Otto Marzo e dintorni (8 marzo 2013)

Otto Marzo. Non potevamo non iniziare questa puntata con due voci femminili della musica italiana: Patty Pravo con Il Paradiso e Gianna Nannini con I maschi. E parlando di musica in questa prima settimana di marzo non potevamo non dedicare la nostra puntata,Lucio Battisti oltre che a tutte le donne, anche a due dei maggiori cantanti italiani che in questi giorni avrebbero compiuto settant’anni: Lucio Dalla e Lucio Battisti. Durante la puntata vi abbiamo fatto sentire alcuni dei pezzi di questi due straordinari musicisti e interpreti che vi hanno accompagnato in questi anni e che ci avete consigliato negli ultimi giorni sulla nostra pagina di facebook. E poi ancora musica con Max Gazzè e Franco Battiato che suonano Battiatoproprio in questi giorni qui a Barcellona. Gazzè si è esibito proprio poche ore dopo la nostra diretta radiofonica, venerdì 8 marzo alla Sala Razzmatazz di Barcellona con un bel concerto, molto partecipato. Battiato suonerà invece il prossimo mercoledì 20 marzo all’Auditori del capoluogo catalano. Entrambi presentano il loro ultimo lavoro: Sotto Casa dell’artista romano e Apriti Sesamo del veterano compositore e interprete siciliano.

La prima intervista è a Meike Maria Clarelli, voce e compositrice de La Metralli, gruppo che abbiamo presentato recentemente a Zibaldone e che ci è piaciuto davvero la metrallimolto. Vincitore del Premio Ciampi nell’ottobre del 2012, questo ensemble formato da tre donne (oltre a Meike, anche Marcella Menozzi e Serena Fasulo) e da un uomo (Matteo Colombini) ha pubblicato da poco il suo primo EP, contenente sei canzoni. Con Meike abbiamo parlato di questo progetto, del nuovo album de La Metralli e anche di molto altro, come la bella esperienza del coro di donne migranti Le Chemin des Femmes, nato a Modena nel 2008, di cui Meike è direttrice. De La Metralli ci siamo sentiti Piovevo e D’Arteria.

E l’otto marzo la Repressione Today dell’intramontabile Banzo comincia con una notizia che è al tempo stesso un’affettuosa dedica alle Mamme NO MUOS, le donne di Niscemi, provincia di Caltanisetta che insieme al resto della società civile locale stanno lottando per impedire la costruzione del MUOS, che implicherebbe gravi rischi per la Mamme No MUOS Niscemisalute della popolazione e la tenuta dell’ecosistema. Due di loro sono rimaste contuse e una terza ha riportato una frattura a un piede mentre cercavano di impedire che gli operai raggiungessero sotto mentite spoglie il cantiere: infatti attualmente, i lavori dovrebbero essere sospesi, come aveva assicurato il console americano a Napoli. Seguiremo attentamente gli sviluppi di questa lotta, per molti versi paragonabile a quella del Movimento No TAVParliamo poi di una bella iniziativa antiomofoba per il ritiro dai negozi della catena El Corte Inglés dei libri di Joseph Nicolosi, il contestato psicologo clinico americano fautore di una sedicente «terapia riparativa dell’omosessualità» che non gode di nessun riscontro nella comunità scientifica. Pompieri di Valencia contro gli sfrattiTorniamo poi a raccontarvi di ‘Alfon’ Fernández, o meglio del suo avvocato Erlantz Ibarrondo, osservato speciale della polizia madrilena per via della sua vicinanza ai movimenti sociali, in una sorta di versione spagnola del legittimo sospetto di berlusconiana memoria. Concludiamo con due notizie sulla piattaforma Afectados por la Hipoteca, attiva in tutta Spagna contro il dramma degli sfratti: i pompieri di Valencia, seguendo l’esempio dei colleghi di altre regioni spagnole, hanno annunciato che non collaboreranno agli sfratti forzosi motivati da insolvenza e che sosterranno la campagna devolvendole parte dei loro stipendi. Tutto questo mentre la piattaforma sbarca sulla stampa rosa, più precisamente sul rotocalco a grande tiratura Pronto, con una rubrica curata da Ada Colau che punta a informare e sensibilizzare sul tema il vasto pubblico della stampa popolare.

La Trash Zone al femminile della carissima Eva Vignini è dedicata ad una classica icona del trash anni ’80: la biondissima ed eclettica Jo Squillo. Dietro a questo personaggio indefinibile, cantante, presentatrice, show-girl, si nasconde in realtà una riot girl ante litteram. Tra la fine degli anni ’70 e i primissimi ’80 Jo Squillo diventa una protagonista del punk milanese con una formazione tutta al femminile e dai forti accenti Siamo donneantimaschilisti: le Kandeggina Gang che non mancano di sorprendere con performance provocatorie come ad esempio il lancio di Tampax macchiati di rosso sul pubblico dei loro concerti. La fase punk di Joe Squillo rimane nonostante lo scialbo punkettino, i testi grotteschi ed adolescenziali ed il mal interpretato tentativo di rivendicazione femminista, la parte più interessante e divertente della sua carriera destinata a lasciarsi contagiare ben presto dalla decadenza catodica. Il punk si trasforma così nel pop-dance demenziale di Ode al reggiseno ed il femminismo agguerrito si disperde quasi totalmente nella banalissima Siamo donne, pezzo insignificante ma di grande popolarità, cantato in coppia con la prosperosa Sabrina Salerno.

E tra la solita telefonata della signora Gina e l’improvvisata in studio di quel comico riondino-6serio che si presenta con il nome di Bruno, vi abbiamo proposto alcuni stralci dell’intervista che abbiamo fatto l’altra sera a David Riondino, poco prima che l’artista fiorentino salisse sul palco del Luz de Gas di Barcellona per il concerto organizzato dal Festival Cose di Amilcare in collaborazione con il Festival BarnaSants. È stata una lunga ed interessante chiacchierata in cui Riondino ci ha parlato soprattutto della situazione politica italiana, del Movimento 5 Stelle e di Beppe Grillo. Tematica su cui ha scritto recentemente anche alcune delle sue ironiche decime che potete leggere qui. Per introdurla vi abbiamo fatto sentire una canzone che Riondino scrisse qualche anno fa e che entra perfettamente nella programmazione speciale per questo Otto Marzo: Ragazze di Milano.

E per l’último trago di oggi ci affacciamo sul rock portato sul palco dalle donne. L’icona ribelle che ci accompagna dagli anni sessanta e che immaginiamo tra batterie e chitarre è sempre maschile: le donne che hanno scavalcato quest’idea hanno dovuto fare i conti con stereotipi radicati e spesso si son fatte portavoce di una rivendicazione più ampia, iotatolaespressione di controcultura e di istanze femministe. Il libro Le ragazze del rock, di Jessica Dainese, propone una panoramica su questo mondo spesso relegato nell’underground ma molto attivo: dal punk femminista del ’79 ai vari gruppi legati al movimento Riot Grrrl negli anni novanta, fino alle band più recenti che tentano di smarcarsi dall’etichetta della «musica per donne» . Da questa ricostruzione ci ascoltiamo le bolognesi Diva Scarlet, suonanti dal principio degli anni zero, con il pezzo Souvenir. E ci salutiamo con un gruppo recentissimo, un duo un po’ funky dal nome strano, che canta il mito del Principe azzurro con ironia e tenacia. A voi, le palermitane Iotatòla, e che la musica rompa stereotipi!

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Tra lati oscuri della luna e grilli parlanti (1 marzo 2013)

L’anno era il 1973. Il mese quello di marzo. In quei giorni usciva un album che avrebbe segnato come pochi altri la storia del rock e della musica in generale. Stiamo parlando diDarkSideoftheMoon Dark Side of the Moon dei Pink Floyd. Non potevamo iniziare la puntata senza fare un omaggio ad un disco che ha compiuto 40 anni. Per aprire Zibaldone ci siamo ascoltati i due pezzi che chiudevano questo concept album: Brain Damage e Eclipse.

La musica, lo sapete, è il nostro filo rosso. La corrente sotterranea che ci guida da un argomento ad un altro. Musica italiana, ma non solo. E questo venerdì abbiamo voluto farvi sentire le canzoni di alcuni degli artisti del Belpaese che passeranno da Barcellona nelle prossime settimane. Abbiamo iniziato con David Riondino e le sue ironiche David RiondinoQuando vengono le ballerine? e La Ballata del sì e del no, la canzone con cui vinse la Targa Tenco nel 1994. Riondino, infatti, suonerà a Barcellona il prossimo giovedì 7 marzo nella sala Luz de Gas nell’ambito del Festival Cose di Amilcare / Festival BarnaSants. E il giorno prima sarà anche alla Libreria Italiana Le Nuvole di Gracia per presentare Il trombettiere, il suo ultimo libro dove le decime in rima di Riondino si accompagnano alle illustrazioni di Milo Manara. La prossima settimana (venerdì 8 marzo, sala Razzmatazz) sarà a Barcellona anche Max Gazzè, di cui ci siamo riascoltati due dei primi successi: Vento d’estate e Una musica può fare. Mancano invece ancora più di due settimane per l’attesissimo concerto di Franco Battiato, che mercoledì 20 marzo presenterà all’Auditori del capoluogo catalano il suo Apriti Sesamoultimo lavoro, Apriti Sesamo. Del grande musicista e cantante siciliano siamo andati a ripescare la meravigliosa cover di (Sittin’ on) The Dock of the Bay di Otis Redding inclusa nel suo Fleurs 2 e cantata insieme a Anne Ducros. E per chiudere con i prossimi concerti, vi abbiamo fatto sentire un paio di pezzi di Mar Endins, il nuovo album che Rusó Sala presentará mercoledí 6 marzo alla sala Jamoboree; un album che è frutto della collaborazione della bravissima cantautrice catalana con il pianista pugliese Kekko Fornarelli.

Nel mezzo di tutto ciò abbiamo chiacchierato con il nostro Sergio Sivori, attore, regista e fondatore, insieme a sua moglie Cristina Giordana, di Laboratorium Teatro, attivo a Barcellona da oltre due anni, dopo quasi un decennio a Roma. Il prossimo sabato 9 SergioSivorimarzo, infatti, Laboratorium Teatro metterà in scena al Rai Art di Barcellona la intensa piece teatrale Quartett del drammaturgo tedesco Heiner Müller. Abbiamo chiuso questa prima parte di Zibaldone con una nuova uscita musicale. Quella di Samuele Arba, cantautore sardo residente da qualche tempo a Tarragona. È praticamente pronto il suo nuovo album: Por encima de las palabras. Un album intenso e molto bello, ricco di spunti e di messaggi. In esclusiva per Zibaldone vi abbiamo fatto sentire La herencia. Sapete che sono tempi duri per tutti, soprattutto per gli artisti. Se volete aiutare Samuele a produrre questo nuovo album, potete entrare qui e convertire in realtà Por encima de las palabras.

E come ogni settimana, riecco il nostro partecipe osservatorio speciale sui movimenti sociali, la Repressione Today dell’incoercibile Banzo. Cominciamo con la notizia, definitiva dopo tante voci di corridoio, dell’istituzione di una commissione di studio sull’uso di materiali antisommossa al parlamento catalano: dopo il rifiuto del 2011, a proporla è l’attuale maggioranza di governo, che sembra voler evitare accuratamente ogni menzione diretta ai proiettili di gomma. Vedremo come si evolverà la situazione. Parliamo poi dello sciopero studentesco del 28 febbraio, che ha interessato tutta la Catalogna e che a Barcellona ha registrato momenti di grande tensione tra manifestanti e polizia, e anche alcune cariche. Proseguiamo con il secondo Sciopero educazione 28 febbraiosciopero della fame dei dipendenti di Telefonica per la riassunzione di Marcos Andrés Armenteros, a tre mesi di distanza dal primo. La protesta ha avuto luogo nei giorni del Mobile World Congress, e ha cercato di avvalersi della risonanza dell’evento per sensibilizzare quante più persone possibili sulle conseguenze della riforma del mercato del lavoro del 2010, che ha permesso il licenziamento agevolato di Marcos. Spazio anche alle manifestazioni della Marea Ciudadana che si sono tenute lo scorso 23 febbraio in circa 80 città spagnole: moltissimi movimenti riuniti per protestare contro lo strapotere dei mercati finanziari e incidenti soltanto a Madrid, dove si sono verificati scontri e sono stati arrestati circa 40 manifestanti. Chiudiamo con una notizia dall’Italia, per il secondo tempo dell’attacco personale di Casa Pound al candidato di Rivoluzione Civile Sandro Ruotolo. Dopo i fatti dell’11 febbraio a Civita Castellana, presso Viterbo, nuova irruzione a un atto elettorale di Ruotolo presso Frosinone, a soli due giorni dal voto. Era presente anche Adelmo Cervi, figlio di uno dei sette fratelli Cervi, trucidati dai nazisti nel 1943. Casa Pound ha poi ottenuto risultati elettorali molto modesti, ma da parte nostra, non è mai troppo poco.

