Di morti per la patria, di imprecazioni e di strade (7 dicembre 2012)

È arrivato il freddo inverno anche qui sul litorale catalano, cari aficionados di Zibaldone. Oramai è tempo di sciarpe, guanti di lana e cappotti. E di un buon whisky, piuttosto che la birra fresca che siamo soliti scolarci prima di salire in trasmissione. Ma è tempo anche di nuove uscite musicali e di concerti. Abbiamo voluto iniziare con questi ultimi qui a Zibaldone per informarvi di due prossimi incontri musicali che si svolgeranno nella ciudad condal. Innanzitutto il terzo appuntamento con il Festival di canzone d’autore Cose di Amilcare, che dopo Jarek Nohavica e gli Agricantus, porta a Barcellona un’accoppiata di grandi cantautori italiani: il piacentino Dente e il calabrese Peppe Voltarelli. Il concerto si terrà al C.A.T. di Gràcia sabato 15 dicembre. E poi il torinese Paolo Rigotto che suonerà per la prima volta a Barcellona in due locali underground, come lo storico Bar Pastis e il Milingo Loft del Poble Nou, il 19 e il 21 dicembre.

Per quanto riguarda invece le uscite musicali di quest’inizio di dicembre vi abbiamo proposto il nuovo lavoro dei Fuzz Orchestra. Rock duro e molta politica, se dovessimo riassumerlo in quattro parole. Partendo dall‘improvvisazione radicale, la band, nata nel 2006 e che ha già al suo attivo due album e oltre 200 concerti tra l’Europa e gli Stati Uniti, è arrivata alla definizione di un sound basato su strutture di matrice heavy rock, prodotte da batteria e chitarra, su cui si innestano flussi noise ed audio samples tratti da film, documentari e vecchi vinili. Il loro terzo album, Morire per la patria, ci è piaciuto molto. Per la musica e, ancora di più, per il messaggio in esso contenuto, che di questi tempi cade come il cacio sulle pere. Oltre al singolo che dà il titolo all’album, ci siamo sentiti anche la graffiante In verità vi dico. Se ne volete sapere qualcosa di più, entrate qui.

Le uscite musicali sono davvero molte in questa fine 2012 e non ce l’avremmo fatta a farcela da soli. Abbiamo pensato bene di farci aiutare dal nostro Berardo Staglianò,anima e voce del programma Sentieri Sonori della lussemburghese Radio Ara. Berardo è sempre molto attento al panorama musicale italiano, soprattutto al mondo dell’indie. Oltre a farci un ripasso delle ultime uscite di quest’autunno, Berardo ci ha fatto conoscere due artisti di grande qualità, come il romano Massimo Giangrande, attivo sulle scene da parecchi anni, e una vera novità dal nome cortissimo: Ed. Sentiteveli, perché meritano davvero! E ricordatevi che Sentieri Sonori va in onda ogni sabato dalle 11.30 alle 13.00 e che lo potete sentire dovunque voi siate dalla pagina web di Radio Ara.

Il Banzo, care amiche e cari amici, questa volta è stato colpito dai mali di stagione. Noi abbiamo cercato di fare il possibile anche in sua assenza. E vi abbiamo proposto una versione ridotta della Repressione Today, o come l’ha voluta chiamare il Banzo, unaViral Edition. Dal suo computer, l’incombustibile ed ergonomico nostro collaboratore ci ha mandato una breve panoramica di quel che è successo in quest’ultima settimana, tra le dichiarazioni inaccettabili del conseller catalano Felip Puig sull’incidente a Ester Quintana e la manifestazione dei No TAV a Lione. E molto altro. Ma molto altro è anche quello che vi proponiamo noi dagli studi di Radio Contrabanda affacciati sulla Plaza Reial di Barcellona. In questa puntata le sorprese sono state molte. Come gli ospiti. Innanzitutto, abbiamo ricevuto di nuovo una telefonata della signora Gina con cui abbiamo parlato del suo caro figlio Dani (e del suo lavoro, che potremmo definire, “piccante”…). Poi è ricomparso, immancabile e puntualissimo, quello strano personaggio che si fa chiamare Bruno e che dice di essere un comico serio. Ma poi, udite, udite, abbiamo ricevuto la visita, del tutto inattesa, di Don Cosimo, un prete calabrese che parecchi mesi fa ci chiamò in diretta e fece outing… pare che la sua sincerità gli sia costata cara…

La Trash Zone della carissima Eva Vignini è dedicata oggi al tema: Giornalismo ed imprecazioni ed in particolare al mai troppo compianto Germano Mosconi,giornalista e conduttore televisivo veronese che con il suo look elegante, riporto ed occhiali a goccia ci ha regalato ben più di un sorriso. Se dovessimo dedicargli il titolo di un film sarebbe senza dubbio alcuno Non aprite quella porta! Porte chiuse male, rumori molesti e qualsiasi cosa determinasse il fermo delle riprese sembravano estenuare il povero Mosconi generando in lui una genuina tendenza all’imprecazione. Non lasciandoci condizionare da ipocrisie post mortem  ricordiamo i suoi fuorionda e le sue bestemmie con immutato affetto.

Di solito, l’ùltimo trago delle nostre puntate tenta di affacciarsi sulle novità musicali, sugli esordi, sui gruppi che si stanno facendo le ossa e le corde vocali negli scantinati e nei furgoni in trasferta. Ma quest’oggi speriamo ci concederete l’eccezione di dedicarci invece a un gigante già consacrato: Laura è andata in Italia apposta, per acciuffare l’ultimo disco di Francesco De Gregori, uscito qualche settimana fa e pronto qui per snocciolarsi alle vostre orecchie. S’intitola Sulla strada, come quei romanzi che leggevamo negli anni Sessanta, e al solito si presenta in una cornice rock che ormai conosciamo: da una ventina d’anni ormai il Principe racconta il mondo condendolo del suono di bassi e batterie, un po’ per farcelo mandar giù meglio, un po’ per far la linguaccia a quell’etichetta che vuole i cantautori seduti sullo sgabello con una chitarra acustica a piangere su se stessi. Questo è invece un disco che arriva leggero, vivace, critico. «Non si riesce a vedere cos’è, ma deve essere strada», gli sentiamo dire nella canzone d’esordio, una strada che non è in discesa, da percorrere «a passo d’uomo» («altra misura non conosco, altra parola non suono») , dove s’affacciano i fantasmi sghignazzanti del passato («fischia il sasso fischia il vento, sta arrivando il Novecento» recita il bellissimo pezzo Belle Epoque che ci ascoltiamo oggi) ma dove il futuro si vede e manda segnali. De Gregori è ironico, intimo e sa vivere nel proprio tempo. Non c’è più il giovane Nino della classe ’68 che cammina con le sue scarpette di gomma dura, c’è invece una Ragazza del ’95 che s’imbarca su un aereo low-cost e prende il volo verso nuovi lidi e nuove speranze. Come dire, ascoltiamoci questo disco, che ha qualcosa da raccontare.

Noi, invece, ci riascoltiamo venerdì prossimo!

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