Di femminile singolare, di esplosioni reggae e di arte nelle carceri (9 marzo 2012)

Aficionadas y aficionados del nostro Zibaldone, questa volta abbiamo cominciato davvero con i motori a mille. Siamo partiti in quarta, anzi in quinta! E non abbiamo smesso di accelerare per tutte le due ore in cui vi abbiamo fatto compagnia qui dagli studi di Radio Contrabanda.

Sì, perché dopo la sigla composta appositamente per noi dal maestro Spiritini, vi abbiamo presentato un album che merita d’essere ascoltato. Lei si chiama Pilar ed il 18 ottobre scorso è uscito Sartoria Italiana Fuori Catalogo, un disco edito dall’etichetta indipendente UpArt Records e nato dall’incontro di Pilar con Bungaro. Undici tracce, di cui nove in italiano, una in francese ed una in spagnolo, ed una sola cover, Con Toda Palabra di Lhasa De Sela, artista statunitense-messicana scomparsa tragicamente pochi mesi fa. Noi ci siamo ascoltati il singolo che ha lanciato l’album, Cherchez la femme, e Per tutto l’inverno, un altro pezzo davvero meraviglioso, dove si può apprezzare la voce di questa giovane cantante, che è stata insignita negli ultimi anni di vari premi, tra cui il prestigioso Premio Tenco nel 2007. Sartoria Italiana Fuori Catalogo è il suo secondo album, dopo Femminile Singolare. Per saperne qualcosa di più, date un’occhiata qui.

Non abbiamo avuto nemmeno il tempo di prendere fiato che ci siamo trovati nel nostro piccolo studio un’intera band! E che band! Vi diciamo solo che nei pochissimi metri quadri che abbiamo a disposizione proprio sopra la Plaça Reial siamo riusciti a far entrare una batteria, due chitarre elettriche, un basso e pure delle tastiere, che in inglese si chiamano keyboard. Insomma, mica una sciocchezza! E i musicisti che ci hanno deliziato orecchie e palato con questa incredibile Radio Live Session provengono da tutto il mondo, dall’Argentina, dall’Uruguay, dal Cile, dal Ghana e dall’Europa… Bando alle ciance, chi abbiamo avuto ospite questo venerdì è stato nientepopodimenoché Kwame, nome d’arte del musicista ghanese John Kwame Adzraku, attivo sulle scene di mezzo mondo da oltre un trentennio e stabilitosi nel 2003 qui a Barcellona. Kwame ci ha presentato i suoi ultimi due progetti. Il primo, appunto, in versione live: The Afro Reggae Explosion, un progetto già in produzione grazie a Francesco Perrella e alla Echorek Dub Factory. Il secondo ce lo ha invece presentato in formato cd, se così possiamo dire. Un cd appena uscito e che potrete godervi il prossimo primo aprile alla Sala Apolo di Barcellona.Kwame Afrovibes – Let’s Go, questo è il titolo dell’album, conta con la partecipazione di una dozzina di musicisti di mezzo mondo uniti dal grande amore per la musica africana. Una musica che è ricca e varia e che può contare, come ci ha dimostrato Kwame, con ritmi come il makosso e l’afro-beat, il reggae, l’high-life ed il rock. Che altro dirvi? Ascoltatevelo! E date anche un’occhiata qui.

Tra una canzone di Olden e una di Vittorio Cane e l’indimenticabile La Hoguera di Javier Krahe, ospite recentemente del Festival BarnaSants, ci ha chiamato il nostro giramondo, Carlo Taglia. Due settimane fa l’avevamo lasciato a Colombo, nello Sri Lanka, alla ricerca di una barca che lo portasse nel sud est asiatico. E oggi ce lo siamo ritrovato, stanco ma felice, nel nord della Thailandia, dopo un lungo viaggio tra Kuala Lumpur e Bangkok… Per seguire gli spostamenti e le avventure di questo Marco Polo del terzo millennio basta entrare nel suo blog,  cliccando qui. Per chiudere in bellezza questo viaggio in mondi lontani e sconosciuti vi abbiamo fatto scoprire un giovane e bravo cantante tedesco. Lui non vive né a Bangkok né a Kuala Lumpur, ma a Francoforte sul Meno. Si chiama Vanja Dingeldein. Nel 2008 è uscito il suo primo album, Sooner or Later. E noi ci siamo ascoltati un gran bel pezzo, Before They Start. Per conoscere meglio Vanja, cliccate qui.

Ed ecco sopraggiungere il momento tanto atteso della Trash Zone, questa volta dedicata a una scoppiettante band che dai palchi della musica leggera italiana ha saputo viaggiare sulle onde radio di mezzo mondo: stiamo parlando di un celebre trio, due uomini e una (alquanto inquietante) fanciulla sbarazzina, stiamo parlando degli autori di Sarà perché ti amo, motivetto implacabile che ha attraversato indenne gli anni ottanta per approdare chissà dove. Sono proprio loro, i Ricchi e Poveri, scoperti e lanciati dal genio artistico-estetico di Franco Califano. Dalla Genova dei cantautori, avevamo proprio bisogno di un gruppo che sapesse così bene conciliare la frivolezza della danza con l’impegno della canzone di protesta: artisti a tutto tondo, altroché! Ma forse il lieve sarcasmo della  nostra Trash Zone non è da tutti apprezzato, ci rendiamo conto che gli animi più sensibili possono restarne colpiti. Ci ha telefonato un nostro ascoltatore siciliano, forse turbato dalla nostra puntata in cui abbiamo rievocato le prodezze del mago Giucas Casella. Ci ha raccontato al telefono la sua storia e speriamo ci abbia perdonato…. In effetti, su certe cose sarebbe meglio non scherzare, ma che volete farci…

Con il ritmo caribeño de Las Ondas Marteles abbiamo iniziato una bella chiacchierata con Claudia Virginia Vitari, collaboratrice di Radio Nikosia, un altro programma di Radio Contrabanda, e artista di tutto riguardo. Da alcuni anni Claudia sta portando avanti delle ricerche sulle istituzioni totali, di cui già avevamo parlato a Zibaldone. La primavera scorsa, difatti, Claudia era venuta a parlarci del suo primo progetto, Percorso Galera, un lavoro di ricerca sulle carceri e sui detenuti. Questa volta abbiamo avuto il piacere di parlare con Claudia del suo ultimo progetto, Le Città Invisibili, che si è trasformato in una mostra personale inaugurata il 17 febbraio scorso al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino e visitabile fino al 25 marzo. Le Città Invisibili, chiaro riferimento all’opera di Italo Calvino, si concentra sul rapporto tra società e malattia psichica. E proprio la collaborazione con Radio Nikosia è stata fondamentale per portare a termine questa ricerca. Una ricerca che fonde disegno, scultura ed installazione e che riesce ad unire dei materiali trasparenti, come il vetro e la resina, a delle tecniche grafiche come la serigrafia, il tutto inquadrato in strutture di ferro. Per saperne di più, vi consigliamo di entrare qui.

E concludiamo questa puntata così piena di musiche e nuovi progetti con il consueto  consiglio musicale della settimana: loro sono i Senza Fissa Dimoira, band indie rock del fertile sottobosco della produzione indipendente. Ci siamo ascoltati Desiderando Moira, dall’album d’esordio La tragedia del dolce, del 2010.

Buon ascolto e … a venerdì prossimo!

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“Il pensiero, come l’oceano, non lo puoi recintare” (2 marzo 2012)

(ovvero il nostro omaggio a Lucio Dalla, tra dolci voci mediterranee, teatro nei supermercati e lotta in Val di Susa)

Cari zibaldoniani, come immaginerete in questo venerdì 2 marzo siamo tutti un po’ frastornati e commossi. Perché è venuto a mancare un vecchio gigante della musica italiana, un menestrello di parole che ci ha regalato magie, che ci ha irretito con il suo clarinetto e i suoi gorgheggi scomposti. Le canzoni di Lucio Dalla fanno parte della memoria collettiva, son diventate colonna sonora di molti di noi, attraversando i decenni e le generazioni. In una puntata così incastrata tra la notizia della morte e il suo compleanno (già sappiamo, nacque il 4 marzo 1943….) non potevamo non salutarlo, a nostro modo, con un po’ di canzoni prese tutte dagli splendidi dischi degli anni ’70, quelle che ci hanno sorpreso ed emozionato, seguendo solo le ragioni del personalissimo sentimento. Abbiamo cominciato con Come è profondo il mare, prima canzone dell’omonimo (e meraviglioso) album del 1977: Dalla scava nelle profondità marine ed urbane, svicola negli angoli bui della città (che è Bologna, come sappiamo, città nella quale neppure un bambino può perdersi), e ci regala una mirabile riflessione sull’arroganza del potere. E di lucidità e poesia ne abbiamo bisogno, in questi giorni. Ma Dalla ci accompagnerà durante tutta la puntata. Intanto, facciamo entrare gli ospiti….

Sulle note di Caminant per la ciutat, la canzone che apre La ciutat imaginària, l’album che l’ha fatta conoscere nel 2009, è venuta a trovarci Rusó Sala, cantautrice catalana dalla voce dolce e forte. Rusó era già stata con noi qualche settimana fa in compagnia di Kekko Fornarelli, il pianista leccese che sta girando il mondo con il suo Kube Trio. Insieme a Kekko, Rusó ha dado vita a un quartetto davvero interessante, del quale fanno parte anche Dario Congedo (batteria) e Gianpaolo Laurentacci (contrabbasso) e che si è fatto conoscere qui a Barcellona all’Human Fuzz del Poble Sec a metà febbraio. Il risultato di questa collaborazione italo-catalana è l’album Mar endins, che vedrà la luce nei prossimi mesi. E di Mar endins, Rusó ci ha suonato qualche pezzo, cullandoci sulle onde del Mediterraneo e rinfrescandoci le idee come fa la Tramontana, il vento della terra che l’ha vista nascere, quella Roses che sta a due passi dalla bianca Cadaquès. Ma con Rusó abbiamo parlato di molte altre cose, dal Festival BarnaSants del 2011 a cui partecipò ai 40 concerti fatti in tutta la penisola italiana negli ultimi mesi. Per saperne di più su questa brava cantautrice catalana, sui suoi progetti e sui suoi prossimi concerti, date un’occhiata qui.

Giusto il tempo di sentirci un’altra perla del nostro caro Lucio Dalla – Il cucciolo Alfredo-, ed ecco che nel nostro studio si materializzano due esponenti del miglior teatro contemporaneo: Sergio Sivori e Cristina Giordana. Sergio e Cristina sono gli ideatori di Laboratorium Teatro, uno spazio, non solo fisico, per il teatro di ricerca e di sperimentazione nato a Roma qualche anno fa ed ora installatosi qui a Barcellona. Con il sottofondo delle musiche dell’indimenticabile Ray Conniff, con Sergio e Cristina abbiamo parlato dei loro progetti, del supermarket convertitosi in uno spazio teatrale d’avanguardia, del teatro di Jerzi Grotowski, dell’incredibile successo di Quartett di Heiner Muller, dello stupore del pubblico egiziano, della Sala Beckett e di molto altro. Tra un ricordo di gioventù – il vinile di Lucio Dalla verso la swinging London degli anni Ottanta – e più d’una bella novità – il nuovo spazio teatrale a Sarrià (C/ Pare Miquel de Sarrià, 8 ) –, Sergio e Cristina ci hanno raccontato i prossimi appuntamenti di Laboratorium Teatro, come il workshop Under The Skin – Bajo la Piel. Taller de prácticas teatrales para el actor artesano organizzato tra il 23 e il 26 di aprile e il bel progetto riguardante Dante Alighieri in collaborazione con l’Universitat Autònoma de Barcelona. Per conoscere meglio Laboratorium Teatro, cliccate qui, ma anche qui o cercatelo, come oramai è divenuto uso e costume, in facebook.