La trash zone della carissima Eva Vignini è dedicata a Luis Miguel, gigante della musica pop sudamericana che divenne, dopo la sua partecipazione a Sanremo dell’85, a soli 15 anni una delle tante icone trash degli anni ‘80 Italiani. Così, confusi e sperduti in questo difficile momento di tempeste elettorali Italiane, siamo incappati per sbaglio in un vecchio pezzo Sanremese che potrebbe essere considerato una sorta di inno grillino LuisMiguelante-litteram. Il testo in questione cantato da Luis Miguel si chiamava: “Noi ragazzi di oggi”, con le sue drammatiche pretese di inno generazionale ed i suoi ridondanti e ridicoli versi tradiva uno stile inconfondibile, fatto di baggianate in rima e proclami stereotipati. Dietro questo ragazzino messicano e le sue movenze da consumato chansonnier si nascondeva infatti il genio creativo di Toto Cutugno autore del testo della canzone. «Noi, ragazzi di oggi, noi con tutto il mondo davanti a noi viviamo nel sogno di poi. Noi, siamo diversi ma tutti uguali abbiam bisogno di un paio d’ali e stimoli eccezionali puoi farci piangere ma non puoi farci cedere noi, siamo il fuoco sotto la cenere…”

Come ogni mese non poteva poi mancare il collegamento con il nostro Ricky Russo (In Orbita – Radio Capodistria), che ci tiene sempre al corrente sulle novità musicali TriesteRockCityprovenienti dalla penisola italiana (e non solo). Dopo l’intensa esperienza nella Grande Mela, Ricky è ritornato nella sua Trieste, da dove ci ha informato di un paio di progetti molto interessanti. Il primo è la compilation Trieste Rock City, il secondo è il nuovo album del triestino adottivo Eddie Cat. Ascoltatelo, perché merita! Ma ne riparleremo sicuramente qui a Zibaldone…

Prima che finisca la puntata non potevano mancare tre cose. Due sono delle intrusioni ormai all’ordine del giorno in ogni puntata che si rispetti del nostro programma: quella della signora Gina alla ricerca del figlio disperso in Spagna e desiderosa di raccontare le proprie vicende e quella di quel fanfarone di comico serio che si presenta come Bruno. La terza è invece la nostra consueta chiusura: l’último trago musicale. Ma questa settimana la nostra cara Laura non c’è: non è andata via, come cantava Nek, è semplicemente influenzata. E allora noi, come consiglio Bennatomusicale, abbiamo pensato di farvi sentire un pezzo di grande attualità politica: Al diavolo il grillo parlante, l’ultimo pezzo del grande Edoardo Bennato (qui il videoclip).  Una canzone dove il cantante napoletano canta “Al diavolo il Grillo Parlante / filosofo da baraccone / che è comico senza volerlo / drammatico con convinzione / Contate sul Grillo Parlante / sull’angelo vendicatore / che incassa denaro contante / contando sul vostro sacro furore”. Un Bennato che ritorna ai suoi tempi migliori, con quell’ironia e quello sbeffeggiamento che colgono in castagna il nuovo leader delle piazze italiane, facendo arrabbiare i grillini che lo hanno insultato e bombardato con messaggi e post. Una reazione di questo tipo è la riprova, in fin dei conti, che Bennato ha colto, ancora una volta, nel segno… no? Ma sì, al diavolo il grillo parlante!

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Tra Cento Celle, Los Angeles e Siracusa… (22 febbraio 2013)

L’inizio della puntata di questo venerdì, cari aficionados di Zibaldone, è tutta per uno dei più singolari musicisti britannici che se ne è andato pochi giorni fa all’eta di 68 anni: Kevin Ayers. Membro della prima formazione dei mitici Soft Machine che accompagnò Kevin Ayersin tournée anche Jimi Hendrix, nel 1969 Ayers iniziò un lungo e prolifico percorso nel rock psichedelico con Joy of a Toy, album indimenticabile. Un percorso che lo portò a collaborare con Mike Holdfield, Brian Eno, John Cale e Nico, tra gli altri. Abbiamo voluto ricordare Kevin Ayers con la sua Lady Rachel, contenuta in Joy of a Toy, e con una piccola chicca: la canzone dei Gorkys Zygotic Mynch intolata proprio Kevin Ayers e contenuta nella colonna sonora di Airbag.

La musica è stata, come spesso succede, il filo conduttore di questa puntata. Musica italiana freschissima con due collegamenti telefonici. Il primo è stato quello con Monique Mizrahi, voce ed anima degli Honeybird & the Birdies, uno dei tre gruppi italiani che sarà presente alla prossima edizione del Primavera Sound. Con la sua Honeybirdincredibile energia, Monique, italo-americana cresciuta tra Los Angeles e Cento Celle, ci ha raccontato la nascita di questo progetto, che riesce ad assemblare un’interessante ricerca musicale con dei testi che affondano le proprie radici nella nostra società e nella memoria del nostro passato. East Village e Perejil. Questi sono i titoli delle due canzoni che ci siamo sentiti da You Should Reproduce, l’ultimo album degli Honeybird uscito nello scorso mese di ottobre, dove la voce di Monique (anche chitarrista) è accompagnata da Federico Camici (al basso) e da Paola Mirabella (alla batteria e percussioni). Un album intenso prodotto da Enrico Gabrielli, prodotto nell’Obst und Gemüse Studio di Rocco Marchi e uscito con il marchio di fabbrica della Trovarobato.

Il secondo collegamento ci ha portato un po’ più a sud. A Siracusa, se vogliamo essere precisi, dove abbiamo chiacchierato con Alì – al secolo Stefano Alì – e abbiamo presentato il suo La rivoluzione nel monolocale, album uscito poche settimane fa con La Vigna Dischi. Classe 1978, nato a Catania e cresciuto a Siracusa, da qualche anno Ali“rifugiato” in un monolocale a Belvedere (frazione di Siracusa a pochi km dalla tomba di Archimede), fino a qualche mese fa Stefano vendeva fiori. Nei primi mesi del 2011 inizia a stilare i brani de La rivoluzione nel monolocale; la cifra stilistica è legata al metraggio della casa in cui vive: intima, calda e precaria. Nove brani inediti e una cover di Paolo Conte. Ci siamo sentiti due pezzi da questo suo primo album: Per la Gioia di Woodoo e Cash. Due pezzi diretti, che tirano dritto fino al cuore. Il tutto fra occhi bassi e sogni, Wilco e Gin Lemon, colloqui andati a male, cd masterizzati dei National, curricula sempre più lunghi e aspettative sempre più corte. Alì pare proprio fuori moda, quindi semplicemente perfetto, come la sua Panda bianca di fine anni 80 senza finestrini elettrici. Ne sentiremo parlare ancora a lungo, ce lo auguriamo.

Riuscite ormai a immaginarvi una puntata di Zibaldone senza la Repressione Today dell’ignifugo Banzo? Quale che sia la risposta, i fatti incalzano, e la rubrica cerca di raccontarveli con abbondanza di dettagli. Questa settimana, cominciamo con un aggiornamento sull’odissea giudiziaria di Davide Rosci, il teramano condannato a sei anni di carcere insieme a alcuni concittadini per i fatti di Roma del 15 ottobre 2011. Torniamo in Catalogna per parlarvi del Rock’n’Trini, storico centro giovanile Andreu de Caboantagonista di Trinitat Vella, in attività da circa vent’anni, che lo scorso 15 febbraio ha ricevuto l’ordine di cessare tutte le attività sulla base di prove niente affatto convincenti. Poi un excursus sul celebre caso di Enric Duran, il cosiddetto Robin Hood delle banche, che si è visto negare il rinvio del processo per l’azione di esproprio sotto forma di piccoli prestiti contro 39 entità bancarie, che gli è valsa l’ingombrante soprannome. Aggiornamenti anche sul caso di Ester Quintana, visto che le perizie ordinate dal giudice per le indagini preliminari sembrano confermare che fu l’impatto con un proiettile di gomma a privare Ester dell’occhio sinistro, nonostante le ripetute smentite made in mossos. Chiudiamo con un’altra buona notizia, quella della riassunzione di Andreu de Cabo, del cui caso abbiamo parlato la settimana scorsa: il sindacalista e compagno di Contrabanda FM ha vinto la sua battaglia contro l’azienda trasporti metropolitani di Barcellona, che l’aveva licenziato con motivazioni pretestuose nel giugno scorso, e ora potrà riguadagnare il posto di lavoro dal quale era stato ingiustamente allontanato.

La Trash Zone della carissima Eva Vignini per rimanere in tema elettorale è dedicata ad un grande riformatore politico di cui purtroppo sembrano essere sparite le tracce. Stiamo parlando di Pierino Brunelli, altro mitico personaggio portato alla ribalta da Mai dire tv nei primi anni ’90. nato a San Giorgio di Cesena il primo maggio 1947, BrunelliBrunelli trasmetteva i suoi deliranti discorsi politici nella Tv imperiale Universale dichiarandosi reincarnazione del duce e imperatore degli Stati Uniti Mondo Federale Economico Spirituale (SUMFES) Nel suo programma Brunelli ci informava con un’impressionante dovizia di dettagli la linea di pensiero del Brunellismo e diffondeva le leggi del suo Impero (“La magna Romagna”), definendone i confini, l’alimentazione a base di piadina imperiale e vino rosso, la sua moneta e addirittura di un proprio calendario dove il mese di Gennaio si chiamava “Freddoloso” e quello di Dicembre “Pigrone”. Un personaggio trash di una genialità assoluta che vi invitiamo a conoscere ed approfondire.

Come ogni mese, non poteva mancare il collegamento con il nostro compagno di onde: Lilies on MarsBerardo Staglianò di Sentieri Sonori (Radio Ara – Lussemburgo). Berardo ci tiene sempre al corrente delle nuove uscite musicali italiane e ci propone degli ascolti davvero interessanti. Questa volta non poteva mancare un riferimento al Festival di Sanremo, appena concluso, e ad una band indie che ha deciso, in barba a tutti, di parteciparvi: i Marta sui Tubi. E poi un gruppo, uno stile e una musica completamente diverso: i Lilies on Mars, reduci da una tournée con Franco Battiato…

E prima di arrivare all’último trago musicale della nostra cara Laura, non potevano mancare le incursioni dei nostri immancabili ospiti, Bruno, il comico serio, e la signora Gina, che questa volta ci siamo preoccupati di chiamare direttamente noi…

La discografia è morta e io non vedevo l’ora, recita il titolo dell’album che c’ascoltiamo nell’ ultimo trago di oggi. Il gruppo esordiente Io non sono Bogte, («Chi è Bogte? Un nemico immaginario») canta sulle macerie del mercato discografico (e del tempo presente) con un rock ruvido e sgraziato, con dieci tracce che sembrano essere un unico bogte13flusso di parole, che ondeggiano tra il parlato e il melodico. Il titolo catastrofico è una proposta, un’interrogarsi sulle possibilità di reinventarsi e di far crescere energie nuove. E’ uscito nel novembre del 2012, e sembra un disco ma non lo è: anzi, sembra una musicassetta all’apparenza, ma in realtà è una scheda USB. La consapevolezza che il paese non sia ancora cambiato e che questo non avvenga in tempi brevi non è importante ai fini di uno sguardo che vada oltre, in prospettiva, alla ricerca di cambiamenti impercettibili. . Il vecchio mondo (come la copertina) è rappresentato nella atmosfere cupe e dense di tensione, in un immaginario a metà tra retrò e orrore, dove il ruolo della musica è quello di cogliere e capire, di lanciare vaticini. E ci salutiamo con il bel singolo, La musica italiana e altre stragi. A venerdì prossimo!

