frankenstein né con Tod Browning. Date un’occhiata alle sue opere e schiacciate qui e ve ne renderete conto.

E ci ritroviamo di nuovo a parlare con preoccupazione della pericolosa piega repressiva su cui vira ultimamente la politica spagnola, delle nubi nere e fosche che si stanno addensando rapidamente sulle nostre teste: noi vorremmo cambiare argomento, ma le prodezze dei Mossos d’Esquadra e le gesta compiute nelle sale della Ciutat de la Justicia non fanno che deviare la nostra attenzione! Così ci tocca proprio di tenerci e tenerviaggiornati, mentre la segretaria della CGT di Barcellona si trova ancora in carcere (il giudice ha stabilito la detenzione preventiva per “rischio di fuga”) e la polizia catalana mette a disposizione del cittadino un servizio on-line per denunciare i facinorosi dell’ultimo sciopero generale. Un vero e proprio WANTED in piena regola (privo di taglia sul bandito, almeno per ora) dove l’accusato si trova già processato additato e condannato prima ancora di esserne al corrente. Anche voi, cari zibaldoniani, nel caso vi trovaste nella necessità di denunciare un facinoroso, potrete farlo comodamente da casa vostra! Travolti da tanti e tali notizie ci troviamo costretti a inaugurare una nuova rubrica (potremmo chiamarla Repressione Today, propone Enrico) per stare al passo con tutti i giri di vite di questi ultimi tempi. In questo clima di “caccia alle streghe” Zibaldone appoggia il comunicato di protesta redatto dall’Associaciò Praxis.

Tra una primizia – Domingo di Vittorio Cane – e un pezzo che ha fatto storia – Andare, lavorare, camminare di Piero Ciampi – non potevamo non collegarci con il nostro inviato giramondo: Carlo Taglia. L’avevamo lasciato alla metà di marzo in Laos, dopo un viaggio che dallo Sri Lanka l’aveva portato in Thailandia. Lo ritroviamo ora a Ho Chi Minh City in Vietnam. Ma l’ultimo mese non è stato affatto facile, come ci ha raccontato Carlo. In Laos è arrivata la malaria, mentre in Cambogia il tentativo di furto della mafia filippina… ma lasciamo raccontare a Carlo questo intenso mese di viaggio nel sud-est asiatico!

E oggi la Trash Zone si occupa una grande stella del firmamento nei nostri ricordi d’infanzia: un’album di cover degli 883 è appena stato dato in pasto a noi nostalgici, e la nostra cara Eva non poteva certo farselo scappare. Si chiama “Con due deca” e dentro ci sono così tanti anni novanta e sale giochi di provincia da far girare la testa. Così che ci siamo calati di nuovo in quel mondo di “animali da bar” frustrati e repressi, un mondo di camogli in autogrill consumati in attesa di raggiungere qualche fantomatica festa, un universo di giubbotti di jeans, moto parcheggiate di fronte all’autoscontro e discoteche popolate di donne che non degnano di uno sguardo. Rovistando nella storia degli 883 ci siamo addentrati in un esegesi illuminante: l’anima di Max Pezzali e quella di Mauro Repetto non potrebbero essere più antitetiche, l’una piagnona e rancorosa, l’altra notturna e scanzonata. Purtroppo ha preso il sopravvento la vena romantica e amareggiata di Pezzali, la separazione è stata inevitabile e gli 883 hanno smesso di essere quel crogiuolo di parolacce dette a caso che tanto c’aveva sedotto. Un gran peccato davvero, ma se non altro ora sappiamo per chi fare il tifo.

Passare da i due virgulti di Pavia e le loro più o meno becere e più o meno riuscite storie di libertinaggio in giro per il mondo, passare da Pezzali e Repetto, insomma, a Alberto Alcalá non è stata cosa facile. Perché Alberto è un cantautore vero, un musicista capace, sensibile, profondo. Una voce che non può non ricordarci l’Andalucía, dove è nato; delle canzoni, le sue, che non possono non farci pensare a la Frontera e a Granada, dove vive. Alberto ci è venuto a trovare approfittando di una piccola tournée che lo ha riportato a Barcellona e ci ha presentato il suo nuovo album, ancora non terminato: Ensayo y error. Ma, soprattutto, Alberto ci ha deliziato e conquistato con tre canzoni dal vivo che hanno sospeso lo studio di Contrabanda in un silenzio di tomba rotto solo dagli applausi alla fine di ogni canzone. È musica d’autore quella di Alberto. Una musica che recupera i grandi maestri della canzone spagnola, da Paco Ibáñez a Kiko Veneno. Una musica legata alla propria terra e ai canti andalusi. E al carnevale di Cadiz, come ci ha dimostrato con una grande ironia. Non vi resta altro da fare che conoscere un po’ meglio quello che fa Alberto, schiacciando qui.

E ripeschiamo le nostalgie con il consiglio musicale della settimana: Il Triangolo, gruppo d’esordio prodotto dalla Ghost Records, ha deciso di dedicarsi spassionatamente agli anni Sessanta. Un amore dichiarato verso un mondo ormai lontano e mitico, una cornice dove depositare i nostri sogni: sonorità beat (con qualche ammiccamento al rock indie degli anni Novanta), testi un po’ naif di amore e figli dei fiori, un disco dal titolo e copertina che non potrebbero essere più sobri (Tutte le canzoni, febbraio 2012). E ci lasciamo con la canzone Battisti, perchè “in un mondo che muore, Battisti ci salverà”. O quanto meno, sognamoci su.

Buon ascolto!

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Di «sovversivi» d’ogni sorta e di musiche scomposte (20 aprile 2012)

Un fantasma s’aggira per Barcellona, una figura informe e temibile che le forze del bene dovranno tentare di sgominare: si chiama Anarcoitaliano ed è venuto appositamente dal Belpaese a portare disordine nella -altrimenti calmissima- capitale catalana. Non si sa molto su di lui, non ci sono prove della sua esistenza (lo afferma con solerzia lo stesso giornalista che ne ha evocato lo spettro) eppure  compare quando meno lo si attende, soprattutto in occasione di scioperi e temporali. Da tempo immemore s’aggira da queste parti, portava bombe già all’inizio del secolo scorso, ora pare porti nelle tasche sassi della Val di Susa levigati per l’occorrenza da qualche brigatista a piede libero. Nessuno sa dove si nasconda in attesa di compiere le sue malefatte, forse s’è rannicchiato perfino sotto i tavoli di Radio Contrabanda, chi può dirlo? Siccome che è malandrino, potrebbe approfittare della nostra distrazione per annodarci qualche cavo, dovremo stare all’erta!

Carissimi zibaldoniani e zibaldonici, dopo tre lunghe settimane di vacanza primaverile ci ritroviamo di nuovo ai nostri amati microfoni. V’abbiamo lasciato quando ancora si sentivano gli echi dello sciopero generale del 29 marzo, ora ritorniamo a segnalare con allarme i preoccupanti segni di un giro di vite repressivo che sta coinvolgendo tutta la Spagna: dopo l’attacco alla manifestazione autorizzata dell’ultimo sciopero, sono arrivati arresti, insieme a proposte di legge per trasformare in reato la resistenza passiva e per inasprire le pene detentive in caso di episodi di violenza. Un chiaro attacco al diritto di manifestare e alla dissidenza d’ogni tipo, anche quella pacifica, che lascia presagire tempi bui. Scopriamo anche con una certa perplessità, leggendo il quotidiano La Vanguardia, che gli ultimi disordini che hanno coinvolto la città in cui viviamo sono stati provocati da pericolosi sovversivi dall’indefinito percorso politico ma di chiara nazionalità italiana. Oibò! Quale inconfutabile prova di ciò, il fatto che gli italiani che vivono nella capitale catalana partecipino alle manifestazioni, s’interessino di politica ed abbiano sventolato in qualche occasione la bandiera “No Tav” in solidarietà alle agitazioni della Val di Susa. Zibaldone ha appoggiato la petizione contro l’articolo di Enric Juliana che tentava di criminalizzare, in maniera banale e stereotipata, l’attivismo politico d’origine italiana presente a Barcellona, oggi tiriamo le somme di questo ultimo periodo di tensioni e vogliamo rivendicare con forza il diritto alla partecipazione e alla dissidenza. Rifiutiamo il tentativo di accusare “lo straniero” (sotto qualunque forma) di fronte a problematiche sociali di difficile soluzione e ci opponiamo in particolare alla volontà di criminalizzare il movimento No Tav: in questo venerdì è venuta a trovarci Selene Cilluffo, ad informarci sugli ultimi sviluppi degli espropri in Val di Susa e sulle iniziative del gruppo di solidarietà che si è costiuto a Barcellona dopo l’incidente di Luca Abbà. Potrete tenervi aggiornati seguendo la pagina facebook del gruppo No Tav Barcelona.