In attesa della Trash Zone, ci siamo ascoltati Cara di Lucio Dalla, canzone d’amore ironica e dolce da un altro album di culto, quello del 1980 (s’intitola, semplicemente, Dalla) con la berretta di lana in copertina: un’icona della musica italiana. Ma cosa ci avrà portato oggi la nostra Eva Vignini? Di colpo nello studio s’è spalancato un mondo di zaini invicta e vinavil sui banchi, un mondo di yuppies e vacanze sotto l’ombrellone: ovvero, gli anni ottanta di Jerry Calà, personaggio che dal cabaret pungente dei Gatti di Vicolo Miracoli si trovò ad interpretare, film dopo film, tutti i valori del berlusconismo da bar che hanno accompagnato una generazione intera. Come dimenticare quelle atmosfere vacanziere, quell’ostentato accento milanese, quei gruppi di goffi individui circondati da donne bellissime e stupide? Come non pensare che tutto questo ha formato la cultura nazionale in maniera irrimediabile?

E con la versione ska di un vecchio canto anarchico (Dimmi bel giovane) a ricordarci che “la casa è di chi l’abita e la terra di chi la lavora”, ci siamo addentrati nell’argomento caldo di questi giorni, ovvero le proteste in Val di Susa. E’ venuto a trovarci Andrea De Lotto, che ci ha aggiornato sulle manifestazioni di solidarietà ai No Tav che si stanno svolgendo in questi giorni a Barcellona. Per maggiori informazioni, guardate nella pagina dei No Tav o nella pagina di La Valle che Resiste. E ci siamo lasciati con il consiglio musicale della settimana, questa volta in solidarietà al movimento No Tav e alle manifestazioni di tutta Italia: lei è Giulia Tripoti, cantautrice romana classe 1980 che ha collaborato con gruppi come i Modena City Ramblers e gli Yo Yo Mundi, riproponendo vecchi canti partigiani. La canzone che ascoltiamo oggi è dedicata a La valle che resiste.

Buon ascolto e…

A sarà dura!

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Di crisi finanziaria, di etica, di reggae made in Sicily e di illusionisti scomparsi (24 febbraio 2012)

Di nuovo è venerdì, di nuovo si fanno le sei del pomeriggio – las seis de la tarde – e noi di Zibaldone, immancabili e puntualissimi, ci mettiamo ai microfoni di Radio Contrabanda. Questa volta abbiamo cominciato con un po’ di buon rock italiano: l’album Il mondo nuovo, terza e ultima creazione della band Teatro degli Orrori, non poteva mancare nel nostro piccolo studio di Plaza Reial. Uscito il 31 gennaio scorso, Il mondo nuovo è un disco denso, arrabbiato e malinconico, un “disco di lotta” che racconta di migrazioni e partenze, di separazioni e solitudini urbane, un disco carico di rock su cui domina la voce sgraziata e intensa di PierPaolo Capovilla. Ci siamo ascoltati un paio di tracce, ma consigliamo di esplorarlo per intero, e di leggere il «comunicato» che lo accompagna. Per conoscere meglio questa interessante band italiana, schiacciate qui.

C’è bisogno di buona musica e anche di politica, quella vera, quella che chiede di prendere posizione. Oggi abbiamo discusso di finanza etica, o meglio di finanza e di etica chiedendoci se i due termini possano davvero essere accostati. Lo abbiamo fatto con Max Rumignani, presidente dell’ Associazione AltraItalia, e con Xavier Teis, autore del libro Como cambiar el mundo con tu dinero (Icaria, 2011). Di fronte allo strapotere delle banche e alla crisi economica, è possibile incidere nella politica finanziaria portando avanti e sostenendo progetti di banca etica? Xavi Teis ci ha dato qualche consiglio, dandoci delle chiavi di lettura per capire il sistema finanziario internazionale, mentre Max ci ha presentato il ciclo di dibattiti e proiezioni Finanzas y ética ¿Oxímoron?, organizzato da AltraItalia, in collaborazione con altre associazioni ed organizzazioni attive nella realtà catalana, quali SETEM Catalunya, Fets e Justicia i Pau. Una programmazione che propone vari spunti di riflessione per capire la crisi e trovarne vie d’uscita, iniziata lo scorso 7 febbraio e che continua con due incontri di estrema importanza i prossimi 16 e 30 marzo. Se schiacciate qui, troverete tutte le informazioni necessarie per poter partecipare.

Cercare di capire come cambiare il mondo é impegnativo, così che abbiamo pensato a un po’ di buon reggae per oliare i motori e tenerci caldi: reggae “Made in Sicily” per la precisione, miscelato con il funky e con la dance hall. Ci sono venuti a trovare LORRE’ e Dj Delta, insieme a Barcellona per una piccola e intensa tournée di esibizioni, che ci hanno parlato dei loro progetti, della casa discografica Putiaro Records e di affollati festival reggae in piccoli paesini del trapanese. LORRE’ (all’anagrafe Davide Lo Re) ci ha anche presentato una delle sue ultime fatiche, Mashitup Pullitup, un album frutto della collaborazione con il pugliese Cayam e con alcuni dei migliori esponenti del dub, dell’hip hop e del reggae italiano di quest’inizio di terzo millennio, come La Famiglia e i Sud Sound System. Date un’occhiata alla loro pagina web, se volete rendervi conto di quel che si muove in questo paesino siciliano.

Non poteva mancare oggi la voce del nostro “inviato giramondo” Carlo Taglia, da quattro mesi ormai in viaggio tra Nepal e subcontinente indiano. Il suo viaggio in giro per il mondo, come vi abbiamo annunciato un paio di settimane fa, ha una sola regola: non prendere mai aerei e privilegiare strade poco battute. Carlo ci ha chiamato da Colombo, capitale dello Sri Lanka, dove si trova già da qualche settimana e dove sta cercando una barca per raggiungere Singapore o la Malesia… per saperne di più del suo viaggio, delle sue scoperte e delle difficoltà incontrate nel portare a termine questo sogno, datevi un’occhiata al suo blog.

Sul finale della puntata ecco ricomparire la nostra cara Eva Vignini, di ritorno dai malanni invernali, pronta per raccontarci (e ricordarci) qualche altra chicca del trash italiano, il peggio del nostro peggio partorito dalla tivù e sepolto nei ricordi d’infanzia. Non vi anticipiamo nulla, ma attenti a non incrociare le dita mentre ascoltate, che l’ipnosi fa brutti scherzi!

Dopo una puntata così piena, ci lasciamo con l’ormai consueto consiglio musicale della settimana. Abbiamo cominciato con la voce arrabbiata di Capovilla e le sue storie di emigrazione, concludiamo con la malinconia folk dei Foja, gruppo napoletano fondato nel 2006 che nella loro canzone O’ sciore e o’ viento raccontano di separazioni e partenze. Vi consigliamo di conoscerli meglio, schiacciando qui. Che altro dirvi? Bè… buon ascolto e a venerdì prossimo!

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Di 600 notti, di pesci nel piatto e di tanta buona musica (17 febbraio 2012)

Cari aficionados di Zibaldone, per questo venerdì ci sono cinque notizie buone ed una notizia cattiva. Iniziamo da quella cattiva, così dopo il primo contraccolpo sarà – per noi ed anche per voi – una strada tutta in discesa. Eccola qui, la cattiva notizia: in queste due ore di programma non troverete l’ormai tradizionale appuntamento con la Trash Zone curata dalla nostra cara Eva Vignini. Lo so, è duro affrontare una nuova settimana senza una perla del trash nostrano, come siamo soliti fare da ormai parecchi mesi, ma la nostra cara Eva s’è presa l’influenza ed è rimasta senza voce. Ed in radio, se non si ha la voce, c’è proprio poco da fare… Ma non abbiate timore, zibaldoniane e zibaldoniani sparsi per i due emisferi del globo: siamo riusciti comunque ad offrirvi il meglio del nostro meglio. E ve lo dimostriamo subito,  passando alle cinque buone notizie.

La prima è quella con cui abbiamo aperto il programma: è uscito la settimana scorsa il nuovo album in acustico di Lu Colombo, Molto più di un buon motivo, pubblicato dall’etichetta indipendente Up Art Records nella collana «Song Series». Molto più di un buon motivo è un meraviglioso tributo a uno dei maestri della canzone d’autore spagnola, il madrileño d’adozione Joaquín Sabina, le cui canzoni sono state tradotte in italiano da Sergio Secondiano Sacchi. Dodici canzoni del miglior Sabina, quello della fine degli anni Novanta, da Una canción para la Magdalena a Contigo. Come nota Sergio Secondiano Sacchi, «Joaquín Sabina è interprete molto difficile da tradurre, con tutte quelle acrobazie ritmiche, con quella sapienza filologica, con i suoi divertiti richiami culturali, quella mani della citazione spesso sotterranea. Ma proprio perché unisce questa sapienza tecnica a una poetica da «canaglia» risulta irrimediabilmente affascinante.» E il risultato che abbiamo tra le mani è davvero eccellente, come ci hanno dimostrato i due pezzi che ci siamo ascoltati: Chiusura per fallimento e 19 giorni e 600 notti, dove la voce di Lu Colombo, forte, profonda, vissuta riesce ad immergerci nel mondo poetico e tanto reale di quello che è stato il cantore per eccellenza della movida madrileña. Se volete saperne di più, date un’occhiata qui.

La seconda buona notizia è l’aver avuto in studio Kein, giovane e promettente musicista italiano. È stato un vero volo pindarico il passaggio da Lu Colombo a Kein, dalla voce graffiante della cantante milanese alle sonorità rilassanti di questo molisano che come nome d’arte ha scelto una negazione tedesca. Kein ce lo ha fatto conoscere Francesco Perrella, che da qualche mese sta portando avanti uno spazio di notevole interesse, la Echorek Dub Factory, sita nel cuore del Raval (C/Ferlandina 53). Uno spazio dove si produce musica e dove, soprattutto, si organizzano performance, concerti e jam session. Dopo alcune esperienze giovanili nel mondo del punk e del rock, Kein si è avvicinato sempre più alla musica elettronica e in particolare ai ‘broken beatz’, alla cultura post-rave e al dubstep. Le sue produzioni si caratterizzano per la ricerca di sonorità morbide e melodie electro-minimali, tipiche dell’ambient e dell’IDM. Nel nostro piccolo, ma – come sapete – accogliente studio di Radio Contrabanda, Kein ci ha proposto una breve ma intensa live session con alcune delle sue ultime creazioni che dovrebbero vedere la luce nel 2012 e ci ha fatto ascoltare Fondle, il suo recente EP, pubblicato dall’etichetta svizzera Helvet Underground nel 2009. Per conoscere meglio Kein e la sua interessante ricerca musicale, fate click qui.

La terza buona notizia è aver ricevuto la visita di due bravissimi musicisti. Lui è un incredibile pianista pugliese che sta girando il mondo con il suo ultimo album. Si chiama Kekko Fornarelli. Lei è una cantautrice catalana dalla voce dolce come il Mediterraneo e forte come la Tramontana. Si chiama Rusò Sala. Rusò verrà a trovarci tra un paio di settimane e ci racconterà con più calma dei suoi progetti, tra i quali spicca il suo nuovo album, Mar endins, frutto della collaborazione con Kekko Fornarelli e con altri due jazzisti pugliesi: Dario Congedo alla batteria e Giampaolo Laurentacci al contrabbasso. Kekko è passato da Barcellona non solo per la presentazione di Mar endins in un bel locale underground del Poble Sec, ma anche per un’importante concerto al Jamboree con il suo Kekko Fornarelli Kube Trio. Nello storico locale della Plaça Reial, Kekko ha presentato la sua ultima fatica, Room of mirrors, un album davvero meraviglioso uscito per l’etichetta pugliese Auand qualche mese fa, che abbiamo avuto il piacere e la fortuna di sentirci anche noi in radio, mentre si è chiacchierato di musica, di cucina, di mari e di monti e della situazione italiana. Frutto dell’incontro di Kekko con altri due grandi talenti del jazz italiano, Luca Bulgarelli (double bass) e Gianlivio Liberti (drums), Room of mirrors nasce dalle ritmiche serrate del background metropolitano, interpretate in un connubio, tanto inusuale quanto azzeccato e godibile, con il lirismo delle armonie di radice neoclassica. L’utilizzo di componenti elettroniche e di sinterizzazioni degli strumenti acustici rendono l’ensemble capace di realizzare una gamma di colori e di ambienti infinita. Ascoltatevelo con calma e, per i curiosi e i fan, guardatevi Daily Jungle, il primo videoclip jazz della storia e date un’occhiata alla sua pagina web dove troverete tutte le informazioni sulle prossime date e le news.