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Di radio libere, ma libere veramente. Con Eugenio Finardi (15 febbraio 2013)

Quando son solo in casa e solo devo restare… vi ricordate quella canzone che iniziava così? Non ci dovrebbe essere nemmeno la necessità di ricordarvi il titolo di questa canzone, ma per i più sbadati lo facciamo lo stesso: La radio di Eugenio Finardi. Per chi ogni settimana si trova in una radio libera e porta avanti un programma come il nostro Finardi-Isaac-11una canzone come quella che Finardi scrisse nell’ormai lontano 1975 è un vero e proprio inno. Bene, l’inno questa volta siamo riusciti a portarlo proprio nei nostri studi! Nel piccolo studio di Radio Contrabanda, all’ultimo piano di uno degli edifici che danno sulla Plaza Reial di Barcellona, abbiamo avuto come ospite proprio lui: Eugenio Finardi.  A Barcellona per partecipare al Festival Cose di Amilcare (in collaborazione in questa data e nelle prossime con il Festival BarnaSants), Finardi ha regalato a un pubblico calorosissimo un  Finardi-Isaac-14concerto davvero emozionante sul palco dell’Auditori Barradas accompagnato al piano da Paolo Gambino. Perla della serata la partecipazione speciale del cantautore catalano Joan Isaac, con cui Finardi ha duettato sia accompagnando Isaac in Il momento per lei sia proponendo un’inedita versione italiana – tradotta da Sergio Secondiano Sacchi – della canzone più conosciuta di Isaac: A Margalida. Eugenio ci ha accompagnato durante la prima parte del nostro Zibaldone, raccontandoci  molte cose della sua quarantennale carriera, del suo presente e dei nuovi progetti che sta sviluppando. E soprattutto raccontandosi con grande passione e con grande cuore. Immancabile una colonna Finardi-Isaac-2sonora per l’occasione con alcuni dei grandi successi del cantautore italo-americano, come Dolce Italia e Secret Streets, e altre canzoni dei suoi ultimi progetti, come il rock potente del suo Sessanta, uscito nel 2012, o le versioni italiane dello straordinario cantautore russo Vladimir Vysotskij contenute in Il cantante al microfono, uscito nel 2008. E qualche chicca in più, come la cover di Midnight Hour e di Pugni Chiusi

Dopo la musica ribelle e libera arriva il turno dell’informazione libera. Come ogni settimana, l’inscalfibile Banzo prende freneticamente appunti per presentarci la sua Repressione Today. Apriamo con una notizia italiana, pienamente in sintonia con il clima di elezioni incombenti: a Civita Castellana, in provincia di Viterbo, alcuni militanti di Casa Pound hanno interrotto un incontro pubblico con Sandro Ruotolo, Nicola Tanno al Parlament de Catalunyagiornalista, storico collaboratore di Michele Santoro e candidato alla presidenza della regione Lazio per Rivoluzione Civile. Dietro l’irruzione, una ferma presa di posizione di Ruotolo contro il movimento neofascista e gli insulti omofobi di un suo militante al segretario di Sinistra Ecologia e Libertà, Nichi Vendola. Passiamo poi dall’Italia alla Catalogna per raccontarvi l’ennesima storia di multe a attivisti politici, in questo caso antifascisti rei di protestare contro il movimento xenofobo Plataforma per Catalunya nella sua roccaforte di Vic. Anche questa settimana spazio alla Plataforma Afectados por la Hipoteca, la cui iniziativa di legge popolare contro gli sfratti è stata ammessa alla discussione del parlamento spagnolo, praticamente in concorrenza con la riforma varata quasi in solitudine dal Partido Popular. Sul fronte dei proiettili di gomma, una splendida notizia: un caporale e un sergente dei Mossos d’Esquadra saranno tenuti a comparire come indagati il prossimo 4 marzo, nell’ambito delle indagini per il ferimento di Nicola Tanno, più volte nostro ospite in studio, che perse l’occhio destro la notte dell’11 luglio 2010. Chiudiamo con la lunga storia del combattivo sindacalista e nostro compagno a Contrabanda FM Andreu de Cabo, licenziato da TMB, l’azienda che si occupa dei trasporti metropolitani barcellonesi, proprio per via delle sue battaglie sindacali e il cui caso arriverà la prossima settimana a conclusione, dopo mesi di lotta, con una sentenza di tribunale che ci auguriamo positiva.

Le elezioni politiche si avvicinano, i dibattiti televisivi si susseguono e le nostre preoccupazioni crescono. Al fine di esorcizzarle con un po’ di sana ironia la carissima Eva Vignini ha dedicato la Trash zone di oggi ai peggiori inni elettorali di sempre. L’abbinamento fra musica e politica è sicuramente difficile soprattutto in un paese come l’Italia dove spesso può produrre risultati aberranti. Il premio per gli inni più brutti va sicuramente ai partiti di centro destra ed in particolare a Forza Italia e Pdl, agghiacciantiPartito Lotteria tanto nei contenuti quanto nella forma in cui vengono presentati, videoclip corredati di un testo scorrevole stile karaoke. Volendo mantenere poi una sorta di par condicio abbiamo scovato per voi un recente inno del PD in stile Village People. Per concludere con una bella ciliegina infine non è potuto sfuggire alla nostra attenzione neppure il futurista inno dell’Udeur che con i suoi suoni computerizzati in stile spaziale ci ha riportato con affetto a quei pomeriggi sereni degli anni ‘80 passati a guardare Goldrake e Daitan in televisione. E anche un altro inno, quello del fantomatico Partito Lotteria… al quale sono seguite le incursioni di due personaggi che ormai sono diventati, malgrè nous, degli ospiti fissi: la signora Gina, che ci chiama sempre in diretta per raccontarci che combina nella sua vita da pensionata attivissima, e Bruno, comico serio specializzato in frizzi, lazzi, freddure, barzellette, canzoni stonate e chi più ne ha più ne metta…

Una capra bianca su sfondo nero ci fissa negli occhi durante l’último trago di oggi. Si tratta di un gruppo che fa canzoni d’autore, testi stridenti con risacche poetiche appoggiate su un bel pop- rock quasi plumbeo che sperimenta l’elettrico e accoglie il new wave. Si chiamano Elio Petri (come il regista straordinario che amiamo, sì): era un Elio Petriprogetto solista qualche tempo fa, quando uscì Non é morto nessuno (2009), ora invece sono un gruppo a tutti gli effetti e nel cammino hanno anche perso una parentesi attorno alla «e». Dall’album Il bello e il cattivo tempo, prodotto dalla label indipendente perugina Cura Domestica nel 2011, c’ascoltiamo Il disprezzo: e con questa ci salutiamo, anche se il disco meriterebbe d’essere esplorato a fondo, in compagnia della Capra astrale che c’osserva dalla copertina. A venerdì prossimo!

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Della Metralli, di Vinicio e di strane conversioni (8 febbraio 2013)

Zibaldone inizia sempre con della buona musica. Questo lo sapete. Ma non potete sapere che cosa vi abbiamo preparato quest’oggi. Un gruppo nuovo, fresco, dal nome che è tutto un programma: La Metralli. Il nome Metralli porta in sé il mistero del metallo e della misura del non misurabile. Quello della Metralli è un progetto musicale d’autore che La Metrallifonde le sonorità della musica popolare con influenze mediterranee, acustiche ed elettriche, e poi, per intervalla insaniae, jazz e sperimentali. Un progetto che nasce a Modena, dall’incontro di Meike Maria Clarelli e Matteo Colombini, a cui si aggiungono successivamente la contrabbassista Serena Fasulo e la chitarrista Marcella Menozzi. Nell’ottobre del 2012 vincono l’importante Premio Ciampi. Ci siamo sentiti due pezzi dal loro ultimo EP.

Abbiamo voluto continuare con la musica perché queste settimane sono piene di concerti di artisti italiani in tour qui a Barcellona. Innanzitutto, abbiamo dedicato ampio spazio al concerto di Vinicio Capossela che si è tenuto alla sala Luz de Gas lo scorso 6 febbraio. Vinicio CaposselaCon una sala pienissima, Vinicio ha presentato il suo ultimo lavoro: Rebetiko Gymnastas, una rivisitazione a ritmo rebetiko di alcuni dei suoi grandi successi. Accompagnato da sei musicisti di altissimo livello, tra cui il greco Manolis Pappos – che ci ha deliziati con alcune sue perle musicali, oltre che con le sonorità del bouzuki che lo ha reso un vero simbolo in Grecia –, Vinicio ha conquistato il pubblico con l’intimo di Scivola Vai Via e il ritmo di Marajà e concludendo con due bis attesissimi: Che cossè l’amor e Il ballo di San Vito.

Ma poi, abbiamo voluto farvi ascoltare qualche canzone del prossimo italiano di passaggio qui nella ciudad condal: Eugenio Finardi, che suonerà Eugenio Finardi_Joan Isaacgiovedì 14 febbraio nell’Auditori Barradas de L’Hospitalet de Llobregat nell’ambito del Festival Cose di Amilcare e del Festival BarnaSants. Di Finardi siamo andati a pescare dal baule dei ricordi alcune canzoni che lo hanno reso famoso, da La Radio, una canzone-simbolo delle radio libere e dei movimenti della metà degli anni Settanta fino a Le donne di Atene, versione italiana di quella magnifica canzone di Chico Buarque de Hollanda. E per finire con la parte dedicata direttamente alla musica vi abbiamo proposto un’altra nuova uscita. Si tratta del nuovo singolo di Jaka, artista che a Zibaldone conosciamo bene, visto che è stato nostro ospite nel settembre scorso. You Are my Guide, brano cantato insieme al giovane artista giamaicano Hi Kee. Un brano mistico e armonioso con un sound che affonda le sue radici nel New Roots e nel Soul e che vuole comunicare l’importanza di riscoprire una saggezza di cui sempre più persone tornano a sentire l’importanza oggi. Per vedere il video, schiacciate qui.

E inesorabilmente, come ogni settimana, torna la Repressione Today dell’irrefrenabile Banzo, che si fa carico del compito di annunciarci le nuove, spesso ingrate. Questa settimana riprendiamo il caso di Sergi Garcia Rovira, già affrontato lo scorso Ada Colau alla Comisión de Economíasettembre, che dopo aver visto completamente disattesa la sua denuncia contro i Mossos d’Esquadra che lo avevano maltrattato, rischia ora fino a un anno e mezzo di carcere sulla base di un dossier preparato dagli stessi Mossos, al quale il giudice sembra disposto a dare credito nonostante le deposizioni in senso contrario di vari testimoni. Si parla anche di Ada Colau, rappresentante di spicco della piattaforma Afectados por la Hipoteca, e della sua controversa apparizione davanti alla comisión de economía del parlamento spagnolo, con un paio di dichiarazioni appena sopra le righe a catturare tutta l’attenzione della stampa, a scapito della presentazione di una iniziativa legislativa popolare sul tema degli sfratti che ha raccolto un appoggio incredibile da parte della società civile. Tornando in Italia abbiamo poi il caso di Mario Milucci, condannato per resistenza, unico tra tutti gli imputati per i fatti di Roma del 14 dicembre 2010, in occasione di uno dei tesissimi voti di fiducia dell’ultimo governo Berlusconi. Per chiudere le ultime novità sul fronte dei proiettili di gomma e la divertente iniziativa di un gruppo di indignados di stanza a Bruxelles che, con l’intenzione di imitare l’ex tesoriere Bárcenas, cerca di consegnare buste con banconote false alla sede del Partito Popolare Europeo, con destinatario Mariano Rajoy. 

La Trash Zone della carissima Eva Vignini è dedicata oggi un giornalista e personaggio televisivo che tanto ha dato al gigantesco calderone mediatico del trash. Stiamo parlando di Paolo Brosio, personaggio  dalla storia grottesca che è diventato suo malgrado Paolo Brosioprotagonista e vittima della spietata macchina televisiva. Lo ricordiamo come fedele spalla di Emilio Fede ai tempi di mani pulite e nella trasmissione Quelli che il calcio di Fabio Fazio. Ma nel 2009 Brosio si confessa in un best seller intitolato A un passo dal baratro. Perché Medjugorje ha cambiato la mia vita. Dopo varie delusioni personali Brosio ci narra di essersi perso nei torbidi abissi di droga, sesso e alcol fino al momento della rivelazione.  Brosio incontrerà dunque la sua svolta mistica nel bel mezzo di un’orgia: senza dubbio la conversione più originale mai raccontata che siamo sicuri non mancherà di destare la curiosità dei più convinti e appassionati sostenitori del trash nostrano.

Tra le (ormai attese) incursioni della signora Gina, preoccupata per le sorti del figlio Dani disperso nelle notti di lussuria barcellonese, e di quel fanfarone di Bruno, il comico serio, siamo riusciti a collegarci anche con Carlo Taglia, il nostro giramondo. Da oltre un anno Carlo sta facendo un giro del mondo assolutamente insolito: senza l’uso di aerei. Arrivato in Nepal nell’autunno del 2011, Carlo ha attraversato l’India e tutto il Sud-est asiatico per poi passare in Cina e in Corea del Sud da dove si è imbarcato per l’America Latina. Dalla Colombia all’Argentina, attraversando l’Ecuador, le Ande, la Bolivia, il Cile e la Tierra del Fuego. Prima di Natale, nel nostro ultimo collegamento, l’avevamo lasciato a Córdoba, in Argentina. Ora la ritroviamo in Brasile, in attesa di una nave che lo riporti in Europa… Per seguire il viaggio di Carlo Taglia, cliccate qui.

E concludiamo con un pezzo un po’ rock’n’roll, un último trago di musica proveniente dal vivace sottobosco torinese. Matteo Castellano è un cantautore che sa giocare con il Matteo-Castellano1palco e con le parole, corteggia la musica popolare ma sperimenta sonorità composite, e soprattutto è ironico, istrionico, un osservatore spietato e tenero delle manchevolezze umane. Ci lasciamo con una canzone d’amore non detto, Un po’ per i tuoi occhi, ma consigliamo d’ascoltare l’intero disco d’esordio, Ezio (2011): è un cappello magico pieno di sorprese.