C’è un’altra battaglia che ci riguarda da vicino, quella contro le balas de goma utilizzate in maniera impropria e indiscriminata dalla polizia antisommossa, in Catalogna e in tutta la Spagna. Pare che in particolare i Mossos d’Esquadra catalani abbiano la triste abitudine di mirare al volto: due persone, durante le manifestazioni dello sciopero generale del 29 marzo, hanno commesso l’errore di passare dal posto sbagliato al momento sbagliato e sono state colpite a un occhio, perdendo la vista. Il bilancio delle vittime mutilate di un’occhio negli ultimi quattro anni sale dunque a sei, tre delle quali di nazionalità italiana. Enrico ci ha aggiornato sulla battaglia dell’associazione Stop Balas de Goma che lotta perchè venga proibito l’uso di quest’arma, e sul tentativo di sensibilizzare e coinvolgere anche l’opinione pubblica italiana.

Tra le note arrabbiate e rockeggianti di Caparezza e degli Zen Circus è arrivato in studio Alessandro Inguglia, in arte Unowl, compositore di musica elettronica, giovane palermitano sperimentatore di suoni, produttore indipendente attento a quel che si muove nel sottobosco dell’underground. L’abbiamo visto dal vivo improvvisare e comporre, aggiustare sonorità, ricucire ritmi, mentre ci raccontava i progetti della label di antiteq appena nata, la MagmatiQ Record. Se volete tenere d’occhio questo giovane «antigufo» seguitelo nella sua pagina facebook.

E come di consueto la nostra cara Eva Vignini ci costringe a calarci negli anfratti più torbidi del Trash Italiano presentandoci una donna dal carattere esuberante e deciso, domatrice di elefanti e ammaestratrice di colombe. Stiamo parlando dell’icona circense Moira Orfei: il suo faccione plasticoso e kitsch, il suo rossetto fucsia, la sua pettinatura a nido di uccello sono ormai quasi un’immagine sacra, che fa capolino in manifesti dai colori sgargianti sulle mura di ogni piccolo paesino d’Italia. Pare che in un tempo ormai lontano questa donna dal trucco pesante e dal faccione rigonfio sia stata il sogno erotico di molti italiani e che abbia fatto girare la testa anche al «principe» Totò. Eppure la bella zingara dai capelli neri, attrice di talento in numerosi film a fianco di Gasmann e Tognazzi, finì per diventare un santino impomatato e luccicante, simbolo di quell’eterna giovinezza da inseguire ad ogni costo che tante vittime miete in questi tempi nostri.

Mentre c’ascoltiamo un grande classico frivolo degli anni Novanta, I am happy, si presenta in studio una vecchia conoscenza, Ollin Rafael, uno dei creatori della rivista digitale di letteratura Preferiria No Hacerlo, arrivata ormai al suo nono numero. Da quando fu presentata un anno fa ai nostri microfoni ne è passata di poesia sotto i ponti, la rivista s’è fatta grande, s’è colorata di un nuovo progetto grafico ed ha aperto le sue pagine anche a collaboratori d’oltreoceano. Il prossimo numero, dedicato a Los perros de Tessalonica, è quasi pronto, e non vediamo l’ora di sfogliarlo e gustarne.

E ci salutiamo, come sempre, con il consiglio musicale della settimana, questa volta proveniente dalla fertile produzione della casa discografica bolognese Trovarobato (meglio detta La Famosa Etichetta Trovarobato). E’ un trentenne che sfodera quell’ironia surreale che ci piace tanto, si presenta con un nome che tocca le corde vive delle nostre nostalgie (Mangiacassette) de ha fabbricato da pochi mesi il suo primo disco, Disco Interno. C’ascoltiamo il singolo Autoradio ma potete fare vostro l’album intero cliccando qui.

E mentre Manuel Agnelli ribadisce che Sui giovani d’oggi ci scatarro su, noi vi salutiamo: a venerdì prossimo!

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Zibaldone appoggia la risposta all’articolo di Enric Juliana delle associazioni di italiani residenti a Barcellona

Anche in periodo di vacanze pasquali, Zibaldone non vi lascia mai soli. E non solo con le repliche del nostro programma emesse sulle frequenze di Radio Contrabanda 91.4 FM o con le vecchie puntate scaricabili in podcast dal nostro blog.

Zibaldone appoggia in toto il comunicato redatto da altre associazioni di italiani attive a Barcellona riguardo all’articolo pubblicato da Enric Juliana su La Vanguardia di domenica 8 aprile. Un articolo in cui si criminalizza la comunità italiana residente a Barcellona e il movimento NO TAV, oltre a tutti i movimenti sociali e politici attivi a Barcellona.

Qui il testo della risposta delle associazioni di italiani residenti a Barcellona, che vi invitiamo a firmare su Actuable:

A l’atenció del Sr. Juliana,
i per informació a la redacció de La Vanguardia;

Som italians que viuen, estudien i treballen a Barcelona i ens sentim profundament ofesos per l’article publicat avui a La Vanguardia “El brote violento en Barcelona tiene una matriz anarcoitaliana”. El seu article ens sembla un condensat d’estereotips sobre el compromís polític que tenen molts italians que viuen a Catalunya. Som molts, gairebé 30.000 , i molts de nosaltres treballen activament en moviments i associacions que res tenen a veure amb la violència. No hi ha hagut mai cap referència a això en el seu diari i, vostè però, ha pensat de subratllar una presència important dels italians entre els grups dels “violents” per a amagar el fracàs del Departement d’Interior en el 29M. Trobem inacceptables les seves afirmacions en un diari tan llegit com la Vanguardia, i encara més sense tenir-ne cap prova.

És inacceptable que La Vanguardia no hagi dit ni una sola paraula sobre els dos nois italians que lamentablement van perdre un ull el 29 M per culpa de les bales de goma utilizades per els Mossos d’Esquadra – i que no tenen cap acusació – mentre es dedica tot un article sobre els presos. És inacceptable que es descrigui el moviment No Tav, que és viu també aquí a Barcelona, utilitzant els pitjors estereotips i prejudicis. Mai ningú del seu diari ens ha demanat alguna cosa sobre el que pensem els italians de Barcelona actius socialment i políticament i preferiu, en canvi, parlar dels “perillosos anarquistes”.

Com a italians a Barcelona volem les seves excuses públiques i demanem que no es continuï amb aquest periodisme que té per finalitat sembrar por i prejudicis infundats. Sembla que ara no hi ha només extracomunitaris que posin en perill el poble català, ara també hi ha els italians. Prou, si us plau.

Associació AltraItalia Barcelona
Associació Piutrentanove Barcelona
Spaghetti BCN
Espatriati.it

Un breve riassunto accettabile di tutta la questione lo potete trovare qui.

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Di sciopero e di musica indignada (30 marzo 2012)

Eccoci di nuovo a i microfoni di Zibaldone, puntuali come sempre, in questo venerdì pomeriggio di piena primavera e di fine mese, in questa Barcellona assolata che ha appena visto fischiare le sirene di un alquanto agitato sciopero generale. Come sempre ammainamo le vele per navigare sulle solite onde radio, ma oggi c’è una grossa variazione nell’equipaggio: il nostro caro Steven Forti, da un anno ormai voce guida di Zibaldone, il nostro uomo al timone della nave, ha deciso di salpare temporaneamente per ben altri lidi e di dare un’occhiata dall’altro lato dell’oceano, lasciandoci soli qua a giocare con microfoni e spinotti del nostro piccolo e affezionato studio. Se notate qualche rumore di fondo o qualche volume stonato in questa puntata, non ce ne vogliate: ci siamo buttati nel mare aperto con la faccia rivolta al vento e qualche disagio nella rotta è inevitabile! Stiamo provando e facendo esperimenti, stiamo lavorando per voi, l’impiccio fa parte del gioco. Ma niente paura, con Piero Pesce alla regia vi abbiamo preparato oggi una puntata piena zeppa di musica e di musicisti, di storie e progetti interessanti. Scaldando i motori con il rock’n’roll di Richie Valens, si parte!