La quarta buona notizia è un’altra visita, quella del jazzista valenciano Dani Molina e di Anna Bozzano, ricercatrice del Departament de Recursos Marins Renovables (ICM-CSIC). Anna è venuta a parlarci di un progetto che sta portando avanti da qualche mese nei centri civici di Barcellona con un notevole successo. Il progetto si chiama El peix al plat, ovvero «Il pesce nel piatto», e ha a che fare con il consumo responsabile del pesce, con l’ambiente, con la nostra alimentazione, con l’attuale stato dei nostri mari. Un viaggio tra il Mediterraneo e i mercati di Barcellona che finisce a tavola e che ci apre gli occhi su una questione di cui si parla davvero troppo poco. Che c’entra un musicista di jazz con tutto questo, vi starete domandando. Bé, c’entra eccome. Oltre alla ricerca, l’altra grande passione di Anna è la fotografia e proprio in ottobre la sua ultima expo ha avuto come protagonista il Dani Molina Quartet in una serie di bellissimi scatti catturati in concerti e live session. Abbiamo pensato bene di prendere due piccioni con una fava e di proporvi una doppia intervista alquanto originale. Ed ecco che tra sogliole e orate, Dani ci racconta di un progetto che ha ormai quasi dieci anni di vita. Iniziato nel 2003 e portato avanti nel 2006 con il primo album, Toc-toc, il Dani Molina Quartet ha vissuto un notevole successo con il suo secondo album, África, uscito nel 2010 e che ha contato con la collaborazione, oltre che di Dani Molina al saxo, di Pere Arguimbau alla chitarra, di Joan Solà-Morales al contrabbasso e di Ramiro Sosa alla batteria. Vi abbiamo proposto qualche pezzo di questo bellissimo album, come África e Recés. Per conoscere meglio la musica di Dani date un’occhiata qui e per maggiori informazioni sul ciclo di conferenze organizzato da Anna schiacciate qui.

E per finire la quinta buona notizia: il consiglio musicale della settimana, curato dalla nostra cara Laura. Si definiscono un gruppo pop minimal hardcore e apocalittico, dichiarano d’essere «attenti alla vostra gioia e tutte le altre malinconie», sono di Pordenone ma se ne stanno a Pesaro e giocano con i suoni e le parole come fosse pongo colorato: sono Ruben e Zagor Camillas, o meglio I Camillas, a quanto dicono formatisi nel 1964 ma inattivi per quarant’anni finchè il rock’n’roll italiano non ha avuto bisogno di loro. Hanno le chitarre, lo xilofono, il cimbalo, le tastiere, sono un po’ demenziali e un po’ naif, e stanno suonando parecchio in giro per l’Italia nei circoli underground. Ci siamo ascoltati Problemi dall’album Everybody in the palco, del 2007, ma se volete saperne di più, cercateli qui.

Dopo tutte queste buone notizie non ci resta che augurarvi buon ascolto! No?

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Di vita intensa, di Diablo, di viaggiatori solitari e di hermanas pequeñas (10 febbraio 2012)

Con questo gelo siberiano non potevamo fare altro che iniziare questa puntata del nostro Zibaldone con Siberia, un pezzo new wave arrivatoci dritto dritto dall’Italia degli anni ottanta e cantato dagli indimenticabili Diaframma. Sì, perché negli studi di Radio Contrabanda faceva un freddo cane per quanto con il nostro calore umano e la nostra energia tentassimo di fare il possibile per scaldare l’ambiente. In parte ci siamo riusciti ed abbiamo resistito con le gavette di ghiaccio tenendovi compagnia per due ore di musica, interviste impossibili e sorprese.

Questo venerdì è stato un incessante succedersi di ospiti, reali ed immaginari, in carne ed ossa e mediante collegamento telefonico. Abbiamo iniziato subito forte con quel grande uomo che ha segnato la gioventù di molti di noi: Tonino Carotone. Con l’accompagnamento di Me cago en el amor e La Trampa, ci siamo sentiti l’intervista che il nostro inviato Juan Vargas, eletto all’unanimità Ambasciatore di Zibaldone nelle terre di Sardegna, è riuscito ad avere a Sassari con Tonino, reduce da una tournée sull’isola, che lo ha visto protagonista di una serie di concerti come sempre divertenti e geniali. Un Tonino forse un poco resacoso nel post concerto ha risposto alle domande intime del nostro caro Juan Vargas e ci ha raccontato dei suoi prossimi progetti, della Barcellona che non c’è più e dei suoi viaggi estivi a Minorca, dove passa il tempo con i pescatori e va sott’acqua per chiacchierare con i pesci…

Una puntata iniziata con la Sardegna non poteva proprio cambiare argomento e tematica come se niente fosse… E allora, sempre con la collaborazione del caro Juan Vargas, vi abbiamo fatto sentire qualche interessante proposta musicale proveniente dall’isola che sta a un tiro di schioppo da Barcellona. Prima i Mercanti di Liquore, che hanno accompagnato Tonino in questa insolita tournée, poi gli Elettromagagna, che avevamo avuto ospiti qui a Zibaldone la primavera scorsa, ed infine i Sikitikis, un gruppo che sta avendo un notevole successo con delle proposte uniche. Ne abbiamo parlato in una bella intervista telefonica con il loro cantante, Alessandro Spedicati, in arte Diablo. Nati una decina d’anni fa, i Sikitikis devono il loro nome al palindromo di siki (dall’inglese sick) e tiki (nome di divinità antropomorfe polinesiane). Con una formazione davvero originale, priva di chitarra, ed uno stile eclettico, che riesce ad unire il rock ed il garage con il crossover e l’elettronica, i Sikitikis hanno iniziato reinterpretando colonne sonore, come stanno facendo recentemente anche i bravi Calibro 35. Memorabile l’omaggio che fecero nel 2004 a Gian Maria Volonté ed Elio Petri all’Umbria Jazz Festival, per il quale vennero premiati alla rassegna «Sguardo Ribelle». Con il loro secondo album, B (2008), i Sikitikis hanno deciso coraggiosamente di uscire dai normali circuiti commerciali, puntando sulle vendite on-line e nei concerti e proponendo un prezzo popolare (solo 6 euro). Con Diablo abbiamo parlato di tutto questo e di molto altro e dal loro ultimo album, Dischi fuori di moda (2010), un album in fieri, una specie di non finito michelangiolesco, ci siamo sentiti Le belle cose e Voglio dormire con te. Per conoscere meglio i Sikitikis, guardatevi il loro sito.

Abbiamo poi lasciato un momento la Sardegna per spostarci su un’altra isola, un po’ più lontana a dire il vero e con un fuso orario diverso dal nostro: Ceylon, ovvero lo Sri Lanka. Dalla capitale Colombo ci ha chiamato Carlo Taglia, un giovane italiano che l’autunno scorso ha deciso di lasciare il lavoro in ufficio, comprare un biglietto aereo di sola andata per il Nepal e iniziare il giro del mondo via terra. Dopo quattro mesi e aver attraversato tutta l’India, Carlo è arrivato in Sri Lanka in attesa di un mercantile che lo porti a Singapore o in Malesia. Carlo ci ha raccontato il suo progetto e le sue prime esperienze. In esclusiva per Zibaldone Carlo ci terrà informati dei suoi spostamenti, dei paesi che attraverserà, delle maniere che troverà per viaggiare senza usare aerei e per risparmiare il più possibile. Per saperne di più sul suo viaggio, date un’occhiata al suo blog.

Serena ci ha poi portato nel nostro minuscolo studio una cantante dalla voce meravigliosa e uno dei musicisti che la accompagnano. Il loro nome? La Hermana Pequeña. Un gruppo davvero unico. Ma come mai questo nome? Lo lasciamo spiegare a loro: Mamá siempre ha llevado lo que se dice una vida desahogada… Viajera incansable con un punto de locura, nos ha llevado por todo el mundo desde que éramos pequeños… Cada uno de un lugar, cada uno hijo de un amor, pero siempre muy unidos. La nuestra es, sin duda, una familia peculiar. Hace unos años que mamá nos dejó volando sólos, ella sigue su periplo por el mundo, movida por el amor y ese espíritu de aventura que sin duda nos ha legado. Sobre todo a mi, la más pequeña de mis hermanos, que aprovecho cualquier ocasión para hacer una escapadita, donde casi siempre encuentro un corazón que, pasado un tiempo, termina convertido en canción…Y eso es algo que mis hermanos no llevan demasiado bien…. Sotto lo sguardo attento di uno dei suoi fratelli maggiori e con Bill Evans come tappeto musicale, La Hermana Pequeña ci ha raccontato pazze storie di viaggi e di amori, portandoci per strade che vanno da un jazz fresco ed originale fino ai ritmi latini e allo swing. Se volete conoscere meglio la loro musica e sapere dove suoneranno, basta che schiacciate qui.

Già lo sapete, non c’è nemmeno bisogno che ve lo dica: una puntata di Zibaldone non può concludersi senza l’appuntamento che tanti ascoltatori ed aficionados aspettano (financo dalla Norvegia e dal Brasile) con la Trash Zone. Cosa ci ha portato questa volta la nostra cara Eva Vignini? Un ricordo lontano accompagnato da qualcosa di ben più vicino a noi. Un qualcosa molto più triste. Stiamo parlando di Wilma De Angelis, Miss Patatina della Canzone Italiana nel lontano 1961 e conduttrice televisiva negli swinging eighties con dei programmi dedicati alla cucina. Ma il top lo ha raggiunto più recentemente con una cover davvero trashissima di Bad Romance di Lady Gaga. Vi dico solo il titolo, il resto lo scoprirete ascoltando il programma… Il titolo? Dimmi di sì. Un titolo, un programma.

E per chiudere, prima di salutarci con quella frase di Don Enrique Tierno Galván che segnò un’epoca per la Spagna uscita dal franchismo, il consiglio musicale della settimana. E proprio con questo siamo voluti ritornare alla Sardegna. Loro non sono emergenti, forse non sono nemmeno mai voluti esserlo. Sono punk, sono allegri, sono duri, sono forti. Si chiamano Funcoolers e ironizzano su tutto e su tutti, graffiando e divertendosi. E soprattutto bevendoci sopra. Ci siamo sentiti due dei loro maggiori successi, Concerto elettorale e Ragazza che mi piaci. Sentitevi tutta la canzone, ci sarà un’ulteriore sorpresa alla fine. Una sorpresa davvero punk!

Buon ascolto!

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Di MINIMALmambo, di Black Tarantella, di David Mamet e… del Gabibbo (3 febbraio 2012)

Da alcuni giorni, anche qui a Barcellona, sono arrivati il freddo e il gelo siberiani, che, da quello che pare, si sono trovati così bene sul litorale mediterraneo catalano che hanno deciso di non andarsene più. Ormai ci stiamo convivendo, come con un fastidioso ospite che ci si trova in casa e che non ha la minima intenzione di levare le tende. Temperature sotto zero, sale nelle strade per evitare che ghiacci, financo una spolverata di neve sotto Collserola. Scene, a dirla tutta, a cui siamo davvero poco abituati. Ma tant’è!