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Con gli Yo Yo Mundi e Alessio Lega… (1 febbraio 2013)

Cari aficionados di Zibaldone, in questa puntata vi abbiamo preparato tanta buona musica. E soprattutto due interviste coi fiocchi con musicisti italiani di passaggio a Barcellona. Se avete letto il titolo lo avete già capito… sì, questo venerdì, nei nostri piccoli studi di Radio Contrabanda, siamo riusciti a portare gli Yo Yo Mundi e Alessio Lega, che ieri hanno suonato qui a Barcellona, nella sala Luz de Gas, per il quinto incontro del Festival Cose di Amilcare. Bel concerto, bel pubblico, belle collaborazioni sul palco tra gli Yo Yo Mundi e Alessio Lega e tra questi e il bravissimo polistrumentista Rocco Marchi dei Mariposa e il cantautore valenciano Feliu VenturaYoyo-Lega-24

Con la presenza ai nostri microfoni di Paolo Emilio Archetti Maestri, voce e chitarra degli Yo Yo Mundi, abbiamo potuto fare un viaggio nella ormai ventennale traiettoria musicale di questa band di folk nata nella piccola Acqui Terme, nel Piemonte profondo. E abbiamo parlato del loro impegno sociale e politico con progetti che hanno avuto e continuano ad avere successo, come lo spettacolo dedicato alla Resistenza o la sonorizzazione di Sciopero, il film culto del regista russo Ėjzenštejn. Ma anche Yoyo-Lega-15 del loro ultimo e meraviglioso album, Munfrà, uscito nel 2011, nel quale gli Yo Yo Mundi si sono avvicinati per la prima volta ed hanno abbracciato la musica in dialetto piemontese. Da Munfrà, ci siamo ascoltati alcuni pezzi, come Rataràura e Na Bèla Còrba Ed Nìule (omaggio al conterraneo Luigi Tenco) e come una canzone in italiano, La Ballata Del Tempo Del Sogno, cantata insieme a Eugenio Finardi, che sarà, tra l’altro, il prossimo ospite del Festival Cose di Amilcare il 14 febbraio all’Auditori Barradas de L’Hospitalet.

Ma, come vi dicevamo, in queste due ore di Zibaldone non abbiamo avuto il piacere di avere con noi solo gli Yo Yo Mundi ma anche Alessio Lega, uno delle voci più interessanti della canzone d’autore italiana. Yoyo-Lega-11 Militante anarchico, Alessio è l’erede naturale del Nuovo Canzoniere Italiano e il continuatore della tradizione del canto politico. Nato a Lecce nel 1972, profondo conoscitore della canzone d’autore di ogni latitudine, nel 2004, con il suo primo album Resistenza e amore, vinse la Targa Tenco. Alessio ha poi continuato con album dedicati alle canzoni di Brassens,  Brel, Ferré, Leprest e Renaud (Sotto il pavé la spiaggia del 2006) e di alcuni cantautori francesi, russi, portoghesi e cechi (Canta che non ti passa del 2008), oltre al bel progetto di reincisione del disco E ti chiamaron matta,  del ’71 di Gianni Nebbiosi, prodotto da Giovanna Marini, e dedicato al dramma dei ricoverati negli ospedali psichiatrici. Yoyo-Lega-6 Alessio ci ha parlato di molte cose e ci ha presentato alcuni pezzi del suo nuovo album, in uscita tra poche settimane, intitolato Mala Testa, un canto alla vita e all’anarchia e un omaggio a Errico Malatesta, rivoluzionario anarchico italiano vissuto a cavallo tra Otto e Novecento. Alessio ci ha poi accompagnato durante le due ore di Zibaldone, con improvvisazioni musicali, poesie, canzoni e una bella chiacchierata. E, tra l’altro, ci ha aiutato a resistere alle solite intrusioni di ospiti inattesi, come quel fanfarone di Bruno, che si definisce un comico serio, o come la Signora Gina, che non smette di chiamarci in diretta per raccontarci i fatti suoi…

Ma tra tante boutade c’è stata anche la Repressione Today dell’incoercibile Banzo. Vi ricordate di Enric Juliana, il vicedirettore della Vanguardia che all’indomani dello sciopero del 29 marzo 2012 aveva suscitato l’indignazione della comunità italiana di Barcellona con un discussissimo articolo sulla presunta regia «anarcoitaliana» dei Protesta contro la corruzione del PP disordini alle manifestazioni barcellonesi per lo sciopero generale del 29 marzo 2012? Alcuni giorni fa, Juliana ha pubblicato un articolo relativo alla denuncia presentata dall’Associazione Altraitalia contro lo stato italiano per i bombardamenti sulla Catalogna da parte dell’aviazione fascista durante la guerra civile spagnola dove, con argomentazioni sottilmente capziose, insinua l’inutilità dell’azione senza nemmeno menzionare i denuncianti. Ma si è parlato inevitabilmente, anche del gigantesco scandalo corruzione che sta infangando il Partito Popolare Spagnolocon le rivelazioni sulla contabilità occulta dell’ex tesoriere Luis Bárcenas, che hanno scatenato l’indignazione della società civile in tutto il paese. Il tema ci offre lo spunto per un nuovo aggiornamento sul caso di Hervé Falciani, l’informatico franco-italiano dietro la famosa «Lista Lagarde» contenente i nomi di circa 130.000 potenziali evasori fiscali europei titolari di ingenti conti presso filiali svizzere della banca HSBC. Un paio di brevi anche sull’archiviazione dell’inchiesta sull’irruzione di agenti antisommossa nella stazione di Atocha, a Madrid, lo scorso 25 settembre e sul processo contro due agenti della Brimo, responsabili lo scorso 1 maggio a Barcellona di lesioni ai danni del sindacalista Enric Llorella.

Dopo la Repressione, lo sapete, è il turno della Trash Zone della carissima Eva Vignini, che apporta al nostro organismo l’ormai imprescindibile dose di trash settimanale con una pillola dedicata al principe Emanuele Filiberto Emanuele Filiberto ed in particolare alla sua innata passione: gli spot pubblicitari. Ripercorrendo sin dagli albori il suo naturale talento trash, dai cereali Kellogs allo spot delle cipolline Saclà siamo approdati alla sua ultima agghiacciante performance nello spot della sigaretta elettronica. Emanuele Filiberto con la sua inconfondibile verve da bamboccione ritardato ci regala un altissimo momento di puro trash. Se dunque stavate pensando di farla finita col fumo questo spot è sicuramente un ottimo motivo per non smettere.

E prima di andarcene, dopo questa puntata piena di canzoni intrufolate in ogni dove, non poteva mancare el último trago, l’ultimissima musica per mettere il punto al venerdì. Oggi ritorniamo a Palermo (dove spesso puntiamo il nostro cannocchiale), ritorniamo a rovistare nel mondo degli esordi: loro vengono dal teatro e han deciso mettere musica negli spazi del palco, portare il teatro dentro la canzone. rappresentate Sono Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, una voce e una chitarra a cinque corde, un disco che è ancora in costruzione, pronto a raccogliere suoni trovati Per la via di casa. Ricerca puntigliosa di parole, silenzi misurati e lievi, testi che si fanno corteggiare appoggiati su motivi fatti apposta per fischiettare.Ci ascoltiamo oggi la canzone che da il nome al gruppo, La rappresentante di lista, opportuna in questo clima elettorale e in questa fine d’inverno: per l’occasione, con l’accompagnamento di fiati della Banda alle Ciancie. Buon ascolto!

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Di bombardamenti, di radio e di bambini che fanno oh! (25 gennaio 2013)

Molte novità musicali per questa puntata di Zibaldone in cui l’influenza, purtroppo, ha fatto la sua comparsa negli studi di Radio Contrabanda. Abbiamo voluto iniziare con la presentazione di un album di grande qualità: The Observer degli Ogun Afrobeat, una band di jazz etnico nata a Madrid nel 2009 e diretta dal percussionista nigeriano Akin Onas Dimeji. Otto elementi provenienti da realtà diverse e con una formazione musicale diversa, come Pablo Hernández, Daniel Niño, Diego Lipnizky, Isaac Shamam, Frank Santiuste, Guillermo González e Luis Tabernas, che sanno mescolare sapientemente ritmi africani con il funk e il soul nordamericano. The Observer è composto da dieci pezzi, sette originali e tre cover del padre spirituale dell’afrobeat, Fela Kuti. Ci siamo sentiti Mono Economy, il pezzo che apre l’album, Salitre, dove risalta il sax di Pablo Hernández, e Eko Ile, una delle tre cover di pezzi originali di Fela Kuti. Se volete saperne di più, cliccate qui.

In questo venerdì abbiamo voluto continuare con la musica e abbiamo parlato di una vero e proprio inverno di concerti italiani qui a Barcellona. Il prossimo 31 gennaio, infatti, continuano Yo Yo Mundi_Alessio Lega_Feliu Ventura gli incontri del Festival di canzone di autore Cose di Amilcare con il concerto della band piemontese Yo Yo Mundi e del cantautore Alessio Lega insieme al cantautore valenciano Feliu Ventura (Luz de Gas, C/Muntaner 246, 21h30). La domenica successiva, 3 febbraio, lo stesso Alessio Lega darà un concerto dedicato alla canzone politica italiana intitolato Resistenza e amore. Canzoni da un’altra Italia per un altro mondo possibile (Rai Art, C/Carders 12, 20h00). Il Festival Cose di Amilcare proseguirà poi con Eugenio Finardi accompagnato dal cantautore catalano Joan Isaac il 14 febbraio (Auditori Barradas de L’Hospitalet, 21h30) e con David Riondino e Dani Flaco il 7 marzo (Luz de Gas, C/Muntaner 246, 21h30). Ma i prossimi due mesi saranno ricchissimi di presenze italiane. Mercoledì 6 febbraio ritorna a Barcellona anche Vinicio Capossela con la presentazione del suo ultimo album Rebetikos Gymnasta (Luz de Gas, 21h00), mentre mercoledì 20 marzo sarà il turno di Franco Battiato che presenterà il suo ultimo lavoro, Apriti Sesamo (L’Auditori, 21h00) e giovedì 21 marzo toccherà a Ludovico Einaudi (Palau de la Musica Catalana, 21h00). Per maggiori informazioni riguardo a questi tre concerti, visitate la pagina web di The Project. Infine, il prossimo venerdì 8 marzo avremo a Barcellona anche Max Gazzè, reduce dall’esperienza di Sanremo. Gazzè suonerà alla Sala Razzmatazz alle 21h00. Per maggiori informazioni potete visitare la pagina web di Italiaes.

E di musica abbiamo parlato anche con due compagni di onde radiofoniche: Berardo Staglianò autore e speaker del programma Sentieri Sonori su Radio Ara – Lussemburgo e Ricky Russo, instancabile agitatore culturale, voce del programma In Orbita su Radio Capodistria, reduce da 3 mesi a New York ed ora di nuovo a Trieste. Attentissimo alle nuove uscite del panorama musicale italiano, Berardo ci ha parlato del siciliano Cesare Basile e di King of the Opera, il nuovo progetto di Samuel Katarro, mentre Ricky ci ha proposto una panoramica dell’interessante realtà triestina e ci ha fatto sentire due pezzi freschi freschi, come l’ultimo singolo di Amari e di Fabri Fibra.

Una puntata monografica per la Repressione Today dell’incentrifugabile Banzo, tutta dedicata a un evento di grande importanza simbolica per la comunità italiana di Barcellona e per la memoria storica della Spagna intera: infatti, lo scorso mercoledì la decima sezione dell’Audiencia Provincial di Barcellona ha accolto il ricorso presentato Barcellona bombardata dall’Associazione Altraitalia relativa a una denuncia contro lo stato italiano per i bombardamenti dell’aviazione fascista su Barcellona e su tutta la Catalogna nel corso della guerra civile spagnola che hanno mietuto circa 4.700 vittime. L’intervento italiano in aiuto alle truppe insorte guidate dal generale Franco, oltre a infrangere tutte le leggi di diritto internazionale allora vigenti (l’Italia non aveva mai dichiarato guerra alla Spagna), si rivolse sistematicamente contro la popolazione civile, senza quasi interessare il fronte bellico. La risoluzione dell’Audiencia Provincial impone l’apertura di indagini volte a determinare quanti dei colpevoli, tra alte cariche e esecutori materiali, sono ancora in vita, e conseguentemente a aprire processi penali a loro carico. Si tratta di una decisione storica, perché per la prima volta dalla fine del conflitto, la normativa vigente in materia di crimini contro l’umanità viene applicata da un tribunale spagnolo per un episodio relativo alla guerra civile, ed e ragione di orgoglio che a promuovere questa iniziativa sia stato un gruppo di nostri connazionali residenti in Catalogna.