Radio Contrabanda è una radio libera, è un collettivo autogestito e come tale ha deciso di partecipare allo sciopero del 29 marzo. Durante la giornata di giovedì avete potuto seguire la diretta della manifestazione dalle onde radio di 91.4 FM, noi oggi vi raccontiamo come sono andate le cose e cerchiamo di tirare le somme di questa giornata molto tesa e intensa. Lo sciopero generale contro la riforma del lavoro imposta dal governo di Rajoy ha riempito le strade delle principali città spagnole con affollate e partecipate manifestazioni: a Barcellona però si è registrato il bilancio più grave e cerchiamo di capire perchè. Certo, la giornata è stata caratterizzata fin dal mattino da numerosi episodi di tensione, con banche aggredite e cassonetti incendiati, e si potevano prevedere momenti di scontro: eppure l’azione brutale dei Mossos d’Esquadra, che hanno impedito e bloccato la manifestazione unitaria e autorizzata del pomeriggio, aggredendola quasi da ogni lato quando ancora non era uscita da Plaza Catalunya, non ce l’aspettavamo. Sindacalisti, studenti, pensionati, comitati di quartiere, tutti si trovavano in quella piazza e tutti hanno faticato a trovare una via d’uscita. Almeno venti persone hanno registrato ferite gravi e un ragazzo rischia di perdere l’occhio per colpa dei famigerati pallettoni di gomma. Siamo affranti e siamo arrabbiati, e abbiamo voluto dirvelo. Consigliamo anche di tenersi informati sui fatti della giornata del 29 marzo e sull’azione dei Mossos consultando questo sito. Inoltre, sull’utilizzo indiscriminato e irregolare dei pallettoni, sempre utile il monitoraggio costante dell’associazione Stop Balas de Goma. Qui potete trovare una ricostruzione video della giornata del 29 marzo a Barcellona.

Parliamo di sciopero e di scioperati, di vaga e di vagos, parliamo della rumba allegra e impegnata di Tito Garraf e della sua band, ospite oggi nel nostro studio. Tra un battere di mani e uno scuotere di anche, tra una rumba e l’altra, abbiamo parlato anche di scioperi, di crisi economica e del movimento degli Indignados, a cui Tito ha dedicato una canzone che vorrebbe essere anche un inno, la Rumba indignada appunto. Continueremo a seguire la guitarra ventilada di Tito e della sua band di Mediocres attraverso il suo suo blog.

Sulle note di Atto secondo degli Zen Circus, è comparsa in studio la nostra Eva Vignini. Chi sarà il personaggio di questa settimana? Prima di presentarlo il nostro telefono a rotella ha iniziato a squillare: Steven e Riccardo dal centro di Manhattan si sono ricordati di noi, tra birre hot dog e sole americano ci mandano i loro saluti d’oltreoceano. Zibaldone attraversa le onde radio ed anche l’Atlantico, viva!

E dagli States arriva anche il personaggio della Trash Zone di oggi: luci colorate, danze un po’ isteriche, odioso accento nasale e avanspettacolo luccicante. E’ proprio lei, Heather Parisi, la giovane promessa del balletto classico data in pasto alla televisione spazzatura degli anni ottanta, l’adolescente con il sogno di diventare «la showgirl più importante del mondo», la ballerina che ci ha insegnato che «la formica non cicale mica». In anticipo sui tempi, la bionda Heather c’insegnò soprattutto che la tivù è sacrosanta, un altare al quale è lecito bruciare financo una brillante carriera, un luogo dove il talento non serve ed è meglio buttarlo, giacchè l’importante è apparire e agitare le natiche. Per cui la quale, appunto.

Mentre ci ascoltiamo Dolce amore del Bahìa di De Gregori il nostro studio si affolla con i numerosi esponenti di una band messicana, anzi due: El Mastuerzo,  leggendaria figura del rock messicano, ha portato con se le sue due formazioni, la storica Botellita de Jerez e la «giovane» Jijos del Maiz, ospite al Festival Barnasants il 31 marzo. Il guacarock del Mastuerzo ha attraversato decenni e continenti, è una salsa di avocado cipolla e lotta di classe, un cockctail di cumbia e di blues, di satira irriverente, di allegria festosa e di impegno politico. E’ stato un vero piacere avere con noi ospiti così navigati, che hanno riempito il nostro studio di racconti e  di progetti artistici d’ogni tipo (dalla musica al cinema alla pittura), di lotta politica e cultura messicana, di chitarre rock e ritmi folk. Suoneranno anche in Italia nei prossimi mesi, non fateveli scappare!

E per concludere questa puntata di sciopero e di musica, il consueto consiglio musicale della settimana: è un cantautore, ha vent’anni ed è di Palermo, nel 2011 è uscito il suo album d’esordio Ho poca fantasia, eppure è fantasioso ed ironico. E’ Niccolò Carnesi, da poco ha sfoderato un album nuovo, Gli eroi non escono il sabato, dal quale ci ascoltiamo il singolo Molenskine.

Zibaldone andrà in vacanza per le comandate feste pasquali, torneremo tra tre settimane tutti pieni di primavera e di aprile. Saluti a tutti, e come diceva sempre il nostro caro Roberto.. Feu bondat!

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Solo non si vedono i due liocorni (23 marzo 2012)

Ovvero: di serve, di cani e di altri animali da collezione.

È giunta immancabile come ogni anno la primavera. C’è il sole, tira una brezza meravigliosa e si cambia pure l’ora. Insomma, non ci lamentiamo affatto. E, per rimanere in tema, vi facciamo sentire un pezzo che ha qualcosa da dire al riguardo, Il primo giorno di primavera dei Dik Dik. Un tuffo nel passato, senza dubbio. Non ce ne vogliate. Piuttosto, vogliateci bene perché questa puntata di Zibaldone – ve lo diciamo sottovoce, ma ve lo diciamo subito, senza rimorsi e senza indugi – è venuta proprio una piccola meraviglia. Sarà l’aver iniziato con la voce inconfondibile di Lallo Sbriziolo o sarà la coincidenza con la settimana italiana del Festival BarnaSants o saranno tutte e due le cose insieme, ma il tuffo nel passato dell’inizio si è convertito in una nuotata di due ore di trasmissione radiofonica.

Così, dopo Meri Luis di Lucio Dalla, ci siamo fatti accompagnare dalla musica di cinque mostri sacri del jazz e della canzone d’autore italiana, come Gino Paoli, Flavio Boltro, Danilo Rea, Rosario Bonaccorso e Roberto Gatto con il loro Un incontro in jazz, mentre abbiamo chiacchierato con Stefania Troise, Laura Iachetta e Carlotta Ros, le tre ragazze di Tremenda Trampa. Un nome che è tutto un programma, ben rappresentato dal logo che hanno scelto per la loro associazione culturale e compagnia teatrale: un uomo ingabbiato da una mano. Ed un gioco di ingabbiamenti, di corse e rincorse psicologiche (e non solo), di drammi psichici e fisici è il teatro di Tremenda Trampa. Lo avete potuto scoprire recentemente al Teatre Riereta del Raval barcellonese con Le Serve, opera magistrale di Jean Genet, che proprio nel Raval aveva vissuto parecchi decenni fa. Quando il Raval, a dirla tutta, era ancora il Barrio Chino, prima che la ricostruzione di Barcellona in vista delle Olimpiadi del ’92 cambiasse il nome ai quartieri più “canaglia”. Ma nella messa in scena di Tremenda Trampa avete ancora la possibilità di veder dal vivo Le Serve il prossimo 21 aprile alla Casa degli Italiani di Barcellona. Vi consigliamo di farci un salto. E, poi, non veniteci a dire che non ve lo abbiamo detto per tempo… per maggiori informazioni, date un’occhiata qui.

Tra tanta musica d’autore ci voleva un cambio, no? Noi si è pensato che ci voleva. E che il miglior modo per farlo fosse con Vittorio Cane. Chi è Vittorio Cane? L’esponente più rappresentativo della scena musicale torinese dell’ultimo decennio. Una scena musicale che si è rinnovata notevolmente attorno al 2005-2006, quando la città del Lingotto si è trasformata in un batter d’occhio in un centro culturalmente vivace, finalmente proiettata verso il futuro e non ingobbita solo sul proprio passato. Questa nouvelle vague nata sulle rive del Po e radicata nei piccoli locali del quartiere di San Salvario e soprattutto nell’Hiroshima, spazio di creazione e punto di ritrovo dei musicisti e degli artisti torinesi, è ben rappresentata da Vittorio Cane. Nome d’arte, non vi diciamo come e perché. Ascoltatevi la chiacchierata che ci siamo fatti con questo ironico cantastorie, amico di Remo Remotti e di Mao (non il Presidente della Repubblica Popolare cinese, ma il cantante). Lo hanno definito il “poeta delle cose semplici” e dalle sue canzoni, che ci ha suonato anche in diretta, si risente qualcosa di Rino Gaetano e del miglior periodo del duo Battisti-Mogol. E tanto altro. Non vi diciamo nulla più. Anzi, una cosa ve la diciamo: in esclusiva per Zibaldone e in prima mondiale, Vittorio ci ha fatto sentire Domingo, la versione spagnola del suo successo del 2008, Domenica. Sarà il tormentone dell’estate 2012 in Spagna? Para estar al tanto di quello che fa Vittorio, cliccate qui.

Ma cosa racconta in questa primavera che arriva il nostro Carlo Taglia in viaggio da mesi tra le frontiere dell’Oriente? L’abbiamo lasciato due settimane fa in Thailandia, il suo peregrinare senza aerei e senza mete prosegue ed ora pare abbia raggiunto il Laos. Ascoltiamoci quel che ha da dirci in questa telefonata intercontinentale, e continuiamo a seguirlo nel suo blog di instancabile girovagante.