Per aiutarvi a resistere a tutto ciò noi impavidi zibaldoniani abbiamo pensato bene di proporvi un programma con i fiocchi, pieno di ospiti d’eccezione e di sorprese. E, visto che in radio il tempo è tiranno, non abbiamo voluto perdere il tempo. Dopo aver scaldato i motori con Love Delicatessen dei Presidents of United States of America, siamo partiti subito in quarta con i nostri primi ospiti. Che si chiamino Gregg Goldberg – un famoso speaker radiofonico di Chicago, amante della polemica – e la signora X – un’ascoltatrice insonne, un poco paranoica, a dire il vero – o che si chiamino in altro modo, in fin dei conti, che importa? La vita è sogno diceva Calderón de la Barca. E la vita è anche teatro, come recita lo slogan del Carnevale di Venezia di quest’anno. Dunque, adelante, come ci spiegava con ironia l’ultimo Orson Welles, con ciò che è vero e ciò che forse non lo è! E lasciamo spiegare tutto questo agli amici di Play Mamet, che ci hanno deliziato con uno dei loro sketch. Uno sketch altamente radiofonico intitolato 4 a.m. Play Mamet è uno spettacolo teatrale assolutamente non convenzionale basato sui testi dello sceneggiatore statunitense David Mamet e messo in scena da cinque bravissimi attori attivi nella ciudad condal: Òscar Bosch, Neus Suñé, Valentina Calandriello, Carlos Conde e Nicolás Rivero. Un bel mix di esperienze e di retroterra culturali distinti a mezzo tra Catalogna, Italia, Galizia ed Argentina. Uno spettacolo in cui il caso gioca un ruolo fondamentale, al pari del pubblico, che diventa protagonista. Spiegarvi come funziona Play Mamet non è affatto facile, ma se fate attenzione a quello che, con il Miles Davis di A tribute to Jack Johnson di sottofondo, ci hanno raccontato Òscar, Valentina e Nicolás lo capirete. La migliore cosa che possiate fare, però, è andare a vederlo di persona. Per il momento troverete i nostri cinque amici, accompagnati dal musicista Lalo López e dalle sue improvvisazioni musicali, ogni lunedì sera, alle 21h30, al Freedonia (C/Lleialtat 6) nel mezzo del Raval. Per maggiori informazioni date un’occhiata alla loro pagina di facebook e se le parole non vi bastano e volete proprio le immagini, se schiacciate qui, potete vedere il trailer di Play Mamet.

Nemmeno il tempo di ascoltarci il ritmo indiavolato dei Left Lane Cruiser e le sonorità funky di Betty Davis e ci siamo trovati già nel nostro piccolo studio di Radio Contrabanda Rossana Taddei e Gustavo Etchenique. A chi ci ha seguito nell’ultimo anno questi due nomi dovrebbero dirgli qualche cosa. Nel caso in cui foste di memoria corta o foste dei nuovi aficionados del nostro Zibaldone, non c’è problema: schiacciate qui e vi rinfreschiamo le idee in un solo click. Rossana è una cantante, musicista ed artista ticinese, ma con fortissimi legami con l’Uruguay, terra d’emigrazione dei suoi avi in varie occasioni. Gustavo è un batterista e percussionista uruguayano dalle mille risorse. A giugno dell’anno scorso, quando erano stati per l’ultima volta a Barcellona, avevamo parlato di poesia e musica e della ricerca dell’identità. Questa volta, Rossana e Gustavo – a Barcellona per un piccolo tour che li ha visti suonare, tra l’altro, al Festival BarnaSants – ci hanno presentato in esclusiva il loro ultimo lavoro: MINIMALmambo, un album davvero sui generis, uscito pochi mesi fa in Uruguay. Quattordici canzoni dove la poesia e la musica si fondono e le sonorità latine si mescolano a qualcosa che sa di tradizione musicale italiana. L’incredibile voce di Rossana, potente e dolce allo stesso tempo, e il protagonismo delle percussioni suonate da Gustavo fanno il resto. Se volete sapere qualcosa di più di Rossana Taddei e del progetto MINIMALmambo, vi consigliamo di dare un’occhiata qui.

Quella di questo venerdì è stata davvero una puntata piena di ospiti e di sorprese. E dulcis in fundo, in esclusiva per Zibaldone, vi abbiamo proposto l’intervista che abbiamo fatto ad uno dei più grandi musicisti italiani viventi: Enzo Avitabile. Enzo è stato qui a Barcellona in questi giorni per un concerto con i Bottari nell’ambito del Festival Internacional de Percussió de Catalunya. Un concerto emozionante e passionale. Con Enzo abbiamo parlato del suo progetto con i Bottari di Portici iniziato oltre dieci anni fa con Salvamm’o munno, album premiato dalla critica e dal pubblico. Ma anche di molto altro: della sua terra, della vita, della musica. Del messaggio delle sue canzoni, un messaggio di cui il mondo, di questi tempi, ha sempre più bisogno. Della sua lunga traiettoria musicale, dal blues dei primi anni Ottanta, dalle collaborazioni con Pino Daniele e James Brown, fino alla svolta degli anni Novanta con Aizetè e Addò, le collaborazioni con gli Agricantus e molti altri artisti, la riscoperta del dialetto, la grande ricerca sulla musica tradizionale… e, infine, del suo ultimo lavoro che vedrà la luce tra poco meno di un mese: Black Tarantella, un album frutto della collaborazione con artisti italiani ed internazionali del calibro di Pino Daniele, Franco Battiato, Francesco Guccini, Bob Geldof e Enrique Morente, tra gli altri. Delle parole quelle di Enzo, che vanno ascoltate e su cui sarebbe bene riflettere. Se volete saperne di più, date un’occhiata qui.

Non potevamo concludere una puntata di Zibaldone senza il consueto appuntamento con la Trash Zone curata dalla nostra cara Eva Vignini. Cosa ha tirato fuori dal baule dei ricordi la nostra cara Eva, sempre in cerca del peggio che il Belpaese ha prodotto nell’ultimo lungo trentennio? Bé, stavolta si è toccato un altro dei punti algidi del trash italico! Eva ci ha proposto quel pupazzo rosso con accento genovese veramente fastidioso (sia l’accento, sia il pupazzo in sé) passato alla storia con il nome di Gabibbo. Un pupazzo lanciato da Striscia la notizia di Antonio Ricci che, oltre ad essere stato conduttore televisivo di altre perle del trash come Paperissima Sprint e Veline, ha assunto il ruolo di report d’assalto moralista e difensore dei più deboli delle reti Mediaset, tanto da essere premiato con un Telegatto. Insomma, un perfetto esempio della incultura berlusconiana, populista e demagogica. Ma il Gabibbo è stato pure cantante. E noi ci siamo ascoltati uno dei suoi «successi»: Ti spacco la faccia, un ottimo messaggio da parte del moralista difensore dei più deboli.

Chiudere con quel pupazzo rosso che ha rovinato l’esistenza di molti giovani tra la caduta del Muro di Berlino e la fine della Prima Repubblica sarebbe stato forse troppo duro. Per noi e per voi. Allora abbiamo pensato bene di metterci una pillola musicale per curare le ferite inferte dal trash. È stata la nostra cara Laura Orlandini a curare il consiglio musicale della settimana. Loro sono marchigiani e ci offrono un «pop sbarazzino ma mica tanto». Si chiamano Chewingum e dal loro ultimo album intitolato Nilo, ci siamo sentiti Atlantic City. Se volete saperne di più su questi tre giovani virgulti di Senigallia, schiacciate qui.

Buon ascolto!

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Di Gomorra catalana, del poeta Bondi e di vicine pettegole (27 gennaio 2012)

Sono arrivati i giorni della merla e, immancabile, è arrivato anche il freddo e il gelo. Barcellona non è Berlino, questo è fuori di dubbio, ma il bavero del cappotto lo si è dovuto tenere ben alto. E l’influenza pare abbia fatto stragi di giovani e di non tanto giovani, con i suoi annessi e connessi. Insomma, è arrivato davvero un altro inverno. E noi, dal nostro piccolo studio all’ultimo piano di uno dei vecchi edifici che danno sulla Plaça Reial, abbiamo pensato bene di fregarcene e di iniziare un’altra puntata del nostro Zibaldone con qualcosa che rimette in circolo il sangue nelle vene come un buon bicchiere di whisky. Così, senza se e senza ma, vi abbiamo sparato subito nelle orecchie due pezzi dell’America profonda – visto che di America non avevamo in programma di parlarne in tutta la puntata -, due pezzi belli e impossibili come Get Out My Life, Woman del grande Lee Dorsey e Give it up di quella giovane promessa conosciuta con il nome di Amos Lee.

L’ambiente era abbastanza caldo perché facesse la sua comparsa un grande giornalista e scrittore catalano, Joan Queralt. Avere ospite Joan Queralt significa avere la possibilità di chiacchierare con cognizione di causa di moltissime cose. Joan visse nel Cile di Salvador Allende nei primi anni Settanta, seguì Fidel Castro nei quasi tre mesi passati dal Comandante tra Santiago, Valdivía e Valparaíso alla fine del 1970, informò dall’Argentina del colpo di Stato di Pinochet nel settembre del 1973, mettendo in luce la partecipazione degli Stati Uniti nel golpe. E poi gli anni passati a Buenos Aires tra l’ultimo governo di Perón e la dittatura di Videla, i molti articoli scritti su quello che stava succedendo nell’America Latina degli anni Settanta, la fuga in Europa per degli articoli che dai generali argentini vennero giudicati «scomodi»… e poi la Spagna della transizione alla democrazia e, soprattutto, una grande passione: l’Italia. Interessarsi al nostro paese è stata per Joan una maniera di risentirsi, in un certo qual modo, a Buenos Aires, dopo aver dovuto abbandonare l’Argentina ed essersi installato di nuovo a Barcellona. Una passione che si è plasmata in parecchi libri che hanno come protagonista il nostro paese e, soprattutto, la Sicilia, come Crónicas mafiosas, Sicilia 1985-2005 (2006) e El enigma siciliano de Attilio Manca (2008) ed in un documentario come Jueces en tierra de mafia (1995). Ma la passione di Joan per l’Italia e il suo interesse da giornalista e scrittore per le questioni di mafia non si è fermato qui. Continua a tutt’oggi. Ad ottobre del 2011, difatti, è uscito La Gomorra catalana (Barcelona, Angle Editorial), un libro che racconta nel dettaglio la storia della camorra napoletana e la sua presenza in Catalogna nell’ultimo decennio. La guerra di Scampia, la lotta tra il clan Di Lauro e il clan Amato-Pagano, la costituzione di una vera e propria base della camorra nel cuore di Barcellona, il traffico di stupefacenti tra la Spagna e Napoli ed il riciclaggio di denaro sporco, il fenomeno della globalizzazione del metodo mafioso… di tutto questo abbiamo parlato con Joan, con l’accompagnamento musicale di Pietra Montecorvino, dei Lautari e dei Canti dalla Sicilia di Rosa Balistreri. Ed anche, come anticipazione per Zibaldone, del suo nuovo progetto: un libro dedicato a Leonardo Sciascia e alla maniera in cui il grande intellettuale siciliano ha cercato di comprendere il fenomeno mafioso. Se volete saperne di più, date un’occhiata qui.

Abbiamo avuto giusto il tempo di farvi ascoltare due belle proposte che vengono dalla penisola a forma di stivale, Vittorio Cane e Tonj Acquaviva, e di immergervi per un momento nel mare dei Caraibi con Las Ondas Marteles, mentre nel nostro piccolo studio si sistemavano Guido, Ulises e Guillermo, i tre membri di un gruppo davvero simpatico, Las Veinas Xafarderas. A volte la migliore maniera per spiegare chi è qualcuno, è lasciarlo spiegare alla persona in questione. Sentite dunque come si presentano Las Veinas Xafarderas: «11 de septiembre de 2011, un italiano en paro llega al 4º 3ra de un piso de la Barceloneta. Al mismo tiempo y en su primera experiencia en Barcelona, un Argentino, guitarra en mano, le pisa los talones, los 2 entran tropezando en el piso de Guillermo «el capo del raval», luego de unas cervezas belgas el ambiente se distiende y descubren que uno es músico, otro escritor y el otro percusionista. Ahí nomás sacan la guitarra y comienza a fermentarse el grupo Italo-Argentino «Las veinas xafarderas», que con sus letras reflejan la amanida lingüística de la ciudad.» Che altro aggiungere? Che i pezzi che ci hanno fatto ascoltare dal vivo sono davvero uno spaccato di questa città, chiusa tra il Mediterraneo e la piccola catena montuosa di Collserola: il bar della Leo, le birre e le tapas, le ragazze e la spiaggia, il mix di lingue, di facce e di esperienze. E poi? E poi, qualche altra chicca, come le poesie di Guido Micheli e del suo amico Piè, anima e corpo di Le tre piume, una fanzine nata qualche tempo fa nel milanese, che potete conoscere semplicemente schiacciando qui. E una canzone che, credo, segna una generazione di italiani e di italiane, un po’ punk e un po’ figli degli anni Ottanta: Puttansuora, suonata dagli Elastici e barattoli.