La Trash zone della carissima Eva Vignini ci ha presentato oggi un personaggio piuttosto noto in Italia per tutta una serie di polemiche che ha suscitato ed in particolare per la sua reiterata partecipazione al festival di Sanremo. Si tratta di Povia personaggio dalle limitate capacità espressive non solo artistiche ma anche orali. Cantautore milanese, Giuseppe Povia si è costruito un’immagine di bamboccio naif con la pretesa non solo di annichilirci con canzoni inascoltabili e lagnose (I bambini fanno oh! – Vorrei avere il becco – Luca era gay ) ma, cosa ancor più insopportabile, anche di costituire in qualche modo spunto di critica sociale al solo scopo di attirare l’attenzione sulla sua insignificante produzione musicale. Dopo il trash non potevano poi mancare quei due strani personaggi che ormai ci tormentano da mesi: la signora Gina, perennemente alla ricerca del figlio perso sul set di qualche film porno girato a Barcellona, e Bruno, il comico serio che a far ridere proprio non ci riesce…

E per l’último trago nel fondo della puntata ritorniamo in terra toscana dove ci eravamo lasciati lo scorso venerdì. Per la precisione ce ne andiamo oggi a Firenze, nell’Eskimo Club, dove undici anni fa (giusti giusti) si incontrano un gruppo etno- folk (di quelli con la   Martinicca Boison fisarmonica e i violini) con un gruppo progressive rock (di quelli con bassi batteria e tastiere stroboscopiche). Nasce l’amore, nascono i Martinicca Boison, gruppo composto da otto personaggi e ben più numerose (e variegate) collaborazioni. Quel che ne sorge è il «folk elegante», genere unico e rimescolato, fatto per ondeggiare le natiche e schioccare le dita. per volteggiare in quattro quarti e fischiettare un motivetto sulla battigia. Dalle Canzoni del Trimarano (2012) terzo album e mezzo della banda, ascoltiamo di strabilianti vacanze electro-beat su una barca ormeggiata a guardare la città (La Fondazione Trimarano) e di personaggi annoiati in feste affollate: L’invitato non è felice finché non riesce a scappare dalla finestra e tornarsene a casa in bicicletta fischiettando un motivetto. Swing, probabilmente, e anche un po’ folk, ma elegante.

A venerdì prossimo!

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Di folk immaginario, di predicatori imberbi e di altri animali (18 gennaio 2013)

Torna come al solito il venerdì, e noi di Zibaldone ci ritroviamo come sempre in studio a sintonizzare le antenne e sturarvi le orecchie. Siete pronti? Cominciamo bene, cominciamo con un album da ascoltare. La Banda Elastica Pellizza, scoppiettante formazione attiva e suonante dal 2004, ha sfoderato da poco una nuova sfilza di canzoni, impacchettate insieme con il titolo Oggi no. 

bandaelasticapellizzaE’ un piacere tornare a parlare di loro, dopo aver celebrato l’apocalissi in compagnia di uno dei componenti del gruppo (quel Paolo Rigotto, autore istrionico e percussionista della Banda, che gironzolava tra i microfoni in attesa della fine del mondo, un po’ di puntate fa). Chissà quante e quali strabilianti avventure avranno da raccontarci… E visto che di certo vi siete incuriositi, andate a rovistare qui.

C’è poi un lusso che non smettiamo di concederci, una magia che ogni volta si ripete tra cavi e spinotti e che non possiamo fare a meno di regalarci: quando arrivano in studio ospiti che si mettono a suonare, solo per noi, solo per allietare le onde radio, è sempre una gioia, l’umore si ribella e la lampadina rossa sulla porta s’illumina di più. eded-763x393 Toni Bruna, cantautore triestino che già vi abbiamo rifilato in altre occasioni, è arrivato a Barcellona con un’auto scassata carica di musicisti, strumenti vari (un clarinetto, uno xilofono giocattolo, le percussioni, la macchina fotografica, la moka…) e soprattutto voglia di suonare. Tre concerti, uno dopo l’altro, tra bar e loft della città, c’han permesso di conoscere questo gruppo ancora tutto da Toni Bruna esplorare: un folklore immaginario carico d’atmosfere jazz, un cantautorato che viaggia sulla lingua di Trieste e parla di frontiere, un’ironia arguta sempre in bilico sulla malinconia. Suonano dal vivo in esclusiva sulle onde di Zibaldone, e per saperne di più, cercateli qui.

Come ogni settimana, torna la Repressione Today dell’incombustibile Banzo, sfortunatamente mai a corto di notizie. Cominciamo ritornando sul tema dei desahucios, gli sfratti che stanno assumendo in Spagna i connotati di un’autentica emergenza sociale. Il governo cerca di porre un argine al problema con l’istituzione del cosiddetto Fondo Social de Viviendas, promosso dal PP in sostanziale solitudine e presentato dal numero due del governo Soraya Sáenz de Santamaria con una lacrimevole conferenza stampa che ha suscitato ironie e perplessità, proprio mentre i movimenti si accingono a convocare una manifestazione di protesta contro l’endemica corruzione del Partido Popular. PAH Ci spostiamo negli USA per rendere conto dei suicidio del cyberattivista Aaron Svartz, al momento della morte sotto processo per avere diffuso gratuitamente quattro milioni di articoli accademici dell’archivio a pagamento JSTOR, e il cui gesto estremo è attribuibile proprio agli strascichi di tale processo. Spazio anche all’Italia, con il caso del teramano Davide Rosci e degli altri cinque condannati per i fatti del 15 ottobre 2011 a Roma, nell’ambito delle manifestazioni internazionali degli indignados: anche in questo caso, come già a Genova nel 2001 è stato rispolverato il reato di devastazione e saccheggio, risalente al Codice Rocco di epoca fascista, e la dinamica dei fatti contestati agli accusati non pare esattamente trasparente. Un paio di brevi flash catalani sulle azioni degli Iaioflautas, gli adorabili pensionati contestatori in prima linea contro tagli e repressione, e sulla risposta degli antifascisti del Raval alla scorribanda neonazista dello scorso 7 gennaio, della quale vi avevamo parlato nell’ultima puntata.

Ed ecco che torna la Trash zone della carissima Eva Vignini, a dimostrarci ancora una lvolta che al peggio non c’è mai limite: oggi ci presenta una band salernitana di irritanti bambocci dal nome The Holy generation. La velenosa ricetta di questo apparentemente innocuo gruppetto di adolescenti si compone di arrangiamenti orrendi, basi hip-hop scadenti ed infine l’ispirazione cattolica dei testi volti a sciorinarvi tutta una serie di giudizi moralisti sul sesso, sulla convivenza, sulla droga e sulle vostre intere esistenze. Anche se vi siete considerati sempre delle brave persone, questo gruppo di sedicenni  che crede di saperne molto più di voi è li a giudicarvi ed a ricordarvi quanto miserabili siano le vostre peccaminose esistenze. Neppure gli atei possono evitare di esclamare, ascoltandoli: “Oh mio Dio..! Ma perché?”

Oggi la signora Gina non ha telefonato, impegnata di certo in qualche cenacolo di comari (si sarà forse dimenticata di noi?) ma oramai ci siamo affezionati alla sua voce stridula e siamo andati a spiare nel cellulare che suo figlio Dani perse qui, non si sa come, un po’ di tempo fa. Scopriamo sempre nuove cose sulla vita di questo misterioso figlio ingrato che non si fa trovare mai… Non è mancata invece, ahinoi, l’incursione di Bruno, il comico serio che vuol raccontare barzellette, deve aver corrotto qualcuno alla porta perché altrimenti non si spiega la sua costanza nell’interrompere il programma coi suoi frizzi e lazzi. Di certo è tenace, se continua così rischiamo di affezionarci anche a lui…

E per l’ último trago di oggi andiamo a sbirciare dentro i meandri del GattiMezzi vernacolo toscano, in qualche taverna fumosa condita di swing, dalle parti di Pisa per la precisione, dove si narra che  in tempi scabrosi e lontani ci fossero gatti fradici (gatti mézzi, dice il proverbio) a scantonare tra i vicoli. Il duo pisano I gatti mézzi (e ormai sono un quartetto, ché ai due autori con voce e pianoforte si sono aggiunti contrabbasso e percussioni) sanno creare, con il loro jazz un po’ sgraziato e molto tenero, atmosfere da cenacolo famigliare: scanzonati e buffi, san fare ironia dell’umano e della morte (c’ascoltiamo oggi Morirò d’incidente stradale), ammiccano all’amore e alla dolcezza, dan voce agli impulsi molteplici e aggrovigliati di questa nostra specie. Siam Berve fra le berve, dice il titolo del loro quarto disco (2011), e da lì preleviamo il singolo Nella borsa delle donne. Il tutto avviene rigorosamente sulle rive dell’Arno, dove fioriscono parole misteriose e dove alcune consonanti sono scomparse da tempo.

Buon ascolto e ci risentiamo venerdì prossimo!

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Di emigranti, imbonitori e divinità del rock (11 gennaio 2013)

Cari aficionados di Zibaldone, rieccoci qui dopo la pausa natalizia. Se ci avete seguito, vi siete resi conto che non vi abbiamo lasciato soli in queste settimane di vacanze, viaggi, pranzi e cene, famiglia ed amici, ma vi abbiamo preparato due puntate speciali dedicate a temi diversi, come la canzone d’autore e la pornografia. Insomma, per grandi e piccini,avrebbero detto un tempo… ma questo venerdì siamo rientrati negli studi di Radio Contrabanda per la prima puntata in diretta del 2013. Toni Bruna_Ruso Sala E abbiamo voluto riprendere con una piccola dedica al Duca Bianco che pochi giorni fa ci ha fatto conoscere il suo nuovo singolo e ha annunciato l’uscita del nuovo album per il mese di marzo, dopo quasi un decennio di silenzio. La notizia vale l’apertura di una puntata di Zibaldone! E per continuare con la musica abbiamo poi voluto farvi ascoltare l’ospite della prossima settimana: il triestino Toni Bruna, che è stato da noi già in un paio di occasioni negli ultimi due anni, e che sarà il protagonista anche del prossimo incontro del Festival Cose di Amilcare. Si esibirà difatti il prossimo giovedì 17 gennaio, alle 20.30, con la cantautrice catalana Rusó Sala nella sala Tinta Roja del quartiere barcellonese del Poble Sec.

E visto che abbiamo iniziato con delle voci conosciute, abbiamo voluto continuare con il nostro caro Marco Barlocci che mancava effettivamente da un po’ ai nostri microfoni. Marco è venuto accompagnato dell’attrice italiana Fabrizia Martano per presentarci il prossimo spettacolo del Teatro Stabile di Barcellona, uno spettacolo dedicato all’emigrazione. Una tematica che ci tocca effettivamente molto da vicino. E lo sguardo del Teatro Stabile di Barcellona non si concentra solo sul presente ma guarda indietro, anche al passato, sbirciando in quell’America terra di emigrazione di tanti italiani a fine Ottocento e ad inizio Novecento… e a molto altro. Siete dunque tutti invitati il prossimo martedì 22 gennaio, alle 20.30, alla Casa degli Italiani di Barcellona (Pasaje Méndez Vigo, 8 ) per poter assistere alla prima de Il cielo e l’animo. Lo spettacolo del Teatro Stabile di Barcellona fa parte di un’intera giornata dedicata alla tematica della migrazione organizzata dalla Casa degli Italiani sotto il titolo Migrazione, alla ricerca di una vita migliore.Ritorna dopo le feste, un filino ingrassata ma sempre combattiva, anche la Repressione Today del nostro incoercibile Banzo, la rubrica di controinformazione più amata dagli zibaldoniani.

Felip Puig Molte le notizie, come è prevedibile: cominciamo con l’insediamento del secondo governo di  Artur Mas lo scorso 27 dicembre, che registra un importante cambio della guardia alla Conselleria d’Interior: il mai troppo esecrato Felip Puig passa a Empresa i Ocupació (ed è già il quarto ministero che ricopre), sostituito dal compagno di partito Ramon Espadaler. Vedremo in che modo ne sará influenzata la gestione dell’ordine pubblico in Catalogna. Ma la notizia più importante è senz’altro la liberazione, dopo 56 giorni di carcere preventivo, di Alfonso Fernández, a tutti noto come Alfon. Alfon sale de la cárcel Fernández, un ventunenne di Vallecas, era stato accusato della detenzione di materiale per la fabbricazione di esplosivi, era recluso in un severo regime d’isolamento ed è stato l’ultimo dei circa 140 arrestati per lo sciopero generale dello scorso 14 novembre. Prevedibilmente, il caso presenta molte incongruenze e dettagli oscuri. Spazio anche al caso dell’utente di Twitter interrogata dalla polizia per il presunto contenuto violento dei suoi tweet, in realtà citazioni di pensatori come Gramsci, per le pericolose scorribande di un gruppetto di neonazisti a Barcellona e dintorni e, tornando in Italia, per le curiose «convergenze parallele» tra il Movimento 5 Stelle e Casa Pound.