Da un’intervista all’altra… ve l’abbiamo detto tra le righe all’inizio, parlandovi di Un incontro in jazz, uno dei progetti portati avanti negli ultimi tempi da Gino Paoli. Sì, perché proprio con Gino Paoli ci siamo incontrati questa settimana, nei giorni precedenti al suo concerto all’Auditori di Barcelona nell’ambito del Festival BarnaSants.

Abbiamo approfittato di un lungo tragitto fatto insieme in un taxi tra la sede di TV3 a Sant Joan Despí e quella di Radio Nacional de España nel Poble Nou per parlare con Gino di musica, politica e società, del futuro e del passato dell’Italia. E abbiamo iniziato ricordando l’esperienza del primo album registrato dal vivo nella storia della musica: Gino Paoli allo Studio A. Eravamo nel 1965. E c’era anche Lucio Dalla, con una voce potente e una gran paura di cantare…

Come al solito, non c’è puntata di Zibaldone che non sia condita da un pizzico di buon Trash italiano, per rifocillarci con il peggio che la cultura e la tivù italiana hanno saputo produrre. E così, dopo la solita sigla di Pierino, è arrivato in studio un ricordo d’infanzia di quelli più torbidi: Eva Vignini ha riesumato oggi per noi Umberto Smaila, personaggio dal capello unto, espressione sorniona e inconfondibile baffetto, che nelle serate degli anni ottanta, a ora tarda, proponeva il suo programma a quiz dai risvolti piccanti. Non si può negare, gli spogliarelli alla frutta di Colpo Grosso sono diventati un mito nel firmamento della storia del piccolo schermo: dopo vent’anni di televisione dominata dalla presenza costante di ballerine seminude, ci lasciamo intenerire ora al ricordo di quei primi streaps di mezzanotte (proibitissimi ai bambini!) e di una generazione di puberi che cercava di sintonizzarsi di nascosto dai genitori nel miraggio di vedere un po’ di grazie femminili in più…

E per concludere, il consiglio musicale della settimana: lui è un cantautore dai lunghi boccoli e dall’andatura dinoccolata, strimpella la chitarra e l’armonica a bocca, ha qualcosa forse del primo Dylan e sfoggia con maestria una mirabile sapienza poetica. Non vi diciamo nulla di più, ma ve lo proponiamo perché siamo convinti che farà strada…

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Di esperienze radiofoniche, di volpi argentate e di guide turistiche sui generis (16 marzo 2012)

Questa volta vi abbiamo fatto una sorpresa. Sì, una gran sorpresa! Non ve lo potevate nemmeno lontanamente aspettare. E, ad essere sinceri, nemmeno noi. Perché è arrivato dritto dritto dalla Germania poche ore prima della diretta di questa puntata di Zibaldone. Di cosa stiamo parlando? Ma del miglior album della storia della musica che sia uscito nell’ultimo secolo, un album che tra qualche anno varrà milioni di euro: The Zibaldone Radio Experience, la compilation del nostro Zibaldone, che raccoglie quindici canzoni di quindici artisti diversi che sono passati dai microfoni del nostro programma radiofonico nell’ultimo anno. Da Toni Bruna a Rossana Taddei, dagli Agricantus a Giulia y los Tellarini, da GG Quintanilla (leader degli Ornamento y Delito) ai San Marino, da Tamar McLeod Sinclair a Rusó Sala… e molti altri artisti per oltre un’ora di buona musica. Prodotto dalla Fifty Fish Productions, disegnato dal quel genio di Riot Über Alles e mixato dalla Echorek Dub Factory, The Zibaldone Radio Experience è un piccolo gioiello che da oggi potete trovare in vendita in parecchi posti di Barcellona e non solo… Qualcuno di voi si starà forse chiedendo perché gli zibaldonianos si sono buttati a capofitto in questo nuovo progetto… e fate bene a chiedervelo! Ma noi abbiamo una risposta pronta anche a questa vostra domanda: perché all’inizio di marzo Zibaldone in questa nuova veste e in questa nuova gestione ha compiuto un anno di vita e abbiamo pensato di fargli un regalo, oltre che organizzargli una festa…

Abbiamo dunque iniziato questa puntata facendovi assaggiare qualche prelibatezza del nostro primo album, contando anche con la presenza straordinaria di Luca Porcelluzzi, bravo cantautore trentino che in questi giorni è a Barcellona e che ha partecipato in The Zibaldone Radio Experience con un pezzo inedito, Eclissi a motor. Siamo poi passati ai primi ospiti di una spumeggiante puntata. Si sono presentati con una chitarra, degli occhiali da sole e moltissima energia. Il loro nome è davvero unico e resta impresso al primo ascolto (anche se non è facile ricordarselo!): El Halcón y la Auténtica Banda de los Zorros Plateaos. Gruppo eclettico ed imprevedibile, sorto dalle ceneri di un altro storico gruppo di rumba del Raval barcellonese, i Sobretaula Kandela, El Halcón y la Auténtica Banda de los Zorros plateaos è venuto in veste ridotta nel nostro piccolo studio. Nacho alla voce e Albert alla chitarra ci hanno deliziato e rallegrato con tre pezzi live, tra la rumba e il flamenco. E le chiacchiere non sono mancate. Su Madrid, da dove viene el Halcón, e dove tutta la banda ha registrato l’ultimo videoclip, e Barcellona, dove vivono e suonano con frequenza. Sul Pescailla e su Pere. E soprattutto su questi zorros plateaos, «criaturas nocturnas, canallas y pendencieras» che sono l’anima e il copro di questa band. Per saperne di più sull’Halcón e le sue volpi argentate, date  un’occhiata qui.

La voce di Erri De Luca ci ha accompagnato sino in Val di Susa , verso cui lo scrittore esprime un appassionato appoggio. Dopo la presentazione del suo nuovo libro, I pesci non chiudono gli occhi, ora tradotto anche in castigliano ed in catalano, presso una biblioteca di Barcellona, lo scrittore ci ha raccontato un po’ di se stesso e della sua scrittura. Una scrittura sempre guidata da una forte componente autobiografica che si intreccia visceralmente alla passione politica e ai sentimenti. Erri ci ha parlato di politica italiana, di anni’70 e di lotta NO TAV , di nuove e vecchie rivoluzioni e di rivoluzioni possibili. Alla ricerca di quel “ragazzino” che è stato ci parla del suo libro e della necessità di recuperare la perduta memoria della propria infanzia e delle sue potenzialità dimenticate e sacrificate all’età adulta.

Dopo aver attraversato temi tanto profondi ed intensi non potevamo che approdare alla catartica frivolezza della Trash Zone della nostra cara Eva Vignini  dedicata ad una storica coppia. No signori non parliamo di Bonnie and Clyde, e nemmeno di Bud Spencer e Terence Hill, bensì di Albano e Romina. L’uomo che ora gestisce una cantina a Cellino San Marco, nella Puglia profonda, è stato un giovane apparente fricchettone, accompagnato da una bella fanciulla americana, conosciuta con il nome di Romina Power. Eva ci ha rinfrescato la memoria con la storia del loro matrimonio del luglio 1970 – proprio quando nascevano le Brigate Rosse -, dei grandi successi che accompagnano – purtroppo – gli italiani in tutto il mondo, della separazione e della recente presenza mediatica di un uomo d’altri tempi…

Il nostro caro Angelo con la sua rubrica Volatili per Diabetici è tornato a trovarci e sulle note di Bo Diddley, Stevie Wonder  e i Cream ci ha regalato un peculiare excursus turistico nella Barcellona che tanto va di moda e che tanto si vende e sa vendersi. Ma niente Sagrada Familia, niente Ramblas, niente Port Olimpic e nemmeno Gaudì, Mirò e Dalì, la santa triade della ciudad condal. Quella di Angelo non è l’aggiornamento della Routard o della Lonely Planet. È molto, molto meglio. E molto più interessante e politicamente (s)corretto quello che ci ha fatto conoscere tra librerie che pesano libri, chiostri in vendita per milionari Giapponesi e associazioni a cui non potrete mai iscrivervi se non avete un cognome animalesco…

Non potevamo lasciarvi senza il Consiglio Musicale della Settimana. La nostra cara Laura in trasferta dalla Romagna ci ha mandato un gruppo molto romagnolo e molto rock: si chiamano Heike Has The Giggles (ovvero «Heike ha la ridarella»), vengono da Solarolo (sì, proprio quel paese della bassa ravennate che ha dato i natali a Laura Pausini)  e cantano solo in inglese. Son davvero giovani e davvero indie: sono Emanuela Drei (chitarra e voce), Guido Casadio (batteria) e Matteo Grandi (basso), si sono fatti notare con un po’ di singoli apparsi nelle compilation di Rock.it. e si sono ritrovati spesso sul palco  a fianco di band internazionali. Nel febbraio del 2012 è uscito il loro secondo disco, Crowd surfing, prodotto dalla casa indipendente Foolica Records. Da questo disco nuovo nuovo, ci ascoltiamo il singolo Time waster.