Ma perché tutto ciò diventasse una vera puntata di Zibaldone non poteva mancare la Trash Zone, curata dalla nostra cara Eva Vignini, che questa settimana ha anche trovato lavoro. Un grande evviva era dipinto sul suo volto. E la sua gioia si è convertita in una scelta davvero geniale per quanto riguarda il trash nostrano. Già lo sapete perché avete letto il titolo: questa volta, dopo i vari Francesco Salvi e Mauro Repetto, dopo gli incombustibili Solange e Mago Otelma, è stato il turno del politico, filosofo, notaio, giornalista, intellettuale e poeta Sandro Bondi. Eva ne ha ripercorso la vita con grande acume, soffermandosi infine sulle poesie dedicate ad amici e nemici, vicini e lontani, come Cicchitto e Obama, Veltroni e Jovanotti, Luciana Littizzetto e Giuliano Ferrara. Un momento di grande cultura. Non perdetevelo, vi prego.

E infine, prima di chiudere, l’appuntamento con il consiglio musicale della settimana. Loro sono torinesi, sono attivi dal 2004 e si sono fatti conoscere con il loro primo album, Low Fidelity in Relationship (2009) con il singolo Teenage love. Si chiamano Farmer Sea e con le loro atmosfere ci trasportano lontano dall’Italia e dal Mediterraneo, verso l’Atlantico e la musica anglosassone. Dal loro ultimo album, Sea place, uscito ad inizio 2012 per la Dead End Street Record ci siamo sentiti The Fear. Per sapere qualcosa di più dei Farmer Sea, schiacciate qui.

Buon ascolto!

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Di Fronti di liberazione della conoscenza, di Pippo Franco e di Elvino Trabucco (20 gennaio 2012)

Questo soleggiato mese di gennaio ci ha scaldato le mani ed il cuore. E la voce. O forse sarà stato il bel tramonto che vedevamo dagli studi di Radio Contrabanda nel pomeriggio di questo venerdì 20 gennaio? Tant’è che ne è venuta fuori una gran bella puntata, care amiche e cari amici di Zibaldone. Molta buona musica e molte chiacchiere interessanti. Vi sembra poco? Ascoltare per credere! Se non vi piace, ci potete scrivere e sarete rimborsati!

Abbiamo aperto con Grisou, il singolo che ha fatto conoscere in Italia i Vetrozero, una band trentina che sta facendo faville. E tanto per scaldare i motori abbiamo poi continuato con Never Enough, una delle ultime canzoni di John Doe, reduce da una tournée spagnola. Un tappeto musicale degli indimenticabili Weather Report ci ha introdotto il primo ospite di questa puntata di Zibaldone: Francesco Salvini, attivista del Knowledge Liberation Front e della Universidad Nómada spagnola. Abbiamo conosciuto Francesco lo scorso dicembre durante le giornate di studio organizzate da Bifo e dallo Scepsi che si celebrarono al Macba di Barcellona sotto l’acronimo di KAFCA (Knowledge against Financial Capitalism), di cui parlammo in radio qualche tempo fa, proprio attraverso la voce di Bifo e di Valerio Monteventi. Francesco ci ha spiegato l’interessante progetto del KLF, un «fronte» di liberazione della conoscenza, appunto, che cerca di riunire vari collettivi europei e ripensare la realtà, proponendo altre vie d’uscita alla crisi che ci sta dilaniando. Francesco vive tra Barcellona e Londra. E proprio di queste due realtà e dei suoi movimenti sociali abbiamo parlato. Del movimento spagnolo del 15 M, delle sue origini e dei suoi precedenti, e del movimento studentesco inglese, che si era fatto conoscere a novembre del 2010 con un’azione che rimarrà nella storia: l’occupazione della sede del partito Tory. Ma l’Inghilterra neoliberale dell’ultimo biennio è una realtà davvero interessante, tra il movimento di Occupy London e i riots dell’agosto scorso. Accompagnato da Iberona di G.G. Quintanilla, da un pezzo tratto da Jesus Let me Down, quella perla gothabilly degli Slim Cessna’s Auto Club, e da Quiero ser una chica Almodovar di Joaquín Sabina, Francesco ci ha informato di tutto questo. E di molto altro. Se volete saperne di più, date un’occhiata alle pagine web del Knowledge Liberation Front, del Barcelona Hub Meeting e della Universidad Nomada.

Tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo la Trash Zone. Ed oggi abbiamo toccato lo zenit del trash italico dell’ultimo trentennio. La nostra cara Eva Vignini non poteva fare di meglio, lo dobbiamo proprio ammettere. Altro che Mauro Repetto! Altro che Francesco Salvi! Questa volta siamo davvero arrivati al nocciolo della questione, la chiave di volta del tutto. Di chi abbiamo parlato? Ma di quel grandissimo attore, regista, cantante e chi più ne ha più ne metta passato alla storia con il nome di Pippo Franco. Dalle canzoni nei locali romani alla finta satira di regime del Bagaglino. Nel mezzo c’è tutto un mondo. E ve lo lascio scoprire ascoltando quello che ci ha raccontato Eva…

La voce graffiante e calda di Giulia y los Tellarini ci ha trasportato di nuovo nella musica di qualità. Sì, perché di punto in bianco il nostro piccolo studio si è riempito di musicisti. Un tamburo e delle percussioni, una tromba e uno xilofono, un ukulele e una chitarra. E quattro voci. Sarebbe a dire, Toni Bruna e la sua band (Andrej Pavatich, Massimo Tunin, Ale Martini), a Barcellona in questi giorni per una piccola tournée, il Magic Ants tour 2012, che li vede protagonisti in una serie di concerti nel barrio Gótico e nel Raval. Avevamo già avuto ospite Toni Bruna ai microfoni di Zibaldone all’inizio del settembre scorso. Ci aveva presentato qualche pezzo unplugged di Formigole, il suo ultimo album, ed avevamo chiacchierato di musica folk, di dialetto, di Trieste, di Pasolini, in compagnia di quel genio di Riccardo Massari Spiritini. Questa volta l’infaticabile Toni è ritornato. Ed è tornato alla grande. Da Trieste con furore. O con amore. O con tutte e due. Con la sua band abbiamo chiacchierato della vita e di musica. Ma soprattutto abbiamo goduto di una mezz’ora di musica dal vivo che ci ha imbambolato. A volte le parole non sono sufficienti per poter spiegare quello che abbiamo vissuto nella nostra piccola radio freccia barcellonese. Mi auguro che ascoltandolo possiate vivere anche solo la metà di quello che abbiamo vissuto noi… se volete conoscere Toni Bruna, schiacciate qui.

E last but not least: il consiglio musicale della settimana. Lui è fiorentino, vive in Olanda ed è cresciuto tra Sergent Pepper’s e la Computer Music. Si chiama Tenedle. Compone una musica elettronica raffinata che fonde suoni, rumori e ritmi contemporanei. Atmosfere nordiche, rarefatte, ossessive e una riflessione sulle nuove forme di solitudine create dalla tecnologia. Dal suo quarto album, Grancassa, vi abbiamo fatto sentire La cura del suono. Se volete saperne di più, date un’occhiata qui.

Buon ascolto!

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Merda! (13 gennaio 2012)

Sotto Natale e Capodanno abbiamo tutti mangiato molto. È praticamente impossibile scampare a questa regola di vita. Tra le lenticchie e lo zampone, la polenta e il cotechino, i torroni, il panettone e il pandoro, il vin brulè, lo spumante e le grappe è praticamente impossibile mantenere la linea. E il compito di molte e molti in queste settimane di gennaio è proprio riacquistare la linea che si è perso in un battibaleno, dopo duri sforzi durante l’estate e l’autunno passati. I procedimenti per farlo sono molti: l’attività fisica, le diete, i consigli medici. E chi più ne ha più ne metta. Ma tutti questi procedimenti, che lo si voglia o meno, passano per uno stadio previo. Il water closet, dove finiscono la maggior parte delle prelibatezze degustate e delle leccornie assaporate.

E così, noi impavidi zibaldoniani, abbiamo pensato bene di iniziare questo 2012 con una puntata dedicata interamente a quella che il Dizionario della Lingua Italiana definisce «la parte non digerita degli alimenti che viene espulsa con la defecazione». Sarebbe a dire, la merda. Avremmo potuto scegliere un argomento più adatto all’anno in cui secondo i Maya finirà il mondo? Ma la merda, care amiche e cari amici, lo sapete bene anche voi, vuol dire questo e molto altro ancora. Il Dizionario della Lingua Italiana ci illumina al riguardo. Il secondo significato è: «Persona o cosa spregevole, di nessun conto o valore: quell’uomo, quel film è una m.; situazione complicata e pericolosa, da cui è difficile uscire: essere nella m. fino al collo || rimanere di m., attonito, stupito, meravigliato | fare una figura di m., una figuraccia». Un termine con molte valenze che utilizziamo con una frequenza incredibile nell’arco della nostra vita. Il Dizionario della Lingua Italiana ci offre un’ulteriore precisazione: «In funzione di esclamazione» vi si legge «esprime rabbia, impazienza, disappunto, rifiuto, stupore ecc.; può anche esprimere disprezzo per qualcosa che può accadere o che viene minacciato». Ed appunto di tutto questo abbiamo parlato in compagnia della nostra cara Eva Vignini e del nostro caro Fabrizio Vernice. Della cacca delle fotomodelle, della merda d’artista, delle cagate dei cani in Via Peano a Roma, della coprofilia di Adolf Hitler ed Albert Speer, oltre che di quella leggenda metropolitana che vede il buon Gianni Morandi pappare quantità non irrisorie di feci. Che sia vero nessuno lo sa, ma girano voci nei corridoi e nelle sale d’aspetto dell’ospedale Rizzoli di Bologna che il sex symbol della piccolo-borghesia democristiana sia stato trovato con residui di escrementi nello stomaco in più d’una occasione… Ma con la cacca si concimano anche i campi, come ricordava Fabrizio De André, che ci ha lasciato proprio tredici anni fa. E dai campi concimati nascono i fiori. E visto che noi siamo in radio e i fiori non ve li possiamo mostrare, in compenso vi facciamo ascoltare delle canzoni. Ecco, le canzoni sono i nostri fiori. E il nostro percorso musicale di questa prima puntata del 2012 è iniziato con un gran bel fiore, una rosa pungente direi: il grande John Doe, voce ed anima degli X, con un pezzo che ha fatto la storia del punk rock californiano dei primi anni Ottanta, Sugarlight.

E poi tanti altri fiori, alcuni rossi ed altri gialli. Ed altri, non si poteva fare altrimenti, dello stesso colore della cacca. Sì, perché, grazie ai suggerimenti del nostro caro professor Lele Felice, vi abbiamo riservato una colonna sonora che ha a che fare con la tematica di quest’oggi. Dal Lucio Dalla di Merdman e di Stronzo siamo passati al Giorgio Gaber de La marcia dei colitici per finire con quel meraviglioso grido di Leo Ferré: Merde. E nel mezzo c’è stato il tempo per un Paolo Conte d’annata – Per ogni cinquantennio -, un pezzo recente di Lluis Llach – Pilar – e un indimenticabile Benigni – L’inno del corpo sciolto -. Ma non è finita qui perché io ci ho messo del mio: Old Shit/New Shit degli Eels, I want your shit on my leg di quel meraviglioso pazzo australiano conosciuto con il nome di Bob Log III e la cover di Richard Cheese di People Equals Shit degli Slipknot. Ed anche il buon Fabrizio non è stato da meno con una perla poetica di rara bellezza e gli Elio e le Storie Tese accompagnate dall’inascoltabile Max Pezzali in Shpalman. Ed Eva, che quest’oggi ha pensato bene di non portarci nulla di trash giacché tutta la puntata è trash, ci ha suggerito un bel pezzo rock made in Italy: Piede sulla merda di Bugo.