La Trash Zone della carissima Eva Vignini, croce e delizia degli ascoltatori di Zibaldone, ritorna nel 2013 più scoppiettante che mai a tormentarci con la sua spazzatura mediatica ed è dedicata oggi  a Gennaro D’Auria, celebre mago e sensitivo napoletano che non è passato inosservato ai veri cultori del trash tanto da meritare la dedica dell’album Cicciput dai grandissimi Elio e le Storie Tese. Il mago di Torre del Greco diffonde le sue profezie su radio ed emittenti private campane sin dai primi anni Settanta in trasmissioni surreali dove, al telefono con i consultanti, mette in atto peculiari esercizi di divinazione casereccia non perdendo tra l’altro occasione di “cazziare”  coloritamente i malcapitati che non confermano le sue previsioni. Gennaro D’Auria, mago poliedrico non privo di una certa tendenza gotica, legge il futuro con l’ausilio di particelle, ci descrive le virtù naturopatiche del succo di fagioli ed improvvisa strani esperimenti di teletrasporto aprendoci un mondo davvero sconfinato tutto da scoprire. E visto che di trash si è parlato non potevano mancare nemmeno le comparsate di quelli che sono diventati – nostro malgrado – degli ospiti fissi del nostro Zibaldone. Immancabile e precisa come un orologio svizzero, abbiamo ricevuto la telefonata della signora Gina che ci ha raccontato tutte le avventure natalizie, tra cenone di Natale, messa e pranzi vari. E poi, proprio in zona Cesarini, anche l’arrivo di quel fanfarone di Bruno che, ancora una volta, è riuscito ad entrare in studio ed occupare per dieci minuti buoni i nostri microfoni…

E in quest’anno appena cominciato, scampati tutti dal fragore della fine del mondo (che nemmeno ha lasciato qualche segno, qualche fuoco d’artificio, nulla) mentre riassestiamo pezzo a pezzo tutte le rubriche, torna in studio anche l’ultimo sorso di musica, el último trago nel fondo della puntata servito per voi da Laura. Si tratta quest’oggi di un discodevocka  piuttosto notturno e cupo, adatto per l’inverno, fabbricato da poco dai ferraresi Devocka (il nome viene da Arancia Meccanica), gruppo noise rock che si barda di post punk e scivola spesso verso la new wave. Attivi e suonanti dal 2003, dopo aver spartito il palco con i Santo Niente e i Perturbazione, dopo aver collaborato con Giulio Favero (bassista storico del Teatro degli Orrori, attivo ed attento produttore di quel che cresce nel sottosuolo musicale italiano), i Devocka danno alla luce La morte del sole, terzo album uscito nell’autunno del 2012. Disco rabbioso, introspettivo ed acceso, a tratti gridato (come si sente nel pezzo Non solamente un’apertura mentale, chiaramente influenzato dal noise italiano più recente), che riflette sulla fine e sull’identità, registrato quasi esclusivamente in orari notturni: perfetto per questi tempi di ripensamento, perfetto per le lunghe notti di gennaio.

Buona settimana e… a venerdì prossimo!

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Zibaldone Speciale Vacanze di Natale numero 2 (4 gennaio 2013)

Per queste vacanze di natale Zibaldone vi ha preparato un doppio regalo. Due puntate speciali, dai toni e dai gusti diversi. Due puntate completamente differenti dal solito Zibaldone. Due speciali per finire in dolcezza il 2012 e per iniziare in modo piccante il 2013. In queste due occasioni, lo studio di Zibaldone non sarà il solito porto di mare, ripieno di collaboratori, ospiti, amici, infiltrati e strani personaggi. Nello studio ci sarà un solo ospite che in due ore di trasmissione avrà il tempo di raccontarci molte cose, di approfondire, di spiegare, di perdersi nei ricordi e negli aneddoti. E ci sarà (come no?!) parecchia buona musica.

Dopo la puntata dedicata alla canzone d’autore ed alla traduzione in compagnia di Sergio Secondiano Sacchi, abbiamo pensato di iniziare il 2013 in modo estremamente piccante. E lo abbiamo fatto insieme a Luigi Cojazzi, giornalista free lance, traduttore e scrittore – tra i suoi ultimi lavori ricordiamo il bel romanzo Alluminio (Hacca, 2007) e la guida 101 cose da fare a Barcellona almeno una volta nella vita (Newton Compton, 2012) – friulano d’origine e padovano d’adozione. Luigi era già stato nei nostri studi qualche mese fa per parlarci del Festival di Internazionale tenutosi ad inizio ottobre a Ferrara. Questa volta la tematica è stata tutt’altra: il mondo della pornografia. Ma il taglio che abbiamo dato a questa lunga chiacchierata è stato particolare. Sia perché con Luigi abbiamo voluto parlare delle riflessioni filosofiche e delle interpretazioni che offrono una diversa visione del porno, come quelle della svedese Erika Lust, creatrice di porno per un pubblico femminile, o soprattutto della spagnola Beatriz Preciado, che con il suo ultimo libro, tradotto anche in italiano, Pornotopia. Playboy: architettura e sessualità, ha offerto un’analisi molto interessante delle relazioni tra società e pornografia. Sia perché Luigi ci ha raccontato la maniera in cui si è avvicinato a questo mondo: attraverso una ricerca giornalistica in compagnia di un altro scrittore italiano, Davide Musso. Le domande alle quali i due scrittori e giornalisti italiani hanno cercato di dare una risposta sono state: come funziona il mondo della pornografia? E cosa sta diventando? Chi ci lavora? E per quali ragioni? Una delle idee di fondo, poi confermata dalla ricerca sul campo, era infatti che quello dell’attore/attrice porno fosse un lavoro come un altro, soprattutto nel contesto del precariato di quest’inizio di terzo millennio.

Luigi ci ha quindi raccontato i grandi cambi che ha vissuto il mondo della pornografia in Spagna negli ultimi decenni, dall’ingresso dell’home video negli anni Ottanta e del DVD negli anni Novanta alla più recente rivoluzione informatica e la diffusione di internet, Dunia Montenegro che hanno quasi messo la parola fine al porno concepito solo nella sua forma cinematografica. La diversificazione della produzione è diventata una realtà, con le molte pagine web e i video di breve durata allo stile di youtube. Luigi ci ha guidato in un mondo sconosciuto ai più, tra incontri particolari e molti aneddoti. Tra i personaggi che ci ha presentato in questa chiacchierata abbiamo incontrato Torbe, creatore della pagina web putalocura.com e autore del libro omonimo, oltre che responsabile del cambiamento generazionale del mondo del Nacho Vidal porno spagnolo con l’uso dei video on demand ed introduttore in Spagna del famoso bukkake. Ma anche la ninfa tutelare del mondo del porno e regina della doppia penetrazione anale, la brasiliana di Rio de Janeiro Dunia Montenegro, nel cui sito campeggia la scritta “Attrice porno bisessuale e ninfomane”. O il Rocco Siffredi della penisola iberica: Nacho Vidal con i suoi 27 cm di talento incontestabile. Il finale non poteva essere altro che il set di un film. Quale? Quello del Kubrick del porno: il regista Roberto Valtueña. Direi che non posso aggiungere nient’altro: buon ascolto!

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Zibaldone Speciale Vacanze di Natale numero 1 (28 dicembre 2012)

Per queste vacanze di natale Zibaldone vi ha preparato un doppio regalo. Due puntate speciali, dai toni e dai gusti diversi. Due puntate completamente differenti dal solito Zibaldone. Due speciali per finire in dolcezza il 2012 e per iniziare in modo piccante il 2013. In queste due occasioni, lo studio di Zibaldone non sarà il solito porto di mare, ripieno di collaboratori, ospiti, amici, infiltrati e strani personaggi. Nello studio ci sarà un solo ospite che in due ore di trasmissione avrà il tempo di raccontarci molte cose, di approfondire, di spiegare, di perdersi nei ricordi e negli aneddoti. E ci sarà (come no?!) parecchia buona musica.

Per questo primo speciale di Zibaldone abbiamo pensato di invitare una delle figure di maggior rilievo del mondo della canzone d’autore italiana degli ultimi quarant’anni: Sergio Secondiano Sacchi. Sergio è già stato ospite del nostro programma in altre occasioni, come quando nel luglio scorso ci fece conoscere il cantautore ceco Jarek Nohavica. Forse non c’è nemmeno bisogno di presentarlo, ma due parole vanno dette. Nel 1972, insieme ad Amilcare Rambaldi, Sergio è stato uno dei fondatori del Club Tenco di Sanremo, che è diventato il luogo di incontro per eccellenza della canzone d’autore italiana ed internazionale. In quasi quarant’anni di vita il Tenco ha valorizzato e fatto conoscere agli addetti ai lavori ed al grande pubblico vecchi e giovani cantautori e musicisti, molti dei quali sono diventati delle icone in Italia e nel mondo. Qualche nome? Fabrizio De Andrè, Francesco Guccini, Roberto Vecchioni, Vinicio Capossela, Leo Ferré, Tom Waits, Joni Mitchell e un largo eccetera che potrebbe riempire varie pagine di questo blog.

Però in questa puntata Sergio non è venuto a parlarci del Club Tenco o della canzone d’autore in sé e per sé. Beh, anche di questo, senza dubbio. Ma la prospettiva è stata un’altra. In queste due ore insieme abbiamo voluto approfondire una determinata questione: la relazione tra canzone d’autore e traduzione. Sergio Secondiano Sacchi, difatti, è uno dei più rinomati traduttori di canzoni all’italiano e ne ha dato prova in questi ultimi decenni con diversi progetti – sempre in collaborazione con il Club Tenco – che hanno avuto un importante successo di critica. Alla fine degli anni Ottanta si iniziò con la riscoperta del cantautore russo Vladimir Vysotsky, scomparso nel 1980. All’inizio degli anni Novanta ci fu l’operazione incentrata sul cantautore cubano Pablo Milanés. E nel 2012 l’operazione incentrata sul cantautore spagnolo Joaquín Sabina. Ma dei progetti più recenti dobbiamo ricordarne altri due. Nel 2008 il doppio cd intitolato Quelle piccole cose, uscito sotto il nome Pan Brumisti, che contiene oltre una dozzina di canzoni tradotte all’italiano di cantautori francesi, spagnoli, catalani e brasiliani. E, alla fine del 2012, il doppio cd intitolato Cose di Amilcare, contenente una decina di canzoni tradotte all’italiano di cantautori catalani. Chi ne sono gli interpreti? A volte gli stessi cantautori, che per l’occasione cantano in italiano, come nei casi di Maria del Mar Bonet, Joan Isaac, Joan Manuel Serrat, Luis Eduardo Aute, Amancio Prada… Altre volte, cantautori italiani del calibro di Francesco Guccini, Vinicio Capossela, Massimo Ranieri, Lu Colombo, Eugenio Finardi, Cristiano De Andrè…

Non vi resta che ascoltare questa puntata, che ne dite?

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Della (presunta) fine del mondo. E di nient’altro (21 dicembre 2012)

Poteva essere l’ultima puntata del nostro Zibaldone. E invece no. Siamo ancora qui, belli e snelli. E soprattutto: alive & kicking. Come ha dichiarato in un momento di gioia post concerto Paolo Rigotto: “Fanculo ai Maya”. Tutto questo per dire, cari aficionados e care aficionadas di Zibaldone che la puntata del 21 dicembre, l’ultima puntata in diretta del 2012, è stata dedicata a questa possibile conclusione delle nostre vite e del nostro programma radiofonico. Non a caso l’ospite d’onore è stato Paolo Rigotto che un paio d’anni fa incise una canzone intitolata La fine del mondo. Ma chi è Paolo Rigotto?

Paolo Rigotto è un musicista, cantante e performer torinese. Rigotto nasce come batterista. E lo è ancora, partecipando in vari progetti, come quello della Banda Elastica Pellizza, premiata recentemente con la Targa Tenco. Ma nell’ultimo triennio Rigotto ha iniziato seriamente anche una carriera in solitario con un paio d’album di grande qualità. Il primo, Corpi Celesti, è uscito nel 2010. Il secondo è uscito a metà del 2012 e il titolo è Uomo Bianco. Definire la musica di Rigotto è cosa complessa. C’è del rock, c’è del pop, c’è dell’ironia che a volte si tramuta in qualcosa di simile alla demenzialità, c’è dell’elettronica. Ma c’è soprattutto molta creatività e un grande coraggio di mettersi in discussione e di far pensare. Perché con pezzi come Uomo Bianco, English Soup, È successo, Quasi quasi, Cambiare musica quello che Rigotto ci dice è che si può ridere e pensare allo stesso tempo. E anche fare della critica sociale. Una caratteristica presente già nel precedente Corpi Celesti, con canzoni come Scheda Madre o Madama Dorè, di cui vi consigliamo anche i videoclip. Di tutto questo abbiamo parlato con Rigotto, oltre che di tante altre cose: della vita, soprattutto (con i Pink Floyd come sottofondo). Manca solo un dato: Rigotto era a Barcellona per la sua prima tournée spagnola: un concerto unplugged al Bar Pastis e una performance nel nuovissimo Milingo Loft. Dopo aver visto il secondo spettacolo di Rigotto quello che vi diciamo è solo: RIGOTTO SANTO SUBITO. Date un’occhiata alla sua web: cliccate qui.