E visto che di tempo da perdere c’è chi ne ha troppo e chi non ne ha per niente, vi diciamo solo: buon ascolto!

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Di femminile singolare, di esplosioni reggae e di arte nelle carceri (9 marzo 2012)

Aficionadas y aficionados del nostro Zibaldone, questa volta abbiamo cominciato davvero con i motori a mille. Siamo partiti in quarta, anzi in quinta! E non abbiamo smesso di accelerare per tutte le due ore in cui vi abbiamo fatto compagnia qui dagli studi di Radio Contrabanda.

Sì, perché dopo la sigla composta appositamente per noi dal maestro Spiritini, vi abbiamo presentato un album che merita d’essere ascoltato. Lei si chiama Pilar ed il 18 ottobre scorso è uscito Sartoria Italiana Fuori Catalogo, un disco edito dall’etichetta indipendente UpArt Records e nato dall’incontro di Pilar con Bungaro. Undici tracce, di cui nove in italiano, una in francese ed una in spagnolo, ed una sola cover, Con Toda Palabra di Lhasa De Sela, artista statunitense-messicana scomparsa tragicamente pochi mesi fa. Noi ci siamo ascoltati il singolo che ha lanciato l’album, Cherchez la femme, e Per tutto l’inverno, un altro pezzo davvero meraviglioso, dove si può apprezzare la voce di questa giovane cantante, che è stata insignita negli ultimi anni di vari premi, tra cui il prestigioso Premio Tenco nel 2007. Sartoria Italiana Fuori Catalogo è il suo secondo album, dopo Femminile Singolare. Per saperne qualcosa di più, date un’occhiata qui.

Non abbiamo avuto nemmeno il tempo di prendere fiato che ci siamo trovati nel nostro piccolo studio un’intera band! E che band! Vi diciamo solo che nei pochissimi metri quadri che abbiamo a disposizione proprio sopra la Plaça Reial siamo riusciti a far entrare una batteria, due chitarre elettriche, un basso e pure delle tastiere, che in inglese si chiamano keyboard. Insomma, mica una sciocchezza! E i musicisti che ci hanno deliziato orecchie e palato con questa incredibile Radio Live Session provengono da tutto il mondo, dall’Argentina, dall’Uruguay, dal Cile, dal Ghana e dall’Europa… Bando alle ciance, chi abbiamo avuto ospite questo venerdì è stato nientepopodimenoché Kwame, nome d’arte del musicista ghanese John Kwame Adzraku, attivo sulle scene di mezzo mondo da oltre un trentennio e stabilitosi nel 2003 qui a Barcellona. Kwame ci ha presentato i suoi ultimi due progetti. Il primo, appunto, in versione live: The Afro Reggae Explosion, un progetto già in produzione grazie a Francesco Perrella e alla Echorek Dub Factory. Il secondo ce lo ha invece presentato in formato cd, se così possiamo dire. Un cd appena uscito e che potrete godervi il prossimo primo aprile alla Sala Apolo di Barcellona.Kwame Afrovibes – Let’s Go, questo è il titolo dell’album, conta con la partecipazione di una dozzina di musicisti di mezzo mondo uniti dal grande amore per la musica africana. Una musica che è ricca e varia e che può contare, come ci ha dimostrato Kwame, con ritmi come il makosso e l’afro-beat, il reggae, l’high-life ed il rock. Che altro dirvi? Ascoltatevelo! E date anche un’occhiata qui.

Tra una canzone di Olden e una di Vittorio Cane e l’indimenticabile La Hoguera di Javier Krahe, ospite recentemente del Festival BarnaSants, ci ha chiamato il nostro giramondo, Carlo Taglia. Due settimane fa l’avevamo lasciato a Colombo, nello Sri Lanka, alla ricerca di una barca che lo portasse nel sud est asiatico. E oggi ce lo siamo ritrovato, stanco ma felice, nel nord della Thailandia, dopo un lungo viaggio tra Kuala Lumpur e Bangkok… Per seguire gli spostamenti e le avventure di questo Marco Polo del terzo millennio basta entrare nel suo blog,  cliccando qui. Per chiudere in bellezza questo viaggio in mondi lontani e sconosciuti vi abbiamo fatto scoprire un giovane e bravo cantante tedesco. Lui non vive né a Bangkok né a Kuala Lumpur, ma a Francoforte sul Meno. Si chiama Vanja Dingeldein. Nel 2008 è uscito il suo primo album, Sooner or Later. E noi ci siamo ascoltati un gran bel pezzo, Before They Start. Per conoscere meglio Vanja, cliccate qui.

Ed ecco sopraggiungere il momento tanto atteso della Trash Zone, questa volta dedicata a una scoppiettante band che dai palchi della musica leggera italiana ha saputo viaggiare sulle onde radio di mezzo mondo: stiamo parlando di un celebre trio, due uomini e una (alquanto inquietante) fanciulla sbarazzina, stiamo parlando degli autori di Sarà perché ti amo, motivetto implacabile che ha attraversato indenne gli anni ottanta per approdare chissà dove. Sono proprio loro, i Ricchi e Poveri, scoperti e lanciati dal genio artistico-estetico di Franco Califano. Dalla Genova dei cantautori, avevamo proprio bisogno di un gruppo che sapesse così bene conciliare la frivolezza della danza con l’impegno della canzone di protesta: artisti a tutto tondo, altroché! Ma forse il lieve sarcasmo della  nostra Trash Zone non è da tutti apprezzato, ci rendiamo conto che gli animi più sensibili possono restarne colpiti. Ci ha telefonato un nostro ascoltatore siciliano, forse turbato dalla nostra puntata in cui abbiamo rievocato le prodezze del mago Giucas Casella. Ci ha raccontato al telefono la sua storia e speriamo ci abbia perdonato…. In effetti, su certe cose sarebbe meglio non scherzare, ma che volete farci…

Con il ritmo caribeño de Las Ondas Marteles abbiamo iniziato una bella chiacchierata con Claudia Virginia Vitari, collaboratrice di Radio Nikosia, un altro programma di Radio Contrabanda, e artista di tutto riguardo. Da alcuni anni Claudia sta portando avanti delle ricerche sulle istituzioni totali, di cui già avevamo parlato a Zibaldone. La primavera scorsa, difatti, Claudia era venuta a parlarci del suo primo progetto, Percorso Galera, un lavoro di ricerca sulle carceri e sui detenuti. Questa volta abbiamo avuto il piacere di parlare con Claudia del suo ultimo progetto, Le Città Invisibili, che si è trasformato in una mostra personale inaugurata il 17 febbraio scorso al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino e visitabile fino al 25 marzo. Le Città Invisibili, chiaro riferimento all’opera di Italo Calvino, si concentra sul rapporto tra società e malattia psichica. E proprio la collaborazione con Radio Nikosia è stata fondamentale per portare a termine questa ricerca. Una ricerca che fonde disegno, scultura ed installazione e che riesce ad unire dei materiali trasparenti, come il vetro e la resina, a delle tecniche grafiche come la serigrafia, il tutto inquadrato in strutture di ferro. Per saperne di più, vi consigliamo di entrare qui.

E concludiamo questa puntata così piena di musiche e nuovi progetti con il consueto  consiglio musicale della settimana: loro sono i Senza Fissa Dimoira, band indie rock del fertile sottobosco della produzione indipendente. Ci siamo ascoltati Desiderando Moira, dall’album d’esordio La tragedia del dolce, del 2010.

Buon ascolto e … a venerdì prossimo!

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“Il pensiero, come l’oceano, non lo puoi recintare” (2 marzo 2012)

(ovvero il nostro omaggio a Lucio Dalla, tra dolci voci mediterranee, teatro nei supermercati e lotta in Val di Susa)

Cari zibaldoniani, come immaginerete in questo venerdì 2 marzo siamo tutti un po’ frastornati e commossi. Perché è venuto a mancare un vecchio gigante della musica italiana, un menestrello di parole che ci ha regalato magie, che ci ha irretito con il suo clarinetto e i suoi gorgheggi scomposti. Le canzoni di Lucio Dalla fanno parte della memoria collettiva, son diventate colonna sonora di molti di noi, attraversando i decenni e le generazioni. In una puntata così incastrata tra la notizia della morte e il suo compleanno (già sappiamo, nacque il 4 marzo 1943….) non potevamo non salutarlo, a nostro modo, con un po’ di canzoni prese tutte dagli splendidi dischi degli anni ’70, quelle che ci hanno sorpreso ed emozionato, seguendo solo le ragioni del personalissimo sentimento. Abbiamo cominciato con Come è profondo il mare, prima canzone dell’omonimo (e meraviglioso) album del 1977: Dalla scava nelle profondità marine ed urbane, svicola negli angoli bui della città (che è Bologna, come sappiamo, città nella quale neppure un bambino può perdersi), e ci regala una mirabile riflessione sull’arroganza del potere. E di lucidità e poesia ne abbiamo bisogno, in questi giorni. Ma Dalla ci accompagnerà durante tutta la puntata. Intanto, facciamo entrare gli ospiti….