E nel mezzo di tutto questo c’è stato anche il tempo per un ospite di tutto rispetto. A lui dobbiamo che per almeno una ventina di minuti non si è parlato di cacca. Lui si chiama Jordi Pèlach, ma si è fatto chiamare anche Alex Cabin. È catalano, è psicologo ed è cantautore. E ci ha fatto sentire, in anteprima per Zibladone, un paio delle sue ultime creazioni. Ci ha anche mandato una bella presentazione. Tanto bella che ve la faccio leggere anche a voi: Ya había entendido a Elvis cuando decidí empezar a tocar la guitarra. Inconstante por edad y naturaleza, totalmente autodidacta, descubrí mi libertad antes que mi técnica. Me refugié en la filosofía punk y rápidamente monté una banda de rock, Asuntos. Nos faltó madurez y lo dejamos a los seis años, tras muchos conciertos, aprendizajes, mediocridad y algún triunfo inesperado. Estaba listo para abandonar, aprendí a tocar sólo como necesidad vital. Busqué por todas partes, el surrealismo, la bohemia, la espiritualidad, el psicoanálisis, la interpretación, el budismo… Unos años después, al leer a Kandinsky, un personaje empezó a ocupar mi cuerpo, Alex Cabin, un tipo narcisista que me enseñó a buscar el espíritu en la materia y a escuchar todas la voces. Le dejé el timón y consiguió lo que yo no podía, creer en sí mismo y realizar una veintena de conciertos en Barcelona como cantautor introspectivo y abstraccionista. Actualmente algún círculo se está cerrando, nuestro viejo mundo se acaba. Y yo estoy aquí, listo para recibirlo y para entregarlo. Llegó la hora de que por fin, pueda ser Jordi Pèlach. Ya no hay que hacer nada, sino hacerlo todo. Escribiré en catalán, lengua de mis padres; tocaré pop, nostalgia y decadencia de mi tiempo; cantaré como si me escuchara todo el mundo, oscura profecía. Pronto saldrá una maqueta con mis nuevas cuatro primeras canciones, otra vez. Se questo e quello che ci ha fatto sentire in radio non fosse sufficiente, date un’occhiata qui.

Che altro dirvi? Ah, sí: che le radio libere, in quanto libere e senza pubblicità e senza finanziamenti, sono anche sensibili ai problemi tecnici. È quello che è successo nella prima mezz’ora di questa puntata, dove un rumorino di fondo ha disturbato l’emissione. Qualcuno l’avrà pensato sicuramente e noi lo anticipiamo: che puntata di merda!

Buon ascolto! E buon 2012 dall’Armata Brancaleone di Zibaldone!

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Di eclissi democratiche, di divini cialtroni e della ricerca di se stessi (16 dicembre 2011)

È arrivato ormai il freddo e (quasi) il gelo, Natale è alle porte, Barcellona è piena di mercatini e di gente che compra regali (e la crisi?), gli amici si domandano dove e come passeranno Capodanno e Zibaldone è arrivato all’ultima puntata di questo 2011 con parecchi ospiti e una marea di sorprese. Dopo un tuffo musicale nel passato spagnolo, con la voce inconfondibile di Dolores Vargas, abbiamo cominciato in medias res, come dicevano i nostri antenati latini, con la prima intervista di questo venerdì di dicembre.

Abbiamo avuto con noi Vittorio Agnoletto (nella foto di sinistra intervistato dagli amici di SpaghettiBcn), che è passato da Barcellona per presentare L’eclisse della democrazia. Le verità nascoste sul G8 2001 a Genova (Feltrinelli, 2011). Un libro scritto a quattro mani da Vittorio Agnoletto appunto, che nel 2001 era il portavoce del Genoa Social Forum, e da Lorenzo Guadagnucci, giornalista de Il Resto del Carlino e una delle 93 vittime della Scuola Diaz, con l’aiuto del Pubblico Magistero del processo sulla Diaz, Enrico Zucca. Un libro fondamentale per ripensare un nodo cruciale della recente storia italiana, quel buco nero – o, come lo definiscono gli autori, quell’eclisse – della democrazia che abbiamo vissuto a Genova nell’estate del 2001, tra la morte di Carlo Giuliani e le «notti cilene» alla Scuola Diaz e alla caserma di Bolzaneto. Un libro in cui non solo si ricordano i fatti di quell’estate di dieci anni fa, ma in cui si fanno i nomi e i cognomi di chi fece quelle violenze e di chi le ordinò e di chi ne garantì negli anni successivi l’impunità. Agnoletto e Guadagnini raccontano 9 anni di processi e i tentativi legali (ed illegali) messi in atto per impedire che questi processi portassero a delle condanne, documentano minuziosamente come i 25 poliziotti e funzionari condannati per le violenze alla Diaz e i 45 poliziotti, carabinieri e membri della Guardia di Finanza condannati per le torture della caserma di Bolzaneto non abbiano passato (e non passeranno) nemmeno un giorno in carcere e di come tutti siano stati «premiati» con delle promozioni. Ma con Vittorio Agnoletto abbiamo parlato anche del decennale del G8 di Genova celebrato nel luglio di questo 2011, della manifestazione del 15 Ottobre di Roma, dei black block, degli infiltrati e del movimento del 15-M spagnolo. Un libro che vale assolutamente la pena leggere.

Con il tempo fornitoci da Fall Dog Bombs the Moon, uno degli ultimi pezzi che ci ha regalato il Duca Bianco prima del silenzio, siamo riusciti a montare nel piccolo studio della nostra Radio Freccia barcellonese un piano davvero grande, un Roland bianco, allo stile di quelli che era solito suonare Gil Scott-Heron. Il piano è di una bravissima cantante, compositrice e musicista neozelandese. Ed anche la voce che sentite nell’intervista è la sua. Lei si chiama Tamar McLeod Sinclair ed è venuta per presentarci il suo ultimo album, The Heart Notes, un album ricco di poesia, di ricerche musicali, di emozioni. Un album che è frutto di sei anni di viaggi ed esperienze in Europa, tra Praga, Dundee, Barcellona, il sud della Francia, Londra e la Toscana. Un album che conta con la partecipazione di oltre 40 musicisti di 12 paesi diversi e che è stato registrato in sei differenti paesi. Un album che sa trovare un incredibile equilibrio tra il funk e il jazz, tra le sonorità gipsy e quelle gaeliche. Un album che cerca di andare al nocciolo della questione. E ci riesce. Ripensare se stessi in un mondo globalizzato, in continuo movimento. In The Heart Notes, Tamar ripensa alle sue origini, alla popolazione maori, alla Nuova Zelanda dove è cresciuta, al confronto-scontro con la realtà del Vecchio Continente. Con una voce magnifica e con una capacità unica di renderci partecipi delle sue emozioni, Tamar ci ha proposto anche un pezzo live, Resting place?, con cui si apre il suo album. Per conoscere la musica di Tamar e per saperne di più sui suoi prossimi concerti, date un’occhiata qui.

Ma in quest’ultima puntata del 2011 di Zibaldone non poteva mancare la Trash Zone. Ed è stata ancora la nostra cara Eva a tirare fuori dal baule dei ricordi un altro prodotto assolutamente trash della nostra Italietta. Un altro simbolo, in fin dei conti, di quello che è il nostro paese. Di chi stiamo parlando? Del divino Otelma, al secolo Marco Amleto Belelli. Un personaggio che si definisce Primo Teurgo della Chiesa dei Viventi Gran Maestro dell’Ordine Teurgico di Elios, un uomo stranamente simile a Massimo Boldi e Sandro Bondi che può vantare una gioventù nel Movimento Sociale Italiano e nella Democrazia Cristiana prima di abbracciare a fine anni Settanta il verbo dei Radicali, un soggetto sempre presente nei talk show della televisione italiana e che, nel 2007, si è anche lanciato nella carriera musicale con Il CD divino. E proprio da questo album ci siamo sentiti una canzone orribile. Davvero.

Accompagnato dalla musica selezionata dalla nostra figliol prodiga Laura Orlandini, che ci ha fatto conoscere meglio due nuove proposte provenienti dal Belpaese (Le luci della centrale elettrica e BrunoriSAS), è stato con noi anche Julio Vialard, pittore ed artista del Madagascar, che ci ha parlato della sua expo I Love Barna, che potete vedere fino a fine dicembre nel Centro Civico Parc Sandaru di Barcellona. Una pittura ricca di colori e di influenze che risente dell’esperienza umana di Julio, nato e cresciuto in Madagascar, ma poi trasferitosi in Francia. Una maniera di vedere e di pensare se stessi, una maniera per tentare di rispondere con l’arte alle domande che ci perseguitano dalla nascita e che ci accompagnano fino alla morte: Chi siamo? Da dove veniamo? Una maniera, quella di Julio, di parlare di una questione di cocente attualità nelle società figlie del melting pot: l’identità. E la risposta di Julio è sincera, allegra, affatto superficiale. Se volete avere maggiori informazioni, cliccate qui.

E per chiudere non poteva mancare il consiglio musicale della settimana. Questa volta vi abbiamo proposto un giovane cantautore torinese. Si chiama Vittorio Cane. È ironico e geniale, semplice e profondo. Da Palazzi, il suo terzo album prodotto dall’interessante discografica ferrarese New Model Label, vi abbiamo fatto ascoltare Sto bene e la canzone che da il titolo all’album, Palazzi. Per saperne di più su Vittorio Cane, date un’occhiata qui. Buon ascolto!

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Di personaggi in cerca di se stessi, di gruppi retro-pop e di Sante insolvenze (9 dicembre 2011)

Un’altra puntata che inizia a tutta birra con il ritmo indiavolato dei Blood Sweat & Tears e della loro Spinning Wheel e una chicca dei Velvet Underground, quella We’re gonna have a real good time together, che pare una dichiarazione di intenti per un venerdì sera qualsiasi. E un’altra puntata dove Zibaldone dimostra ancora una volta di essere uno… «zibaldone» appunto! Teatro, musica dal vivo, politica, satira, consigli musicali e una ricca agenda di appuntamenti.

Abbiamo iniziato con il teatro. Ed è ritornato a farci visita dopo una lunga assenza Marco con i bei progetti del Teatro Stabile di Barcellona. Dopo il successo di Voci d’Italia, messo in scena questa primavera alla Casa degli Italiani di Barcellona, questa volta Marco ci ha parlato di una questione che ci riguarda da molto vicino: l’emigrazione. Quella passata e quella presente. E il grosso tema che sta al fondo di tutto ciò: l’identità. Chi siamo? E come siamo? E come ci vedono gli altri? Una situazione pirandelliana che non può non rimandare al Gengè Moscarda di Uno, nessuno e centomila e che ci ricorda quanto tutti noi, in fin dei conti, siamo dei personaggi in cerca d’un autore. O, sarebbe meglio dire, in cerca di se stessi. Il teatro può aiutarci a trovare delle risposte a queste domande? Marco ci spiega come. Con l’aiuto di Giorgio Gaber e di Alessandro Baricco. E, soprattutto, con l’aiuto di Fabrizia Martano e della sua meravigliosa voce. E attraverso un’iniziativa assai interessante: un concorso di scrittura teatrale e di narrativa sul tema dell’identità degli italiani che vivono all’estero. Per partecipare al concorso e per dire la vostra in questo dibattito, date un’occhiata qui.