Maya o non Maya, eccovi l’ultima puntata dell’anno per la Repressione Today dell’imperscrutabile Banzo: e se nel 2013 questa rubrica non dovesse più esistere ci auguriamo che sia per un’improvvisa e sorprendente mancanza di notizie e non per la sparizione cruenta del mondo universo. Nel frattempo, quest’oggi parliamo di un recentissimo sondaggio tra i senzatetto spagnoli, incaricato dall’Instituto Nacional de Estadística, che conferma il violento impatto della crisi nella vita dei cittadini spagnoli. Torniamo poi a occuparci di Hervé Falciani, l’informatico che col suo apporto ha dato un contributo decisivo alla lotta contro la grande evasione fiscale, ma che la Svizzera vuole processare per violazione di segreto bancario: detenuto in Spagna dal 1 luglio, Falciani dovrebbe essere uscito di prigione da circa una settimana, anche se il governo spagnolo non si è ancora pronunciato sulla sua estradizione alla Svizzera. Torniamo anche a parlare di proiettili di gomma, uno dei temi ricorrenti della nostra rubrica, ma questa settimana ci spostiamo dalla nostra Catalogna al Messico, dove la pericolosa arma sarebbe stata usata contro i manifestanti nel corso delle proteste contro l’insediamento del nuovo presidente Enrique Peña Nieto. In chiusura, torniamo in Italia per occuparci della fondazione di Alba Dorata Italia, filiale indipendente del partito filonazista greco, che ha appena celebrato la sua assemblea costituente nel disinteresse generale e si segnala finora per le pittoresche e confusionarie dichiarazioni dei suoi altrettanto pittoreschi e confusionari promotori.

La Trash Zone della carissima Eva Vignini è dedicata oggi ad una peculiare figura di giardiniere cantante che ci ha ammorbato con una serie di noiosissimi programmiriguardanti il giardinaggio. Luca Sardella, che sfoggiava un look a dir poco agghiacciante fatto di scoppole dai colori pastello camicie a quadrettini e vestiti da campagnolo, non contento del suo pollice verde ha deciso di torturarci concentrandosi anche su un’altra passione: la musica. Da paroliere a interprete Luca Sardella comincia a produrre tutta una serie di orrendi pezzi musicali. Da ricordare sono un reggae dal titolo improbabile Mi rode e mi scoppia, e poi Un coccodrillo dentro me, ma soprattutto ci sembra degno di nota Pace e Libertà , l’inno dell’Udc che con impareggiabile lungimiranza ha deciso di affidargli Pier Ferdinando Casini. E per dimostrarvi che non è vero che a natale siamo tutti più buoni abbiamo voluto costringervi ad ascoltarlo.

Tra serio e faceto, non potevano mancare le interruzioni di due personaggi che, da vicino o da lontano, si sono convertiti malgrè nous, in ospiti fissi del nostro programma radiofonico. Già sapete di chi stiamo parlando: la signora Gina che ci ha raccontato avventure e disavventure del presepio condominiale e quel fanfarone di comico serio che si presenta con il nome di Bruno, che ha continuato con le solite fregnacce, questa volta con un tocco natalizio. Ridere non serve però per scacciare le brutte notizie di questi tempi bui e selvaggi. Vi abbiamo infatti informato della chiusura, con la fine del 2012, di Info Idiomes di Barcelona Televisiò (BTV), un programma televisivo in cui si dava voce a 18 comunità straniere residenti a Barcellona, tra cui quella italiana. Un programma che esisteva da oltre 13 anni e che, tra l’altro, non comportava costi rilevanti per BTV. Strano dunque che la chiusura di questa bella esperienza di integrazione e di informazione in differenti lingue sia motivata da ragioni economiche. Ci sembra poco credibile, a dire il vero. E ci sembra, purtroppo, che le motivazioni politiche siano la vera ragione di questa decisione. Un’altra pessima notizia per chiudere questo duro 2012 che dimostra come l’integrazione delle comunità straniere a Barcellona stia diventando un’utopia in una società sempre più chiusa su se stessa.

E in questo clima di apocalissi annunciata (come dice Max Manfredi,  I segni della fine non mancano, ma la fine non c’è mai) torniamo a dedicarci, per l’último trago nel fondo della puntata, a un Grande Vecchio della musica italiana, uno di quelli che in questo fertile autunno hanno deciso di mettere al mondo un disco nuovo. Che in questo caso è anche l’ultimo, come già si scorge dal titolo, come s’odora dalle canzoni che ci sono dentro, come l’autore stesso ha dichiarato. L’ultima Thule di Francesco Guccini, uscito un mesetto fa, ha infatti tutta l’aria di essere un commiato: già aveva deciso, quarant’anni fa, di chiamare così il suo ultimo disco, senza immaginare i lunghi anni di concerti e canzoni che sarebbero venuti appresso. Guccini torna a raccontare se stesso e l’incedere del tempo, canta la notte e la memoria insieme al controcanto dell’oblio, con quello sguardo nostalgico ed intimo che gli conosciamo. E in questo costante mettere il punto finale, c’è il ritratto farsesco del mondo attorno (Il  testamento di un pagliaccio) e il racconto della guerra e della Resistenza (c’ascoltiamo in sottofondo Quel giorno d’aprile). Per concludere, ritorniamo indietro di molto, ritorniamo su un esordio: siamo nel 1967, il giovane Francesco (pettinato e senza barba) incide il suo primo disco. La prima canzone diventerà famosissima e si scalfirà nella memoria di tutti, ma lui ancora non lo sa: per ora ci racconta della fine del mondo, che arriverà, certo, ma molto probabilmente Noi non ci saremo.

Buone feste, cari aficionados di Zibaldone! Ci risentiamo per la prossima diretta venerdì 11 gennaio. Ma non perdetevi, nel frattempo, i due speciali di Zibaldone per le vacanze di Natale, al miglior stile vanziniano. Di cosa parleremo? Non vi diciamo nulla… a venerdì prossimo!

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Di cinema italiano, di poncharelos e del piccolo Lucio (14 dicembre 2012)

Ci stiamo avvicinando alla fine del mondo. Almeno così dicono i Maya e molti altri ciarlatani che popolano questo nostro povero pazzo globo terracqueo. Noi zibaldoniani però non ci pieghiamo, né ci spezziamo: continuiamo imperturbabili sulle barricate di Barcellona, informando, contro-informando, scherzando, ridendo e proponendo della gran bella musica. La prossima settimana, in barba ai Maya e ai ciarlatani di cui sopra, abbiamo deciso di intervistare qui nei nostri piccoli studi Paolo Rigotto, musicista, cantante e performer torinese che alla fine del mondo aveva dedicato proprio una canzone qualche tempo fa. E alla fine del mondo dedicherà uno spettacolo qui a Barcellona…

Questo venerdì abbiamo voluto fare un tuffo nella settima arte, ossia nel cinema. E più in concreto nel cinema italiano che si proietta a Barcellona. Sì, perché tra il 14 e il 18 dicembre si tiene nella ciudad condal la prima edizione della Mostra de Cinema Italià de Barcelona (MCIB), organizzata dall’Istituto Luce e dal Ministero Italiano della Cultura. Un incontro davvero interessante che permetterà a catalani e spagnoli di conoscere le ultime novità del cinema italiano, come Magnifica presenza di Ferzan Özpetek, È stato il figlio di Daniele Ciprì, Pinocchio di Enzo d’Alò o Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana. Non ci saranno solo lungometraggi di registi affermati, ma anche lavori di artisti emergenti, cortometraggi di grande qualità e la copia restaurata di Stromboli di Roberto Rossellini. E molto di più. Come la presenza di quasi tutti i registi e dell’attore Elio Germano. Di tutto questo abbiamo parlato con Daniela Aronica,  responsabile del progetto a Barcellona e presidente del Centro di Studi sul Cinema Italiano (CSCI). Per maggiori informazioni sul MCIB, cliccate qui.

Dopo una settimana di malanni, torna l’incoercibile Banzo con la sua Repressione Today, la rubrica di controinformazione più amata dagli zibaldoniani. Il Banzo riprende le fila del caso di Ester Quintana, la più recente vittima dei famigerati proiettili di gomma dei Mossos d’esquadra, sviscerando la spy story di rapporti confidenziali occultati, smentite, controsmentite e mezze verità che hanno caratterizzato le ultime apparizioni dell’ineffabile conseller d’interior Felip Puig, chiamato a pronunciarsi in più d’un occasione sull’operato della polizia in occasione dello sciopero generale del 14 novembre e sulle controverse circostanze del ferimento di Ester. Ma si è parlato anche delle proteste degli ospedali catalani contro i tagli alla sanità, guidate dal personale dell’Hospital Sant Pau, che da oltre due settimane porta avanti una serrata di protesta con la partecipazione massiccia degli abitanti del quartiere. Non è mancato anche uno sguardo all’Italia, con il caso della nuova sede di Casa Pound a Bologna, fatta oggetto del lancio di una bottiglia molotov solo alcuni giorni dopo una grande manifestazione di protesta pacifica per le vie della città, azioni tra le quali sembra non sussistere nessun vincolo. Il gesto ha suscitato polemiche tra le forze politiche del quartiere, divise tra una ragionevole condanna della violenza e i rischi di legittimazione di una organizzazione dichiaratamente neofascista quale è appunto Casa Pound.

La Trash Zone della carissima Eva Vignini è dedicata oggi al piccolo Lucio una sorta di Pierino napoletano ciccione ed arrapato. In realtà, la sua linea stilistica, oltre all’estetica assolutamente trash dei suoi video ed allo stile neomelodico, non è altro che una rassegna gastronomica di cibi escludendo tutti quelli più salutari e dichiarando il proprio amore per quelli più grassi e ipercalorici. Il suoi pezzi più famosi: A me me piace a nutella e Coca cola e patatine sono un vero inno alla sregolatezza alimentare ed all’obesità, mentre in Donna bambina e Mi chiami o non mi chiami la celebrazione del cibo viene messa in correlazione con la conquista sentimentale di bambine dodicenni ammiccanti che imparano ad essere donne dalla televisione. Un spaccato sociale trash grottesco ed agghiacciante sui figli malati del berlusconismo.

Sapete che Zibaldone è un porto di mare e in studio da noi passano davvero tutti i matti. La settimana scorsa abbiamo avuto la visita di Don Cosimo, che questa settimana non è apparso. Chissà cosa sarà successo al prelato calabrese in fuga dalla sua terra dopo aver fatto pubblicamente outing… immancabile, invece, Bruno, il comico serio, che è apparso poco prima della fine della trasmissione. Speravamo di essercelo tolto dalle scatole, ma invece, puntuale come un orologio svizzero, è arrivato, riuscendo ancora una volta a farsi aprire la porta di Radio Contrabanda… ma i matti se non arrivano direttamente in studio, ci chiamano per telefono… E così è stato anche questa volta con la signora Gina che si sta preparando per le feste in attesa del suo dolce pargolo, quel Dani che abbiamo scoperto essere un riconosciuto attore porno residente ormai da parecchi anni qui a Barcellona…

Ma tra uno scherzo e l’altro, c’è stato il tempo anche di una bella intervista con due membri di un gruppo davvero promettente. E soprattutto divertente. Ritmi latini, ma non solo. Loro lo definiscono latin-ska-funk. Fa ballare, questo non c’è dubbio. Il loro nome? The Poncharelos, in onore a quel poliziotto dei Chips che gironzolava per le strade di Los Angeles in sella a una motocicletta con degli occhiali da sole a goccia e lo stile di un vero latin lover. In studio sono venuti a trovarci due membri di questa composita e numerosa band: l’italiano Nico Di Tullio (pianista) e il venezuelano Ángel Rodríguez (bassista). Ma i Poncherelos sono addirittura sette e quasi tutti di paesi diversi: oltre a Nico e Ángel, ci sono un altro venezuelano, un greco, un francese, un argentino e un catalano. Una vera amanida musical, come si dice alle volte qui in Catalogna. Con Nico e Ángel abbiamo parlato della storia di questo gruppo, nato qualche anno fa, e del loro nuovo album, uscito a fine novembre, di cui vi abbiamo proposto tre pezzi. Per saperne di più sui Poncharelos, schiacciate qui.

Ci sono i gruppi e ci sono i Supergruppi, quelli con il mantello e la calzamaglia che accorrono a sgominare i malandrini, quelli che sono formati dei personaggi di altri gruppi e che si uniscono solo per dare il meglio di loro stessi, solo per giocare, solo per una volta. L’último trago di oggi si dedica a uno di questi, di cui già si dovrebbe parlare al passato, come dichiarano nel loro comunicato stampa perché già non esistono più: si presentano con il nome (audace, a dire il vero) di Craxi, con un disco dalla copertina monocolore (rosso), con sonorità da rock sperimentale che sa di new wave. C’è chi viene dai Mariposa, chi dai Calibro 35, qualcuno è passato anche dagli Afterhours e dagli Zeus! Il curriculum c’è tutto, per un disco che suona bene, che ammicca e provoca, dai testi giocosi e contorti. E c’ascoltiamo allora Dentro i battimenti delle rondini, canzone che da il titolo a quest’album appena fatto che vale la pena di ascoltare con attenzione.