Sulle note di Caminant per la ciutat, la canzone che apre La ciutat imaginària, l’album che l’ha fatta conoscere nel 2009, è venuta a trovarci Rusó Sala, cantautrice catalana dalla voce dolce e forte. Rusó era già stata con noi qualche settimana fa in compagnia di Kekko Fornarelli, il pianista leccese che sta girando il mondo con il suo Kube Trio. Insieme a Kekko, Rusó ha dado vita a un quartetto davvero interessante, del quale fanno parte anche Dario Congedo (batteria) e Gianpaolo Laurentacci (contrabbasso) e che si è fatto conoscere qui a Barcellona all’Human Fuzz del Poble Sec a metà febbraio. Il risultato di questa collaborazione italo-catalana è l’album Mar endins, che vedrà la luce nei prossimi mesi. E di Mar endins, Rusó ci ha suonato qualche pezzo, cullandoci sulle onde del Mediterraneo e rinfrescandoci le idee come fa la Tramontana, il vento della terra che l’ha vista nascere, quella Roses che sta a due passi dalla bianca Cadaquès. Ma con Rusó abbiamo parlato di molte altre cose, dal Festival BarnaSants del 2011 a cui partecipò ai 40 concerti fatti in tutta la penisola italiana negli ultimi mesi. Per saperne di più su questa brava cantautrice catalana, sui suoi progetti e sui suoi prossimi concerti, date un’occhiata qui.

Giusto il tempo di sentirci un’altra perla del nostro caro Lucio Dalla – Il cucciolo Alfredo-, ed ecco che nel nostro studio si materializzano due esponenti del miglior teatro contemporaneo: Sergio Sivori e Cristina Giordana. Sergio e Cristina sono gli ideatori di Laboratorium Teatro, uno spazio, non solo fisico, per il teatro di ricerca e di sperimentazione nato a Roma qualche anno fa ed ora installatosi qui a Barcellona. Con il sottofondo delle musiche dell’indimenticabile Ray Conniff, con Sergio e Cristina abbiamo parlato dei loro progetti, del supermarket convertitosi in uno spazio teatrale d’avanguardia, del teatro di Jerzi Grotowski, dell’incredibile successo di Quartett di Heiner Muller, dello stupore del pubblico egiziano, della Sala Beckett e di molto altro. Tra un ricordo di gioventù – il vinile di Lucio Dalla verso la swinging London degli anni Ottanta – e più d’una bella novità – il nuovo spazio teatrale a Sarrià (C/ Pare Miquel de Sarrià, 8 ) –, Sergio e Cristina ci hanno raccontato i prossimi appuntamenti di Laboratorium Teatro, come il workshop Under The Skin – Bajo la Piel. Taller de prácticas teatrales para el actor artesano organizzato tra il 23 e il 26 di aprile e il bel progetto riguardante Dante Alighieri in collaborazione con l’Universitat Autònoma de Barcelona. Per conoscere meglio Laboratorium Teatro, cliccate qui, ma anche qui o cercatelo, come oramai è divenuto uso e costume, in facebook.

In attesa della Trash Zone, ci siamo ascoltati Cara di Lucio Dalla, canzone d’amore ironica e dolce da un altro album di culto, quello del 1980 (s’intitola, semplicemente, Dalla) con la berretta di lana in copertina: un’icona della musica italiana. Ma cosa ci avrà portato oggi la nostra Eva Vignini? Di colpo nello studio s’è spalancato un mondo di zaini invicta e vinavil sui banchi, un mondo di yuppies e vacanze sotto l’ombrellone: ovvero, gli anni ottanta di Jerry Calà, personaggio che dal cabaret pungente dei Gatti di Vicolo Miracoli si trovò ad interpretare, film dopo film, tutti i valori del berlusconismo da bar che hanno accompagnato una generazione intera. Come dimenticare quelle atmosfere vacanziere, quell’ostentato accento milanese, quei gruppi di goffi individui circondati da donne bellissime e stupide? Come non pensare che tutto questo ha formato la cultura nazionale in maniera irrimediabile?

E con la versione ska di un vecchio canto anarchico (Dimmi bel giovane) a ricordarci che “la casa è di chi l’abita e la terra di chi la lavora”, ci siamo addentrati nell’argomento caldo di questi giorni, ovvero le proteste in Val di Susa. E’ venuto a trovarci Andrea De Lotto, che ci ha aggiornato sulle manifestazioni di solidarietà ai No Tav che si stanno svolgendo in questi giorni a Barcellona. Per maggiori informazioni, guardate nella pagina dei No Tav o nella pagina di La Valle che Resiste. E ci siamo lasciati con il consiglio musicale della settimana, questa volta in solidarietà al movimento No Tav e alle manifestazioni di tutta Italia: lei è Giulia Tripoti, cantautrice romana classe 1980 che ha collaborato con gruppi come i Modena City Ramblers e gli Yo Yo Mundi, riproponendo vecchi canti partigiani. La canzone che ascoltiamo oggi è dedicata a La valle che resiste.

Buon ascolto e…

A sarà dura!

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Di crisi finanziaria, di etica, di reggae made in Sicily e di illusionisti scomparsi (24 febbraio 2012)

Di nuovo è venerdì, di nuovo si fanno le sei del pomeriggio – las seis de la tarde – e noi di Zibaldone, immancabili e puntualissimi, ci mettiamo ai microfoni di Radio Contrabanda. Questa volta abbiamo cominciato con un po’ di buon rock italiano: l’album Il mondo nuovo, terza e ultima creazione della band Teatro degli Orrori, non poteva mancare nel nostro piccolo studio di Plaza Reial. Uscito il 31 gennaio scorso, Il mondo nuovo è un disco denso, arrabbiato e malinconico, un “disco di lotta” che racconta di migrazioni e partenze, di separazioni e solitudini urbane, un disco carico di rock su cui domina la voce sgraziata e intensa di PierPaolo Capovilla. Ci siamo ascoltati un paio di tracce, ma consigliamo di esplorarlo per intero, e di leggere il «comunicato» che lo accompagna. Per conoscere meglio questa interessante band italiana, schiacciate qui.

C’è bisogno di buona musica e anche di politica, quella vera, quella che chiede di prendere posizione. Oggi abbiamo discusso di finanza etica, o meglio di finanza e di etica chiedendoci se i due termini possano davvero essere accostati. Lo abbiamo fatto con Max Rumignani, presidente dell’ Associazione AltraItalia, e con Xavier Teis, autore del libro Como cambiar el mundo con tu dinero (Icaria, 2011). Di fronte allo strapotere delle banche e alla crisi economica, è possibile incidere nella politica finanziaria portando avanti e sostenendo progetti di banca etica? Xavi Teis ci ha dato qualche consiglio, dandoci delle chiavi di lettura per capire il sistema finanziario internazionale, mentre Max ci ha presentato il ciclo di dibattiti e proiezioni Finanzas y ética ¿Oxímoron?, organizzato da AltraItalia, in collaborazione con altre associazioni ed organizzazioni attive nella realtà catalana, quali SETEM Catalunya, Fets e Justicia i Pau. Una programmazione che propone vari spunti di riflessione per capire la crisi e trovarne vie d’uscita, iniziata lo scorso 7 febbraio e che continua con due incontri di estrema importanza i prossimi 16 e 30 marzo. Se schiacciate qui, troverete tutte le informazioni necessarie per poter partecipare.

Cercare di capire come cambiare il mondo é impegnativo, così che abbiamo pensato a un po’ di buon reggae per oliare i motori e tenerci caldi: reggae “Made in Sicily” per la precisione, miscelato con il funky e con la dance hall. Ci sono venuti a trovare LORRE’ e Dj Delta, insieme a Barcellona per una piccola e intensa tournée di esibizioni, che ci hanno parlato dei loro progetti, della casa discografica Putiaro Records e di affollati festival reggae in piccoli paesini del trapanese. LORRE’ (all’anagrafe Davide Lo Re) ci ha anche presentato una delle sue ultime fatiche, Mashitup Pullitup, un album frutto della collaborazione con il pugliese Cayam e con alcuni dei migliori esponenti del dub, dell’hip hop e del reggae italiano di quest’inizio di terzo millennio, come La Famiglia e i Sud Sound System. Date un’occhiata alla loro pagina web, se volete rendervi conto di quel che si muove in questo paesino siciliano.