E dopo la musica tradizionale dei Rapsodia Trio e la calda voce di Leonard Cohen – di cui a fine gennaio uscirà il nuovo album, Old ideas – nel piccolo studio di Radio Contrabanda sono venuti a trovarci un gruppo di grande qualità attivo qui a Barcellona. Si chiamano San Marino e da un anno a questa parte stanno girando in lungo e in largo la penisola iberica con il loro retro-pop che conquista al primo ascolto. Ritmi diversi e uno stile inclassificabile che sono frutto dell’incontro di un eclettico chitarrista argentino, Iván Hanon, e di una cantante gallega con una voce intensissima, Lucía Figueroa. E che negli ultimi mesi si è arricchito di nuovi elementi: un bassista francese (Arnaud Spicq) e di un batterista catalano (Francis Sanz). Tra il racconto di un incontro in un club di jazz e l’apparente abbonamento ai controlli della polizia stradale in ogni concerto fuori Barcellona, Iván e Lucía ci hanno anche deliziato con un pezzo dal vivo, Insoportable, un vero tormentone che non se ne va dalla testa dopo averlo ascoltato. Per ascoltare la musica dei San Marino e per conoscere le loro prossime date, guardate qui.

Dal retro-pop siamo poi scivolati dolcemente verso il trash in compagnia della nostra cara Eva. La storia italiana ci riserva mille e mille sorprese e per la Trash Zone di oggi Eva ha avuto solo l’imbarazzo della scelta. E chi ha scelto? Un grande personaggio della società dello spettacolo, della politica e del porno. Ed anche della musica. Di chi parliamo? Ma di Ilona Staller, meglio conosciuta con il nome d’arte di Cicciolina. E dell’ungherese che ha messo a nudo il sistema partitocratico del Belpaese ci siamo sentiti anche una canzone: Pane, marmellata e me.

Dopo Cicciolina non potevamo abbandonare la politica. E lo abbiamo fatto senza scherzare, questa volta. E con l’aiuto di due intellettuali ed attivisti italiani in visita a Barcellona: Franco Berardi (Bifo) e Valerio Monteventi. Sì, perché i primi tre giorni di dicembre, al Macba si è organizzato un interessante incontro sul capitalismo finanziario, l’attuale crisi economica e i movimenti politici e sociali. KAFCA (Knowledge Against Financial Capitalism) è stato il nome di questo incontro e lo SCEPSI (European School of Social Imagination) ne è stato il principale organizzatore. Con Bifo abbiamo parlato di tutto questo e, come no, della critica situazione politica italiana, tra le dimissioni di Berlusconi e il governo tecnocratico di Monti, tra le pressioni dei mercati e le misure draconiane contro quel poco che rimaneva del Welfare State. Valerio Monteventi, invece, ci ha raccontato dettagliatamente l’esperienza bolognese di questi ultimi mesi. La città rossa pare non deludere le aspettative in questo nuovo autunno caldo con un nuovo movimento, quello della Santa Insolvenza, promotore di molte iniziative che dal basso cercano di trovare delle risposte alternative alla dottrina neoliberalista dominante. Dalla creazione di spazi autonomi alla tessera del pane e del companatico. Per essere aggiornati su quello che si sta facendo e pensando a Bologna, potete dare un’occhiata al quotidiano online autogestito Zero In Condotta.

E per chiudere il consiglio musicale della settimana. Questa volta vi abbiamo proposto un giovane e bravo cantautore attivo nella Grande Mela, Nimesh Gandhi, accompagnato dalla sua band. Si chiamano Gandhi e del loro indie-art-rock ci siamo sentiti due gran bei pezzi, Ancient Girl e Forever. Se volete sapere qualcosa di più su di loro, schiacciate qui. Buon ascolto!

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Di decadenza dannunziana, di fascismo e di cantautori trentini (2 dicembre 2011)

Questa volta siamo andati al nocciolo della questione, come scriveva Graham Greene anni or sono. Sarebbe a dire? Letteratura, politica e buona musica. Sì, perché abbiamo parlato di tutto questo in queste due ore insieme sulle frequenze di una delle radio libere più longeve di Barcellona. E abbiamo iniziato, tanto per non sbagliarci, con il maestro Bob Dylan e con uno dei suoi più bei pezzi You’re a Big Girl Now.

Con il post rock dei Karate abbiamo iniziato una bella chiacchierata con David Martín Copé fondatore e anima delle Ediciones Alfabia. Nata nel 2008, questa piccola casa editrice barcellonese sta portando avanti un progetto molto interessante, dove le traduzioni di classici quasi dimenticati si unisce alla proposta di nuovi autori e degli inediti, dei diari e delle lettere dei grandi nomi della letteratura contemporanea. Tra le tante proposte delle Ediciones Alfabia ci sono anche alcuni autori italiani tradotti in castigliano, come Anna Banti e Gabriele D’Annunzio. E, con l’accompagnamento musicale degli Einstürzende Neubauten, proprio del Poeta-Vate è venuto a parlarci David vista la recente pubblicazione in castigliano de Il Trionfo della Morte, impreziosita da un saggio di Henry James.

Pubblicato per la prima volta nel 1894, Il Trionfo della Morte è probabilmente il miglior esempio della letteratura decadente di stile d’annunziano: un romanzo psicologico che inizia con una citazione di Nietzsche e che intreccia indissolubilmente l’amore e la morte, in un modo forse ancora più superbo che ne Il Piacere. Ma non solo di D’Annunzio è venuto a parlarci David. Con lui abbiamo parlato anche del coraggio di chi nel terzo millennio e nel mezzo della crisi attuale ha voluto investire le proprie energie per creare una casa editrice diversa dalle altre, sfidando i colossi dell’editoria e gli e-book. E abbiamo parlato anche di quella vaca sagrada del rock’n’roll statunitense – Lou Reed – che si è addormentato l’anno scorso proprio qui a Barcellona durante la presentazione della meravigliosa edizione de El Cuervo dove spiccano i disegni di Lorenzo Mattotti. Per saperne di più sulle Ediciones Alfabia, schiacciate qui.

E con il trait d’union di uno scatenato one man band come l’australiano Bob Log III, di un allegro e country Ry Cooder prima epoca e di una sonorità davvero celestiale come quella degli Weather Report di Joe Zawinul siamo passati all’intervista che la settimana scorsa abbiamo «rubato» a Bebo Storti a Barcellona con lo spettacolo Mai Morti scritto e diretto da Renato Sarti. Uno spettacolo militante, potente e politico, sul fascismo passato e presente, sulla storia dell’Italia del Novecento, sulla memoria delle violenze italiane in Etiopia, sulla memoria partigiana, sui buchi neri della Prima Repubblica, sull’omicidio dell’anarchico Pinelli «volato» inspiegabilmente dalla questura di Milano in quel freddo inverno del dicembre 1969. Ma Bebo non ci ha parlato solo di questo spettacolo con cui ha girato tutta la penisola italiana nell’ultimo decennio. Ci ha detto forte e chiaro, senza mezzi termini, cosa pensa della società italiana, di Berlusconi e di Mario Monti. E ci ha parlato di un altro progetto che lo vede protagonista in queste settimane: un altro spettacolo militante, questa volta dedicato al Vaticano, con Pio XII e Padre Pio in scena…E dopo tanta letteratura e tanta politica non poteva non arrivare il momento della musica. E, in questo caso, della musica dal vivo. È venuto a trovarci Luca Porcelluzzi, giovane e bravo cantautore trentino che ci ha fatto sentire alcuni dei suoi ultimi pezzi. Una voce calda e potente allo stile di Vinicio Capossela, dei testi profondi e belli che ricordano le storie che il grande Faber ci ha insegnato ad ascoltare, la capacità di mettere in musica le poesie come cominciò a fare tra gli altri Paco Ibáñez, una chitarra che accompagna le parole nella miglior tradizione dei cantautori che da Brassens in avanti l’Europa ha prodotto. Tra il ritmo allegro de Il ballo dell’oca e la dolce malinconia di Piogge, Luca ci ha parlato della piccola realtà trentina, della voglia di mettere in piedi una band, delle difficoltà della vita quotidiana.

E tra tanti amici di Zibaldone, come l’ambasciatore sardo nel mondo Juan Vargas e la nostra cara Eva che ha annunciato una futura nuova rubrica di cui non ha voluto svelare nulla, vi abbiamo poi proposto il consiglio musicale della settimana. Sono romani, sono davvero bravi, sono al loro secondo album. Si chiamano Pane e il pezzo che vi abbiamo fatto sentire si intitola Orsa Maggiore, canzone tratta da una poesia del grande Vladimir Majakovskij.

E per chiudere questa volta una piccola sorpresa: la versione con la fisarmonica di Kill The Poor dei Dead Kennedys opera di un grande personaggio che passerà alla storia con il nome di Duckmandu. Buon ascolto!

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Di fabbri anarchici, di rock snob e di un nuovo giovane Olden (25 novembre 2011)

Mentre stava scendendo la notte in un soleggiato pomeriggio d’un dolce novembre, Zibaldone ha iniziato un’altra full immersion nella cultura e nella musica italiana. Ma non solo italiana, come potrete vedere se avete la pazienza necessaria ad ascoltare le due ore di programma. In compagnia di molti amici e aficionados delle radio libere, abbiamo voluto cominciare con un pezzo proveniente dagli States degli anni Settanta: i mitici Black Merda con Prophet, consigliatoci da Nimo Gandhi, un giovane cantautore di New York che vi faremo conoscere nelle prossime settimane. Ma, bando alle ciance, entriamo immediatamente in questa puntata di Zibaldone!

È venuto a trovarci Claudio Venza, docente di storia contemporanea dell’Università di Trieste e direttore, con Alfonso Botti, della rivista Spagna Contemporanea, con cui abbiamo parlato di un personaggio poco conosciuto della politica italiana: l’operaio e militante anarchico Umberto Tommasini (1896-1980). Claudio Venza ha dedicato recentemente un libro a questo personaggio dalla vita avventurosissima tra la Trieste asburgica e quella del secondo dopoguerra, passando per la lotta contro il fascismo nell’Italia dei primi anni Venti e nella Parigi dell’esilio e nell’attivissima difesa della Repubblica nella Spagna della Guerra Civile. Un personaggio senza ombra di dubbio scomodo, sia per le destre sia per le sinistre, che ha rischiato la vita in più d’una occasione, tra un tentativo di assassinio a Mussolini nel 1926 e gli scontri con i comunisti nella Spagna repubblicana del 1937, che lo portarono davanti ad un plotone d’esecuzione…Claudio Venza ha raccontato la vita di Tommasini in un interessantissimo libro, che si presenta come un’intervista fatta allo stesso militante anarchico negli ultimi anni della sua vita e che è uscito proprio in questi giorni sia in un’edizione in catalano (Umberto Tommasini, L’anarquista de Trieste. Memòries d’un indignat del segle XX, a cura de Claudio Venza, Llibres de Matrícula, 2011) sia in un’edizione in italiano (Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona, a cura di Claudio Venza, Roma, Odradek, 2011), che verrà presentata alla Libreria Italiana Le Nuvole di Gràcia, il prossimo venerdì 2 dicembre alle 19.30.

Dalla storia di un agguerrito anarchico triestino alla storia di un agguerrito cantautore perugino, Olden, al secolo Davide Sellari. Olden ci ha raccontato la sua di storia, da Perugia a Barcellona, tra il lavoro in una grande banca e la voglia di lasciare computer e conti correnti e di mettersi sul serio a suonare. Alla fine, grazie a molta volontà e una piccola dose di fortuna, Olden ci è riuscito ed ha fatto della musica la sua vita come dimostra questo suo primo lavoro omonimo, Olden appunto, prodotto qualche mese fa dalla casa discografica indipendente barcellonese Daruma Records.