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Di morti per la patria, di imprecazioni e di strade (7 dicembre 2012)

È arrivato il freddo inverno anche qui sul litorale catalano, cari aficionados di Zibaldone. Oramai è tempo di sciarpe, guanti di lana e cappotti. E di un buon whisky, piuttosto che la birra fresca che siamo soliti scolarci prima di salire in trasmissione. Ma è tempo anche di nuove uscite musicali e di concerti. Abbiamo voluto iniziare con questi ultimi qui a Zibaldone per informarvi di due prossimi incontri musicali che si svolgeranno nella ciudad condal. Innanzitutto il terzo appuntamento con il Festival di canzone d’autore Cose di Amilcare, che dopo Jarek Nohavica e gli Agricantus, porta a Barcellona un’accoppiata di grandi cantautori italiani: il piacentino Dente e il calabrese Peppe Voltarelli. Il concerto si terrà al C.A.T. di Gràcia sabato 15 dicembre. E poi il torinese Paolo Rigotto che suonerà per la prima volta a Barcellona in due locali underground, come lo storico Bar Pastis e il Milingo Loft del Poble Nou, il 19 e il 21 dicembre.

Per quanto riguarda invece le uscite musicali di quest’inizio di dicembre vi abbiamo proposto il nuovo lavoro dei Fuzz Orchestra. Rock duro e molta politica, se dovessimo riassumerlo in quattro parole. Partendo dall‘improvvisazione radicale, la band, nata nel 2006 e che ha già al suo attivo due album e oltre 200 concerti tra l’Europa e gli Stati Uniti, è arrivata alla definizione di un sound basato su strutture di matrice heavy rock, prodotte da batteria e chitarra, su cui si innestano flussi noise ed audio samples tratti da film, documentari e vecchi vinili. Il loro terzo album, Morire per la patria, ci è piaciuto molto. Per la musica e, ancora di più, per il messaggio in esso contenuto, che di questi tempi cade come il cacio sulle pere. Oltre al singolo che dà il titolo all’album, ci siamo sentiti anche la graffiante In verità vi dico. Se ne volete sapere qualcosa di più, entrate qui.

Le uscite musicali sono davvero molte in questa fine 2012 e non ce l’avremmo fatta a farcela da soli. Abbiamo pensato bene di farci aiutare dal nostro Berardo Staglianò,anima e voce del programma Sentieri Sonori della lussemburghese Radio Ara. Berardo è sempre molto attento al panorama musicale italiano, soprattutto al mondo dell’indie. Oltre a farci un ripasso delle ultime uscite di quest’autunno, Berardo ci ha fatto conoscere due artisti di grande qualità, come il romano Massimo Giangrande, attivo sulle scene da parecchi anni, e una vera novità dal nome cortissimo: Ed. Sentiteveli, perché meritano davvero! E ricordatevi che Sentieri Sonori va in onda ogni sabato dalle 11.30 alle 13.00 e che lo potete sentire dovunque voi siate dalla pagina web di Radio Ara.

Il Banzo, care amiche e cari amici, questa volta è stato colpito dai mali di stagione. Noi abbiamo cercato di fare il possibile anche in sua assenza. E vi abbiamo proposto una versione ridotta della Repressione Today, o come l’ha voluta chiamare il Banzo, unaViral Edition. Dal suo computer, l’incombustibile ed ergonomico nostro collaboratore ci ha mandato una breve panoramica di quel che è successo in quest’ultima settimana, tra le dichiarazioni inaccettabili del conseller catalano Felip Puig sull’incidente a Ester Quintana e la manifestazione dei No TAV a Lione. E molto altro. Ma molto altro è anche quello che vi proponiamo noi dagli studi di Radio Contrabanda affacciati sulla Plaza Reial di Barcellona. In questa puntata le sorprese sono state molte. Come gli ospiti. Innanzitutto, abbiamo ricevuto di nuovo una telefonata della signora Gina con cui abbiamo parlato del suo caro figlio Dani (e del suo lavoro, che potremmo definire, “piccante”…). Poi è ricomparso, immancabile e puntualissimo, quello strano personaggio che si fa chiamare Bruno e che dice di essere un comico serio. Ma poi, udite, udite, abbiamo ricevuto la visita, del tutto inattesa, di Don Cosimo, un prete calabrese che parecchi mesi fa ci chiamò in diretta e fece outing… pare che la sua sincerità gli sia costata cara…

La Trash Zone della carissima Eva Vignini è dedicata oggi al tema: Giornalismo ed imprecazioni ed in particolare al mai troppo compianto Germano Mosconi,giornalista e conduttore televisivo veronese che con il suo look elegante, riporto ed occhiali a goccia ci ha regalato ben più di un sorriso. Se dovessimo dedicargli il titolo di un film sarebbe senza dubbio alcuno Non aprite quella porta! Porte chiuse male, rumori molesti e qualsiasi cosa determinasse il fermo delle riprese sembravano estenuare il povero Mosconi generando in lui una genuina tendenza all’imprecazione. Non lasciandoci condizionare da ipocrisie post mortem  ricordiamo i suoi fuorionda e le sue bestemmie con immutato affetto.

Di solito, l’ùltimo trago delle nostre puntate tenta di affacciarsi sulle novità musicali, sugli esordi, sui gruppi che si stanno facendo le ossa e le corde vocali negli scantinati e nei furgoni in trasferta. Ma quest’oggi speriamo ci concederete l’eccezione di dedicarci invece a un gigante già consacrato: Laura è andata in Italia apposta, per acciuffare l’ultimo disco di Francesco De Gregori, uscito qualche settimana fa e pronto qui per snocciolarsi alle vostre orecchie. S’intitola Sulla strada, come quei romanzi che leggevamo negli anni Sessanta, e al solito si presenta in una cornice rock che ormai conosciamo: da una ventina d’anni ormai il Principe racconta il mondo condendolo del suono di bassi e batterie, un po’ per farcelo mandar giù meglio, un po’ per far la linguaccia a quell’etichetta che vuole i cantautori seduti sullo sgabello con una chitarra acustica a piangere su se stessi. Questo è invece un disco che arriva leggero, vivace, critico. «Non si riesce a vedere cos’è, ma deve essere strada», gli sentiamo dire nella canzone d’esordio, una strada che non è in discesa, da percorrere «a passo d’uomo» («altra misura non conosco, altra parola non suono») , dove s’affacciano i fantasmi sghignazzanti del passato («fischia il sasso fischia il vento, sta arrivando il Novecento» recita il bellissimo pezzo Belle Epoque che ci ascoltiamo oggi) ma dove il futuro si vede e manda segnali. De Gregori è ironico, intimo e sa vivere nel proprio tempo. Non c’è più il giovane Nino della classe ’68 che cammina con le sue scarpette di gomma dura, c’è invece una Ragazza del ’95 che s’imbarca su un aereo low-cost e prende il volo verso nuovi lidi e nuove speranze. Come dire, ascoltiamoci questo disco, che ha qualcosa da raccontare.

Noi, invece, ci riascoltiamo venerdì prossimo!

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Di Sandy, di Robert e di Busy Family (30 novembre 2012)

Anche in questa puntata di Zibaldone abbiamo iniziato con un’interessante uscita musicale. Si chiamano Busy Family e sono una band composta da cinque musicisti di diversa estrazione: Simone Zampieri (voce e chitarre), Marco Corsi (voce e tastiere), Giorgio Pacileo (chitarre), Mauro Da Rold (basso) e Gabriele Starini (batteria). Pochi mesi fa sono usciti con il loro album d’esordio, Advice for your next failure, un album che ingloba svariati generi musicali che spaziano dal pop più spensierato al folk più intimista: Beatles, tromboni, Wilco, chitarre, fisarmoniche, Badly Drawn Boy, bassi e batterie acustiche ed è interamente autoprodotto. Un album che sfuma dal pop più allegro della prima parte al folk più introspettivo/intimista della seconda. Ve li abbiamo presentati con l’aiuto di Doris Zaccone (Radio Capital), di passaggio da Barcellona e dalla nostra radio per un interessante progetto sugli italiani che vivono all’estero. E da Advice for your next failure ci siamo ascoltati The Busy Family e Clyde Beatty.

Era da un mese e mezzo oramai che non sentivamo la sua voce durante le nostre due ore settimanali di Zibaldone. Ed era proprio ora di sapere come se la stava passando nellaGrande Mela. Stiamo parlando del grande Ricky Russo, autore e speaker di In Orbita, storico programma di Radio Capodistria. In questi mesi Ricky Russo si trova a New York, dove sta seguendo la scena musicale ed artistica di una città ricca di sorprese. In questo collegamento ci ha raccontato di Sandy, della rielezione di Obama e di tante altre cose… da non perdere! E a proposito di viaggiatori per le Americhe, non potevamo non collegarci anche con il nostro giramondo, Carlo Taglia, che da oltre un anno sta viaggiando senza aerei. Dal Nepal da dove è partito nell’autunno del 2011, Carlo è ora arrivato in Argentina. E pare che nella bella Córdoba voglia stabilirsi per un bel po’…

Puntata densissima questa settimana per la Repressione Today del nostro ignifugo Banzo: si comincia con lo sciopero della fame di cinque dipendenti di Telefónica contro i licenziamenti per malattia agevolati dalla riforma del lavoro del 2010, giunto a conclusione dopo 23 giorni lo scorso 27 novembre, purtroppo senza riuscire a ottenere la riassunzione di uno dei cinque lavoratori, ragione originaria della protesta. Si prosegue con la notizia del secondo indulto concesso a quattro Mossos d’Esquadra ripetutamente condannati per aver torturato un cittadino rumeno innocente scambiato per un rapinatore ricercato, indulto che ha suscitato l’indignazione di circa duecento giudici che hanno pubblicato un manifesto contro l’uso strumentale e opportunista di questa misura. Una menzione per la riapertura del caso di Juan Pablo Torroija, cittadino argentino morto a Girona lo scorso luglio in circostanze misteriose mentre si trovava sotto custodia della polizia e le prime dichiarazioni pubbliche di Ester Quintana, la più recente vittima dei famigerati proiettili di gomma della polizia catalana. In conclusione, un flash sulle polemiche legate alle annunciate celebrazioni del centoventesimo anniversario della nascita di Francisco Franco, duramente criticate dalle associazioni per la memoria come offesa alle vittime della dittatura.

La Trash Zone della carissima Eva Vignini dopo aver accolto tra le sue braccia materne ogni sorta di caso umano – cantanti, attori, maghi, pseudo artisti incompresi che popolano o hanno popolato il sordido mondo del tubo catodico italiota – dedica lapuntata di oggi a Giuseppe Giralico. Il predicatore di Veroli, portato alla ribalta da Mai dire tv,  conduceva la trasmissione La Fonte della Vita sull’emittente privata Spazio TV.  Punti salienti delle sue prediche religiose erano il pesante accento del frosinate, le evidenti difficoltà di composizione della frase e il ricorso a litanie in pseudo- aramaico per sottolineare i punti salienti.  La sua visione genuinamente retrograda, la sua ingenua avversione per i fedeli di altre religioni, gli omosessuali, le donne e le targhe alterne e le parolacce lo rende perfetto per infondere un po’ di morale trash nei nostri animi immondi e peccaminosi. Ammen Ammen ola shikiria assaianda!

Dopo parecchi mesi è ritornato a farci visita con la sua bella rubrica Volatili perDiabetici il nostro caro Angelo Scimia. Accompagnato, come sempre, da un’accurata selezione musicale, questa volta il nostro caro Angelo – come dicevano Mogol e Battisti – ci ha parlato dei fumetti di Robert Crumb. O sarebbe meglio dire, della figura di Robert Crumb, classe 1943, considerato il padre del fumetto underground americano. Angelo ci ha letto alcuni passi dell’intervista curata da Robert Poplaski sulla formazione, l’infanzia e l’adolescenza di Crumb. Il titolo? The Robert Crumb Handbook. Godetevelo!

Come al solito, non poteva mancare nemmeno Bruno, il comico serio che ogni settimana si impossessa del microfono e inizia a raccontare barzellette, storielle, frizzi, lazzi e chi più ne ha più ne metta. In quest’occasione, attenzione attenzione, si è gettato di petto sul catalano… della signora Gina invece non abbiamo avuto notizie… però abbiamo fortunosamente ritrovato un cellulare e curiosando, ci siamo permessi di ascoltare la segreteria telefonica…

La nostra cara Laura è assente giustificata per alcune puntate e, almeno per oggi, il Consiglio Musicale della Settimana tocca al Banzo, che accetta felice questo ruolo di supplente precario per parlarci dei manzOni: questo gruppo veneto che lo scorso ottobre ha pubblicato per Garrincha Dischi il suo secondo album, Cucina Povera, cipropone un affascinante post-rock dal passo pensoso e dai toni intimi, ma che a volte non disdegna le asperità del noise. Le trame avvolgenti dei brani accolgono la voce spaesata e spaesante di Gigi Tenca, che parla, parlotta, biascica, e a volte cerca timidamente di seguire la musica mentre racconta storie di amara quotidianità, costruite su impressioni visive nitide, trasfigurate da metafore impreviste. I nomi che quasi inevitabilmente vengono alla mente durante l’ascolto sono i Massimo Volume e Piero Ciampi, che la voce dolente di Tenca richiama in più di una circostanza, ma aldilà del gioco dei riferimenti, la musica dei manzOni è perfettamente autosufficiente nella sua straordinaria forza evocativa. Il brano che vi facciamo ascoltare è la malinconica In Toscana. Alla prossima settimana!

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