Non poteva mancare oggi la voce del nostro “inviato giramondo” Carlo Taglia, da quattro mesi ormai in viaggio tra Nepal e subcontinente indiano. Il suo viaggio in giro per il mondo, come vi abbiamo annunciato un paio di settimane fa, ha una sola regola: non prendere mai aerei e privilegiare strade poco battute. Carlo ci ha chiamato da Colombo, capitale dello Sri Lanka, dove si trova già da qualche settimana e dove sta cercando una barca per raggiungere Singapore o la Malesia… per saperne di più del suo viaggio, delle sue scoperte e delle difficoltà incontrate nel portare a termine questo sogno, datevi un’occhiata al suo blog.

Sul finale della puntata ecco ricomparire la nostra cara Eva Vignini, di ritorno dai malanni invernali, pronta per raccontarci (e ricordarci) qualche altra chicca del trash italiano, il peggio del nostro peggio partorito dalla tivù e sepolto nei ricordi d’infanzia. Non vi anticipiamo nulla, ma attenti a non incrociare le dita mentre ascoltate, che l’ipnosi fa brutti scherzi!

Dopo una puntata così piena, ci lasciamo con l’ormai consueto consiglio musicale della settimana. Abbiamo cominciato con la voce arrabbiata di Capovilla e le sue storie di emigrazione, concludiamo con la malinconia folk dei Foja, gruppo napoletano fondato nel 2006 che nella loro canzone O’ sciore e o’ viento raccontano di separazioni e partenze. Vi consigliamo di conoscerli meglio, schiacciando qui. Che altro dirvi? Bè… buon ascolto e a venerdì prossimo!

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Di 600 notti, di pesci nel piatto e di tanta buona musica (17 febbraio 2012)

Cari aficionados di Zibaldone, per questo venerdì ci sono cinque notizie buone ed una notizia cattiva. Iniziamo da quella cattiva, così dopo il primo contraccolpo sarà – per noi ed anche per voi – una strada tutta in discesa. Eccola qui, la cattiva notizia: in queste due ore di programma non troverete l’ormai tradizionale appuntamento con la Trash Zone curata dalla nostra cara Eva Vignini. Lo so, è duro affrontare una nuova settimana senza una perla del trash nostrano, come siamo soliti fare da ormai parecchi mesi, ma la nostra cara Eva s’è presa l’influenza ed è rimasta senza voce. Ed in radio, se non si ha la voce, c’è proprio poco da fare… Ma non abbiate timore, zibaldoniane e zibaldoniani sparsi per i due emisferi del globo: siamo riusciti comunque ad offrirvi il meglio del nostro meglio. E ve lo dimostriamo subito,  passando alle cinque buone notizie.

La prima è quella con cui abbiamo aperto il programma: è uscito la settimana scorsa il nuovo album in acustico di Lu Colombo, Molto più di un buon motivo, pubblicato dall’etichetta indipendente Up Art Records nella collana «Song Series». Molto più di un buon motivo è un meraviglioso tributo a uno dei maestri della canzone d’autore spagnola, il madrileño d’adozione Joaquín Sabina, le cui canzoni sono state tradotte in italiano da Sergio Secondiano Sacchi. Dodici canzoni del miglior Sabina, quello della fine degli anni Novanta, da Una canción para la Magdalena a Contigo. Come nota Sergio Secondiano Sacchi, «Joaquín Sabina è interprete molto difficile da tradurre, con tutte quelle acrobazie ritmiche, con quella sapienza filologica, con i suoi divertiti richiami culturali, quella mani della citazione spesso sotterranea. Ma proprio perché unisce questa sapienza tecnica a una poetica da «canaglia» risulta irrimediabilmente affascinante.» E il risultato che abbiamo tra le mani è davvero eccellente, come ci hanno dimostrato i due pezzi che ci siamo ascoltati: Chiusura per fallimento e 19 giorni e 600 notti, dove la voce di Lu Colombo, forte, profonda, vissuta riesce ad immergerci nel mondo poetico e tanto reale di quello che è stato il cantore per eccellenza della movida madrileña. Se volete saperne di più, date un’occhiata qui.

La seconda buona notizia è l’aver avuto in studio Kein, giovane e promettente musicista italiano. È stato un vero volo pindarico il passaggio da Lu Colombo a Kein, dalla voce graffiante della cantante milanese alle sonorità rilassanti di questo molisano che come nome d’arte ha scelto una negazione tedesca. Kein ce lo ha fatto conoscere Francesco Perrella, che da qualche mese sta portando avanti uno spazio di notevole interesse, la Echorek Dub Factory, sita nel cuore del Raval (C/Ferlandina 53). Uno spazio dove si produce musica e dove, soprattutto, si organizzano performance, concerti e jam session. Dopo alcune esperienze giovanili nel mondo del punk e del rock, Kein si è avvicinato sempre più alla musica elettronica e in particolare ai ‘broken beatz’, alla cultura post-rave e al dubstep. Le sue produzioni si caratterizzano per la ricerca di sonorità morbide e melodie electro-minimali, tipiche dell’ambient e dell’IDM. Nel nostro piccolo, ma – come sapete – accogliente studio di Radio Contrabanda, Kein ci ha proposto una breve ma intensa live session con alcune delle sue ultime creazioni che dovrebbero vedere la luce nel 2012 e ci ha fatto ascoltare Fondle, il suo recente EP, pubblicato dall’etichetta svizzera Helvet Underground nel 2009. Per conoscere meglio Kein e la sua interessante ricerca musicale, fate click qui.

La terza buona notizia è aver ricevuto la visita di due bravissimi musicisti. Lui è un incredibile pianista pugliese che sta girando il mondo con il suo ultimo album. Si chiama Kekko Fornarelli. Lei è una cantautrice catalana dalla voce dolce come il Mediterraneo e forte come la Tramontana. Si chiama Rusò Sala. Rusò verrà a trovarci tra un paio di settimane e ci racconterà con più calma dei suoi progetti, tra i quali spicca il suo nuovo album, Mar endins, frutto della collaborazione con Kekko Fornarelli e con altri due jazzisti pugliesi: Dario Congedo alla batteria e Giampaolo Laurentacci al contrabbasso. Kekko è passato da Barcellona non solo per la presentazione di Mar endins in un bel locale underground del Poble Sec, ma anche per un’importante concerto al Jamboree con il suo Kekko Fornarelli Kube Trio. Nello storico locale della Plaça Reial, Kekko ha presentato la sua ultima fatica, Room of mirrors, un album davvero meraviglioso uscito per l’etichetta pugliese Auand qualche mese fa, che abbiamo avuto il piacere e la fortuna di sentirci anche noi in radio, mentre si è chiacchierato di musica, di cucina, di mari e di monti e della situazione italiana. Frutto dell’incontro di Kekko con altri due grandi talenti del jazz italiano, Luca Bulgarelli (double bass) e Gianlivio Liberti (drums), Room of mirrors nasce dalle ritmiche serrate del background metropolitano, interpretate in un connubio, tanto inusuale quanto azzeccato e godibile, con il lirismo delle armonie di radice neoclassica. L’utilizzo di componenti elettroniche e di sinterizzazioni degli strumenti acustici rendono l’ensemble capace di realizzare una gamma di colori e di ambienti infinita. Ascoltatevelo con calma e, per i curiosi e i fan, guardatevi Daily Jungle, il primo videoclip jazz della storia e date un’occhiata alla sua pagina web dove troverete tutte le informazioni sulle prossime date e le news.

La quarta buona notizia è un’altra visita, quella del jazzista valenciano Dani Molina e di Anna Bozzano, ricercatrice del Departament de Recursos Marins Renovables (ICM-CSIC). Anna è venuta a parlarci di un progetto che sta portando avanti da qualche mese nei centri civici di Barcellona con un notevole successo. Il progetto si chiama El peix al plat, ovvero «Il pesce nel piatto», e ha a che fare con il consumo responsabile del pesce, con l’ambiente, con la nostra alimentazione, con l’attuale stato dei nostri mari. Un viaggio tra il Mediterraneo e i mercati di Barcellona che finisce a tavola e che ci apre gli occhi su una questione di cui si parla davvero troppo poco. Che c’entra un musicista di jazz con tutto questo, vi starete domandando. Bé, c’entra eccome. Oltre alla ricerca, l’altra grande passione di Anna è la fotografia e proprio in ottobre la sua ultima expo ha avuto come protagonista il Dani Molina Quartet in una serie di bellissimi scatti catturati in concerti e live session. Abbiamo pensato bene di prendere due piccioni con una fava e di proporvi una doppia intervista alquanto originale. Ed ecco che tra sogliole e orate, Dani ci racconta di un progetto che ha ormai quasi dieci anni di vita. Iniziato nel 2003 e portato avanti nel 2006 con il primo album, Toc-toc, il Dani Molina Quartet ha vissuto un notevole successo con il suo secondo album, África, uscito nel 2010 e che ha contato con la collaborazione, oltre che di Dani Molina al saxo, di Pere Arguimbau alla chitarra, di Joan Solà-Morales al contrabbasso e di Ramiro Sosa alla batteria. Vi abbiamo proposto qualche pezzo di questo bellissimo album, come África e Recés. Per conoscere meglio la musica di Dani date un’occhiata qui e per maggiori informazioni sul ciclo di conferenze organizzato da Anna schiacciate qui.