Tra storie di vita vissuta, progetti in ballo, concerti nei locali del barrio chino e tour italiani, Olden ci ha fatto ascoltare i due bei singoli di questo album, You e Jim & Jane, e ci ha anche deliziato con un pezzo unplugged in diretta, Once Again. Se volete sapere qualcosa di più su Olden e conoscere le prossime date dei suoi concerti, date un’occhiata qui. Ma ci permettiamo di ricordarvi il prossimo concerto qui a Barcellona di Olden alla Sala BeCool, il prossimo venerdì 2 dicembre, alle 21h30, in compagnia di Campai e Venturados, altri due gruppi attivi nella ciudad condal.E poi l’atteso ritorno del nostro caro Angelo (Battisti-Mogol dixit) con la sua mitica sezione, Volatili per Diabetici. Ancora una volta Angelo ci ha riportato indietro di qualche decennio facendoci scoprire dei grandi maestri della musica rock d’oltreoceano (ma non solo), e simpaticamente e spocchiosamente prendendosi gioco di quelli che si potrebbero definire i rock snob. Insomma, per capirci i rock snob sarebbero quelli che ci mettono alle strette e ci fanno sentire degli ignorantelli, sciorinandoci le loro infinite conoscenze, in questo caso di musica e cultura rock. Angelo ha fatto lo stesso con noi? Quello che è certo è che ci ha deliziato l’udito con un cocktail esplosivo i cui ingredienti sono stati i Pixies, i Television, i Big Star, Captain Beefheart & The Magic Band, i Beatles e i New York Dolls.

Non potevamo però lasciarvi tutta una settimana senza la tanto acclamata Trash Zone, di cui si è occupata ancora una volta la nostra cara Eva. Di chi ci ha parlato la nostra romanaccia di Zibaldone? Della voce più calorosa di tutte le Calabrie, dell’uomo del popolo, simpatico e alla buona, dell’uomo che ha fatto commuovere schiere e schiere di mamme italiche. Chi? L’indimenticabile Mino Reitano, con quel suo canto alla patria nostra in un festival di San Remo di qualche decennio fa. Sono sicuro che qualcuno storcerà il naso, ma tant’è. Anzi, forse meglio così, non credete?

Ed infine, prima di lasciarvi fino a venerdì prossimo con le parole del professore Enrique Tierno Galván, vi abbiamo dato la pillolina musicale della settimana, come buon consiglio di ciò che di buono si sta facendo al di là del Tirreno. Sono ancora una volta pugliesi, sono nati nel 2008 e in questi ultimi tre anni hanno accompagnato il fior fiore della musica attuale del Belpaese (da Caparezza a Marta sui Tubi, dalla Bandabardò agli Skiantos). Si chiamano Lola and the Lovers e dal loro ultimo album, Pissed off (2011), vi abbiamo fatto sentire Pil-lola.

Buon ascolto!

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Di arrabbiate cantanti giramondo e di sensitivi toscani (18 novembre 2011)

In una caldissima settimana politica per il Belpaese, noi intrepidi zibaldoniani abbiamo deciso di non parlare della politica italiana. In questa puntata non sentirete quasi parlare delle dimissioni del Beato di Arcore, né delle bellicose dichiarazioni di Bossi, né di vita, morte e miracoli del novello presidente del consiglio italiano, l’uomo di Goldman Sachs che ci preannuncia «lacrime e sangue» (solo per il nostro bene, ovviamente), Mario Monti. Appena un commento musicale, tenue ed indolore, per accompagnarci in queste due ore di trasmissione, dove a parlare (come dei profeti?) sono Rino Gaetano, i Litfiba e la Banda Bardò.

Abbiamo preferito dedicarci ad altro, con molti ospiti e molti amici nel piccolo studio della nostra Radio Freccia barcellonese. Abbiamo iniziato con Manuela Martínez e Ana Escudero, della compagnia teatrale Nou T, che sono venute a parlarci della loro prossima avventura sul palcoscenico: un particolare adattamento dell’opera teatrale The importance of being Earnest di Oscar Wilde. Dall’Inghilterra vittoriana alla Spagna della fine dello zapaterismo quest’opera del grande scrittore inglese rimane sempre attuale, toccando questioni come l’identità, la trasgressione e la libertà. Una versione davvero da non perdere quella che propone Nou T e che conta anche con una graffiante colonna sonora, da cui non poteva mancare, parlandosi di politica e di società anglosassone, la mitica Anarchy in the U.K. dei Sex Pistols. Potete vedere La importància de ser Frank lunedì 21 e martedì 22 novembre, alle 20h30, nella Sala Muntaner (C/Muntaner 4) a Barcellona. Per maggiori informazioni, schiacciate qui.

Accompagnato da una colonna sonora degna del miglior poliziesco italiano dei primi Settanta – Italia a mano armata dei Calibro 35 – è tornato a farci visita anche Marcello Belotti, che questa volta ci ha parlato di un’interessante iniziativa che si terrà qui nella ciudad condal il prossimo fine settimana (venerdì 25 e sabato 26 novembre). Parliamo delle giornate di studio Catalogna e Italia. Memorie incrociate, esperienze comuni. Fascismo e antifascismo dalla Guerra Civile alla Transizione (1936-1977), che vogliono essere un momento di riflessione riguardo alla memoria democratica in Italia e in Catalogna grazie al contributo di storici, scrittori, artisti ed intellettuali italiani e catalani. Un programma intenso ed amplissimo che conta anche con una meravigliosa pièce teatrale: Mai morti, scritta e diretta da Renato Sarti ed interpretata da Bebo Storti (conosciuto dalla nostra generazione soprattutto come comico nei panni del Conte Uguccione). Per maggiori informazioni, date un’occhiata alla web dell’Associazione AltraItalia.

Ma in questo pomeriggio di un novembre inoltrato, con il freddo umido che inizia di già a penetrarci nelle vene, non abbiamo parlato solo di teatro e di storia, tutt’altro. A riscaldarci con la sua sweet voice è venuta anche Giulia, fondatrice ed anima di un gruppo che negli ultimi anni ha avuto un notevole successo in tutta Europa: Giulia y los Tellarini. Giulia ci ha presentato in anteprima il suo ultimo lavoro, L’Arrabbiata, che uscirà nei negozi di dischi a gennaio 2012. Un album fresco, solare, dove si mischiano i suoni e i ritmi della Barcellona mediterranea con i suoni e i ritmi dell’Europa che Giulia e i suoi Tellarini stanno divorando a bocconi tournée dopo tournée.

Tra una canzone in inglese ed una in francese, Giulia ci ha raccontato alcuni divertenti aneddoti e ci ha anticipato alcune novità, come il progetto a cui sta lavorando in queste settimane, Lady Papooga, che la vedrà protagonista in giro per la Polonia accompagnata dal suo pappagallo. E non poteva mancare un riferimento a Vicky Cristina Barcellona, il film di Woody Allen di qualche anno fa, che fu il trampolino di lancio di Giulia y los Tellarini che ne composero la colonna sonora. Per maggiori informazioni, date un’occhiata qui.

Non potevamo lasciarvi però senza uno spazio che sta riscuotendo un grande successo tra tutti gli ascoltatori di Zibaldone: la Trash Zone. Questa volta è stata la nostra cara Eva a scavare nel baule dell’orrore dell’ultimo trentennio della musica e dello spettacolo italiano. E, dobbiamo proprio ammetterlo, Eva ha scavato bene. E dal baule ha tirato fuori un personaggio che molti di noi avevano dimenticato… stiamo parlando di Solange, il sensitivo che gironzolava in tutti i talk show negli anni Novanta, leggendo la mano a destra e a manca. Solange è però un artista a tutto tondo. Indimenticabili le sue partecipazioni in film memorabili e, soprattutto, le sue canzoni, di cui vi abbiamo dato un assaggio.

Infine, per chiudere questa intensissima puntata, il consiglio musicale della settimana. Loro sono pugliesi, sono nati come una band di matrice punk, ma poi hanno iniziato un percorso musicale che fonde tradizione e sperimentazione. Si chiamano Io ho sempre voglia. Dal loro primo album omonimo, uscito nel 2010, ci siamo sentiti Voglia, un pezzo allegro che sta piacendo parecchio.

Buon ascolto! E buona fortuna nella nuova España azul di Mariano Rajoy… Perché di fortuna per sopravvivere in questi prossimi quattro anni con il Partido Popular con maggioranza assoluta ce ne vuole proprio molta…

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Di radici, di musica e di poeti (11 novembre 2011)

In questo 11 novembre 2011, un giorno segnato in rosso dalla Cabala e in nero dagli odierni Nostradamus, noi zibaldoniani ce ne siamo fregati altamente e abbiamo pensato bene di dedicare l’intera puntata alla musica italiana. Ma non la musica che siete soliti ascoltare nelle radio commerciali: tutt’altro. Ci siamo addentrati nel folk, nel rock, nella canzone d’autore, nella sperimentazione musicale. Per dare un’occhiata a quello che ci siamo lasciati alle spalle e per vedere cosa ci aspetta dietro la collina. Non potevamo non cominciare con un piccolo tributo a due mostri sacri della canzone d’autore mondiale, vivi e vegeti e che continuano a lottare insieme a noi: Bob Dylan e Leonard Cohen. Il primo che ha compiuto quest’anno settant’anni e che in questi giorni è in tournée in Italia in compagnia di Mark Knopfler; il secondo che di anni ne ha ormai 77, come le gambe delle donne, e che ha annunciato un’altra serie di concerti europei per l’anno venturo.

Ma in questo viaggio nella musica italiana (e non solo) abbiamo voluto avere le spalle coperte. E come compagni di viaggio ci siamo scelti due meravigliosi ed attivissimi artisti italiani residenti da qualche tempo qui a Barcellona: Tonj Acquaviva e Natacha Tanzilli. Fondatore nel 1979 degli Agricantus, Tonj porta avanti da oltre tre decenni una interessantissima ricerca musicale elettro-trans-world. L’interesse per le musiche del mondo da un punto di vista tribale e da un punto di vista meditativo si unisce nella produzione musicale di Tonj all’interesse per l’elettronica digitale e per i campionatori. Il risultato è una serie di prodotti di altissima qualità, a cominciare dagli album usciti con il nome Agricantus, come Tuareg, premiato nel 1996 con la Targa Tenco. Ma la traiettoria di Tonj non si è limitata solo al progetto Agricantus: nel 1994 ha iniziato una collaborazione con l’artista visivo Emilio Leofreddi e qualche anno più tardi con la fotografa canadese Sheila McKinnon, mentre nel 1998 ha dato vita al progetto Weltlabyrinth con la poliedrica cantante Rosie Wiederkehr. Collaborazioni che continuano tuttora e che dimostrano il grande interesse di Tonj per la transdisciplinarietà artistica. Un campo che ha visto e che vede protagonista anche Natacha Tanzilli che lavora da tempo alla commistione tra il filmato e l’animazione. E proprio grazie a questa comune ricerca è nato Millenium Klima, un album che dimostra l’estrema ricchezza della musica e le molte possibilità date dalla fusione tra arti visive e musica. Se volete saperne di più sui progetti di Tonj Acquaviva e di Natacha Tanzilli, date un’occhiata qui.Con l’accompagnamento delle musiche prodotte da Tonj Acquaviva ci siamo spostati sulla riviera ligure, e più precisamente a San Remo, dove tra il 10 e il 12 novembre si è tenuta la XXXVI edizione del Premio Tenco. In un anno complicato per quanto riguarda fondi e finanziamenti, la storica «Rassegna della Canzone d’Autore» è stata denominata eccezionalmente «Robe di Amilcare», in ricordo del centenario della nascita del leggendario fondatore del club Tenco, Amilcare Rambaldi. Della storia di questa mitica rassegna e dell’edizione di quest’anno, presentata da Antonio Silva, ce ne hanno parlato Serena e Fabrizio, accompagnati dalla musica di chi, più o meno recentemente, ne ha fatto la storia, come George Brassens, Franco Battiato, Vinicio Capossela, Peppe Voltarelli, Enzo Avitabile e Paolo Benvegnù. E per chiudere, tra le raccomandazioni storiche che il Professor Enrique Tierno Galván fece ai madrileni all’epoca della movida, un pezzo piuttosto funky in una lingua tutta inventata. E non stiamo parlando dei Sigur Ros. È qualcosa di completamente diverso. E che siamo certi che tutti conoscete. E che molto probabilmente avete anche ballato… buon ascolto!

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