E per finire la quinta buona notizia: il consiglio musicale della settimana, curato dalla nostra cara Laura. Si definiscono un gruppo pop minimal hardcore e apocalittico, dichiarano d’essere «attenti alla vostra gioia e tutte le altre malinconie», sono di Pordenone ma se ne stanno a Pesaro e giocano con i suoni e le parole come fosse pongo colorato: sono Ruben e Zagor Camillas, o meglio I Camillas, a quanto dicono formatisi nel 1964 ma inattivi per quarant’anni finchè il rock’n’roll italiano non ha avuto bisogno di loro. Hanno le chitarre, lo xilofono, il cimbalo, le tastiere, sono un po’ demenziali e un po’ naif, e stanno suonando parecchio in giro per l’Italia nei circoli underground. Ci siamo ascoltati Problemi dall’album Everybody in the palco, del 2007, ma se volete saperne di più, cercateli qui.

Dopo tutte queste buone notizie non ci resta che augurarvi buon ascolto! No?

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Di vita intensa, di Diablo, di viaggiatori solitari e di hermanas pequeñas (10 febbraio 2012)

Con questo gelo siberiano non potevamo fare altro che iniziare questa puntata del nostro Zibaldone con Siberia, un pezzo new wave arrivatoci dritto dritto dall’Italia degli anni ottanta e cantato dagli indimenticabili Diaframma. Sì, perché negli studi di Radio Contrabanda faceva un freddo cane per quanto con il nostro calore umano e la nostra energia tentassimo di fare il possibile per scaldare l’ambiente. In parte ci siamo riusciti ed abbiamo resistito con le gavette di ghiaccio tenendovi compagnia per due ore di musica, interviste impossibili e sorprese.

Questo venerdì è stato un incessante succedersi di ospiti, reali ed immaginari, in carne ed ossa e mediante collegamento telefonico. Abbiamo iniziato subito forte con quel grande uomo che ha segnato la gioventù di molti di noi: Tonino Carotone. Con l’accompagnamento di Me cago en el amor e La Trampa, ci siamo sentiti l’intervista che il nostro inviato Juan Vargas, eletto all’unanimità Ambasciatore di Zibaldone nelle terre di Sardegna, è riuscito ad avere a Sassari con Tonino, reduce da una tournée sull’isola, che lo ha visto protagonista di una serie di concerti come sempre divertenti e geniali. Un Tonino forse un poco resacoso nel post concerto ha risposto alle domande intime del nostro caro Juan Vargas e ci ha raccontato dei suoi prossimi progetti, della Barcellona che non c’è più e dei suoi viaggi estivi a Minorca, dove passa il tempo con i pescatori e va sott’acqua per chiacchierare con i pesci…

Una puntata iniziata con la Sardegna non poteva proprio cambiare argomento e tematica come se niente fosse… E allora, sempre con la collaborazione del caro Juan Vargas, vi abbiamo fatto sentire qualche interessante proposta musicale proveniente dall’isola che sta a un tiro di schioppo da Barcellona. Prima i Mercanti di Liquore, che hanno accompagnato Tonino in questa insolita tournée, poi gli Elettromagagna, che avevamo avuto ospiti qui a Zibaldone la primavera scorsa, ed infine i Sikitikis, un gruppo che sta avendo un notevole successo con delle proposte uniche. Ne abbiamo parlato in una bella intervista telefonica con il loro cantante, Alessandro Spedicati, in arte Diablo. Nati una decina d’anni fa, i Sikitikis devono il loro nome al palindromo di siki (dall’inglese sick) e tiki (nome di divinità antropomorfe polinesiane). Con una formazione davvero originale, priva di chitarra, ed uno stile eclettico, che riesce ad unire il rock ed il garage con il crossover e l’elettronica, i Sikitikis hanno iniziato reinterpretando colonne sonore, come stanno facendo recentemente anche i bravi Calibro 35. Memorabile l’omaggio che fecero nel 2004 a Gian Maria Volonté ed Elio Petri all’Umbria Jazz Festival, per il quale vennero premiati alla rassegna «Sguardo Ribelle». Con il loro secondo album, B (2008), i Sikitikis hanno deciso coraggiosamente di uscire dai normali circuiti commerciali, puntando sulle vendite on-line e nei concerti e proponendo un prezzo popolare (solo 6 euro). Con Diablo abbiamo parlato di tutto questo e di molto altro e dal loro ultimo album, Dischi fuori di moda (2010), un album in fieri, una specie di non finito michelangiolesco, ci siamo sentiti Le belle cose e Voglio dormire con te. Per conoscere meglio i Sikitikis, guardatevi il loro sito.

Abbiamo poi lasciato un momento la Sardegna per spostarci su un’altra isola, un po’ più lontana a dire il vero e con un fuso orario diverso dal nostro: Ceylon, ovvero lo Sri Lanka. Dalla capitale Colombo ci ha chiamato Carlo Taglia, un giovane italiano che l’autunno scorso ha deciso di lasciare il lavoro in ufficio, comprare un biglietto aereo di sola andata per il Nepal e iniziare il giro del mondo via terra. Dopo quattro mesi e aver attraversato tutta l’India, Carlo è arrivato in Sri Lanka in attesa di un mercantile che lo porti a Singapore o in Malesia. Carlo ci ha raccontato il suo progetto e le sue prime esperienze. In esclusiva per Zibaldone Carlo ci terrà informati dei suoi spostamenti, dei paesi che attraverserà, delle maniere che troverà per viaggiare senza usare aerei e per risparmiare il più possibile. Per saperne di più sul suo viaggio, date un’occhiata al suo blog.

Serena ci ha poi portato nel nostro minuscolo studio una cantante dalla voce meravigliosa e uno dei musicisti che la accompagnano. Il loro nome? La Hermana Pequeña. Un gruppo davvero unico. Ma come mai questo nome? Lo lasciamo spiegare a loro: Mamá siempre ha llevado lo que se dice una vida desahogada… Viajera incansable con un punto de locura, nos ha llevado por todo el mundo desde que éramos pequeños… Cada uno de un lugar, cada uno hijo de un amor, pero siempre muy unidos. La nuestra es, sin duda, una familia peculiar. Hace unos años que mamá nos dejó volando sólos, ella sigue su periplo por el mundo, movida por el amor y ese espíritu de aventura que sin duda nos ha legado. Sobre todo a mi, la más pequeña de mis hermanos, que aprovecho cualquier ocasión para hacer una escapadita, donde casi siempre encuentro un corazón que, pasado un tiempo, termina convertido en canción…Y eso es algo que mis hermanos no llevan demasiado bien…. Sotto lo sguardo attento di uno dei suoi fratelli maggiori e con Bill Evans come tappeto musicale, La Hermana Pequeña ci ha raccontato pazze storie di viaggi e di amori, portandoci per strade che vanno da un jazz fresco ed originale fino ai ritmi latini e allo swing. Se volete conoscere meglio la loro musica e sapere dove suoneranno, basta che schiacciate qui.

Già lo sapete, non c’è nemmeno bisogno che ve lo dica: una puntata di Zibaldone non può concludersi senza l’appuntamento che tanti ascoltatori ed aficionados aspettano (financo dalla Norvegia e dal Brasile) con la Trash Zone. Cosa ci ha portato questa volta la nostra cara Eva Vignini? Un ricordo lontano accompagnato da qualcosa di ben più vicino a noi. Un qualcosa molto più triste. Stiamo parlando di Wilma De Angelis, Miss Patatina della Canzone Italiana nel lontano 1961 e conduttrice televisiva negli swinging eighties con dei programmi dedicati alla cucina. Ma il top lo ha raggiunto più recentemente con una cover davvero trashissima di Bad Romance di Lady Gaga. Vi dico solo il titolo, il resto lo scoprirete ascoltando il programma… Il titolo? Dimmi di sì. Un titolo, un programma.

E per chiudere, prima di salutarci con quella frase di Don Enrique Tierno Galván che segnò un’epoca per la Spagna uscita dal franchismo, il consiglio musicale della settimana. E proprio con questo siamo voluti ritornare alla Sardegna. Loro non sono emergenti, forse non sono nemmeno mai voluti esserlo. Sono punk, sono allegri, sono duri, sono forti. Si chiamano Funcoolers e ironizzano su tutto e su tutti, graffiando e divertendosi. E soprattutto bevendoci sopra. Ci siamo sentiti due dei loro maggiori successi, Concerto elettorale e Ragazza che mi piaci. Sentitevi tutta la canzone, ci sarà un’ulteriore sorpresa alla fine. Una sorpresa davvero punk!

Buon ascolto!

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